Roma: requisite 200 abitazioni per gli sfrattati

Cosi', tanto per discutere, mi piacerebbe proporre un'approccio same-same but different....Secondo me si sbaglia a voler tassare una propieta' in quanto tale...Si deve tassare il reddito "putativo" che producono. Per esempio, se una casa si affitta a 500 euro/mese, allora poco importa se ci abita il propietario o che sia fitta/vuota... Si paga il 20% di 6 mila, irrispettivamente che sia prima o seconda casa, fitta o sfitta, etc. Poi, a chi e' in e' in affitto ed ha un reddito basso, si possono fare sgravi fiscali

Che ne pensate?

Sono d'accordo, io sarei incentivato ad investire, l'inquilino che si può scaricare l'affitto mi chiederebbe la ricevuta ecc. Se si pensa a come sia semplice instaurare dei circoli virtuosi, fa ancora più rabbia pensare in quale condizione versiamo. Se le persone fisiche potessero portare in detrazione le spese, il problema delle tasse non esisterebbe. Ma questo è un paese dove le istituzione eludono il fisco figuriamoci.
 
cedolare secca 20% OK!
Se lo Stato vuol tassare i redditi da affitto con l'aliquota agevolata del 20%, faccia pure. Ma prima di tutto deve detassare il reddito dell'inqulino che serve a pagare l'affitto. In altri termini deve essere consentita la deducibilità del canone!!!.
 
Se lo Stato vuol tassare i redditi da affitto con l'aliquota agevolata del 20%, faccia pure. Ma prima di tutto deve detassare il reddito dell'inqulino che serve a pagare l'affitto. In altri termini deve essere consentita la deducibilità del canone!!!.

Non si può fare. Sarebbe un "gioco" a somma zero per lo Stato

RB
 
Interessante. Così si disincentiva a tenere le case vuote, provocando un aumento dell'offerta a fronte di una domanda costante.
Con ovvia discesa dei canoni di locazione OK!
Stai diventando comunista anche tu? :D (questo ti diranno i soliti piccoli speculatori della domenica che vogliono affittare in nero :rolleyes: )

RB

Certo...e magari molti penseranno di disfarsene aumentando cosi' l'offerta e rendendo i prezzi piu' accessibili... Pero' si tratta di un'approccio semplice e lineare che lascia lavorare il mercato... :D

Non si tratta di essere piu' o meno comunisti...:no: Noi possiamo differire sul metodo e sui criteri da implementare ma ci accomuna il desiderio di vedere un Paese migliore e piu' onesto con i propi cittadini OK!

Che vuoi... Idealisti si nasce :clap:
 
Se lo Stato vuol tassare i redditi da affitto con l'aliquota agevolata del 20%, faccia pure. Ma prima di tutto deve detassare il reddito dell'inqulino che serve a pagare l'affitto. In altri termini deve essere consentita la deducibilità del canone!!!.


Credo che sia molto poco, ma questo è



Ecco punto per punto cosa prevede la Finanziaria 2008 in discussione al Senato
FISCO E FAMIGLIA
- ICI, SCONTO FINO A 200 EURO: Scatterà dal prossimo anno un nuovo sconto Ici per la prima casa. Sarà pari all’1,33 per mille della base imponibile, con tetto pari a 200 euro per tutti.
- SCONTO AFFITTI: Arriva lo sconto Irpef per gli inquilini in affitto, pari a 300 euro per chi ha reddito sotto i 15.493 euro e 150 euro per chi non supera il doppio di questo importo. Sconti maggiori sono previsti per i giovani tra 20-30 anni che vanno a vivere da soli.
- CARO MUTUI, AUMENTA SOGLIA DETRAZIONE: Aumenta del 10% la detrazione Irpef per i mutui sulla prima casa.
:confused:
 
ma, a me pare che l'Italia è destinata ad un lento declino sociale
e leggendo i vostri commenti mi pare chiaro che siete vittime e artefici dei vostri problemi

altro che società evoluta, a me pare uno stato fantoccio che si preoccupa troppo dei problemi delle gente, uno stato il nostro che si dimostra benevolo con i poveri (normalmente non italiani) e tartassa gli italiani

troppe tasse, troppi problemi, troppo stato che dice cosa devi o non devi fare, troppe leggi, troppe caste, ingiustizia ecc... ecc....

tenetevelo ...
 
