Regola n. 1: don't fight the FED. La fine del mondo, comunque, non e' imminente

La Fed non molla di un centimetro

Wall Street, il pugno duro della Fed contro l'inflazione ha aperto una striscia negativa che non si vedeva dalla Grande recessione del 2008

Il problema dei mercati è che la Fed non molla di un centimetro sull'inflazione. Ieri il dato Pce, uno di quelli maggiormente monitorati a Washington per capire come si muovo in prezzi, ha dato ancora segnali di forza superiori alle attese. "Ci vorrà ancora tempo" perchè la stretta monetaria avviata dalle banche centrali possa portare alla vittoria nella lotta contro l'inflazione, ha avvertito la vicepresidente della Fed, Lael Brainard, secondo cui il costo del denaro dovrà restare alto "per qualche tempo" anche dopo che i prezzi al consumo cominceranno a scendere "ed essere sicuri che l'inflazione stia tornando al suo obiettivo".

"Il mercato sta realizzando che l'economia potenzialmente rallenterà rapidamente, ma la Fed potrebbe non far nulla per impedirlo", ha spiegato al Financial Times Peter Tchir, a capo della strategia macro di Academy Securities.

Luca Riboldi, chief investment officer di Banor Sim, in una nota di venerdì spiegava che "lo scopo della Fed è quello di mandare l’economia Usa in recessione. Non lo hanno detto in modo esplicito, ma il senso è quello", ragione per cui "opinione condivisa tra gli operatori è che lo scenario recessivo sia quello più probabile". Ma non è tutto: per centrare gli obiettivi di raffredamento dell'inflazione serve che "la recessione sia abbastanza profonda da abbattere la domanda aggregata con ripercussioni sui prezzi dei prodotti, dei beni e dei servizi.

La forza del dollaro sta dando una grossa mano alla Fed nel raggiungimento del suo scopo. Un dollaro forte, sempre più forte, rende sempre più cheap i prezzi dei beni importati. Di fatto aiuta ad importare deflazione in Usa. Questo si traduce in minori prezzi al consumo".

Stiamo andando verso una crisi valutaria? "Ci siamo già - dice Amundi - Attualmente stiamo raggiungendo livelli che non si vedevano da decenni. La normalizzazione della politica monetaria globale viene attuata dalle banche centrali con tempistiche e velocità diverse, il che implica un aumento della volatilità del forex. Inoltre, il forex è un mercato in cui sono in gioco anche una serie di diversi fattori, tra cui l'attuale situazione geopolitica, un rallentamento del commercio globale e, potenzialmente, un ribilanciamento delle riserve valutarie".


:rolleyes: :specchio:

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Il mercato e' seduto su una montagna di cash

Banor: Fed, missione quasi compiuta - PAROLA AL MERCATO

30 set

Dopo tanti anni in cui abbiamo fatto i salti mortali per trovare un parcheggio per investire la liquidita', nel giro di 9 mesi siamo passati da tassi negativi a tassi sul decennale Usa al 4%, quasi al 5% sul BTP e oltre il 2% sul bund tedesco. Il livello nominale raggiunto dai tassi a 10 anni dice di per se poco ma se andiamo a scomporlo tra inflazione attesa e tasso reale scopriremo che i tassi reali sono pari a 150 basis point in Usa, 250 basis point in Italia e zero in Germania. I tassi reali positivi sono l'unico modo per sconfiggere l'inflazione.

In effetti il tasso d'inflazione Usa a 10 anni implicito nei TIPS e' sceso dal 3% toccato a meta' luglio al 2.20% attuale. Obiettivo della Fed, da quando ha iniziato al alzare i tassi a inizio anno era proprio quello di portare le aspettative d'inflazione in area 2%. Per cui ad oggi missione quasi compiuta. Questo vuol dire che tra qualche settimana la Fed smettera' di alzare i Fed fund? Non crediamo ma dopo il rialzo di ottobre potrebbe fermarsi per un po' per osservare quanto l'economia avra' frenato. Prima di fermarsi o addirittura di abbassarli vorra' essere certa che le aspettative di forte inflazione siano definitivamente sparite.

