Tasso Fisso o Inflation linked: nei tempi lunghi il mercato li allinea?

  • Ecco la 66° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    I principali indici azionari hanno vissuto una settimana turbolenta, caratterizzata dalla riunione della Fed, dai dati macro importanti e dagli utili societari di alcune big tech Usa. Mercoledì scorso la Fed ha confermato i tassi di interesse e ha sostanzialmente escluso un aumento. Tuttavia, Powell e colleghi potrebbero lasciare il costo del denaro su livelli restrittivi in mancanza di progressi sul fronte dei prezzi. Inoltre, i dati di oggi sul mercato del lavoro Usa hanno mostrato dei segnali di raffreddamento. Per continuare a leggere visita il link

Mi spiace, ma non è il problema esposto qui

Il sig. Rossi ha le idee molto confuse... :D

P.S. Per quando riguarda la beneficenza in USD a cui destinare le cedole, non è uno scherzo o un modo di dire.

L'incredulità riguarda la motivazione che spinge a complicarsi tanto la vita nel fare cose semplici... sembra quasi che cerchi dei pretesti per metterti in condizione di non decidere.

"Le cedole più alte sono quelle del tasso fisso"
Osservo: ORA sono quelle del tasso fisso, MA rimarranno al 3% per i prossimi 20 anni. Invece un Titolo inflation linked di uguale durata (ventennale) mi dà 1.235% di un capitale che si rivaluta con l'inflazione americana.

Forse non ti è chiaro come avviene la rivalutazione...
La cedola del bond IL non è 1,235%+inflazione MA è 1,235%*(1+inflazione)
Qualora nei prossimi 10 anni ci fosse un'inflazione cumulata del 30% la cedola del bond IL diventerebbe 1,235%*1,3=1,6%

Il bond IL ti conviene solo se alla scadenza vuoi ricevere il nominale rivalutato del 30%, anziché svalutato, per fare beneficenza senza perderci troppo tu (solo il 10% del prezzo a 110 anziché il 30% e passa della svalutazione)

Il problema si pone perché il Sig. Rossi non impiega OGGI tutto il capitale, ma solo 1/10 di esso e si riserva di intervenire in futuro altre 9 volte, sempre con 1/10 del capitale, alle condizioni indicate sopra (valore prezzo/tasso di cambio, rispetto al prezzo medio di carico in euro del titolo già in portafoglio.

Io 'sta cosa del prezzo di carico non l'ho proprio capita.
Ma perché dovresti rinunciare del tutto alla beneficenza se il prezzo non scende? :confused:
Magari ne farai un po' di più, magari di meno... ma che te frega! :confused2:

Altro problema, connesso a questo, è l'incidenza della variazione dei tassi di interesse su un titolo a lunga duration a tasso fisso e su un titolo inflation linked. Incide allo stesso modo?

Questo bisogna appurare. Quale titolo abbia la maggior probabilità di essere acquistato in futuro.

Anche se io non condivido la regola.
 
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Il problema che ha posto la maestra è proprio questo: se il mercato nei tempi lunghi (20 anni) allinea i rendimenti, acquistare oggi un Titolo a tasso fisso o un Titolo inflation linked genererebbe i medesimi rendimenti.

Guarda che ancora non è chiaro quale sia il "problema".

E' corretta l'interpretazione che ne ho dato io?
Cioè che quello che tu chiami "rendimento" è in realtà il solo flusso cedolare?
E che il nominale resta a te mentre sono solo le cedole ad andare in beneficenza?

In altre parole, se un aumento del tasso di interesse dell'1% (per esempio il 16.11.2017), mi fa ritrovare tra un anno con prezzo 86 il Titolo 3% a tasso fisso che oggi ho in carico a 100, ciò si rifletterà anche sul Titolo 1,235% inflation linked, che oggi ho in carico a 110 e quindi lo ritroverò a 92?

Scusa, ma di quali bond si tratta in concreto? Sono questi?

US912810RJ97 T-Bond 3% 15nv44
US912810RF75 Tips 1.375% 15fb44

La risposta che ha dato Cren mi sembra, ad OGGi, fondare la scelta per un titolo inflation linked.
Ho capito bene?