Credo che sia molto poco, ma questo è



Ecco punto per punto cosa prevede la Finanziaria 2008 in discussione al Senato
FISCO E FAMIGLIA
- ICI, SCONTO FINO A 200 EURO: Scatterà dal prossimo anno un nuovo sconto Ici per la prima casa. Sarà pari all’1,33 per mille della base imponibile, con tetto pari a 200 euro per tutti.
- SCONTO AFFITTI: Arriva lo sconto Irpef per gli inquilini in affitto, pari a 300 euro per chi ha reddito sotto i 15.493 euro e 150 euro per chi non supera il doppio di questo importo. Sconti maggiori sono previsti per i giovani tra 20-30 anni che vanno a vivere da soli.
- CARO MUTUI, AUMENTA SOGLIA DETRAZIONE: Aumenta del 10% la detrazione Irpef per i mutui sulla prima casa.
:confused:
Sempre meglio che niente. Tuttavia questa misura mi sembra più un'elemosina che un atto di giustizia fiscale.
Ribadisco il concetto: lo Stato non può tassare sia il reddito in capo all'inquilino sia lo stesso reddito in capo al proprietario. Questa doppia tassazione è iniqua e a scapito dei ceti più popolari che stanno in affitto. La detrazione del canone di affitto è un atto dovuto, così com'è è una speculazione su chi paga l'affitto.
 
Sempre meglio che niente. Tuttavia questa misura mi sembra più un'elemosina che un atto di giustizia fiscale.
Ribadisco il concetto: lo Stato non può tassare sia il reddito in capo all'inquilino sia lo stesso reddito in capo al proprietario. Questa doppia tassazione è iniqua e a scapito dei ceti più popolari che stanno in affitto. La detrazione del canone di affitto è un atto dovuto, così com'è è una speculazione su chi paga l'affitto.


Sicuramente ci vuole più coraggio sul problema affitto, bisogna dare una detassazione maggiore x cercare di fare uscire allo scoperto gli affitti in nero, io sarei x un 20% anche li, ma qui come al solito hanno scelto di far vedere che hanno cercato di fare qualcosa, sapendo di non ottenere nulla.
Ma anche sul fatto che la prima casa debba pagare l' irpef, è una vera bestialità....insomma che reddito da.
 
x esempio anche per loro bisogna fare di più




Tecnocasa: studenti tirano mercato
Case affittate vicino ad universita' rendono molto di piu'
(ANSA) - ROMA, 13 NOV -Il mercato degli affitti stenta,ma chi ha una casa da affittare vicino ad un'universita' stia tranquillo:la domanda tira l'intero settore. Secondo Tecnocasa 'nelle zone a ridosso delle universita' i rendimenti sono superiori alla media cittadina e si hanno meno difficolta' ad affittare'. A Milano il rendimento di un bilocale in zone universitarie va dal 3,8% al 5,6% e i canoni mensili sono fra i 650-900 euro. A Roma si va dai 750 euro vicino Tor Vergata ai 1.200 per la zona della Sapienza.
 
Sicuramente ci vuole più coraggio sul problema affitto, bisogna dare una detassazione maggiore x cercare di fare uscire allo scoperto gli affitti in nero, io sarei x un 20% anche li, ma qui come al solito hanno scelto di far vedere che hanno cercato di fare qualcosa, sapendo di non ottenere nulla.
Ma anche sul fatto che la prima casa debba pagare l' irpef, è una vera bestialità....insomma che reddito da.
Giusto, questa imposta poteva avere un senso prima dell'introduzione dell'ICI. Meglio avrebbe fatto il governo ad abolire l'irpef sulla prima casa piuttosto che ridurre l'ICI che, come dice la parola stessa, è di competenza dei comuni :wall::wall::wall:
 
I costi di materiali e manodopera sono pressochè uguali dappertutto, o comunque incidino poco.
Sempre che non usi lavoratori in nero naturalmente
Quello che varia è il costo del terreno, ma questo non giustifica certo il fatto che se nel triveneto l'immobile finito costa 500 al mq e viene venduto a 1500, a Roma o Milano in periferia si venda a 3000/4000 anche 5000 al mq.
Il costo del terreno può far aumentare il costo finale di 100/200 diciamo pure 300 euro/mq, ma costruire a 800 mq e vendere a 4000 significa sempre un profitto del 400%
Pure raddoppiando a 1000 euro/mq significa comunque 300% di profitto.
Altro che 20/30%

se costruire un appartamento costa 500 al metro cubo + valore terreno + oneri e un mini da 50 mq (quindi 150 metri cubi) viene venduto a 120.000 € ossia 800 euro a metro cubo come fa esserci un ricavo del 400% ???????????? forse intendevi del 40%?????????

