La leggenda di Roma è una chiara ricostruzione delle origini fatta in epoca imperiale. Lo storico Livio scrisse le "Storie" durante l'impero di Augusto. Nella narrazione della leggenda si nota anche il tentativo dello storico di nobilitare la gens Iulia (dominante con Augusto): dopo la scomparsa di Romolo fu proprio un tale di nome Proculo Giulio ad avere la visione del Re e la profezia del glorioso destino di Roma. Questo richiamo nasconde l'intento politico di associare la dinastia dominante in epoca imperiale alle stesse origini della città.
E' molto probabile che Romolo non sia mai esistito e che i fatti narrati dalla leggenda abbiano sì un fondo di verità ma appartengano ad epoche diverse.
Per saperne di più
Vita quotidiana nell'antica Roma
Curiosità, bizzarrie, pettegolezzi,
segreti e leggende
La storia di Roma è spesso ricordata da tutti per i suoi grandi personaggi, le vittorie militari e le nuove istituzioni politiche. In realtà, la grandezza di Roma venne costruita nella vita quotidiana di tutte le persone, dal patrizio al plebeo. In questo libro si ha il piacere di leggere un 'altra' storia fatta di quotidianità, bizzarrie e pettegolezzi, per
cogliere gli aspetti umani della vita delle donne e degli uomini che vivevano nell'antica Roma. Una lettura utile per vedere l'antica Roma con gli occhi di chi la viveva.
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Editore:
Newton Compton - 2003
Autore:
Karl-Wilhelm Weeber
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Insediamenti nella valle del Foro sono presenti già nel XII° secolo a.C. seppure di poca importanza. Roma si trova inizialmente esclusa dalle vie commerciali più importanti. In particolare la più importante città etrusca di Caere utilizza un guado a sud del Tevere per i traffici verso il sud (Lavinium), l'altra città etrusca di Veio utilizza invece la via dei colli Albani per commerciare con lo stesso Lavinium e le altre città latine.
Il primo insediamento umano sul Palatino risale invece al X° secolo a.C.. Gli scavi hanno scoperto la necropoli di queste prime comunità nella valle del Foro (agli albori di Roma la valle del Foro era in realtà una palude). Ancora oggi possiamo osservare con i nostri stessi occhi una parte di un sepolcreto del X° secolo a.C. al centro del Foro Romano. L'usanza di seppellire i morti al dì fuori delle zone abitate è tipico delle popolazioni latine ed italiche ed ha in parte una ragione igienica oltre che di superstizione. Questi primi insediamenti appartengono alla cultura latina.
Gli scambi commerciali con gli Etruschi a nord (popolazione di origine asiatica stanziata in Etruria) ed i Sabini ad est (popolazione appenninica stanziata nei colli Sabini e nella valle del Tevere) sono presenti fin dal X° secolo. La via Salaria lungo la sponda sinistra del Tevere è un'antica via per la transumanza del gregge.
L'ascesa commerciale di Veio e la parallela decadenza di Caere sposta successivamente il baricentro delle vie commerciali verso il guado dell'isola Tiberina. Da un lato tutto il commercio dell'Etruria verso il sud del Lazio inizia a passare per Roma e dall'altro Veio stessa abbandona la via dei colli Albani provocando la decadenza di Alba Longa.
Questo mutamento nelle vie commerciali provoca una forte emigrazione dai colli Albani alla piana del Tevere. E' molto probabile che solo gli uomini siano emigrati verso Roma e lo stesso ratto delle Sabine non sia un evento storico ma una pratica molto in uso nelle società basate sulla pastorizia. In queste società arcaiche il rapimento è un modo coatto per giungere al matrimonio, un comportamento poco amato dalle famiglie ("ratto") ma comunque accettato e riconosciuto "di fatto". Una consuetudine praticata da molte comunità rurali anche nel XX° secolo.
Il leggendario ratto delle sabine potrebbe non essere mai avvenuto, almeno nei termini della leggenda. E' invece molto probabile che l'unione dei popoli romani e sabini sia dettata da un senso pratico di comune difesa dalle vicine città etrusche. In particolare dall'ascesa della grande potenza di Veio.
Gli stessi insediamenti sabini sul colle del Campidoglio e del Viminale sono reali. Non possiamo sapere se questi insediamenti siano originati da un conflitto (la leggenda li attribuisce alla guerra scaturita dal ratto delle Sabine) o da una lenta emigrazione, ma è sicuro che tribù sabine sono presenti su questi colli fin dall'età arcaica.
La guerra narrata dalle leggende è chiaramente una ricostruzione "in scala" fatta in epoca imperiale. Agli albori di Roma i conflitti sono solo scontri tra pastori per proteggere le proprie greggi e non le guerre epiche tra grandi eserciti contrapposti.
L'espansione commerciale e demografica di Roma continua fino al VIII° secolo a.C. senza sosta. Lo stesso sepolcreto nella valle del Foro cade in disuso mentre una nuova necropoli viene utilizzata nel vicino colle Esquilino, segno di una chiara espansione demografica della comunità del Palatino.
Le emigrazioni verso Roma hanno una traccia anche nella leggenda di Romolo e nella sua disponibilità ad accettare "sbandati" di ogni etnia. La forte crescita commerciale della città aumenta la richiesta di forza lavoro nel foro Boario. Contemporaneamente Alba Longa cade in decadenza a causa dello spostamento del baricentro commerciale dei traffici tra Veio e Lavinium. Ne consegue un naturale e forte flusso migratorio verso Roma (gli stessi Romolo e Remo discendono da Alba Longa).
In conclusione la leggenda di Roma mantiene elementi di verità storica, anche se la città non nasce per volere divino bensì per normali ragioni commerciali. La leggenda di Roma, tramandata verbalmente da decine di generazioni, si è poi arricchita di avvenimenti contemporanei. Lo storico Livio ha l'abilità di racchiuderli in un'unica leggenda dai connotati storici, al fine di 'ricostruire' una origine nobile a quello che ormai si presenta come l'impero più grande del mondo antico.