Cren ha risposto ad una domanda sul rendimento dei titoli.

Ma ho l'impressione che per "rendimento" tu intenda qualcos'altro.
 
greentrees le risposte ti sono gia state date pagine addietro, il mercato oggi allinea I rendiemnti ATTESI nel futuro. Quando tu entri in un posizione, I rendimenti Ex post, cioé quelli che avrai effettivamente é molto poco probabile siano in linea con quelli attesi. Quale sia lo struemtno milgiore (la "mediata magica") nessuno te lo puo dire oggi perché non abbiamo la sfera di cristallo. Fra 30 anni, quale sarebbe stata la strategia migliore te lo sapremo dire :D . A parte questo Lind us ti ha dato qualche dritta, esposta in modo esoterico, ma cmq molto buona. Il fatto che struemnti apghino cedole o no non é rilevante se non dal punto di vista fiscale. A parte il diverso regime fiscale su cedole e plusvalenze, un profitto tramite S&P500 é uguale ad un profitto su titolo che paga cedole. Ti basta solo disinvestire l'x% sullo SP500 a fine anno e hai la tua cedola artificiale (tra l'altro lo SP500 fino ad un mese fa pagava dividendi quasi a livello cedole Treasuries decennali).

Grazie per la tua risposta che sintetizza la discussione fin qui fatta.
L'alternativa possibile è un ETF su S&P 500. Certo, potrei disinvestire ogni anno un numero di quote e ottengo una "cedola artificiale" (come la chiami tu). Certamente potrei utilizzare la strategia di acquisti frazionati (ogni volta 1/10 del capitale disponibile).
Ciò che mi tiene lontano da questa scelta è:
- maggiore volatilità dell'indice S&P 500
- inefficienza di tale scelta perché, nel mio caso, le commissioni applicate alla vendita delle quote dell'ETF mi penalizzerebbero. Vi risparmio i dettagli.
 
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Il sig. Rossi ha le idee molto confuse... :D



L'incredulità riguarda la motivazione che spinge a complicarsi tanto la vita nel fare cose semplici... sembra quasi che cerchi dei pretesti per metterti in condizione di non decidere.



Forse non ti è chiaro come avviene la rivalutazione...
La cedola del bond IL non è 1,235%+inflazione MA è 1,235%*(1+inflazione)
Qualora nei prossimi 10 anni ci fosse un'inflazione cumulata del 30% la cedola del bond IL diventerebbe 1,235%*1,3=1,6%

Il bond IL ti conviene solo se alla scadenza vuoi ricevere il nominale rivalutato del 30%, anziché svalutato, per fare beneficenza senza perderci troppo tu (solo il 10% del prezzo a 110 anziché il 30% e passa della svalutazione)



Io 'sta cosa del prezzo di carico non l'ho proprio capita.
Ma perché dovresti rinunciare del tutto alla beneficenza se il prezzo non scende? :confused:
Magari ne farai un po' di più, magari di meno... ma che te frega! :confused2:



Questo bisogna appurare. Quale titolo abbia la maggior probabilità di essere acquistato in futuro.

Anche se io non condivido la regola.

Preciso che non mi sembra di aver scritto che il titolo inflation linked corrisponde l'1,375% + inflazione, ma che il titolo inflation linked corrisponde una cedola pari all'1,375% del valore nominale rivalutato sulla base dell'inflazione americana. Non ho scritto la formula perché non la conosco. Grazie per averla indicata.

Ancora sulla questione della beneficenza (che non so perché ti attira tanto...!). Non mi sembra di aver detto che se il prezzo del titolo scende rinuncio alla beneficenza. Ho semplicemente detto (per soddisfare la curiosità di chi lo ha chiesto) che le cedole servono a finanziare senza interessi progetti di microcredito. Tutto qui. Quindi ogni sei mesi la cedola verrà impiegata per questo scopo.