La situazione e' che il mercato 'e' seduto' su una montagna di cash. Sono ben 4.6 trilioni di dollari le masse 'parcheggiate' sui fondi monetari. A questi si aggiungono altri 150 miliardi di dollari di fondi investiti sugli 'ultra short bond funds'. Solamente la scorsa settimana sono confluiti sul mercato monetario ben 30 miliardi di dollari. A questi si aggiungono i depositi bancari. Essi ammontano a 18 trilioni. Di questi, 6.4 trilioni sono considerati 'excess deposits', cioe' puro cash che le banche non investono in finanziamenti alla clientela. Solo per fare un raffronto con il passato, nel 2008 tale misura era a 250 miliardi.

Questo e' un fattore positivo. Dobbiamo tenerlo in mente. Ci sono soldi da investire. Pronti ad essere impiegati non appena 'sara' il momento'. Il problema e' capire 'quando' sara' il momento.
Per ora, opinione condivisa tra gli operatori e' che 'il momento' non e' ancora arrivato.

Ci vorra' sicuramente ancora del tempo per vedere il bottom delle principali asset class. Per ora l'indice Usa S&P500 ha scontato il rialzo dei tassi ma non un calo degli utili.
Per prezzare completamente uno scenario recessivo l'indice potrebbe perdere un ulteriore 10% (di solito gli utili calano mediamente del 15% durante le recessioni).

Numeri alla mano parliamo di un ulteriore storno potenziale di circa il 10% per tutte le asset class finanziarie che si tradurrebbe in circa un altro 5% di mark to market di perdita nel caso si acquistasse in modo graduale a prezzi medi nella discesa.

Il trade off e' quindi quello di perdere un 5% nel breve a fronte di potenziali guadagni a doppia cifra nel medio lungo periodo.

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Paradossalmente l'economia va ancora troppo

Fmi verso taglio alle stime, ma "il mercato non ha ancora visto il fondo"

7.10.2022

Il peggioramento delle condizioni economiche è già stato prezzato sui mercati? "Nonostante un calo dell'S&P 500 superiore al 23% da inizio anno al 7 ottobre, il fondatore di DLD Capital Scf, Edoardo Fusco Femiano, è convinto che la discesa di bond e azioni debba ancora toccare il fondo e che l'eventuale recessione non è stata prezzata per "nulla o quasi nulla". Ma è così perché ad aver determinato i ribassi osservati finora sarebbe stata, piuttosto, l'aspettativa di nuovi rialzi dei tassi delle banche centrali.

Paradossalmente, l'economia va ancora troppo bene per incoraggiare le banche centrali a smettere con la stretta monetaria. Di conseguenza, va ancora troppo bene anche perché le Borse possano invertire la tendenza discendente.

"Le stime economiche sono una prima segnalazione che il ciclo economico sta flettendo, ma questo mercato continua scendere soprattutto per effetto del rialzo dei tassi", per questo una possibile inversione della tendenza potrebbe vedersi come conseguenza "di dati macroeconomici molto negativi, poiché questi avrebbero l'effetto di frenare le aspettative inflazionistiche e potenzialmente far virare le banche centrali su posizioni più accomodanti".

Come sempre il mercato si muove in anticipo e, ad oggi, la mossa che viene anticipata - quella più importante - è che i rialzi dei tassi proseguiranno sia negli Usa sia in Europa. Su questo punto le ultime conferenze stampa dei presidenti di Fed e Bce hanno lanciato segnali chiari.

Il primo mercato che dovrebbe invertire la tendenza, in seguito a un deterioramento economico effettivo (non solo previsto, dunque) sarà quello obbligazionario, ha affermato Fusco Femiano. Un mercato che, finora, con l'attesa di tassi in continua crescita perde valore senza sosta (l'aumento dei rendimenti fa scendere il valore delle obbligazioni in circolazione). Anche le valutazioni dell'azionario, espresse nel classico rapporto fra prezzo del titolo e utili, non sarebbero scese a sufficienza per giustificare un acquisto a buon mercato (intorno a un ratio di 14), secondo Fusco Femiano.

Cominciare oggi a posizionarsi con una visione rialzista è prematuro? "Sì, assolutamente: fintantoché arriveranno in ingresso dati macroeconomici buoni, non vedremo virate sulle politiche monetarie" e quindi inversioni di tendenza, nell'ordine, su bond e sulle azioni.

:rolleyes:

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Sempre in topic!

Investimenti, mai combattere o anticipare la Fed. Ecco le prove

7 Ottobre 2022

Chiunque ci abbia mai provato sa che fare previsioni corrette è difficile. Lo è anche per chi, come le banche centrali, dispone di centinaia di PhD che hanno a disposizione le migliori banche dati e i modelli econometrici più complessi e sofisticati. Lo è perfino per i componenti dei comitati che prendono le grandi decisioni di politica monetaria.

