"The great crash" (Il grande crollo)

ma te sei l'origginale I want ford ? o certe cose ti vengono xè mangi solo le merendine fiesta orange (mattina pranzo e sera) ?
ma va a ciapaLLL !

addio !

non è jupa, è l'ennesimo animale che cerca di perdere tempo e di inquinare un thread bello come questo di filibuster, ho segnalato ai moderatori, spero che provvedano
 
Filibuster ..... è da tanto che non aggiorni il 3d ...... :rolleyes:

Guarda intanto dove siamo arrivati ..... proprio oggi, ad un massimo che fa pensare un avvicinamento al 100% dai minimi ........ ci avresti mai creduto, per un indice così grosso, quando hai cominciato questa discussione ? :cool:
 

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biondoooooooooooooooooooooooo dove seiiiiiiiiiiiii ?????? posta presto altrimenti impazzisco !!!!


addio !

addio per sempre !
 
up, Fili...aspettiamo un tuo intervento
 
Tutti si aspettano il crollo!!!! ma prima di crollare devono far intendere al mercato che il crollo non ci stà....normalmente la tempesta viene all'improvviso quando tutti si aspettano un semplice ritracciamento... il quale nemmeno nostradamus lo ha predetto.. quindi sempre in campana per ora si saleOK! auguri a tutti
 
(“Il grande crollo” di JK Galbraith, 21a puntata)
Che peso ebbe la catastrofe della borsa nella genesi della Great Depression? “Malgrado la minimizzazione di sé stessa tentata per anni da Wall Street, la parte da essa svolta fu di discreta importanza. Il crollo dei valori colpì in primo luogo i ricchi e i benestanti. Ma nel mondo del 1929 quello era un gruppo essenziale. I suoi membri disponevano di una forte proporzione del reddito destinato al consumo; facevano la parte del leone come fonte di risparmio personale e d’investimenti”. Con il tonfo di Wall Street, all’economia vennero sottratte innanzitutto le notevoli spese effettuate da quei ceti con i profitti di borsa, inoltre molti subirono forti perdite di capitale, e quindi furono costretti a ridurre drasticamente i consumi, con un effetto a cascata su un po’ tutti i settori dell’economia.

Le nuove strutture societarie e finanziarie crollarono come castelli di carta, rivelando le loro debolezze. Gli investment trust, che come già notato erano una specie di fondi comuni, praticamente scomparvero dalla circolazione, con le quote quasi azzerate. Le compagnie in cima alla catena delle holding –che riguardavano soprattutto le utilities- “furono costrette a un drastico ridimensionamento”. Tutto questo naturalmente provocò una minore circolazione del denaro, la perdita di posti di lavoro, ecc. sia direttamente sia nell’indotto.
Come detto precedentemente, la bilancia dei pagamenti –allora in forte attivo per gli Stati Uniti- in quei tempi veniva pareggiata con la concessione di “generosi” prestiti all’estero, soprattutto all’ America Latina e alle amministrazioni locali tedesche. Dopo il crollo, “i conti internazionali dovevano essere pareggiati, essenzialmente, riducendo le esportazioni.”. Così venne colpita in maniera drammatica l’agricoltura, con tagli enormi alle esportazioni di grano, tabacco e cotone. Milioni di contadini finirono sul lastrico, e questo fatto a sua volte ebbe ovvie ripercussioni su tutta l’economia.

Tutte queste sciagure finirono per scoraggiare il tradizionale spirito d’iniziativa degli americani. Milioni di persone patirono letteralmente la fame, e la maggior parte della popolazione restante era angosciata dal timore di patirla nell’immediato futuro. Alla miseria si aggiunsero le frustrazioni e il rimpianto per il passato benessere… “tutti erano tormentati da un senso di estrema disperazione. Sembrava che nulla potesse esser fatto. E, date le idee che dominavano la politica, nulla si poteva fare”.

