15/06/2012
Più trasparenza con il Framework di Iab Europe
Fabiano Lazzarini: “Lanceremo una campagna, online, per far conoscere l’icona adChoices”
Più trasparenza con il Framework di Iab Europe
L’industry non perde tempo. Se infatti le istituzioni europee stanno ancora ragionando in materia di pubblicità comportamentale (in Italia la Direttiva ePrivacy è entrata in vigore solo il 31 marzo 2012), l’industria si è già mossa per darsi una regolamentazione in materia di pubblicità comportamentale. Il risultato è l’iniziativa paneuropea Framework di Iab Europe, presentata ieri a Roma. “Si tratta di un codice di autoregolamentazione, destinato a operatori web, adv networks e agenzie, la cui finalità è la trasparenza e la crescita della fiducia da parte degli utenti”, spiega il direttore generale Fabiano Lazzarini. “Si tratta di un codice di autoregolamentazione, destinato a operatori web, adv networks e agenzie, la cui finalità è la trasparenza e la crescita della fiducia da parte degli utenti”, spiega il direttore generale Fabiano Lazzarini.
“Uno strumento che, tra l’altro, argina il pericolo di regolamentazioni troppo stringenti”.
Due gli elementi del Framework. Il primo è l’icona adChoices, che collega al sito
Your Online Choices | IAB dove si spiega l’Oba e la sua gestione: dal significato del termine cookie, fino ai diritti degli utenti. Su questo sito, è possibile controllare le proprie preferenze e scegliere da quale società ricevere, o meno, i cookies. “Lanceremo una campagna, online, per far conoscere l’icona adChoices”, sottolinea Lazzarini. Il secondo elemento è il B2B Seal: un bollino assegnato (o revocato) a tutti i player che sottoscrivono (o violano) il Framework.
Tra gli aderenti, Microsoft e Seat Pg. “Entro la fine di giugno intendiamo coprire l’80% delle aziende”, conclude Lazzarini. Di certo il Framework ha già ricevuto l’approvazione del sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Massimo Vari: “Ben venga l’autoregolamentazione convenzionale. Ora però deve superare la prova dei fatti”. Per poi aggiungere: “La parola chiave del futuro è equilibrio: tra l’entusiasmo dei giovani, che condividono tutto on line, e il nostro conservatorismo. La pubblicità comportamentale può dare un grande impulso all’economia”. Stando infatti ai dati 2011 sul peso della rete sul Pil, nei paesi del G20 l’economia digitale vale il 4,1% del Pil. Nel 2016 gli utenti web saranno 3 miliardi e l’economia digitale avrà un valore di 4.200 miliardi di dollari. Sebbene l’economia digitale italiana sia indietro, mostra un notevole potenziale di crescita, simile a quelli dei Paesi emergenti, con sensibili ricadute sul risparmio reale: la stima è di -200 euro all’anno ad acquirente (e-commerce). “Sull’Agenda Digitale stiamo discutendo due proposte di legge e contiamo di arrivare a un testo unico già settimana prossima – anticipa Paolo Gentiloni, Commissione Trasporti, Poste e Tlc – tra i temi caldi, la necessità di uno switch off della PA, che chiuda il doppio canale carta/on line e il blocco di un ulteriore aumento dell’Iva del commercio elettronico”.
Francesca D'Angelo