Telecom: l'insostenibile leggerezza di averla in portafoglio

Lunedì, 24 giugno 2024

Tim, ecco che cosa può succedere dopo il 1° luglio con la cessione della rete​

Conclusa la cessione della rete si apre la fase due per l'azienda: che può puntare al M&A. Ecco gli obiettivi​

di Marco Scotti


Tim, ecco che cosa può succedere dopo il 1° luglio con la cessione della rete​

Albo signanda lapillo, dicevano i latini per indicare un giorno che meritava di essere segnato sul calendario. E dunque: il 1° luglio si dovrà stappare del vino buono per celebrare la nascita della Netco, la società che gestirà la rete realizzata da Kkr (e dal Mef) e che dovrebbe poi portare alla creazione della rete unica dopo la fusione con Open Fiber. D’altronde, i due miliardi di “earn out” previsti dal contratto con gli americani verranno corrisposti in caso di realizzazione del progetto infrastrutturale più importante degli ultimi anni. E che qualcosa succederà nelle prossime settimane è testimoniato anche dalla decisione di Fastweb di uscire da FiberCop per concentrarsi sulle interazioni con Vodafone Italia.

Ma, dunque, sarà davvero un grande giorno? Pietro Labriola per due anni ha scommesso su questa possibilità, fin da quando
– dopo la turbolenta uscita da Tim di Luigi Gubitosi – si è issato sullo scranno più alto dell’ex-Telecom e ha capito subito che il gigantesco debito non sarebbe mai stato abbattuto senza vendere l’argenteria. Davanti a lui una scelta: cedere Tim Brazil, che oggi rappresenta l’unico asset sempre fruttifero. Due esempi su tutti: un mese fa è stato presentato il bilancio trimestrale, con numeri in crescita. Ma andando ad analizzare meglio si scopre che questo avviene grazie alla crescita dell’8% delle revenue in Brasile, mentre il mercato domestico flette dell’1,3%.


Ebitda in aumento? Sì, ma grazie alla performance record del mercato carioca, che sale dell’11,8%. Perché altrimenti si dovrebbe registrare un calo del 3,4%.
E poi c’è il problema del debito, che aumenta esattamente di un miliardo e arriva a 21.370 milioni. Non ci sono molte scelte, dunque: la rete andava venduta e sarà venduta. Per fare cosa? L’idea è che una volta completata la realizzazione di ServiceCo si dovrebbe dare vita a un’azienda agile, con “pochi” dipendenti, che si occupi solo dei servizi di telefonia, perdendo invece la rete. Tra l'altro rimane ancora il tema Sparkle: il ceo vorrebbe 800 milioni, ma al momento questa cifra non l'ha offerta nessuno. Ci si arriverà, lentamente.


Labriola l’ha fatto intendere: per l’M&A ci siamo. Ma davvero? Partiamo dai dati positivi, cioè che la nuova società di servizi avrà meno della metà degli attuali dipendenti e un Ebitda da un miliardo, a fronte di ricavi vicini ai 3,5 miliardi. Numeri positivi che però hanno un grande punto interrogativo: quanto sarà il debito? Attualmente è intorno ai 30 miliardi e continua a crescere. Prima di parlare di acquisizioni, sarebbe meglio capire quale sarà il fardello. Non va mai dimenticato come si è arrivati a questo punto, con la folle opa a debito di Olivetti che di fatto ha definitivamente azzoppato Telecom. Solo così si potrà determinare se e come Tim potrà muoversi.


