jump st. man
sparate sul pianista
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il mercato parla, ma non riusciamo a capirlo. c'è chi lo capisce. ne parla come di un vecchio amico, trasparente e pulito. non lo vediamo così. avrà ragione lui? avremo ragione noi?
il mercato parla attraverso segnali, figure, formazione di pattern. linguaggio iconico, al pari dei segnali stradali. immaginate una città in cui al verde corrispondono diversi tipi di comportamenti. ne nascerebbero incidenti e incomprensioni continue. sarebbe difficile viverci. il mercato è questa città. difficile viverci. non ne va della vita, ma della borsa.
questo la dice lunga sulle priorità della civiltà. perdere i soldi non equivale a perdere la vita, per cui la reazione al segnale può anche languire in varie direzioni. non è come per un semaforo. in realtà, leggono meglio il segnale coloro i quali attribuiscono al denaro un valore almeno pari a quello della vita. prendono molto seriamente il segnale, ne fanno letteralmente una questione di vita o di morte. sono però pochissimi. la maggior parte, non si uccide se perde in borsa.
su questa indifferenza, su questa gerarchia, fa affidamento il mercato. l'indeterminazione si fonda su un sistema di valori che mette al primo posto la conservazione della specie. se pensate che, nonostante questo, il sistema produce incessantemente guerre e violenza, potrete facilmente quantificare la presunta lucidità con cui finiremo per leggere i mercati.
questo per dire che guadagnare in borsa equivale a conversare con un tricheco parlando yiddish stretto. c'è sempre la possibilità che ci capisca, anche se è sicuramente maggiore la possibilità che si allontani lanciando quelle sue ottuse grida al cielo.
il mercato parla attraverso segnali, figure, formazione di pattern. linguaggio iconico, al pari dei segnali stradali. immaginate una città in cui al verde corrispondono diversi tipi di comportamenti. ne nascerebbero incidenti e incomprensioni continue. sarebbe difficile viverci. il mercato è questa città. difficile viverci. non ne va della vita, ma della borsa.
questo la dice lunga sulle priorità della civiltà. perdere i soldi non equivale a perdere la vita, per cui la reazione al segnale può anche languire in varie direzioni. non è come per un semaforo. in realtà, leggono meglio il segnale coloro i quali attribuiscono al denaro un valore almeno pari a quello della vita. prendono molto seriamente il segnale, ne fanno letteralmente una questione di vita o di morte. sono però pochissimi. la maggior parte, non si uccide se perde in borsa.
su questa indifferenza, su questa gerarchia, fa affidamento il mercato. l'indeterminazione si fonda su un sistema di valori che mette al primo posto la conservazione della specie. se pensate che, nonostante questo, il sistema produce incessantemente guerre e violenza, potrete facilmente quantificare la presunta lucidità con cui finiremo per leggere i mercati.
questo per dire che guadagnare in borsa equivale a conversare con un tricheco parlando yiddish stretto. c'è sempre la possibilità che ci capisca, anche se è sicuramente maggiore la possibilità che si allontani lanciando quelle sue ottuse grida al cielo.