la manodopera costa uguale???? a Venezia un muratore qualificato (non un cialtrone Albanese o rumeno) a meno di 2000 euro al mese tra busta e fuori busta non lo trovi. Se è come dici avvalli la teoria che i meridionali Siciliani i Calabresi, I Napoletani avendo poca voglia di lavorare ma tanta di lamentarsi rinunciano a 2000 euro netti almese e vanno al bar aspettando che qualcuno dia loro un posto fisso al comune da 1300!!
 
Scusate ma.....la prima casa è già esentata dall'imposta Irpef;)
Anche tu hai ragione; probabilmente siamo stati indotti in errore dal fatto che il reddito della prima casa va incluso nella dichiarazione dei redditi...
Comunque la cosa non è del tutto pacifica... come dimostra questo lungo articolo sull'argomento che riporto e, per chi avesse voglia di leggerlo, della cui lunghezza mi scuso...

...
Chi ha scritto che la Legge Finanziaria 2007 è stata redatta frettolosamente (e pertanto è piena di lacune ed incongruenze, solo in parte sanate con il passaggio in Aula per l'approvazione) ha un ulteriore motivo di soddisfazione per aver visto giusto. Infatti la nuova IRPEF del governo di Romano Prodi presenta un'evidente anomalia laddove non considera, nel calcolo delle detrazioni d'imposta (che adesso hanno sostituito le vecchie deduzioni), l'influenza che su di esse opera la rendita della prima casa e delle sue pertinenze, con il risultato che, se formalmente il reddito dell'abitazione principale non entra nell'imponibile da tassare, di fatto esso determina un importo aggiuntivo da versare.

Prima di chiarire meglio il complesso meccanismo che indirettamente porta la prima casa (e le sue pertinenze) a far pagare al suo proprietario un'IRPEF maggiore, è bene fare una breve cronistoria dei difficili rapporti tra la più importante imposta diretta italiana ed il reddito derivante dall'abitazione principale.

La tassazione IRPEF della prima casa

La casa ove il contribuente vive ha sempre avuto un occhio di riguardo da parte del fisco, il quale inizialmente ha concesso di abbattere la rendita catastale ad essa attribuita (che rientra nella categoria dei redditi fondiari e come tale ingrossa il reddito complessivo dell'IRPEF) con un importo stabilito forfetariamente. Inizialmente tale "sconto" è stato di 1.100.000 lire, ma esso è cresciuto nel tempo, fino a giungere (dal 2001) ad un importo esattamente pari alla somma delle rendite dell'unità immobiliare principale e delle sue pertinenze. Così, mentre da un lato la prima casa attraverso la sua rendita catastale entra nel reddito complessivo ai fini IRPEF, dall'altro ne esce mediante il riconoscimento di una deduzione corrispondente alla rendita stessa (sempre considerando anche le eventuali pertinenze).

Il "reddito complessivo" quale misura delle prestazioni sociali

Certo, sarebbe stato molto più semplice riconoscere direttamente all'abitazione principale un'esenzione dai redditi rilevanti per l'imposta sul reddito, ma ciò avrebbe comportato il venir meno per il fisco di un importante effetto, conseguente proprio a questo particolare escamotage per il quale il reddito della prima unità immobiliare entra dalla porta principale per poi uscire dalla porta di servizio (si parla di case...). Infatti, anche se materialmente la casa principale non determina importi da pagare, la sua rendita (e quella delle sue pertinenze) aumenta l'entità del "reddito complessivo" e tale misura è fondamentale in molti casi in cui le prestazioni del welfare (dello Stato sociale) sono legate appunto alla sua quantificazione, nel senso che maggiore è il reddito complessivo e minore è il numero di prestazioni assistenziali cui il contribuente ha diritto (è il caso per es. del pagamento dei ticket sanitari, delle rette per gli asili nido, delle tasse universitarie, etc...). Quindi, con la rendita della prima casa dentro il reddito complessivo, grossa parte dei contribuenti è esclusa da numerose prestazioni sociali (o le paga di più), generando un notevole risparmio nella spesa pubblica statale.