Con Iliad, ad esempio, è in atto un gioco delle parti. I francesi si sono sempre detti “disponibili a valutare nuove possibilità”
. Tim, noblesse oblige, vuole provare a giocare la sua partita. Ma quello che è ineluttabile è che la fusione tra Vodafone Italia e Fastweb porta il mercato verso un necessario sistema di aggregazioni, l’unico possibile per reggere l’erosione dei margini nella telefonia. Un sistema che ha rincorso spesso la riduzione del prezzo dimenticando che abbiamo ora le tariffe più basse d’Europa sia per mobile che per la rete fissa. Il consolidamento degli operatori, dunque, non è più procrastinabile. Ma Tim esattamente che ruolo potrà giocare? È quello che si chiedono molti operatori. Per ora, però, non c’è risposta.
Ma allora perché per il mio portafoglio è sempre rubro signanda lapillo ?
 
Lunedì, 24 giugno 2024

Tim, ecco che cosa può succedere dopo il 1° luglio con la cessione della rete​

Conclusa la cessione della rete si apre la fase due per l'azienda: che può puntare al M&A. Ecco gli obiettivi​

di Marco Scotti


Tim, ecco che cosa può succedere dopo il 1° luglio con la cessione della rete​

Albo signanda lapillo, dicevano i latini per indicare un giorno che meritava di essere segnato sul calendario. E dunque: il 1° luglio si dovrà stappare del vino buono per celebrare la nascita della Netco, la società che gestirà la rete realizzata da Kkr (e dal Mef) e che dovrebbe poi portare alla creazione della rete unica dopo la fusione con Open Fiber. D’altronde, i due miliardi di “earn out” previsti dal contratto con gli americani verranno corrisposti in caso di realizzazione del progetto infrastrutturale più importante degli ultimi anni. E che qualcosa succederà nelle prossime settimane è testimoniato anche dalla decisione di Fastweb di uscire da FiberCop per concentrarsi sulle interazioni con Vodafone Italia.

Ma, dunque, sarà davvero un grande giorno? Pietro Labriola per due anni ha scommesso su questa possibilità, fin da quando
– dopo la turbolenta uscita da Tim di Luigi Gubitosi – si è issato sullo scranno più alto dell’ex-Telecom e ha capito subito che il gigantesco debito non sarebbe mai stato abbattuto senza vendere l’argenteria. Davanti a lui una scelta: cedere Tim Brazil, che oggi rappresenta l’unico asset sempre fruttifero. Due esempi su tutti: un mese fa è stato presentato il bilancio trimestrale, con numeri in crescita. Ma andando ad analizzare meglio si scopre che questo avviene grazie alla crescita dell’8% delle revenue in Brasile, mentre il mercato domestico flette dell’1,3%.


Ebitda in aumento? Sì, ma grazie alla performance record del mercato carioca, che sale dell’11,8%. Perché altrimenti si dovrebbe registrare un calo del 3,4%.
E poi c’è il problema del debito, che aumenta esattamente di un miliardo e arriva a 21.370 milioni. Non ci sono molte scelte, dunque: la rete andava venduta e sarà venduta. Per fare cosa? L’idea è che una volta completata la realizzazione di ServiceCo si dovrebbe dare vita a un’azienda agile, con “pochi” dipendenti, che si occupi solo dei servizi di telefonia, perdendo invece la rete. Tra l'altro rimane ancora il tema Sparkle: il ceo vorrebbe 800 milioni, ma al momento questa cifra non l'ha offerta nessuno. Ci si arriverà, lentamente.


Labriola l’ha fatto intendere: per l’M&A ci siamo. Ma davvero? Partiamo dai dati positivi, cioè che la nuova società di servizi avrà meno della metà degli attuali dipendenti e un Ebitda da un miliardo, a fronte di ricavi vicini ai 3,5 miliardi. Numeri positivi che però hanno un grande punto interrogativo: quanto sarà il debito? Attualmente è intorno ai 30 miliardi e continua a crescere. Prima di parlare di acquisizioni, sarebbe meglio capire quale sarà il fardello. Non va mai dimenticato come si è arrivati a questo punto, con la folle opa a debito di Olivetti che di fatto ha definitivamente azzoppato Telecom. Solo così si potrà determinare se e come Tim potrà muoversi.


