intervista del corriere a labriola---
Labriola: «Tim sarà più snella. E con meno debito il mercato ci premierà
intervista a labriola--domanda---Si rivedranno i 50 centesimi di euro toccati a novembre dell’anno scorso da Tim quando si era fatta avanti Kkr?
«Quel massimo era legato alle speculazioni sull’attesa di un’Opa. Prima il titolo quotava sui 30 centesimi. Da allora, però, è cambiato il mondo: pandemia, guerra, inflazione, caduta del governo.Questo mix di fattori pesa, e noi, col nostro debito, ne risentiamo
A maggior ragione, lei non li avrebbe presi 0,505 euro ad azione?
«No, il valore di Tim è decisamente superiore e il nostro piano lo farà emergere. Se Kkr era veramente pronto a puntare oltre 30 miliardi abbiamo la conferma a questa tesi».
Ora Kkr è seduta insieme a voi Cdp e Macquarie al tavolo per rete unica. Il piano di separazione della rete è stato deciso in funzione di questo progetto?
«Dal punto di vista industriale la maggiore opportunità è un’operazione di integrazione con Open Fiber perché genera molte più sinergie e un valore più alto nell’interesse di tutti gli stakeholders-
Però 34 miliardi per la rete, di cui ha parlato il suo primo azionista Vivendi, sono tanti sia per Cdp sia per un partner finanziario, non crede?
«La cosa importante oggi è continuare a lavorare sul piano. Ci sarà tempo e modo per discutere i valori corretti per un’integrazione nell’interesse di tutti gli azionisti».
Con la caduta del governo la rete unica si fermerà di nuovo?
«È ormai opinione diffusa che la rete unica evita duplicazioni. Possono esserci sfumature sul come concretizzarla ma l’obiettivo è condiviso».
A otto mesi dall’arrivo al vertice di Tim, dove si vede il segno della sua gestione?
«I segni sono numerosi e sono frutto del lavoro di una squadra che con gli ultimi innesti è andata a regime e crede fortemente di poter cambiare questa azienda. In otto mesi abbiamo fatto un lavoro enorme che in condizioni normali avrebbe richiesto 2 o 3 anni: è stata chiusa l’acquisizione di Oi in Brasile, firmato un finanziamento con Sace che ci dà tranquillità finanziaria fino al 2024, firmato il memorandum per la rete unica con Cdp, Open Fiber, Macquarie e Kkr, rinegoziato l’accordo con Dazn, vinto la gara per il Polo strategico nazionale e tutti i bandi più importanti del Pnrr. Il nuovo piano, con cui abbiamo reso evidenti i valori nascosti della nostra società, segna un taglio netto col passato attraverso la creazione di entità focalizzate su target di clienti diversi: wholesale, consumer e grandi aziende».
Come sarà la Tim di domani?
«Non più verticalmente integrata e con il debito alle spalle. Svilupperemo il 5G e le nuove tecnologie e punteremo sul rapporto con i clienti. Tim deve recuperare competitività sul mercato consumer, oggi uno dei più complessi in Europa per via della guerra dei prezzi. Mise e Ministero dell’Innovazione hanno aperto un tavolo sulle Tlc, segno che non c’è un problema Tim ma di settore. Resta il fatto che dobbiamo aumentare la qualità dei servizi per famiglie e imprese: già oggi forniamo connettività e servizi cloud a tutti, siamo un interlocutore preferenziale e su questo dobbiamo capitalizzare. Il 60% dei ricavi Enterprise è contrattualizzato al 2025».
In Tim Consumer ci sarà anche Tim Vision con il calcio di Dazn ma non più in esclusiva.
«Oggi l’approccio ai contenuti deve essere sempre più una logica di vendita e non di produzione o di esclusiva, che non è sostenibile. Abbiamo raggiunto il miglior compromesso possibile per continuare a offrire il campionato di Serie A ai clienti di TimVision».
Una Tim senza rete che Tim sarà?
«Sarà un’azienda più centrata su modelli di business specifici. Avrà come punti di forza Tim Enterprise, che è un gioiello grazie alla propria leadership nel Cloud, nell’Internet of Things e nella cybersecurity. Tim Consumer, operatore di riferimento sul domestico, che migliorerà la propria offerta con servizi all’avanguardia e un posizionamento premium. Sarà anche più snella, oggi il gruppo conta circa 140 aziende fra controllate, collegate e partecipazioni di minor importanza. Questo comporta costi e sforzi in termini di gestione tra consigli, collegi sindacali... La parola d’ordine è semplificare, da cui deriva efficienza. Sul fronte dell’organizzazione aziendale abbiamo preso l’impegno di avere nei nostri Cda almeno il 40% di donne: è importante perché possono arricchire lo stile di leadership dell’azienda