La prima casa nel sistema tributario del governo Berlusconi

A complicare questo delicato equilibrio, frutto di abile ingegneria tributaria, è intervenuta la riforma IRPEF del governo Berlusconi, che ha, tra l'altro, eliminato le "detrazioni" per carichi di famiglia e per tipo di reddito (di lavoro dipendente, di pensione e d'impresa/lavoro autonomo), sostituendole con le più convenienti "deduzioni", dette "per family area" e "no tax area". Ricordiamo che le deduzioni sono in sostanza degli abbattimenti del reddito imponibile, cioè della somma su cui calcolare l'imposta, mentre le detrazioni sono delle diminuzioni dell'imposta (lorda), le quali, una volta operate, permettono di arrivare all'imposta netta.

Nel percorso fiscale voluto dal precedente governo, le due deduzioni (family area e no tax area) venivano calcolate (e lo saranno ancora nella prossima dichiarazione dei redditi, relativa al 2006) con delle formule che avevano come parametro principale l'importo del reddito complessivo, ovvero la somma di tutti i redditi del contribuente, ivi compreso il reddito dei fabbricati e quindi anche la prima casa e le sue pertinenze. Tuttavia nelle formule era contenuta una variabile che rendeva neutra la rendita catastale e pertanto tutte le volte che si faceva riferimento al reddito complessivo del contribuente, non lo si penalizzava per il fatto di essere proprietario di un'abitazione utilizzata come residenza della propria famiglia.

La prima casa nel sistema tributario del governo Prodi

Questa deduzione dall'IRPEF dell'unità immobiliare principale (ex art. 10 del TUIR) è ancora vigente, ma la Finanziaria 2007 licenziata dal governo Prodi ha - come detto - sostituito le deduzioni con nuove detrazioni per carichi di famiglia e tipologia di reddito (provocando quindi un ritorno della normativa al passato) e tali detrazioni sono quantificate da formule, peraltro abbastanza complesse, che, facendo anch'esse riferimento come parametro essenziale al reddito complessivo, non prevedono alcun annullamento per l'abitazione principale. Il risultato finale è che quest'ultima farà pagare al suo proprietario più IRPEF e ciò a causa delle minori detrazioni operate, in quanto calcolate su un reddito (quello complessivo) più alto del reddito tassato (che è al netto della rendita catastale per prima casa e pertinenze).

Un esempio chiarirà meglio il difficile meccanismo previsto dalla nuova Finanziaria.

Reddito da lavoro dipendente per l'intero anno € 35.000
Reddito prima casa e pertinenze € 1.200
a carico moglie e due figli maggiori di tre anni
Il reddito complessivo è € 36.200 (stipendio + prima casa), mentre il reddito imponibile sul quale è calcolata l'IRPEF è € 35.000 in virtù della deduzione dal reddito per l'abitazione principale.

In tale situazione l'imposta lorda calcolata solo su € 35.000 è di € 9.620 alla quale somma vanno però sottratte le detrazioni (per carichi di famiglia e per lavoro dipendente) pari rispettivamente a € 1.763 e € 629, pertanto l'imposta netta che ci interessa è € 7.228 (9.620 - 1.763 - 629).

Quest'ultimo importo è comprensivo di ben € 88 derivanti dal fatto che le detrazioni sopra esposte, anziché essere calcolate sul reddito imponibile (€ 35.000, al netto della prima casa), sono calcolate sul reddito complessivo (€ 36.200, comprensivo dell'abitazione principale e delle pertinenze), dando così luogo ad una sorta d'imposta indiretta di 88 euro, che non nasce dalla tassazione, ma dal calcolo delle detrazioni, risultanti d'importo inferiore alle attese.

Se infatti si calcolassero, a parità di condizioni, le detrazioni IRPEF solo sulla parte imponibile, cioè su € 35.000, verrebbero fuori un'imposta lorda uguale alla precedente (€ 9.620, in quanto il reddito imponibile è lo stesso) ed un'imposta netta di € 7.140 (9.620 - detrazioni 1.811 e 669), inferiore alla precedente a causa della circostanza che le detrazioni hanno fatto riferimento ad un reddito più basso (le detrazioni sono infatti maggiori quanto più basso è il reddito complessivo e viceversa).

