Storia di un neolaureato in ingegneria

Scusate ma dopo aver letto tutte queste analisi sul sesso degli angeli, mi domando, ma dove vivete? Welcome in the real world.
 
L'esame è relativamente semplice, è usarla nella vita reale il problema, e la complessità.

Senza dubbio si tratta di un tema molto complesso...così come il calcolo numerico "vero" è molto più complesso rispetto a quello che si studia all'università (in cui per forza di cose viene data solo una infarinatura).
Io per lavoro uso strumenti statistici molto elementari. Una volta per curiosità provai a leggere qualcosa sulla teoria dei giochi e confermo che è una matematica molto molto ostica. L'ho capita più o meno come ho capito la teoria delle stinghe :D
 
non giochiamo a chi ce l'ha più lungo

gli esami difficili servono se poi quello che si è studiato viene usato veramente!

1) Nessuno sta giocando.

2) Eviterei di tracciare righe con l’inchiostro simpatico.
Quello che si è studiato fa parte del proprio modo di pensare, ragionare, agire, comunicare.
La nostra formazione incide in tutto ciò che siamo, anche nel nostro “lavoro” di genitori, fratelli, amici.

Ciò posto, anche un disoccupato utilizza ciò che ha studiato, e ciò che si è studiato viene applicato in ogni scelta quotidiana, in quanto facente parte della nostra forma mentis (ad esempio chiunque abbia studiato Probabilità mai giocherò i ritardatari al Lotto…

Il ragionamento matematico - ad esempio - serve anche a fare queste banali riflessioni di drill down “quotidiano”.
Il ragionamento sillogistico indotto dagli studi di Legge permette di approcciare ad un approccio “booleano”.

3) Ridurre tutto a “serve se poi lo usi” è piuttosto superficiale.
 
Dogo perdona se te lo dico, ma molto conta anche l'università in cui vai.
Non so all'epoca, ma oggi la cattolica in economia è conosciuta, sopratutto per tutta la parte quantitativa, come la più semplice di tutte.
In bocconi la preparazione vede molte più applicazioni pratiche e l'uso di strumenti informatici.
In altre università pubbliche invece c'è un grande focus sulla pura parte teorica, con lo studio di dimostrazioni, proprietà e quant'altro.

In cattolica notoriamente non si fa ne l'uno ne l'altro: si studiacchiano 4 formule e si applicano in esercizi avulsi dalla realtà.
Non a caso la preparazione quantitativa degli studenti della cattolica è agghiacciante.

Premessa:
1) L’università conta, è vero
2) Ma per esperienza (diretta ed indiretta, da amica ricercatrice al Sissa di Trieste con la quale scambiavo opinioni molto spesso) al 90% conta quello che fai dopo la lezione “in biblioteca”.
3) Poi vi sono infiniti fattori che fanno di uno studente “un buon studente” (prima tra tutte la maturità raggiunta e la focalizzazione sull’obiettivo “imparare”, qualità peraltro indispensabili sul mondo del lavoro).

Non vuole essere una “barzelletta”, ma tra i miei amici c’era il bocconiano e lo statale: quando si studiava insieme, o quando si parlava di università, i testi erano i medesimi, gli appunti simili, il livello di difficoltà dei contenuti allineato.
Il livello degli esami era invece facilissimo per i bocconiani, facile per la cattolica, medio per la statale.

Inutile sottolineare che, avendo 41 anni, sul lavoro abbia a che fare con colleghi di Bocconi, Sapienza, ecc… e non vi è alcun gap conoscitivo tra me (Cattolica) e loro…
Anzi: dal punto di vista macroeconomico, vi è un certo “mio vantaggio”, ma questo dipende dalla premessa.


Forse per questo tu te la ricordi facile, ma ti assicuro che probabilità e regressione multipla alla bicocca (dove ho fatto il trienno) ha spinto molti a mollare l'università.
In biccoca in matematica finanziaria si doveva sapere il metodo del simplesso per la soluzione della programmazione lineare, in informatica si doveva imparare c++ e SQL, in cattolica questa roba non la si vedeva neanche con il binocolo.
.