Ho posto delle questioni che per me non sono banali. Forse lo sono per voi, ma per me (incompetente) non lo sono. Per esempio:

a) Il rialzo dei tassi influisce in modo diverso sul prezzo di un titolo a tasso fisso, rispetto ad un titolo inflation linked della medesima scadenza?

b) La protezione dall'inflazione inattesa è maggiore in un titolo inflation linked, rispetto ad un titolo a tasso fisso?

c) Acquistare il medesimo titolo (frazionando il capitale iniziale per esempio in 10 parti), quando il rapporto prezzo/tasso di cambio ha un valore inferiore al rapporto prezzo/tasso di cambio del titolo già in portafoglio (prezzo medio di carico espresso in euro), è una strategia più efficiente rispetto ad un PIC o ad un PAC?

d) La decisione semestrale, ad una data prefissata, se intervenire o meno con un nuovo acquisto, può introdurre un elemento di autodisciplina che attutisce i fattori emotivi di un investimento?

e) La strategia indicata al punto c) può essere una valida strategia per l'investimento in valuta non euro? Cioè definisco ex ante:
- la percentuale del capitale complessivo da investire in quella valuta,
- la quantità da investire ogni volta che si realizzano le condizioni indicate al punto c)
In tal modo, dovunque vada il tasso di cambio EUR/USD in futuro, io so già come agire, sfruttando sia le possibili oscillazioni del prezzo (da 100 a 117 per esempio in un anno), sia le oscillazioni del cambio EUR/USD (da 1,39 a 1,06 in due anni). Che questa sia una "mediata magica" non lo so, ma non mi sembra sia campata per aria.

Evidentemente non chiedo di rispondere a nessuno di questi quesiti. Vi ho già annoiato troppo. Li ho indicati solo per far comprendere che non ho aperto la discussione per scherzare, o per perdere tempo o per far perdere tempo, ma perché intuivo che dietro le mie riflessioni c'erano dei problemi teorici che sono fuori della mia portata.

Comprendo bene che ci siano mille altri modi di impiegare il proprio capitale perché dia un flusso cedolare e non si svaluti nel tempo.
La mia cosiddetta "strategia" (frutto di incompetenza e di un po' di riflessione) è uno dei Xmille modi. Probabilmente inefficiente, ma non credo totalmente stupida. Non l'ho proposta come "la pietra filosofale" dell'investimento. Ho chiesto qualche delucidazione sui problemi teorici sottostanti. Tutto qui.

Che non sia esperto di econometria, lo si comprende immediatamente. Ho cercato solo di esprimermi meglio che potevo, certo non adoperando i termini appropriati. In ogni caso grazie ai lettori e a quanti sono intervenuti.
 
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a) Il rialzo dei tassi influisce in modo diverso sul prezzo di un titolo a tasso fisso, rispetto ad un titolo inflation linked della medesima scadenza?
Teoricamente no: il modo più semplice per scomporre il rendimento di un'obbligazione è come somma di costo del denaro e rischio di credito; il costo del denaro è letto dal mercato.

In realtà sarebbe da cercare in letteratura e/o studiare il legame tra rialzo dei tassi e rialzo dell'inflazione per dare una risposta più precisa, ma qualcuno potrebbe parimenti risponderti che nella curva dei tassi a mercato sono già incluse le aspettative di inflazione... io sono per questa ultima ipotesi, e quindi ti direi che un aumento del costo del denaro a parità di inflazione non produce differenze apprezzabili, ceteris paribus.

