comunque per rispondere in modo semiserio alla tua domanda ispirandomi in base a quel che ricordo di aver sentito da Siegel..i bonds io li vedo come asset completamente finanziari..il debito di un'impresa: quindi il legame e vincolo matematiko con altre entità di tipo finanziario da cui dipendono come tassi ecc.. è più netto
per gli stocks si tratta sempre di asset finanziari che però riflettono i ricavati e utili derivanti dall'uso di asset reali: capitale umano, fattori di produzione, materie prime,ecc.. quindi il legame diventa meno vincolante e più multifattoriale
diciamo che sono un ibrido..trovo quindi corretto che non reagiscano così matematicamente a certi stimoli come i bonds..
anche di fronte all'inflazione Siegel dice che gli stonks rispondono molto meglio dei bonds sul lungo periodo come inflation hedge per il fatto che a fronte di un aumento dei costi degli input possono comunque essere aumentati i costi degli output e quindi di fatto lo stonks si adatta meglio all'inflazione perchè può reagire ad essa in modo dinamico rimodulando i propri prezzi in base ai costi sostenuti aumentando quindi di pari passo ricavi e utili
my two cents
Ciao, leggo solo ora.
Se per le obbligazioni si è tutti d’accordo, a meno di non essere Pierino la peste, sulle azioni e sull’effetto che abbiano le variazioni dei tassi sui rispettivi bilanci e quindi utili e poi quotazioni, si apre un mare magnum. Sintetizzo all’estremo il mio pensiero: dipende dal settore e dal livello di indebitamento.
Per le banche, pare ovvio che i tassi alti diano profitti più alti. Ma i profitti delle banche non sono altro che costi per qualcun altro, quindi, in un sistema teoricamente di vasi compensativi, l’analisi andrebbe spostata sul monte dei debiti a cui questi tassi vanno applicati. Sicché, se un’azienda è indebitata, allora tassi alti si mangiano la reddività e tutto ciò che ne consegue. Se non lo è, o lo è in misura tale da restare quasi impassibile al fenomeno, tassi più alti potrebbero non avere effetti particolarmente negativi se fosse vero, come lo è, che un’azienda che guadagna ha tutto l’interesse ad operare anche a leva.
La risposta, in senso ampio, è a mio parere questa: tassi al 5,6,8 o più %, vogliono dire poco. Dipende su quale montante li applico. Per questo che, 30 anni fa, il problema tassi, rispetto ad oggi, c’era e non c’era, mentre oggi, una variazione dell’1% causa panico.
Ci si è indebitati senza pensare, come la cicala, a quali condizioni ed in che tempi, si sarebbe reso necessario rimborsarli. In questo senso, visto il generale livello di indebitamento nel mondo, penso che i tassi attuali possano essere una bomba atomica, su qualunque asset venissero ponderati.
Che poi, non è nemmeno troppo sintetico il mio post, ma la sostanza del mio pensiero è questa.