Con Iliad, ad esempio, è in atto un gioco delle parti. I francesi si sono sempre detti “disponibili a valutare nuove possibilità”
. Tim, noblesse oblige, vuole provare a giocare la sua partita. Ma quello che è ineluttabile è che la fusione tra Vodafone Italia e Fastweb porta il mercato verso un necessario sistema di aggregazioni, l’unico possibile per reggere l’erosione dei margini nella telefonia. Un sistema che ha rincorso spesso la riduzione del prezzo dimenticando che abbiamo ora le tariffe più basse d’Europa sia per mobile che per la rete fissa. Il consolidamento degli operatori, dunque, non è più procrastinabile. Ma Tim esattamente che ruolo potrà giocare? È quello che si chiedono molti operatori. Per ora, però, non c’è risposta.
ottimo sunto dello stato dell'arte.
 
Scala vuol dire essere scalata dopo ADC non certo prima.
Non arrivo a pensare ad una porcheria del genere. Dopo tutti gli annunci fatti sulle potenziali entrate, dopo aver sempre negato necessità di ADC, non può giustificare l'adc per ripianare il debito anche perchè bisognerebbe trovare chi lo sottoscrive. Lo Stato? Vivendi? I fondi? Il retail? Non credo proprio. Mentre potrebbe giustificare l'ADC per fare acquisizioni. Restrerebbe sempre il problema della sottoscrizione...
 
Una domanda che potrà essere oltremodo sciocca. Prendendo ad esempio il chiaro articolo postato sopra, viene indicato lo stesso dubbio che - da persona non così esperta - è venuto anche a me: come sarà determinato il "nuovo" debito residuo? C'è un tema decisionale interno a Tim, cioè qualcuno (CEO, CdA, boh) deciderà quanto allocare dell'incassato a titolo di riduzione del debito? Ci sono meccanismi di trasferimento di una parte del debito in sede di cessione della rete ancora da quantificare? Credo sia uno degli interrogativi preponderanti, a prescindere dalle stime su dipendenti, EBITDA e quant'altro di questa "nuova" Tim.
 
Nel 2017
Non arrivo a pensare ad una porcheria del genere. Dopo tutti gli annunci fatti sulle potenziali entrate, dopo aver sempre negato necessità di ADC, non può giustificare l'adc per ripianare il debito anche perchè bisognerebbe trovare chi lo sottoscrive. Lo Stato? Vivendi? I fondi? Il retail? Non credo proprio. Mentre potrebbe giustificare l'ADC per fare acquisizioni. Restrerebbe sempre il problema della sottoscrizione...
Esistono i consorzi di garanzia degli adc basta ricordare l'ADC monstre 2017 di unicredit di 13 mld,li il consorzio di garanzia non prese 1 azione non sottoscitta durante ADC che ando' a ruba.Logicamente il consorzio piloto' l'adc per farlo andare a buon fine ottenedo in cambio una buona fee forse qualche mld.Ufficialmente ADC era per ridurre NPL in realta' mascherava acquisizione Commerzbank che non ando a genio agli Italiani AD francese silurato,Orcel ha usato in seguito i 13 mld per buy back.
 
Beh.... ma Labriola aveva detto la verità. Dopo cessione rete il titolo quoterà un euro. Ovviamente ha omesso di dire post raggruppamento 5 a 1 come prima di ogni ogni trimestrale omette buchi di milioni e milioni. Semplicemente raccapricciante.
Ho pensato la stessa cosa.
Purtroppo in occasione della nuova elezione CdA non abbiamo avuto una alternativa valida da votare.
 
