Qui un interessante Sergio Romiti:
Sergio Romiti - Composizione / Arte Moderna e Contemporanea – Finarte
Esposizione
Milano, Galleria Bergamini, Sergio Romiti. Opere recenti 1994-1995, 10 febbraio-22 marzo 1995;
Bologna, Galleria d'Arte Cinquantasei, Dal Futurismo alla Pop Art. Grandi protagonisti del '900 italiano, 19 gennaio-10 febbraio 2008.
Bibliografia
G. Salvatori (a cura di), Sergio Romiti. Catalogo ragionato dei dipinti, volume II 1961-1995, p. 763, n. 1515 (riprodotto);
Sergio Romiti. Opere recenti 1994-1995, catalogo della mostra, Galleria Bergamini, Milano 1995, p. 15, tav. 7 (riprodotto capovolto);
AA.VV., Dal Futurismo alla Pop art, Edizioni Cinquantasei, Bologna 2008, p. 180 (riprodotto).
Provenienza Repetto e Massucco, Acqui Terme. La dice lunga hanno sempre avuto (credo abbiano ancora) bellissime opere di Romiti.
Sul sito di Arte Fiera Bologna c'è proprio un bel ricordo di Repetto su Romiti.
Carlo Repetto
“Pensavo a Bologna e alle sue anomalie, in quell’inizio di tramonto del 22 Luglio 1993 [...]”. Con queste parole Flavio Caroli introduceva la mostra personale di Sergio Romiti che, nella primavera del 1994, venne inaugurata presso la galleria Repetto e Massucco di Acqui Terme, dove lavoravo da oramai 10 anni con mio padre Aurelio e mio zio Fortunato.
Ecco, ripensando a Bologna mi riaffiorano alla mente come bagliori le frequenti visite a Romiti, nei mesi prima della mostra, nel suo studio di Via Goidanich.
Un uomo severo, colto, amante della letteratura e del cinema d’autore, superstizioso - guai a posare il cappello sul lettino che aveva in una delle stanzette - e così ossessionato dal rumore del trapano dello studio dentistico accanto da non mancare di maledirlo regolarmente.
Sguardo profondo, mi metteva in soggezione e, in un’atmosfera quasi sospesa, incominciava a mostrarci i suoi dipinti, e iniziava a descriverli, motivandone con entusiasmo i titoli, mai casuali: Cala il sipario sugli spettacoli gialli, Trofei al tramonto. La frustata e la ferita.
Rapidamente la discussione si animava sul mondo dell’arte e si percepivano le sue sfumature amare, il suo sentirsi ultimo tra gli ultimi, incompreso e deluso, depresso dall’irrompere di una certa pittura volgare. Si avvicinava così l’ora di pranzo, e si usciva. Solito bar, solito Campari…
Dopo la mostra non lo rividi più, nel 1995 smise di dipingere, si rinchiuse in se stesso, isolandosi sino al 12 Marzo 2000, quando prese un fucile, se lo puntò al volto, ed ebbe il coraggio di premere il grilletto.
“La morte non è che una falla nel senso dell’umorismo” scriveva alla fine degli anni Settanta.
Questa immagine non mi ha mai abbandonato.