Se la curva dei tassi di interesse non scontasse l'inflazione attesa, un aumento dei tassi ridurrebbe l'inflazione attesa e quindi il titolo I/L soffrirebbe di più.
b) La protezione dall'inflazione inattesa è maggiore in un titolo inflation linked, rispetto ad un titolo a tasso fisso?
Ovviamente sì: l'inflazione è letale per tutto il reddito fisso meno che per gli I/L.
c) Acquistare il medesimo titolo (frazionando il capitale iniziale per esempio in 10 parti), quando il rapporto prezzo/tasso di cambio ha un valore inferiore al rapporto prezzo/tasso di cambio del titolo già in portafoglio (prezzo medio di carico espresso in euro), è una strategia più efficiente rispetto ad un PIC o ad un PAC?
No.
d) La decisione semestrale, ad una data prefissata, se intervenire o meno con un nuovo acquisto, può introdurre un elemento di autodisciplina che attutisce i fattori emotivi di un investimento?
Può darsi, dipende da te.
e) La strategia indicata al punto c) può essere una valida strategia per l'investimento in valuta non euro? Cioè definisco ex ante:
- la percentuale del capitale complessivo da investire in quella valuta,
- la quantità da investire ogni volta che si realizzano le condizioni indicate al punto c)
In tal modo, dovunque vada il tasso di cambio EUR/USD in futuro, io so già come agire, sfruttando sia le possibili oscillazioni del prezzo (da 100 a 117 per esempio in un anno), sia le oscillazioni del cambio EUR/USD (da 1,39 a 1,06 in due anni). Che questa sia una "mediata magica" non lo so, ma non mi sembra sia campata per aria.
Anche se lind us mi prende per i fondelli, io insisto: la strategia che descrivi è equivalente alla vendita allo scoperto di Put sul tasso di cambio, ovvero accumuli sui movimenti avversi abbassando il p.m.c. nella speranza che poi si risalga.

Chiedi se è valida: non lo so, sicuramente lì fuori è pieno di gente che vende Put sui cambi, così come è pieno di gente che gli fa da controparte; a volte sono più furbi i primi, a volte i secondi.

Sicuramente fare quello che vuoi fare sistematicamente e acriticamente non può darti risultati che non siano colpi di fortuna o di sfortuna, solo rendere quello che fai psicologicamente più confortevole per il tuo profilo di rischio.
 
Anche se lind us mi prende per i fondelli, io insisto: la strategia che descrivi è equivalente alla vendita allo scoperto di Put sul tasso di cambio, ovvero accumuli sui movimenti avversi abbassando il p.m.c. nella speranza che poi si risalga.

Anzitutto, grazie Cren, per il tuo contributo e le tue risposte. I due papers che hai allegato sono molto interessanti. Ho iniziato a leggerli. Sei stato molto gentile.

In riferimento a quanto da me evidenziato in neretto, questo potrebbe valere per un titolo azionario o per un ETF o un fondo. Questi tre strumenti non smettono mai di oscillare, per cui non sai come li ritroverai tra un anno. Un Treasury, invece, come ogni titolo obbligazionario di un emittente a basso rischio, può oscillare nel corso della sua durata, ma tende a ritornare a 100 e, difatti, alla fine rimborsa esattamente 100.

Nel caso di un titolo di emittente affidabile, io so in partenza come e quando si chiuderà la partita.
Per questo, la mia (cosiddetta) strategia si differenzia da un PAC su un ETF, o su interventi successivi di mediazione su un titolo azionario. In questi casi, nessuno è in grado di prevedere come finirà la partita. Qui sì che debbo assolutamente sperare che - dopo le successive mediazioni - il prezzo della quota o del titolo risalga.
Il PAC che viene presentato come l'antidoto della volatilità, perché sfrutta la volatilità, in realtà si fonda sulla speranza di stare accumulando nella fase discendente e sulla speranza di poter vendere nella fase ascendente. Ma questo lo saprai solo ex post.

Che dire del fatto che potresti, invece, trovarti ad aver accumulato nella fase ascendente e di dover vendere nella fase discendente del titolo?
Nella crisi del 2008, alcuni indici azionari hanno perso il 50-60% del loro valore iim breve tempo e la ripresa è stata lentissima per alcuni mercati (anni!). Che dire se, ignaro del futuro, avevo accumulato, fino alla vigilia della crisi, con un rigoroso PAC quote di un ETF legato a quell'indicei, prima del 2008, nella fase ascendente, e di trovarmi poi nella necessità di vendere tutte o in parte le quote di quell'ETF dopo il 2008, cioè nella fase discendente. Sarebbe stato un bagno di sangue...!

Grazie ancora per il tuo contributo.
 