I politici e gli economisti dell’epoca ripetevano di continuo che l’economia era “fondamentalmente sana”. Se lo fosse stata davvero –secondo l’autore- il crollo di Wall Street forse non avrebbe avuto conseguenze così tragiche… “il colpo inferto alla fiducia e la perdita della capacità di spendere da parte delle persone pizzicate in borsa sarebbero forse ben presto svaniti”. La conferma di questa ipotesi l’abbiamo avuta nel 2000: non mi sembra che lo scoppio della bolla dell’Internetmania abbia portato il mondo alla rovina!
“Ma l’economia del 1929 non era sana; al contrario era terribilmente fragile. Era vulnerabile al colpo che ricevette da Wall Street… Quando una serra è distrutta da una grandinata, a questa normalmente si attribuisce qualcosa di più d’una parte puramente passiva. Bisogna accordare una parte analoga al tifone che irruppe nella parte bassa di Manhattan nell’ottobre del 1929”.

Avviandosi verso la conclusione dell’opera, Galbraith fa un’interessante considerazione. Allo scrittore di storia nessuno chiede se esiste la possibilità che scoppi un’altra guerra di secessione né cosa fare per evitare nuove morti e nuove sofferenze. Invece il pubblico obbliga lo scrittore di cose economiche ad azzardare previsioni e possibili rimedi. Prima di rispondere l’autore fa una premessa che tantissimi trader farebbero bene a incollare sul monitor in caratteri cubitali: LA SVENTURA ATTENDE PARTICOLARMENTE E PERSONALMENTE COLORO CHE PRESUMONO DI CONOSCERE PER RIVELAZIONE IL FUTURO… Detto questo, cerca di dare una risposta a quelle domande.

Innanzitutto, fa una distinzione tra le sventure che potrebbero ripetersi e quelle che sono diventate improbabili. A PRIMA VISTA –sottolineato!- gli sembra poco probabile che si ripeta “il selvaggio boom del mercato azionario con il suo inevitabile disastro”. Va notato che Galbraith scrive il suo libro nel 1955, quando erano ancora vivi e vegeti quelli che avevano 30, 40, 50 anni nel ’29. In ogni comunità quei superstiti “anziani ma tuttora castigati, ancora brontolano e scuotono la testa. La Nuova Era non aveva custodi di solido pessimismo come questi”.
Dopo il ’55 chiaramente il ricordo di quel disastro si è man mano affievolito. Oggi in compenso molti portafogli portano ancora le ferite sanguinanti della bolla di Internet, che fece ripetere alla gran massa degli investitori individuali le parole di quelli che avevano vissuto sulla loro pelle le conseguenze degli eccessi del ’29: “mai più”.
Inoltre le autorità dispongono di “nuove possibilità di azione e di controllo”. I poteri della Fed sono stati rafforzati, è diminuita l’autonomia della Fed di New York , che contribuì parecchio alla crescita della bolla con le pericolose iniziative del suo capo, Charles E. Mitchell, uno dei più fanatici “fuochisti” degli anni Venti. Nuove norme danno al governo la facoltà di imporre limiti alla marginazione, fino a costringere lo speculatore a versare l’intero controvalore delle azioni acquistate. Eliminando la leva, non si scoraggia del tutto la speculazione, ma almeno si evita di innescare la spirale perversa: discesa dei prezzi > margin call > mancata risposta al margin call > liquidazione coatta che fa crollare ulteriormente i prezzi, e quindi nuovi margin call > altre vendite obbligate e così via… un meccanismo sinistramente efficace nell’ampliare i ribassi. Infine la SEC è –“SI SPERA”, sottolinea il nostro autore, con la sua notevolissima esperienza dei meccanismi governativi americani (altrove le cose vanno pure peggio)- “un ostacolo efficace contro le manipolazioni su vasta scala del mercato, e tiene d’occhio gli espedienti e i sistemi di vendita con cui si reclutano nuovi speculatori”.