L’ampiezza senza precedenti degli errori di previsione commessi in questi ultimi anni turbolenti dallo staff e dai comitati direttivi è lì a dimostrarlo. Si pensi ai famigerati dots, i puntini che ogni tre mesi rappresentano le stime su crescita, inflazione, occupazione e tassi dei singoli componenti del Fomc.
Visti a distanza di 6-12 mesi si rivelano regolarmente fuori bersaglio. :rolleyes: :specchio:


Con il rialzo dei tassi di novembre il ciclo restrittivo si avvierà al termine, con un’ultima coda in dicembre e una, più piccola, in gennaio. La vera questione, a quel punto, sarà quanto a lungo la Fed resterà con i tassi su quel livello. Il mercato scommette su un ribasso già in giugno, la Fed ribadisce tutti i giorni che nel 2023 non ci saranno ribassi.


Non saremmo però impazienti di comperare aggressivamente fin da subito in attesa del pivot delle banche centrali. Seguiremmo invece una di queste altre due strade. La prima, che richiede un po’ di impegno, è quella di distribuire gli acquisti, per importi uguali, lungo tutti i mesi del 2023. L’idea alla base è che il prossimo sarà comunque l’anno in cui il ciclo economico toccherà il suo punto più basso, anche se non sappiamo né il quando né il quanto di questo minimo.

La seconda strada, indicata per i più disciplinati, ma anche per i pigri, è quella di aspettare che sia la Fed a dirci quando comprare, annunciando la svolta e preparando il mercato al nuovo ciclo di ribasso dei tassi. Forse, a quel punto, non si comprerà sui minimi, ma si comprerà comunque bene.


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https://usawatchdog.com/

La matematica non è un'opinione

Non ci sono tappi per tappare tutti i buchi.. E continuare a fare i duri con chi ti può dare una mano con le materie prime non fa altro che accelerare la fine dei giochi...

L'occidente grazie ai suoi debiti si disintegrerà da solo grazie alla sua volontà di essere il pseudo comandante del mondo...

Se non scende al più presto a più miti consigli cercando di trovare un modo di riannodare i contatti con il nuovo che avanza sarà la fine di questo sistema economico..

Tra non molto ci sarà il si salvi chi può e a tal proposito farebbe bene la meloni a cambiare modo di approcciare alla politica estera... Chi lo farà per prima avrà un posto al sole molto privilegiato
 
Nobel a Bernanke!

https://www.ilpost.it/2022/10/10/nobel-economia-2022/

Il Nobel per l’Economia 2022 è stato assegnato a Ben S. Bernanke, Douglas W. Diamond e Philip H. Dybvig «per le loro ricerche sulle banche e le crisi finanziarie». L’importante riconoscimento non è tecnicamente un Nobel come gli altri, ma un premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel.

I tre economisti premiati oggi hanno consentito di migliorare in modo significativo le conoscenze sul ruolo delle banche nei cicli economici, e in particolare durante le crisi finanziarie. Dai loro studi è emerso quanto sia importante evitare che le banche falliscano, fornendo se necessario strumenti per sostenerle temporaneamente, per evitare contraccolpi ancora più gravi sull’economia.

:eek:

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Grave e doloroso

JP Morgan, Dimon: ‘situazione molto grave, recessione già in Europa e in arrivo da noi. L’outlook sullo S&P 500 e la strigliata alla Fed

11/10/2022

La situazione “è molto, molto grave” e le economie americana e globale dovrebbero scivolare in recessione nell’arco dei prossimi 6-9 mesi, entro la metà del 2023. E’ quanto ha detto Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan, banca numero uno degli Stati Uniti.

“Ci sono situazioni molto, molto gravi, che credo porteranno probabilmente gli Stati Uniti – l’Europa è già in recessione – in una sorta di recessione nell’arco dei prossimi 6-9 mesi”, ha detto Jamie Dimon.

In questo contesto Wall Street è destinata a soffrire ancora, con un tonfo dell’indice S&P 500 che potrebbe essere “facilmente del 20%” rispetto ai livelli attuali.

Non solo: “il prossimo calo del 20% potrebbe essere più doloroso del primo”.

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La domanda sorge spontanea: il gioco vale la candela?