Se fosse vero sarebbe un'ulteriore prova del potenziale distruttivo di questo AD da te adorato e solo propedeutico ad un aumento di capitale magari spacciandolo per necessario ad acquisizioni. Questo ci rovina .
ciao @umby59
mi spiace leggerti cosi se mi permetti poco lucido, mai detto che adoro Labriola ho sempre scritto dalla sua nomina che ha un grandissimo vantaggio sugli ultimi 10 ad di telecom, che conosce perfettamente la macchina operativa complessisima di Telecom e questo gli ha permesso di avere le persone allineate e coperte con lui, permettendogli di guidare la struttura senza grandi problemi che hanno caratterizzato le precedenti gestioni.
E' stato nominato da vivendi e cdp con il chiaro mandato di ....mettere i bastoni tra le ruote alla possibile opa di kkr e pur non essendo lui l'ideatore della vendita della rete quando si è smarcato da vivendi e' riuscito operativamente a portarla in dirittura di arrivo ,dopo 20 anni di tentativi andati a vuoto.
industrialmente ha fatto due piani strategici molto conservativi , tornando ad una crescita ....discreta un po meglio di vodafone Italia che è quella più paragonabile .
poteva fare di più? certamente io mi aspettavo una mossa industriale sul consumer che ad oggi non e' arrivata.
sicuramente deve migliorare sul piano della comunicazione e non ho apprezzato che il suo stipendio e quello della sua squadra nel 2023 sia aumentato a fronte di un andamento della quotazione molto deludente.
sul fatto che abbia comprato o meno sul mercato azioni telecom, penso che ognuno con i suoi soldi ci faccia quello vuole anche perchè se la mettiamo su questo piano, sarei curioso come giudichi vivendi ,che da quando e' entrata in telecom con un operazione carta carta a quanto mi risulta i soldi, vedi pathe' e dintorni , i soldi li ha pretesi piu che sostenere gli investimenti.
sul tema dei tagli del personale ribadisco che e' una dichiarazione di stile , bello da dire ma niente di più , non ho mai lavorato in Telecom (piuttosto me li sono trovati contro) ma da quel lato si è a fine scala, le due aree da mettere a posto ma si legge che ci stanno lavorando sono customer care e negozi di proprietà.
sul rinnovo del cda c'erano alternative credibili? o pensi davvero che due cordate ...scappate di casa.......con il chiaro obiettivo di sedersi a ....tavola sarebbero state la scelta migliore? non ci ha creduto neanche Vivendi....
Mi scuso sicuramente mi sono ampiamente ripetuto ma davvero non capisco qualcuno che ha in portafoglio azioni telecom che pensa che si va verso ...la fine, adc cavallette, Labriola da lapidare ecc ecc, io se la pensassi cosi........scapperei anche molte velocemente
 
Ultima modifica:
@tamagnini
Chi è incastrato a -40/50%(come me) non ha alternativa che rimanere dentro e vedere il finale di questa telenovela sperando in un recupero.
 
Nel 2017

Esistono i consorzi di garanzia degli adc basta ricordare l'ADC monstre 2017 di unicredit di 13 mld,li il consorzio di garanzia non prese 1 azione non sottoscitta durante ADC che ando' a ruba.Logicamente il consorzio piloto' l'adc per farlo andare a buon fine ottenedo in cambio una buona fee forse qualche mld.Ufficialmente ADC era per ridurre NPL in realta' mascherava acquisizione Commerzbank che non ando a genio agli Italiani AD francese silurato,Orcel ha usato in seguito i 13 mld per buy back.
Nulla togliendo a orcel che e bravissssssimo...ma dopo 4 o 5 adc ha vinto facile....
 