Metodo del simplesso: fatto a Ricerca Operativa ad Ingegneria Gestionale (prima di passare ad economia nel 99) = Facile
C++: fatto a Fondamenti d’Informatica (28) ad Ingegneria Gestionale = facile

Gli unici insegnamenti che ho considerato “interessanti” ad economia sono state Macroeconomia Dinamica, Finanza Aziendale, Economia dell’Impresa ed Economia Monetaria, ovviamente esami che venivano bellamente “dribblati” dal 90% degli studenti per poter inserire nel piano di studi esami “materasso” (cfr premessa della citazione “sopra”).

Il fatto è che quando fai Analisi I e II, Fisica I, Geometria, Meccanica Razionale, ecc... è ovvio che qualsiasi materia di economia sia "facile".

E sto parlando dell'Ingegneria di serie "A2" (Gestionale).

E io te lo dico da persona che vede nell'università facile un valore aggiunto e non di poco, a parità di competenze acquisite alla fine. Per questo devo dire che la Bocconi è la migliore a ragion veduta.
Hai ragione: come da premessa, uno studente motivato trova in una università facile, dal piano di studi-bibliografia “interessante”, un valore aggiunto. Basti vedere negli USA.
 
se per quello ci sono avvocati che guadagnato milionate senza aver mai fatto matematica... x dogo: non intendevo dire che i ragioneri siano dei fenomeni, ma che nel lavoro servono abilita che la universita non ti da.. tu come me sei bancario, e saprai che il lavoro nel retail e prettamente commerciale, e li no c e nessuna universita che ti insegni a vendere.. io sono impiegato di banca e ho fatto il classico e poi legge, e vi garantisco che alcuni esami (non molti, a dir la verita, tre o quattro, privato, penale, civile, commerxciale, sono ostici da matti. per non parlare dei concorsi in magistratura o da notaio...

Sappiamo bene che l’università non è né condizione necessaria, né sufficiente, per avere successo.
Tuttavia è condizione necessaria, ma non sufficiente, per avere cultura tecnica (Chimico, l’Ingegnere, il Medico, ecc… ossia tutte le professioni che hanno un certo rilievo di contenuto tecnico e che aprono le porte al mercato del lavoro nostrano e straniero con una certa “disinvoltura”).

PS: tutte le materie sono "difficili" se non si sono mai affrontate materie veramente "difficili".
PPS: materia difficile non necessariamente implica esame difficile, ma un esame sfidante assicura un minimo di "preparazione".
 
Ultima modifica:
Io, ing. Civile Padova, Scienza delle Costruzioni = 30 :D:bow::D
Un esame davvero ostico confermo :yes:

A meccanica razionale invece ho fatto una fatica della madonna in quanto c'era il professore che non parlava e scriveva solo equazioni differenziali su fogli lucidi proiettati alla lavagna. Qualche mio compagno capiva anche a dir la verità.. mentre io poco, necessitavo di una spiegazione più corposa e parlata!

Per me comunque l'unico metodo serio per valutare la difficoltà di un esame è vedere la % di voti alti.
A molti esami che ho fatto ci sono stati zero 30 oppure una manciata.
Ciò permette ai migliori di distinguersi e mettersi in luce.
Esami dove si vedono le sfilze di 30 tipo economia o legge ma idem molte altre, appiattiscono i migliori ai mediocri e arrecano danno a quest'ultimi.

Poi ovviamente non commento neanche il fatto delle facoltà che regalano i 18.
A un mio esame di costruzioni idrauliche dove si progettavano dighe (=non si scherza) ed era esame del 4anno dove quindi era già stata fatta grossa selezione di studenti, c'era gente che per un "misero" 18 aveva provato a dare l'esame 15-20 volte.

E' chiaro dunque che il curriculum di una persona che ha preso 30 su quell'esame vale ben qualcosa.
Curriculum di gente che ha preso 30 all'esame tal dei tali della facoltà di turno dove son fioccati i 30, cosa potrà mai valere ??
Nulla, solo fuffa.

In una parola “STEM”.
Dai, non ce n'è: Ingegneria, insieme alle altre lauree STEM, ma non tutte, sono su un altro pianeta.