LFDE: i pro dei tassi in rialzo

Ultimo aggiornamento: 13/10/2022 14:05

Le banche centrali procedono sul sentiero dell’aumento dei tassi, concentrate sull’obiettivo di mettere un freno all’inflazione, anche a costo di mandare l’economia in recessione. E del resto secondo Enguerrand Artaz, gestore di La Financière de l’Echiquier, sul lungo periodo un cambio di paradigma dopo un decennio di politiche ultra accomodanti potrebbe anche portare con sé qualcosa di buono. Ma i mercati tremano e non si rassegnano all’idea.

“I discorsi dei banchieri centrali americani, hanno ribadito messaggi molto aggressivi. Loretta Mester e Mary Daly, rispettivamente governatore della Fed di Cleveland e della Fed di San Francisco, hanno indicato di non prevedere alcun taglio dei tassi di riferimento nel 2023”, evidenzia Artaz. “Niente di nuovo, ma è tanto bastato a fermare il rally, perché gli investitori faticano ad ammettere che le banche centrali non offrono più il sostegno fermo degli ultimi anni”.

Naturalmente, prosegue l’esperto, aleggiano anche timori a breve termine. “Finché le banche centrali spingeranno sulla stretta monetaria, le prospettive per i mercati degli asset rischiosi non potranno essere ottimistiche, dato che cresce il rischio di una forte recessione”. E la resistenza degli investitori, da un certo punto di vista, è comprensibile, dice l’esperto. “Per oltre 10 anni l'abbondante liquidità e i tassi di interesse molto bassi hanno fatto salire costantemente i prezzi degli asset”. In altre parole, “i mercati azionari sono cresciuti alimentati dall'espansione dei multipli di valutazione - tra il 2010 e il 2021, ad esempio, il rapporto prezzo/utili dell’indice S&P 500 è raddoppiato. Un fenomeno che, in un contesto di tassi d'interesse significativamente più alti, tassi reali positivi e riduzione della massa monetaria, sarà difficilmente ripetibile”.

Ora, la domanda sorge spontanea: al di là di una situazione dolorosa a breve termine, questo cambiamento di contesto è davvero negativo? “Non del tutto, specialmente per chi investe nei fondamentali”, argomenta il gestore. “Vedere i mercati muoversi in linea con le condizioni economiche e le dinamiche aziendali, e meno sotto la spinta dei sussidi monetari, costituisce un ambito di investimento molto più sano. Limiterà inoltre gli eccessi di valutazione che favoriscono movimenti esagerati al rialzo e al ribasso. Infine, ripristinerà l'attrattiva degli asset obbligazionari e, di rimbalzo, la diversificazione delle asset class all'interno dei portafogli moderatamente rischiosi”. Insomma, anche se a breve termine il rimedio può lasciare l’amaro in bocca, il gioco vale la candela.

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Potremmo assistere ad almeno un paio di false albe

Mercato azionario: l’alba è ancora lontana

14/10/2022

Lo scenario delineato da Nikolaj Schmidt, Chief International Economist di T. Rowe Price è veramente cupo, e deriva da due tensioni opposte: da una parte un’inflazione elevata e i tentativi delle banche centrali di ridurla a colpi di aumenti dei tassi di interesse, dall’altra previsioni piuttosto fosche per l'economia globale.

La Fed è stata molto chiara nel suo obiettivo, l'inflazione deve essere controllata, quasi ad ogni costo, e una recessione non è un prezzo troppo alto da pagare: la stessa Banca Centrale sta consapevolmente guidando il Paese verso una recessione”.

Come muoversi allora? “Se si mettono insieme tutti i pezzi, il quadro è purtroppo - anche se ci sono deboli segni di luce - molto, molto buio.

La tempesta infuria e la strategia giusta è quella di mantenere un approccio conservativo.

Rimanere in disparte e aspettare i tempi migliori che prima o poi arriveranno.

Purtroppo, ritengo che potremmo assistere ad almeno un paio di false albe - come la rimonta azionaria di quest'estate - prima di toccare davvero il fondo di questo ciclo, che vedremo solo quando le banche centrali cambieranno rotta o la crescita si rimetterà in moto”.

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Occhio, ma soprattutto orecchie, a Jerome Powell

Stock Predictions 2022: When Will Stocks Go Back Up?

3d ago

To understand when stocks will go back up, investors should carefully watch the next Federal Open Market Committee (FOMC) meeting on Nov. 1-2, when analysts expect another increase of 50-75 basis points. Billions of dollars will trade hands that day as high-frequency traders digest the news.

