Le azioni senza valore nominale sono previste dall’art. 2346 del codice civile, tuttavia gli esperti sono concordi nel ritenere che è più corretto definirle azioni senza indicazione del valore nominale, dal momento che esse rappresentano sempre una frazione del capitale sociale e sono dotate di un valore nominale, l’unica differenza sta nella mancata indicazione di tale valore, che può però comunque essere desunto dividendo l’ammontare del capitale sociale nominale per il numero di azioni emesse. In una relazione ministeriale viene infatti spiegato che la differenza tra azioni con e senza valore nominale consiste nel diverso metodo di calcolo della quantità di diritti spettanti ai soci. In altre parole, nel caso delle azioni senza valore nominale, il valore delle azioni non è determinato con riferimento alla frazione del capitale sociale da esse rappresentato ma dal loro numero in rapporto al totale delle azioni emesse, di conseguenza esse esprimono non un valore assoluto ma una percentuale.
La sostanza, dunque, non cambia. Il cambiamento consiste infatti in una notevole semplificazione delle operazioni sul capitale societario e sulle azioni stesse. Ad esempio, in caso di azioni senza valore nominale risulterà decisamente più semplice dal punto di vista procedurale attuare un aumento del valore nominale delle azioni, così come pure sarà più semplice attuare il raggruppamento, il frazionamento, l’emissione di azioni gratuite o l’annullamento di azioni, dal momento che tali operazioni potranno essere compiute senza la necessità di apportare variazioni al capitale nominale.
Per come la vedo io (forse... e sottolineo forse), avevano pianificato questa procedura, e fatto il precedente adc senza indizazione del valore nominale per riservarsi la facoltà di NON fare un nuovo adc, ma una nuova emissione di az, e di trasformare parte del debito in az da dare alle banche....se questo in piano (e sottolineo se)non dovrebbe andare male....