Io non ho mai letto un libro di psicologia del trading ma ho vissuto in prima persona svariati crolli e ho visto molte persone crollare sotto quella pressione soprattutto nel 2008. C'è gente sul forum di telecom diaperata perchè ha messo 400k ed è sotto di un banale 30%...se non ti sai gestire emotivamente finisci male anche avendo in mano l'algoritmo del secolo...ZN
Tu nel 2008 su cosa eri investito? Quanto tempo hai aspettato prima di tornare in pari? Di cosa hai vissuto nel mentre?
Ricapitolando: non sei un trader professionista, non hai mai letto un libro sulla psicologia del trading e mi offendi perché dico che la "psicologia del trading" è inutile?
Ok, dai... ti sarà sfuggita la frizione.
Ti rispondo:
Nel 2008 sono andato in negativo di circa 16K. Avevo in portafoglio alcuni energetici italiani e USA.
Come ho reagito? Ero uno studente e sapevo che la perdita non mi avrebbe fatto finire in strada. Quindi ero tranquillo, ti dico la verità.
Tuttavia, da allora prendo queste precauzioni, visto che ho una famiglia:
1) Dal guadagno annuale ricavo uno stipendio mensile fisso. Il resto lo vincolo in un conto deposito vincolato, in modo da avere un cuscinetto di salvezza in caso di perdite.
2) Al day trading affianco un portafoglio a lungo termine. Questo, oltre a diversificare, mi serve per avere la sensazione di fare qualcosa, anche se ho chiuso in profitto tutte le posizioni in apertura e non ho nulla da fare tutto il giorno. L'overtrading è un mio problema.
3) Ho sviluppato strategie più efficienti per la gestione del rischio.
Utilizzando queste semplici regole, ho recuperato e sono andato alla grande per 7 anni... fino a quando un Venerdì sera intorno alle 10.20 è saltata la corrente. Avevo la posizione ancora aperta. Il tempo di cercare gli occhiali, andare al pannello, far uscire il cane che era entrato in casa, riaccendere il pc... mercato chiuso. Lunedì il disastro, -30K.
Come ho reagito:
Ho comprato un gruppo di continuità.
Questo per dire: rischiando poco, il trading diventa un lavoro come tutti gli altri. Si può sbagliare, ma generalmente si può anche rimediare.
I casi che tu citi, più che di psicologia riguardano la psicopatologia del trading. Sembrano quasi dei disturbi post-traumatici da trading.
E sarebbe bene fermarsi prima di arrivare a quel punto.
Quello che io critico, è l'attuale moda, di considerare questa fantomatica psicologia del trading come un mezzo per migliorare la propria profittabilità.
Quando si va ad indagare bello specifico si nota che la maggior parte dei teorici di questa "disciplina" sono sono neuroscienziati, ma coach, trainer PNL, guru del trading ed altre figure professionali non ben definite.
Ecco che allora la psicologia del trading diventa una fuffa meltiforme che non dice sostanzialmente un c****. Opinioni su opinioni di gente che magari non è nemmeno profittevole e non sa operare.
Al larghe spanne, io concordo che le scienze cognitive siano interessanti da analizzare. Il prezzo di una azione, alla fine, rappresenta la "percezione" che si ha sul valore di una azienda. Tuttavia, anche in questo caso, per studiare il fenomeno occorre formalizzarlo in modo statistico: sentiment analysis, analisi fattoriale etc etc etc.
Io la penso così. Poi ognuno faccia quel che vuole.
Ciao