Long-term investors, however, should pay closer attention to the tone of Fed Chair Jerome Powell, as well as his top lieutenant, James Bullard.

“Traders had fully priced in the 0.75 percentage point move and even had assigned an 18% chance of a full percentage point hike,” analysts at CNBC noted. “Futures contracts just before Wednesday’s meeting implied a 4.545% funds rate by April 2023.”

A more aggressive tone from them should therefore be met with deep caution. A rise beyond the 4.5%-5% interest rate range will send stocks further down by year-end; the S&P 500 could end the year under 3,000 in this case. But because markets are already pricing in a 4.5% rate, according to my models, a less aggressive stance will signal the near-bottom of the market.

But over the longer run, investors should expect markets to begin recovering by year’s end, or at least by early 2023.

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Capitolazione degli investitori

Ecco quando le azioni toccheranno il fondo secondo il survey BofA. Tra Re Dollaro e bitcoin i gestori scelgono il primo

22/10/2022 10:11

Capitola il sentiment sulle azioni e sulla crescita globale tra i gestori di fondi intervistati da Bank of America (BofA). Il sondaggio mensile sui gestori di fondi globali della banca “grida alla capitolazione degli investitori e all’inizio della capitolazione della politica”, hanno scritto gli analisti guidati da Michael Hartnett prevedendo che le azioni toccheranno il fondo nella prima metà del del 2023, dopo che la Federal Reserve terminerà la fase di rialzo dei tassi d’interesse.

Mentre la stagione degli utili prende piede, l’83% degli investitori prevede un peggioramento degli utili globali nei prossimi 12 mesi. Un netto 91% ha dichiarato che è improbabile che gli utili aziendali globali aumentino del 10% o più nel prossimo anno, il più basso dalla crisi finanziaria globale, un segnale che suggerisce un ulteriore ribasso delle stime degli utili dello S&P 500. I titoli azionari globali sono saliti negli ultimi giorni grazie al sostegno livelli tecnici, ai cambiamenti nelle politiche del governo britannico e all’attenzione per gli utili. l’attenzione agli utili. Hartnett e il suo team hanno descritto il rally dopo il rilascio dei dati sull’inflazione statunitense della scorsa settimana come un “abbraccio dell’orso”.

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Il minimo sussurro di un potenziale cambio di rotta della Fed

Morgan Stanley, S&P 500 pronto ad un rally di breve oltre i 4.000 punti

In una nuova ai clienti, Morgan Stanley ha dato seguito a quanto scritto la scorsa settimana, secondo cui le azioni statunitensi potrebbero registrare un rally a breve termine a causa delle condizioni di ipervenduto.

Gli analisti della banca d'affari hanno osservato che anche il "minimo sussurro di un potenziale cambio di rotta della Fed" è stato sufficiente a far sì che le azioni si mettessero in marcia, con l'S&P 500 che ha chiuso la settimana in rialzo del 4,7%.

MS vede ora il potenziale per "un rally esteso dell'S&P 500 nelle prossime settimane", il quale potrebbe raggiungere i 4000-4150 punti "dato che la media mobile settimanale a 200 fornisce un supporto vicino a 3600".

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Everything Bubble

Mercati, è un rimbalzo del gatto morto o un assaggio del rally di Natale?

19h fa

Martedì 2 si riunisce la Fed e «vedremo come la Banca centrale si esprimerà su tassi e inflazione; indicativamente nella stessa giornata il Tesoro Usa dovrebbe annunciare il piano di rifinanziamento trimestrale ed in quella occasione anche un piano di buyback di T bond». Questo perché, spiega Cesarano, è emerso un problema di mancanza di liquidità dei Treasuries, sollevato da Janet Yellen, segretario al Tesoro Usa, e le banche centrali ora (ne ha parlato anche Christine Lagarde all'ultimo meeting della Bce con riferimento alla scarsità di collaterale) «sono molto attente a non destabilizzare il sistema finanziario con il rialzo dei tassi oltre una certa soglia. Il Tesoro americano potrebbe aumentare l'emissione di debito a un anno (i cosiddetti bills equivalenti ai nostri Bot) per finanziarie l'acquisto di Treasuries a lungo termine».

«Dopo la prima metà di novembre, quindi, scontata la revisione degli utili e i movimenti sui tassi Fed, se la situazione geopolitica dovesse migliorare, le borse potrebbero ripartire per un rally natalizio. I se sono molti, la situazione attuale resta complessa», conclude l'esperto di Intermonte.

