Ciao sono Cosacco.
Durante le mie serate alcoliche disponevo dei tovagliolini piegati
sotto i bicchieri e le bottiglie, che poi conservai negli anni.
Quando ritrovarono quei tovagliolini iniziarono a camparci sopra teorie
che mi vennero attribuite direi con illogica fantasia.
Nei trassi una fama indegna.
Un po' come quel personaggio della chiesa, quello llàà, Padre Pino.
Il fatto che quei tovagliolini vengano citati in Tribunale e usati
per giudicare nei processi le persone in alcune parti del mondo mi fa semplicemente sorridere.
Non avrei mai pensato di rovinar la vita a così tante persone.
Non era il mio intento.
Dalle memorie del professor
H. Zulliger allievo e collaboratore del professor Rorschach:
"Nel 1917 alla clinica psichiatrica Krombach di Herisau di cui il professor Rorschach era direttore venne tradotto dalle Autorità Confederali un soggetto in grave stato confusionale e apparentemente privo di memoria. Il soggetto, di apparente età di circa 30 anni, era privo di documenti di identificazione, si esprimeva in un buon italiano, aveva discreta conoscenza della lingua tedesca e recava seco due borse portadocumenti in pelle consumata. Sulle prime pensammo che fosse un cittadino svizzero di lingua italiana, ma fatti i dovuti accertamenti constatammo che nel periodo non era avvenuta nessuna scomparsa nella comunità di lingua italiana.
Questo ci indusse, dato il periodo, a pensare che il soggetto potesse essere un cittadino italiano renitente alla leva o un disertore e pensammo che simulasse uno stato psichico alterato. Tuttavia l'osservazione quotidiana ci convinse che il soggetto non stesse simulando una perdita di memoria. Al che ipotizzammo che fosse un soldato traumatizzato disperso, arrivato in qualche modo in territorio elvetico.
Il professor Rorschach prese a cuore la sorte di questo sventurato e cercò in ogni modo di far riaffiorare ricordi però senza risultati apprezzabili. A distanze di tempo regolari sottopose più volte al paziente anche quelle che in futuro divennero le famose tavole di Rorschach per testare eventuali cambiamenti nello stato psichico dello stesso.
Si può dire che molto della messa a punto del Test di Rorschach derivi da tale attività.
L'unico risultato che ottenemmo fu che a partire da un determinato giorno il paziente cominciò a lamentarsi che qualcuno (non riuscimmo mai a capire chi) lo avesse in qualche modo derubato e asseriva di poter dimostrare ciò ripetendo ossessivamente: "Ma io c'ho le carte!". In effetti le 2 borse con cui era arrivato contenevano molti disegni di congegni meccanici, alcuni di pregevole fattura, di cui in precedenza non sapeva dire assolutamente nulla. Cosa fossero e a cosa servissero questi congegni non ce lo seppe mai dire. Né noi riuscimmo in altro modo a capirlo.
Nel frattempo dovemmo registrarlo ed attribuirgli un nome: siccome ce lo avevano portato il giorno di S. Giovanni con 2 borse e lui ripeteva ossessivamente "c'ho le carte!" alla fine lo registrammo come Giovanni Duecarte".
E che fine fece Giovanni Duecarte?
"Siccome tutti gli accertamenti riguardanti cittadini elvetici di lingua italiana mancanti non ebbero alcun risultato, le Autorità Confederali si convinsero che fosse un cittadino italiano e dopo opportuni accordi con le Autorità Italiane allora impegnate alla ricerca di decine di migliaia di dispersi provvidero a rimpatriarlo.
Di lui non sapemmo più niente. Era il 1921."