Le soluzioni possibili

Quale potrà essere il comportamento del governo una volta preso atto dell'anomalia descritta?
Vediamo di tracciare un quadro delle diverse ipotesi:

1) la normativa è lasciata così com'è.
E' l'ipotesi meno realistica, perché la tassazione di fatto della prima casa comporterebbe ulteriori malumori riguardo la politica fiscale dell'esecutivo (come se non bastassero quelli già espressi da più parti sociali), ma soprattutto perché i datori di lavoro opererebbero in busta paga una detrazione sostanzialmente sbagliata (e minore), identificando il reddito complessivo del lavoratore con il reddito imponibile, quando invece tra i due ci sarebbe quanto meno la differenza generata dal reddito della prima casa di proprietà.
Il risultato sarebbe quello di una quantificazione di detrazioni inferiore all'importo esatto ed i lavoratori sarebbero costretti a presentare comunque la dichiarazione dei redditi (pur in assenza di altri redditi) per versare quanto non trattenuto dal datore di lavoro. E' vero che il lavoratore potrebbe comunicare all'impresa ove presta servizio di tenere conto del reddito per l'abitazione principale (così come di tutti gli altri redditi), in modo da consentire l'esatta determinazione dell'importo delle trattenute fiscali nella sua busta paga, ma è anche vero che sarebbero presumibilmente molto frequenti casi di omessa o erronea indicazione di questi dati al datore di lavoro e di conseguenza situazioni di erroneo pagamento dell'imposta, nonché di omessa presentazione dell'obbligatoria dichiarazione dei redditi;

2) Si interviene sulla normativa per rendere neutrale l'abitazione principale rispetto all'imposta.
Innanzitutto l'intervento deve essere appunto normativo, non potendo in sede interpretativa, e quindi con uno strumento come p.es. la circolare, derogare ad un atto legislativo. Ciò perché le disposizioni parlano inequivocabilmente di reddito complessivo (laddove si espongono le formule per le detrazioni d'imposta) e pertanto eventuali rettifiche sono necessariamente d'apportare mediante un provvedimento di pari valore, anche se non sono mancati casi, nella storia della Repubblica, in cui si è corretta una legge attraverso un'interpretazione contenuta all'interno di atti di rango inferiore.
Con tale modifica in sostanza si dovrà fare in modo di allineare i sistemi di tassazione e di detrazione, cosicché la tassazione sia calcolata sullo stesso dato numerico su cui sono calcolate anche le detrazioni. Questa eventualità comporterebbe la completa neutralità degli effetti fiscali derivanti dalla prima casa, effetti che sarebbero fondamentalmente identici a quelli antecedenti le modifiche all'IRPEF operate con la Finanziaria 2007;

3) Si stabilisce una volta per tutte l'esenzione della prima casa dalla tassazione IRPEF.
Sarebbe l'ipotesi più favorevole al contribuente ed avrebbe una serie di vantaggi, anche per l'amministrazione pubblica. L'abitazione principale si troverebbe al riparo da gran parte delle future variazioni alla disciplina IRPEF, perlomeno da tutte quelle che facciano riferimento al reddito complessivo come indice basilare per il calcolo di deduzioni o detrazioni. L'esecutivo non avrebbe bisogno, ogni qual volta ritocchi il procedimento per la loro quantificazione, di escogitare ed inserire variabili atte a neutralizzare o diminuire il "peso" della prima casa. Ma soprattutto l'esenzione in oggetto eviterebbe di comprendere la rendita dell'abitazione principale (e delle sue pertinenze) nel reddito complessivo dei contribuenti, così da impedire che essi vengano esclusi (o accedano ad un costo maggiore), per ragioni legate al reddito, ai servizi ed alle prestazioni dello stato sociale (welfare), come sopra spiegato.
C'è da osservare come quest'ultima soluzione per la prima casa dovrebbe essere quella più probabile, non costituendo altro che il "minimo sindacale" per uno Stato governato da forze di sinistra, ma tale affermazione, nella complessità della politica italiana, appare oltremodo "ingenua" ed "inverosimile".
Aspettiamo per conoscere l'evoluzione futura della disciplina legislativa sull'IRPEF.

Aggiornamento

Dopo esattamente un anno finalmente il nostro governo ha deciso di correggere l'anomalia della prima casa nel calcolo dell'IRPEF, con effetto anche per i redditi 2007.

La maggioranza ha deciso di orientarsi — con una norma contenuta nella legge finanziaria 2008 — verso la soluzione n. 2 sopra prospettata: le detrazioni saranno calcolate non sul reddito complessivo del contribuente, bensì su quello complessivo al netto dei redditi per prima casa e sue pertinenze.