Un bel rally da mercato orso. Non ha dubbi Giuseppe Sersale, Partner & Fund Manager Anthilia sgr: «ci troviamo di fronte ad un rally di bear market. Questo perché per l'Europa e l'Italia la fase più acuta del rallentamento macroeconomico deve ancora arrivare e verrà raggiunta nel corso dell'inverno». Sersale si aspetta nuovi minimi nel corso del 2023 per Piazza Affari. «Questa fase di rimbalzo che interessa, oltre che l'azionario italiano, anche le altre principali piazze internazionali, trae origine dalla percezione di un graduale cambio di atteggiamento delle banche centrali ed è ulteriormente alimentato da un posizionamento molto difensivo degli investitori».

Toro nella nebbia. È solo un «bull run in un bear market», mette le mani avanti Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia. Ovvero un «rally guidato dalla diminuzione dei costi dell'energia e da un possibile rallentamento nel processo di rialzo dei tassi da parte di Bce e Fed. Riteniamo che il movimento positivo possa proseguire ancora qualche settimana soprattutto nel caso in cui anche la Federal Reserve lanci segnali di possibile decelerazione del ritmo di rialzo del costo del denaro, per esempio di 50 punti base a dicembre».

«A ben vedere», nota Michele De Michelis, responsabile investimenti di Frame AM, «la spinta sullo S&P 500 si è già un po' esaurita, le trimestrali non sono poi così buone, soprattutto quelle delle big tech, quindi il rally potrebbe dirsi chiuso». Il mercato può continuare ad andare «in trading range lavorando intorno ai minimi dell'anno (200 punti sopra o sotto) mentre un eventuale rally di fine anno, se parte, sarà più verso fine novembre-inizio dicembre». Tuttavia, anche in quest'ultimo caso De Michelis non vede «un'inversione di tendenza o opportunità di acquisto sul lungo termine.


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Quando la FED è la causa di una correzione spesso è la cura che consente la ripresa

Non c’è un solo mercato Orso, ma tre. Di fronte a quale siamo?

28.10.2022

La maggior parte dei mercati azionari è entrata in una fase ribassista quest’anno, evidenziando cali importanti. A Wall Street, ad esempio, l’indice S&P500 ha perso circa il 20% da inizio anno e il Nasdaq Composite quasi il 30%. Ma non tutti i mercati ribassisti sono uguali. I cali, infatti, possono essere più o meno profondi, di durata più o meno lunga e con una caduta più o meno significativa. Goldman Sachs Asset Management ha individuato ben tre tipi di mercato ribassista, che mostrano sostanziali differenze. Distinguerli è fondamentale per identificare i minimi di mercato, capire i segnali di ripartenza e se si è di fronte a rialzi momentanei (come quelli sperimentati quest'estate), oppure se è l'inizio di un nuovo ciclo con il Toro che scaccia via l’Orso.

In una ricerca dal titolo eloquente “The Three Bears”, letteralmente “I Tre Orsi” (l’animale che rappresenta le fasi di calo dei prezzi), la casa di gestione americana vede tre diversi mercati ribassisti: quello strutturale, il ciclico e quello guidato dagli eventi. Ecco, nel dettaglio, le caratteristiche dei “Tre Orsi”.


  1. I mercati ribassisti strutturali sono quelli che registrano i ribassi più profondi e prolungati, con una media di circa un -60% nel corso di tre anni, e impiegano fino a un decennio per riprendersi completamente. “Ciò che distingue un mercato ribassista strutturale da uno ciclico è la presenza di squilibri finanziari significativi, che oggi non vediamo come un rischio”, sottolinea Maria Li, Senior Market Strategist, Strategic Advisory Solutions di Goldman Sachs Asset Management.
  2. I mercati ribassisti ciclici invece scendono al massimo del 30% e durano in media due anni, impiegando poi circa cinque anni per riprendersi completamente. Questi tendono a essere associati al ciclo economico e all'inasprimento della politica monetaria.
  3. I mercati ribassisti guidati dagli eventi, infine, hanno una durata più breve e sono in genere innescati da uno shock esogeno, come la pandemia di Covid-19. In questo caso, il calo medio è di circa il 30%, ma di solito non provocano una recessione prolungata.
“Data l'assenza di squilibri strutturali – risponde Li - riteniamo che questa volatilità sia più in linea con un mercato ribassista ciclico che con uno strutturale, potenzialmente più profondo e lungo”. Una conferma arriva anche dal fatto che i movimenti dei mercati sono dettati dalla stretta monetaria in atto da parte delle banche centrali, in particolare della Federal Reserve. “La storia suggerisce che quando la Federal Reserve è la causa di una correzione, spesso è anche la cura che consente la ripresa”, continua la strategist di Goldman Sachs Asset Management.