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Grazie Lind us...! Immagino che in azienda dovrete ben coprirvi le spalle.
 
Dai 2 doc che ho allegato, viene fuori una piccola nota statistica: nel decennio 04/14, gli IL sono sempre stati sotto la BEI, quindi sarebbe stato più conveniente investire in fixedincome. Scusate, ma a me piace da matti il senno del giorno dopo :D
 
Non mi sembra di aver detto che se il prezzo del titolo scende rinuncio alla beneficenza. Ho semplicemente detto ... che le cedole servono a finanziare senza interessi progetti di microcredito. Tutto qui. Quindi ogni sei mesi la cedola verrà impiegata per questo scopo.

Ma ti sembra normale che dopo dieci pagine nessuno sia riuscito a capire quale sia lo scopo dell'investimento? :wall:
Dici di essere come una casalinga di Voghera... ma le casalinghe hanno le idee chiarissime!

Tu dici di voler investire in bond USA il 10% di una certa somma ogni tot mesi.
Le cedole di questi bond finiranno in beneficenza SOLO SE i bond li compri. O no?

Se i bond non dovessi comprarli più (oltre alla prima tranche) perché il loro prezzo in euro non scende più sotto quello della prima tranche e le somme restassero investite in euro, la beneficenza la faresti con le cedole in euro convertite in dollari?

Se riuscissi a comprare solo il primo bond (perché nei mesi successivi il dollaro guadagna più di quanto perde di valore il bond, e il prezzo in euro non scende più sotto il prezzo iniziale) finiresti per fare beneficenza solo con le cedole del 10% delle somme inizialmente preventivate.
 
Dimenticavo, Blacksmith: Buona domenica! e grazie delle tue osservazioni.

E' vero che si può verificare quello che dici, ma avendo tempo dinanzi, credo che l'andamento dei tassi di interesse o le variazioni nei tassi di cambio, su un titolo che ha 20 anni di vita, probabilmente ne avranno di oscillazioni, e non poche. Alcune potrebbero consentirmi di attuare la cosiddetta strategia...!

Posto l'obiettivo di avere un flusso cedolare annuo da un capitale che non si deprezza con l'inflazione nel lungo periodo, che strategie alternative ho?

a) investimento del capitale tutto intero oggi, (al tasso di cambio EUR/USD 1,06), su un titolo a tasso fisso espresso in USD, alla vigilia (probabile) di una stagione di rialzo dei tassi? Non mi pare una scelta saggia.

b) PAC su ETF azionario (per esempio S&P 500) con disinvestimento annuale di parte delle quote, che diventano la "cedola" da impiegare per i miei scopi? Più su ho indicato le mie perplessità sul PAC, il cui rendimento è comunque condizionato dal timing di ingresso e di disinvestimento, assolutamente imprevedibili ex ante. Un esempio estremo: se avessi iniziato un PAC su Lyxor UCITS ETF STOXX Europe 600 Banks EUR al giugno 2007 o - peggio ancora - nel giugno 2005, oggi non avrei più occhi per piangere...!

c) Investimento del capitale tutto intero oggi (al tasso di cambio EUR/USD 1,06) su un titolo inflation linked espresso in USD, con prezzo assai elevato, dopo la lunga stagione del QE?

d) Fondi comuni a distribuzione cedola? "Il rendimento passato non è assolutamente garanzia del rendimento futuro ...", e poi costi di gestione, e poi ... cedola? o rimborso programmato (e tassato) del capitale investito? Un'obbligazione so che a scadenza (se di emittente a basso rischio) mi restituisce 100, un fondo tra 10 anni dove sarà? I fondi che a 10 anni hanno avuto dei rendimenti accettabili non sono molto e li hanno raggiunti a costo di una volatilità estrema (Thailand, Cina, ecc.).

e) trading sull'azionario, non sono capace...!

e) ... altro non mi viene in mente

E' chiaro che ragiono ad alta voce, ma non è questa la sezione per discutere di queste cose.

Grazie, comunque, Blacksmith per la pazienza nel leggermi.
 