Voti alti: ricordo che ad Ingegneria al Polimi, anni 90, il voto era qualcosa di cui si preoccupavano in pochissimi (gente tipo "laurea in 5 anni ed impiego in galleria del vento in Ferrari, con HR Ferrari che contattava lo studente..." tanto per intenderci...).

:-)

PS: i professori stile "John Nash" sono quelli che ti obbligavano a diventare più intelligente.
 
Comunque vorrei dire che per molti università difficile = preparazione migliore, è una corbelleria.
Questo è sempre stato il limite delle università italiane, rendere più difficile una cosa non fa si che la si impari meglio o che poi la si sappia usare meglio, come ha detto qualcuno, se alcune università avevano 8 anni di media per completare il corso quello è un fallimento totale, c'è poco da andarne orgogliosi.
La superiorità del modello di istruzione anglosassone in quanto ad EFFICIENZA dell'insegnamento fatto di lavori di gruppo, progetti pratici, e assignments è palese.
E qui sta anche, come ho detto il valore aggiunto di università italiane che si rifanno a quel modello, come la Bocconi.

Vero.
Infatti non mi pare che nessuno abbia sostenuto tale relazione.

Si stavano confrontando le Lauree STEM vs il resto, in termini di opportunità.

PS: i ranking non si basano infatti sulla "difficoltà", ma sulla qualità.
PPS: occorre però che le prove d'esame siano sufficientemene sfidanti e che i 110 (in Italia ormai sono diffusissimi dall'avvento del 3+2 in poi) non siano lo "standard".
 
E´ vero, possono essere materie molto complesse, ma dati i programmi attuali si arriva al livello di complessita´ di cui parli solo negli ultimi esami di magistrale e al dottorato. Almeno questa e´ stata la mia esperienza. (Ho fatto 2 anni di dottorato in economia per poi mettermi a fare altro)

Io la vedo così (economia)
- laurea magistrale (ex 4 anni): esami realmente interessanti al 3-4 anno, peraltro facilmente evitabili attraverso piani di studio in discesa. Anche la tesi aveva un suo peso, perché farne una “da copia incolla” di 3 mesi od una da 12/18 mesi “di ricerca” non era proprio la stessa cosa.
- laurea 3+2: quella di 3 anni insegna veramente molto poco, diciamo che un buon studente di Ragioneria, sufficientemente maturo, riesce ad avere una preparazione simile. Nei “+2”, se si ha l’accortezza di scegliere esami seri, i contenuti si impennano. Anche in questo caso la tesi diventa importante.

PS: con accortezza, durante il corso di studi si possono inserire materie quasi a livello di dottorato.

Ingegneria: prima era di 5 anni… tempi medi 8.2 anni… un delirio… e non ce n’era… era dal 3° che si martellava, ed i primi due anni era di “disincentivo”, in quanto lo strappo rispetto alle superiori era enormemente complesso.
Dall’introduzione dei “3+2”, la media dei laureati si è molto avvicinata ai 3 anni (ottimo).
 
1) Nessuno sta giocando.

2) Eviterei di tracciare righe con l’inchiostro simpatico.
Quello che si è studiato fa parte del proprio modo di pensare, ragionare, agire, comunicare.
La nostra formazione incide in tutto ciò che siamo, anche nel nostro “lavoro” di genitori, fratelli, amici.

Ciò posto, anche un disoccupato utilizza ciò che ha studiato, e ciò che si è studiato viene applicato in ogni scelta quotidiana, in quanto facente parte della nostra forma mentis (ad esempio chiunque abbia studiato Probabilità mai giocherò i ritardatari al Lotto…

Il ragionamento matematico - ad esempio - serve anche a fare queste banali riflessioni di drill down “quotidiano”.
Il ragionamento sillogistico indotto dagli studi di Legge permette di approcciare ad un approccio “booleano”.

