Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha dichiarato martedì che ci vorrà “più tempo del previsto” per raggiungere la fiducia necessaria per far scendere l’inflazione al target del 2% della banca centrale, segnalando che probabilmente ci vorrà più tempo anche per tagliare i tassi.
"Data la forza del mercato del lavoro e i progressi compiuti finora sull'inflazione, è opportuno concedere alla politica restrittiva più tempo per agire e lasciare che i dati e l'evoluzione delle prospettive ci guidino", ha affermato Powell in un evento a Washington sull'economia canadese.
I commenti segnano il primo riconoscimento da parte di Powell del fatto che i dati vischiosi sull'inflazione nel primo trimestre di quest'anno non mostrano i progressi di cui la Fed ha bisogno per iniziare ad allentare la politica monetaria.
I tassi sono attualmente ai massimi da 23 anni a seguito di una campagna aggressiva da parte della Fed per domare l’inflazione e raffreddare l’economia.
La nuova posizione di Powell si discosta dai commenti di appena due settimane fa,
quando Powell aveva assicurato che le prospettive generali non erano cambiate molto, nonostante alcuni dati più caldi del previsto all'inizio dell'anno .
Ha detto poi che i funzionari della banca centrale si aspettano di abbassare i tassi “ad un certo punto” quest’anno. Martedì non ha offerto alcuna garanzia o previsione di tagli dei tassi.
Powell ha invece affermato di ritenere che l'indicatore di inflazione preferito dalla Fed – l'indice dei prezzi delle spese per consumi personali (PCE) che esclude i prezzi volatili di cibo e gas – sarà poco cambiato a marzo rispetto a febbraio.
Il PCE si è attestato al 2,8% a febbraio, ben al di sopra dell'obiettivo della Fed. I numeri di marzo saranno rilasciati ufficialmente la prossima settimana.
"Abbiamo detto al FOMC che avremo bisogno di maggiore fiducia nel fatto che l'inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il 2% prima che sia opportuno allentare la politica", ha detto. "I dati recenti chiaramente non ci hanno dato maggiore fiducia e indicano invece che probabilmente ci vorrà più tempo del previsto per raggiungere quella fiducia."
Crescono i timori inflazionistici a Wall Street. La scorsa settimana i mercati sono andati in tilt a seguito dei dati più caldi del previsto per il terzo mese consecutivo provenienti da un altro indicatore dell’inflazione: l’indice dei prezzi al consumo (CPI).
L'indice dei prezzi al consumo è aumentato del 3,5% rispetto all'anno precedente a marzo, un'accelerazione rispetto all'aumento annuo dei prezzi del 3,2% di febbraio e più di quanto previsto dagli economisti.
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@Sal70 : un sentito grazie per il tuo ottimo lavoro a favore del collettivo e un abbraccio