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Posto l'obiettivo di avere un flusso cedolare annuo da un capitale che non si deprezza con l'inflazione nel lungo periodo, che strategie alternative ho?
Ah, adesso l'obiettivo del Sig. Rossi è cambiato decisamente.

Coi vincoli che hai messo non hai alternative migliori dello SPY: i dividendi bene o male li darà sempre e sono le tue cedole in dollari; essendo azionario sono beni reali e non nominali, quindi viaggiano di pari passo con l'inflazione.

Come lavorarlo dipende da te: se hai redditi e nessuna voglia di faticare, il modo più semplice è un piano di accumulo mensile; se hai voglia di lavorare un poco di più, sulla base dell'importo dei più recenti dividendi fissa un dividend yield a cui ti va bene restare dentro incastrato (ti basta fare scendere il prezzo) e fatti un piano di incremento via via crescente mano a mano che ti avvicini a quel livello di prezzo.
 
Ah, adesso l'obiettivo del Sig. Rossi è cambiato decisamente.

Coi vincoli che hai messo non hai alternative migliori dello SPY: i dividendi bene o male li darà sempre e sono le tue cedole in dollari; essendo azionario sono beni reali e non nominali, quindi viaggiano di pari passo con l'inflazione.

Come lavorarlo dipende da te: se hai redditi e nessuna voglia di faticare, il modo più semplice è un piano di accumulo mensile; se hai voglia di lavorare un poco di più, sulla base dell'importo dei più recenti dividendi fissa un dividend yield a cui ti va bene restare dentro incastrato (ti basta fare scendere il prezzo) e fatti un piano di incremento via via crescente mano a mano che ti avvicini a quel livello di prezzo.

Grazie per il tuo contributo, sempre costruttivo. Mi potresti spiegare meglio (con un esempio) la parte evidenziata?
Circa il PAC, ho espresso prima i miei timori. Il rendimento di un PAC è condizionato dal timing di ingresso, dall'andamento ascendente o discendente della fase di accumulo e dall'andamento ascendente o discendente della fase di riscatto delle quote dell'ETF che replica S&P 500.

Per questo, mi interessava conoscere un'alternativa, come sembra sia quanto da me evidenziato in neretto.
 
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SPY = S&P 500
QQQ = Nasdaq
TLT = 20+ Treasury bonds
TIP = TIPS

HVA = ???
 
Esempio di strategia che punta ad un rimbalzone: facciamo finta che lo SPY distribuirà $4,42 di dividendo nel prossimo anno e che tu sia interessato ad un dividend yield del 3%; vuoi stare in posizione 200 giorni e ritieni che la volatilità media dello SPY nei prossimi 200 giorni sarà inferiore al 10% annuo.

Potresti aspettare che dai $219 attuali il prezzo crolli a $147 per entrare con tutto, ma... ci arriverà mai? Aspetterai all'infinito? Chi lo sa!

Un altro possibile schema, come se ne possono confezionare tanti, per cominciare l'accumulo sulle discese e alleggerire sui rimbalzi è questo:

Sulle righe il prezzo futuro dello SPY in dollari, sulle colonne le date future in cui prenderai le tue decisioni e nel mezzo la percentuale del tuo capitale da tenere nello SPY (si legge così: quanto capitale tengo nel trade se il 10 marzo 2017 lo SPY vale $140? L'88% della somma a mia disposizione; se poi il 2 marzo 2017 siamo a $150 alleggerisco portandomi al 39%, se invece siamo scesi ancora a $130 medio il prezzo di carico arrivando al 99% del capitale).

Non ti sto sollecitando a suicidarti in questo modo, ti sto solo mostrando un piano di trading non lineare come è invece un piano di accumulo mensile a quote fisse.

Ti ringrazio per la pazienza e per la esemplificazione. I miei limiti non mi consentono però di comprenderla bene.

Quali sono i criteri in base ai quali passo dal 100% di oggi all 88% del 10 febbraio 2017 con SPY a 140$. Perché non a 80% od a 75%? In base a quale calcolo mi viene la percentuale dell'88%.

