Già 4 interventi del governo Meloni e la spesa per il superbonus è esplosa soprattutto nel 2023 (77 miliardi) e sta correndo anche nel 2024. Quindi ieri il quarto intervento. I 4 interventi sono da aggiungere a quelli del governo Draghi.
Quindi tante proroghe e poche restrizioni l'effetto di questi interventi correttivi.
Ricordiamo che il provvedimento iniziale è stato preso dal governo Conte che lo ha gestito per soli 7 mesi da luglio 2020 a febbraio 2021 (peraltro in un momento nel quale in tutto il mondo sono stati stanziati migliaia di miliardi di euro/dollari per fermare una recessione che vedeva il pil crollare anche del 10% con rischio di depressione economica).
Abbiamo avuto 3 anni per correggerlo (Giorgetti c'era anche nel governo Draghi) ed invece dopo tutte le correzioni fatte la spesa è anche lievitata denotando peggioramenti del saldo rispetto a quanto stimato prima di ogni correzione. Quindi o non sapevano quello che facevano o volevano fare proprio quelle limitate correzioni.
Giorgetti continua a piagnucolare; non vorrei che fosse come quel detto di Napoli che fa "chiagn e fott"
Superbonus, arriva il blocco per il Terzo settore e le aree terremotate
Eliminazione delle residue fattispecie per le quali risulta ancora vigente l’esercizio delle opzioni di cessione del credito e sconto in fattura, al posto delle detrazioni. Il
decreto legge, approvato a sorpresa dal Consiglio dei ministri di ieri, punta a questo obiettivo, che nella pratica significa assestare una stretta decisa alle poche aree rimaste nelle quali era ancora possibile utilizzare la cessione.
Si tratta, principalmente, delle opzioni esercitate da enti del Terzo settore e di quelle legate a lavori di ricostruzione nelle zone colpite da terremoti. Eccezioni teoricamente minimali ma che, alla prova dei fatti, stavano portando un impatto eccessivo sui conti pubblici. Anche se resta l’incognita di come sarà materialmente scritto il decreto: solo una volta lette le definizioni del testo sarà possibile capire chi si salverà dall’ennesima stretta al settore dei bonus edilizi. E se contratti già firmati consentiranno di continuare a utilizzare le vecchie regole.
Il provvedimento di ieri riprende idealmente il discorso avviato dall’esecutivo con il decreto Salva spese (Dl n 212/2023) di fine dicembre 2023. Con quell’intervento, infatti, era stata pesantemente limitata la possibilità di cedere il bonus barriere architettoniche del 75% che, in quella fase, rappresentava il principale spauracchio di una nuova esplosione delle cessioni. Quell’intervento, evidentemente, era stato troppo blando, perché ora il Governo deve correre nuovamente ai ripari, anche sulla scorta dei numeri del superbonus che hanno continuato a galoppare all’inizio del 2024 (a febbraio siamo già a quota 114 miliardi), ossia quando era teoricamente scemata la possibilità di utilizzare le maxi-agevolazioni al 90/110 per cento.
Per assestare la nuova stretta, l’esecutivo riprende idealmente tra le mani l’elenco delle eccezioni previste dal decreto 11/2023, con il quale è stato previsto il primo divieto di cessione del credito. In alcune situazioni quel divieto poteva essere aggirato, a partire dalle cessioni dei superbonus di enti del Terzo settore, cooperative di abitazione a proprietà indivisa e Iacp. Inoltre, il divieto non operava per il superbonus legato alla ricostruzione nelle aree colpite da terremoto, per le quali dal 1° aprile 2009 sia stato dichiarato lo stato d’emergenza.
Queste eccezioni vanno verso l’eliminazione, anche se resta l’incognita della formulazione definitiva del decreto, che potrebbe riservare qualche ulteriore sorpresa.