3) Ridurre tutto a “serve se poi lo usi” è piuttosto superficiale.

massì, infatti, alla fine tutto fa brodo...

però io penso che in italia non conta se hai studiato in una università facile o difficile...conta di più se hai le entrature giuste, soprattutto famigliari, che ti possono dare una spintarella nel mondo del lavoro...

all'estero devi essere bravo sul serio, e allora non conta il 22 nell'esame "difficile" dell'università italiana, ma se sei uno "full optional"...allora diventi interessante

quindi se avessi un figlio cosa gli direi di fare?
Non lo so..ma di certo non farei della laurea un feticcio...ci sono modi di spendere quegli anni che forse rendono di più...perchè mi sembra che un laureato mediocre non vada molto lontano in questo mondo
 
intendiamoci, un corso triennale tutto sommato può essere un buon compromesso
Ma queste non sono lauree...al massimo un complemento della scuola superiore, visto il livello di preparazione...alla fine in poco tempo ottieni il pezzo di carta che non ti fa sentire uno sfigato e poi cerchi un lavoro, così uno non perde troppo tempo a cazzeggiare all'università
 
intendiamoci, un corso triennale tutto sommato può essere un buon compromesso
Ma queste non sono lauree...al massimo un complemento della scuola superiore, visto il livello di preparazione...alla fine in poco tempo ottieni il pezzo di carta che non ti fa sentire uno sfigato e poi cerchi un lavoro, così uno non perde troppo tempo a cazzeggiare all'università

D’accordo sul fatto che le triennali (visto che in tre anni si è fuori, tesi inclusa) siano un buon compromesso (che ha riempito di laureati i paesi anglosassoni): uno studente volenteroso, a 22 anni ha la sua bella laurea.
Inoltre offrono quella che a mio parere è una delle maggiori opportunità offerte dall’università: il progetto Erasmus (o come si chiama ora), che se fatto in un paese interessante permette di fare una bella esperienza e di finalizzare un buon inglese (diciamo un C1 certificato).

massì, infatti, alla fine tutto fa brodo...
però io penso che in italia non conta se hai studiato in una università facile o difficile...conta di più se hai le entrature giuste, soprattutto famigliari, che ti possono dare una spintarella nel mondo del lavoro...

Il network familiare è qualcosa di esogeno, ossia una variabile alla quale essere indifferente, che quindi non “condiziona” le probabilità di successo nel momento in cui si “pianifica” il futuro.
Ci sono concetti “matematici” (o di buon senso) che valgono anche nelle decisioni di vita extraprofessionali (in questo caso è mera applicazione di game theory).
;)
 
Certo, definire "laurea" una triennale di oggi mi fa un po' sorridere...

io penso comunque che l'italia sia ancora un paese ricco, altrimenti non si spiegherebbero le vagonate di studenti fuorisede fuoricorso a studiare scienze delle merendine e a fare aperitivi tutte le sere (più o meno il prototipo dell'universitario medio...)...però prima o poi l'illusione svanirà!
 
deriva di che?
tu hai presente il livello dell'universitario medio?!?
Vuoi forse negare che la maggior parte delle lauree di oggi valgano come un diploma di qualche decennio passato?!?
Una laurea in economia oggi vale come un diploma di ragioneria di una volta!
 
Ultima modifica:
deriva di che?
tu hai presente il livello dell'universitario medio?!?
Vuoi forse negare che la maggior parte delle lauree di oggi valgano come un diploma di qualche decennio passato?!?
Una laurea in economia oggi vale come un diploma di ragioneria di una volta!

Essendo un universitario, direi proprio di sì.

Solo che gli ultimi 20/30 post sono stati interamente o quasi dedicati a raccontarci di quanto siano difficili certi esami (partendo da "economia", senza fare distinguo tra economia, finanza ed "economia" aziendale, come ho tentato invano di spiegare, giungendo poi ad ingegneria, senza un motivo ben preciso) e di quanto siamo bravi ad aver preso 30 ai medesimi, oppure ancora di come gli universitari passino ogni serata tra un aperitivo e l'altro (e proprio perchè sono universitario posso certificare quest'ultima come capzata colossale, dato che non conosco una sola persona che viva così e frequenti l'università. Ma sarò sfigato io ad aver conosciuto solo ragazzi ligi al dovere :yes: ).