E poi perché, se alla data successiva del 2 marzo 2017 SPY sale a 150$ io passo da 88% a 39% del capitale, e non a 40% o 30% o 55%? Perché ottengo proprio il 39%, in base a quale calcolo?

E perché, se SPY scende a 130 io medio portandomi al 99% del capitale? E' un numero casuale solo a titolo esemplificativo, o è frutto di un calcolo? Quale?

E poi. Alla prima colonna risulta che entro con il 100% del capitale se SPY vale 140$. E' un valore casuale, solo a titolo di esempio? Oggi SPY vale 220$.


Grazie ancora della tua pazienza. Qui siamo proprio nell'econometria...!
 
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Esempio di strategia che punta ad un rimbalzone: facciamo finta che lo SPY distribuirà $4,42 di dividendo nel prossimo anno e che tu sia interessato ad un dividend yield del 3%; vuoi stare in posizione 200 giorni e ritieni che la volatilità media dello SPY nei prossimi 200 giorni sarà inferiore al 10% annuo.

Potresti aspettare che dai $219 attuali il prezzo crolli a $147 per entrare con tutto, ma... ci arriverà mai? Aspetterai all'infinito? Chi lo sa!

Un altro possibile schema, come se ne possono confezionare tanti, per cominciare l'accumulo sulle discese e alleggerire sui rimbalzi è questo:
Sulle righe il prezzo futuro dello SPY in dollari, sulle colonne le date future in cui prenderai le tue decisioni e nel mezzo la percentuale del tuo capitale da tenere nello SPY (si legge così: quanto capitale tengo nel trade se il 10 febbraio 2017 lo SPY vale $140? L'88% della somma a mia disposizione; se poi il 2 marzo 2017 siamo a $150 alleggerisco portandomi al 39%, se invece siamo scesi ancora a $130 medio il prezzo di carico arrivando al 99% del capitale).

Non ti sto sollecitando a suicidarti in questo modo, ti sto solo mostrando un piano di trading non lineare come è invece un piano di accumulo mensile a quote fisse.

Ti ringrazio per la pazienza e per la esemplificazione. I miei limiti non mi consentono però di comprenderla bene.

Quali sono i criteri in base ai quali passo dal 100% di oggi all 88% del 10 febbraio 2017 con SPY a 140$. Perché non a 80% od a 75%? In base a quale calcolo mi viene la percentuale dell'88%.

E poi perché, se alla data successiva del 2 marzo 2017 SPY sale a 150$ io passo da 88% a 39% del capitale, e non a 40% o 30% o 55%? Perché ottengo proprio il 39%, in base a quale calcolo?

E perché, se invece SPY scende a 130 io medio portandomi al 99% del capitale? E' un numero casuale solo a titolo esemplificativo, o è frutto di un calcolo? Quale?

E poi. Alla prima colonna risulta che entro con il 100% del capitale se SPY vale 140$. E' un valore casuale, solo a titolo di esempio? Oggi SPY vale 220$.


Grazie ancora della tua pazienza. Qui siamo proprio nell'econometria...!
 
Come ti ho scritto, è solo un esempio: qualsiasi altro schema si può usare, che sia intelligente è un altro paio di maniche.

In particolare io ho usato il Delta di una Put con scadenza 200 giorni scritta sullo SPY, con prezzo di esercizio di $147 e ho supposto lo SPY avere volatilità media del 10% e il 2% di dividend yield.

Mi è sembrato uno schema che tenesse conto di diversi fattori in modo soddisfacente: prezzo, tempo, volatilità.
 
Come ti ho scritto, è solo un esempio: qualsiasi altro schema si può usare, che sia intelligente è un altro paio di maniche.

In particolare io ho usato il Delta di una Put con scadenza 200 giorni scritta sullo SPY, con prezzo di esercizio di $147 e ho supposto lo SPY avere volatilità media del 10% e il 2% di dividend yield.

Mi è sembrato uno schema che tenesse conto di diversi fattori in modo soddisfacente: prezzo, tempo, volatilità.

Grazie del chiarimento.
 
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