Il ritardo non è senza conseguenze. Infatti, tutti i datori di lavoro che hanno tenuto conto, nell'elaborazione delle buste paga dei propri dipendenti, dei redditi fondiari per l'abitazione principale (e pertinenze) comunicati dal lavoratore, dovranno adesso rifare i conti per l'intero anno e provvedere al relativo conguaglio entro dicembre e ciò sempre nel presupposto che la norma della finanziaria sia approvata, così com'è, in sede parlamentare.

Insomma un'altra tipica confusione "all'italiana", cui però si sarebbe potuto rimediare molto prima.
...
 
CASA

La resa dei minisindaci: «Non possiamo requisire»

Tocca a Mosca I tribunali reputano «illegittime» le requisizioni. Solo il prefetto le può eseguire. E ora i presidenti di municipio e i movimenti fanno pressioni su di lui

Giacomo Russo Spena
Roma

Tutto da rifare. L'esperienza delle requisizioni portata avanti da qualche amministrazione locale per risolvere l'emergenza abitativa sembra essere arrivata al capolinea. Il Consiglio di Stato, la Corte di cassazione e, per ultimo, il Tar del Lazio hanno sentenziato: i sequestri degli immobili fatti dai mini-sindaci non sono illegali ma «illegittimi». La requisizione è infatti un potere esclusivo dei prefetti o, in seconda battuta, dei primi cittadini. E' da qui che gli «enti di prossimità » e i movimenti tentano di ripartire.
Dalle aule di tribunale è arrivata così una doccia fredda per quei presidenti romani dei tre municipi «rossi» (IX, X, XI) che lo scorso 12 ottobre con delle ordinanze avevano sequestrato 244 appartamenti privati. A beneficiarne quel giorno tutte famiglie sotto sfratto che si erano viste triplicare da un mese all'altro l'affitto. «Stiamo tutelando persone - spiegò in quel frangente Sandro Medici, minisindaco del X - che vivono da 45 anni in queste case e che ora rischiano di andare per strada. La requisizione è uno strumento per arrestare l'emergenza abitativa».
Tutto faceva ben sperare. Quella per Medici non era neanche una prima volta: già nel 2005 aveva eseguito altre requisizioni di immobili e la legge in quel caso gli aveva dato sempre ragione. Ma dall'ottobre 2007 la magistratura è passata al contrattacco con una serie di sentenze. L'ultima del Tar regionale: hanno ragione i proprietari che hanno fatto ricorso contro l'azione dei municipi. «Con questi pronunciamenti - afferma il minisindaco dell'XI Andrea Catarci - si è colmato il vuoto legislativo esistente. Così abbiamo deciso di revocare le ordinanze che abbiamo emesso lo scorso 12 ottobre». Infatti la strada delle requisizioni aveva funzionato all'inizio proprio perché si inseriva in un gap giurisdizionale, ora però colmato.
La palla passa adesso nelle mani del prefetto Carlo Mosca. L'obiettivo è marcarlo stretto. «Lo incontrerò domani (oggi, ndr) alle 17 - dice il segretario romano del Prc Smeriglio - per porgli la questione: chiederò un suo intervento sia sulla questione delle requisizioni che su quella degli sfratti». A queste richieste «l'uomo del governo» della capitale non potrà far finta di nulla. La situazione abitativa si fa sempre più grave, soprattutto a Roma dove i numeri parlano chiaro: 30 mila famiglie hanno il «problema casa» e 2850 sono quelle su cui pende lo «sfratto esecutivo». Dando per scontate le dimissioni da sindaco di Veltroni, si rischia anche che il commissario sostituto porti avanti la linea della «tolleranza zero», eseguendo tutti gli sfratti ora sospesi. In una città in cui gli appartementi privati vuoti sono 130 mila, causa la speculazione dei poteri forti immobiliari. E' contro di loro che punta il dito il movimento Action: «La magistratura è scesa in campo perché ha avuto pressioni dall'alto. Non si può trattare l'emergenza abitativa come se fosse una questione di ordine pubblico». E il ministro Ferrero presenterà oggi in consiglio dei ministri un decreto «per bloccare gli sfratti per le fasce deboli» valido fino al 15 ottobre.

Fonte: il manifesto del 01.02.2008
 
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