Considerando l'aspettativa che la Fed continui ad alzare i tassi di interesse fino all'inizio del 2023, la casa di gestione americana non ritiene che sia stato ancora raggiunto un vero e proprio minimo del mercato orso. E questo per tre motivi: l'inflazione core e i tassi non sono scesi in modo convincente, la crescita economica probabilmente continuerà a indebolirsi e le valutazioni e il posizionamento degli investitori non incorporano ancora la flessione del mercato.
In definitiva, quindi, si potrebbe assistere a una volatilità nel breve termine ma, “grazie alla forza del settore privato e all'assenza di fonti di debolezza insite nell'economia”, possiamo escludere di trovarci di fronte a un mercato ribassista strutturale.

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Andamento lento

Fed: continuano i rialzi, ma probabile ritmo più lento. Le reazioni dei gestori internazionali

3 Novembre 2022

Pur prevedendo ulteriori rialzi, la Fed ha lasciato aperta la possibilità che questi avvengano a un ritmo più lento rispetto a quanto avvenuto finora.
Come sottolinea Christian Scherrmann, economista statunitense di DWS, Jerome Powell ha riconosciuto un rallentamento dell'attività economica rispetto allo scorso anno. Inoltre, ha commentato che le condizioni finanziarie si stanno restringendo "parecchio", il che potrebbe essere interpretato come una convinzione da parte dei banchieri centrali che le loro azioni si stiano dimostrando efficaci. Ha inoltre ribadito la nota idea che i rialzi dei tassi hanno bisogno di tempo per mostrare il loro pieno effetto.


“La conferenza stampa è stata una danza di tip tap, segnata da una grande indecisione. La traiettoria dei rialzi sarà il focus d’ora in avanti: la Fed potrebbe decidere di modificare il percorso di rialzi nella riunione di dicembre e prolungarlo oltre il 1° trimestre del 2023. Powell ha infatti dichiarato esplicitamente che l'attesa di una pausa nel ciclo di rialzi della Fed è prematura. Ciò spingerà potenzialmente il tasso terminale oltre il 5%. Il mercato valuta ora la probabilità di un rialzo di 50 punti base a dicembre al 65%, rispetto al 44% precedente”, rivela Jon Maier, chief investment officer di Global X.
Secondo Paul O'Connor, responsabile Multi-Asset di Janus Henderson, i prezzi dei futures indicano che la Fed aumenterà i tassi di circa 50 pb a dicembre e di un importo simile nel 1° trimestre 2023, fino a un picco di circa il 5%.

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Reazioni: mkg
Si è innescato un braccio di ferro tra mercati e la Fed che rischia di finire male

Perché state sottovalutando la durata dell’inflazione

Ultimo aggiornamento: 10/11/2022 16:36

Molti investitori sono ancora convinti che se la Fed dovesse fermare il rialzo dei tassi, la crescita dei mercati azionari potrebbe riprendere come prima. La realtà va nella direzione opposta

L’indice della tecnologia americana, il Nasdaq, che ha guidato la bolla speculativa delle borse, del private equity e del credito speculativo a supporto di Ipo e Venture Capital, ha recentemente segnalato che il boom dei profitti è finito. Tuttavia, molti investitori sono ancora convinti che se la Fed dovesse fermare il rialzo dei tassi, il trend di rialzo potrebbe riprendere come prima, l’economia eviterebbe una recessione e tutto quello che è accaduto in questi mesi del 2022 potrebbe essere archiviato come un fenomeno transitorio.

Si è innescato un braccio di ferro tra mercati e la Fed che rischia di finire male per tutti e due. Se dovessero vincere i mercati, ripristinando condizioni finanziarie espansive tramite restringimento degli spread e ritorno al credito speculativo, l’inflazione non si fermerebbe e ripartirebbe al rialzo, costringendo la Fed a rafforzare politiche monetarie anticicliche. La lotta all’inflazione è dunque complicata dal fatto che i mercati finanziari possono innescare condizioni finanziarie meno restrittive di quelle che vorrebbe avere la Banca Centrale.