Per la cronaca, mia madre è ragioniera e capisce 1/3 delle cose che le spiega suo figlio, povero laureato triennale (nemmeno particolarmente brillante nei voti) in finanza.
Poi se invece parlavamo di come fossero geniali e brillanti i ragionieri nel 1800 va bene, ma penso che ce ne faremo tutti una ragione ed accetteremo che il mondo sta andando in malora :o
 
deriva di che?
tu hai presente il livello dell'universitario medio?!?
Vuoi forse negare che la maggior parte delle lauree di oggi valgano come un diploma di qualche decennio passato?!?
Una laurea in economia oggi vale come un diploma di ragioneria di una volta!

A giudicare dal nick non ci sarà mica un leggero conflitto di interessi in questi argomenti?
Mi oapdre e ragioniere e non ha la più pallida idea di cosa significhi il concetto "rendimento marginale decrescente", cosa siano i costi di agenzia, cosa sia un equilibrio di nash, in cosa consista il DDM, o quale sia la differenza tra metodo patrimoniale o finanziario nella contabilizzazione del leasing.
Giusto per dare un idea della varietà delle nozioni di un laureato economia serio (che ha sincero interesse per la materia) quale mi considero.
 
- laurea 3+2: quella di 3 anni insegna veramente molto poco, diciamo che un buon studente di Ragioneria, sufficientemente maturo, riesce ad avere una preparazione simile.

Con tutto il rispetto non diciamo scemenze per cortesia.
Durante il mio corso al trienno tutti i ragioneri erano disperati perchè non capivano un acca, sopratutto appena compariva un filo di matematica (già con le derivate in microeconomia piangevano).
Certo avevano quel minimo vantaggio in economia aziendale, ma già a ragioneria generale ed applicata venivano balzati alla grande e dovevano tornare a casa a ristudiare tutto per bene.
 
Purtroppo è gated, comunque c'è questo paper recente

An Error Occurred Setting Your User Cookie

(viene la scritta error cookie etc ma il link è al paper)

In this article, the authors use a large, recent, and accessible data set to examine the effect of economics major on individual earnings. They find a significant positive earnings gain for economics majors relative to other majors, and this advantage increases with the level of education. Their findings are consistent with Black, Sanders, and Taylor (2003), documenting that about two-thirds of the bachelor's degree premium for economics majors can be attributed to the type of job economics majors perform, and about one-third is a premium that economics majors earn over other workers within the same job.

Su TUTTI i major, STEM compresi :cool:
 
Con tutto il rispetto non diciamo scemenze per cortesia.
Durante il mio corso al trienno tutti i ragioneri erano disperati perchè non capivano un acca, sopratutto appena compariva un filo di matematica (già con le derivate in microeconomia piangevano).
Certo avevano quel minimo vantaggio in economia aziendale, ma già a ragioneria generale ed applicata venivano balzati alla grande e dovevano tornare a casa a ristudiare tutto per bene.

Sì, ho esagerato, devo ammetterlo... ahahahahahah.

Riguardo ragioneria, un ragioniere che abbia studiato bene ragioneria (diciamo voto 8 in pagella) passa gli esami di Economia Aziendale e Metodologie quantitative d'azienda ad occhi chiusi.

Così come un ottimo studente dello scientifico (8 in matematica) passa Matematica passeggiando (ho visto studenti brillantissimi allo scientifico avere pochissime difficoltà anche con Analisi Matematica I al Politecnico).
 
Purtroppo è gated, comunque c'è questo paper recente

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(viene la scritta error cookie etc ma il link è al paper)

In this article, the authors use a large, recent, and accessible data set to examine the effect of economics major on individual earnings. They find a significant positive earnings gain for economics majors relative to other majors, and this advantage increases with the level of education. Their findings are consistent with Black, Sanders, and Taylor (2003), documenting that about two-thirds of the bachelor's degree premium for economics majors can be attributed to the type of job economics majors perform, and about one-third is a premium that economics majors earn over other workers within the same job.

Su TUTTI i major, STEM compresi :cool:

Certo... in USA ed in un intervallo di delirio economico finanziario di cui stiamo pagando il conto oggi (in tutto il mondo) e che continueremo a pagare a lungo (peraltro intervallato da fenomeni che hanno fatto fallire il LTCM e LB...).

Plausibilità retrospettiva.
 
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