estratto da-il giornale-
Ora, però, verrà il bello: venduta la rete, con un closing definito dallo stesso Labriola come «irreversibile», ci sono altre cose da sistemare a partire da un titolo che non rispecchia ancora appieno lo scenario mutato radicalmente negli ultimi mesi. L'idea, in questo senso, è di avviare un raggruppamento delle azioni con un rapporto che potrebbe essere di cinque vecchie con una nuova. Vale a dire che il titolo, ai prezzi di ieri, arriverebbe sopra la soglia dell'euro (1,15) per azione e questo ridurrebbe i vorticosi movimenti speculativi che si sono verificati negli ultimi due anni. Non bisogna dimenticare, infatti, che una parte consistente del capitale è in mano a piccoli risparmiatori (circa il 35%). Tra l'altro, sul capitale di Tim permangono una quota di quasi il 30% di azioni risparmio, che non esprimono diritto di voto ma possono attingere a maggiori dividendi. In tal senso, tra le varie ipotesi che si stanno vagliando, ci sarebbe l'idea di convertirle in ordinarie, un'operazione che richiederebbe il pagamento di un premio ai piccoli azionisti che le possiedono. A dar manforte al titolo, tuttavia, non sarà solo l'accorpamento delle azioni. La promessa di un ritorno al dividendo sarà un potente incentivo per gli acquisti, dal momento che il tesoretto da incassare dagli earn out riconducibili alla vendita della rete è ingente: si tratta, infatti, di 2,5 miliardi aggiuntivi che arriverebbero nel caso si verificassero alcune condizioni tra cui la principale sono le nozze tra la NetCo (la società che nascerà dopo lo scorporo della rete) con Open Fiber. Da non dimenticare l'offerta, in arrivo, dal ministero dell'Economia e dal fondo Asterion per i cavi internazionali di Sparkle, che dovrebbe valere 800 milioni. Sul piatto anche 3-400 milioni dalla valorizzazione delle quote residue di Inwit. Tutto propellente da destinare, in parte, al ritorno del dividendo per i soci, ma che - insieme al ritorno della redditività - potrebbero animare le idee di risiko nel mondo della telefonia mobile italiana. «Dobbiamo prima lavorare sui numeri», ha detto Labriola, «dobbiamo lavorare sul consumer, sull'enterprise e sul Brasile
 
certo che se fanno il rggruppamento di azioni 1 a 5, al prezzo corrente, sono veramente dei grandissimi filibustieri. C'è gente che si troverebbe a perdere una bella differenza
 
Telecom è una popò.

Vendita rete a 22 mld;
Vittoria rimborso canone 1 mld;
Vendita sparkle 800 mln.
Totale da incassare quasi 24 mld
Indebitamento Finanziario Netto rettificato al 31.03 26.644 (after leasing 21370).

Considerando il debito after leasing si andrebbe come parte finanziaria in attivo di 3,5 mld.

Come piffero fa a fare meno tutti i giorni? E' proprio una popo'.
 
@tamagnini
Chi è incastrato a -40/50%(come me) non ha alternativa che rimanere dentro e vedere il finale di questa telenovela sperando in un recupero.
ciao @safado
sono un incastrato anch'io che al momento perde il 23% e passa del suo investimento, ma se pensassi che a 3 6 mesi di avere una perdita del 60% o peggio ...fuggirei ingoiandomi la perdita .

poi che sia un titolo....davvero disarmante... completamente d'accordo
 
Ultima modifica:
Una domanda che potrà essere oltremodo sciocca. Prendendo ad esempio il chiaro articolo postato sopra, viene indicato lo stesso dubbio che - da persona non così esperta - è venuto anche a me: come sarà determinato il "nuovo" debito residuo? C'è un tema decisionale interno a Tim, cioè qualcuno (CEO, CdA, boh) deciderà quanto allocare dell'incassato a titolo di riduzione del debito? Ci sono meccanismi di trasferimento di una parte del debito in sede di cessione della rete ancora da quantificare? Credo sia uno degli interrogativi preponderanti, a prescindere dalle stime su dipendenti, EBITDA e quant'altro di questa "nuova" Tim.
ciao @Pinhead81
la service avra' un debito di 7,5b a fronte di un 8,5-9 circa di revenue. (fonte piano industriale)
 
Dai numeri che circolano (22 mld e rotti per la rete; 800 per sparkle; 1 mld rimborso canone; debito after lease 21,4mld), a questi prezzi fanno come lactalis con parmalat. Se la comprano con quello che rimane in cassa.
 
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