Non è credibile che la FED possa permettersi di correre questo rischio, e per questo motivo è plausibile che le dichiarazioni saranno sempre restrittive in caso di mercati positivi e meno restrittive in caso di mercati negativi.

La view sui mercati azionari rimane dunque negativa fino a quando non si cominceranno ad evidenziare chiari segnali di recessione e cedimento del mercato del lavoro Usa. I bond governativi di lunga scadenza possono essere supportati dal cosiddetto fly to quality, anche se i tassi reali sono ancora negativi. Il motivo è che più aumentano i rischi di cedimento dell’economia, più si invertirà la curva.

Siamo quindi moderatamente positivi sui bond di Usa e Germania per motivi non legati ai livelli dei tassi ma semplicemente per rischi di ulteriori pesanti risk off sui mercati. L’oro, in questo sistema instabile, non può essere venduto, ma rimane comunque un hedge per rischi geopolitici e per il prossimo, inevitabile, cedimento del dollaro, la cui forza è estremamente dipendente dai flussi sugli asset finanziari americani, che costituiscono tuttora la più grande posizione long mai registrata dal 1999.


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Chi vive sperando muore...

Market View: mercati troppo ottimisti, non vogliono vedere la recessione

15.11.2022 14:37


Le speranze dei mercati che la Federal Reserve possa andare in pausa nel ciclo di rialzo dei tassi secondo BlackRock sono ottimistiche. Anche se la crescita dei prezzi dei beni di consumo rallenta un mercato del lavoro sempre ‘tirato’ spinge verso l’alto i salari, mentre persiste l’inflazione ‘core’, vale a dire il dato che esclude i prezzi di alimentari e energia.

La Fed resta sulla rotta di una stretta eccessiva destinata a generare recessione, ma l’azionario non lo ha prezzato, per cui BlackRock resta in sottopeso e ricorda i ripetuti tentativi di rimbalzo di quest’anno alimentati dalle stesse speranze di atterraggio morbido senza recessione.

Secondo BlackRock anche questa volta andrà allo stesso modo. Con lo S&P 500 balzato del 13% dai minimi di ottobre l’azionario continua a non prezzare la recessione e il suo impatto sugli utili che la grande casa vede invece in arrivo.


Le stime sugli utili sono destinate ad essere ancora abbassate rispetto alla crescita del 4% stimata dal consensus per il 2023, e secondo BlackRock puntano a zero.
Senza il settore energia, la crescita degli utili sarebbe già stata negativa nel terzo trimestre, per cui bisogna attendersi che i prezzi delle azioni scendano ancora a meno che non arrivino nuove notizie positive sul rientro dell’inflazione.

Un singolo dato sull’inflazione, sottolinea BlackRock in conclusione, non rappresenta un trend, e non è sufficiente a giustificare speranze che la Fed interrompa il ciclo di restrizione monetaria.


:rolleyes:

bearmarketsrecession.jpg
 
ma le borse anticipano i movimenti ed evidentemente scommettono su tassi stabilizzati ed in calo

sul fatto che le borse stiano anticipando troppo gli eventi lo sapremo a posteriori

per me siamo ancora in un bear market con probabile minimo nel 2023
 
Ultima modifica:
ma le borse anticipano i movimenti ed evidentemente scommettono su tassi stabilizzati ed in calo

sul fatto che le borse stiano anticipando troppo gli eventi lo sapremo a posteriori

mai nella storia l'indice è sceso e ha recuperato.....ancora prima che iniziasse la recessione.....i tassi ora centrano poco.....se si stabilizzano....ma gli utili calano e si va in recessione....l'indice deve scendere.


quindi la borsa con queste quotazione non anticipa.....ma scommette una NON recessione.
 
mai nella storia l'indice è sceso e ha recuperato.....ancora prima che iniziasse la recessione.....i tassi ora centrano poco.....se si stabilizzano....ma gli utili calano e si va in recessione....l'indice deve scendere.


quindi la borsa con queste quotazione non anticipa.....ma scommette una NON recessione.

recessione che per ora non c'è infatti
quello che scommettono oggi è che la FED si fermi

ricordiamoci che non necessariamente un indice DEVE scendere in perfetto stile 1929 ma esistono delle lunghe fasi laterali stile anni 70
tu pensa solo a 8-10 anni fermi con inflazione al 5% a cosa equivarrebbe in termini reali l'indice....
 
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