In ogni pagina del libro Galbraith si dimostra un profondo studioso della psicologia umana –e di quella degli americani in particolare- quindi non si fa troppe illusioni… Ecco infatti come continua il discorso:
“Eppure, sotto certi aspetti, le probabilità di una ripetizione dell’orgia speculativa sono piuttosto elevate. Nessuno può mettere in dubbio che il popolo americano rimanga sensibile allo spirito speculativo, alla convinzione che l’iniziativa sarà seguita da compensi illimitati a cui sono destinati a partecipare i singoli individui. Un mercato in rialzo può ancora prospettare la realtà della ricchezza. Ciò, a sua volta, può attirare sempre più gente al gioco.”
E’ vero che ora il governo dispone può imporre forti misure volte a prevenire e a controllare lo sviluppo di una bolla, senonché “nella nostra democrazia una nuova elezione comincia a essere in vista il giorno dopo l’elezione… l’azione diretta ad arginare un boom deve essere sempre soppesata contro la possibilità che essa causi disoccupazione in un momento politicamente inopportuno.” Con sempre maggior chiarezza, Galbraith conclude che il vero problema sta nel fatto che la “morte immediata” del boom a opera del governo “ha lo svantaggio non solo di essere immediata, ma altresì di individuare l’esecutore.” In sostanza, oggi come nel ’29 è difficile che qualcuno si prenda la responsabilità di stroncare sul nascere la prossima bolla, perché passerebbe per quello che toglie al “popolo” una sacrosanta possibilità di arricchimento. Chi ricorda le furibonde reazioni del fol alle parole e alle timide azioni di Greenspan per cercare di frenare la bolla del 2000, non potrà negare la profonda verità delle considerazioni di Galbraith.

Saggiamente, l’autore prevede che “il mercato non si lancerà in una furiosa attività speculativa senza una nuova interpretazione razionale… Si affermerà che la gente ha ragione di pagare i prezzi correnti, in realtà quasi qualsiasi prezzo, pur di assicurarsi una ragionevole posizione nel sistema.” L’opinione pubblica e i giornali si scaglieranno violentemente contro coloro che cercheranno di combattere la bolla… “Li chiameranno uomini di poca fede”.

Nel ’29 si parlava di New Era, nel 2000 di New Economy… siamo lì! E ricordate i nuovi sistemi per valutare le azioni Internet? Per i “titoli del futuro” andavano applicati i parametri delle opzioni, al posto di quelli delle azioni … Ogni persona registrata su un sito “valeva” non so quante migliaia di euro, e così via… Mi ricordo che ero entrato una sola volta nel portale di Tiscali, per registrarmi in modo da avere maggiori probabilità di essere sorteggiato nell’ipo… e non avevo la minima intenzione di tornarci… Rimasi sbalordito scoprendo che quella mia registrazione veniva valutata centinaia o migliaia di euro, e contribuiva a determinare il folle prezzo di Tiscali.
Insomma nell’Internetmania abbiamo visto verificarsi puntualmente le previsioni di Galbraith sulle caratteristiche di un’eventuale bolla successiva a quella del ’29. Il nostro autore ha commesso un solo errore… Nel 2000 chi si opponeva al nuovo andazzo, come Buffett, non è stato chiamato “uomo di poca fede” -linguaggio da gentlemen degli anni Venti- ma più brutalmente (scusate il termine) vecchio rin********to.
(fine della 21a puntata)







Ancora una volta la SMA50 ha dimostrato la sua importanza, anche e soprattutto autoreferenziale. Per di più, abbiamo avuto un doppio rimbalzo: quello dei prezzi sulla SMA50 e quello dell’ EMA9 sulla EMA21, quindi un effetto di spring fortemente amplificato. Lo squeeze delle BB ha continuato a restringersi, l’esito è tuttora indefinito. Insomma, la strenua difesa del supporto a quota 1030 a cui accennavo nel post precedente era solo un assaggio delle formidabili linee fortificate predisposte poco più in basso, all’altezza della SMA50. La tenuta di quei livelli è stata facilitata dal forte ipervenduto.

Non sono mancate le notizie favorevoli, come le aspettative positive sulle prossime trimestrali, i primi episodi di richiamo dei lavoratori licenziati da parte di varie aziende (come sempre mi riferisco all’America), le voci di un ulteriore pacchetto di stimulus per abbreviare i tempi di rientro della disoccupazione, ecc. I commentatori ritengono che il mercato sia stato molto colpito dall’aumento dei tassi deciso in Australia, un segnale forte e chiaro di inversione del ciclo. Bisogna tener conto che l’Australia non è un paesucolo esotico, ma un membro del G20 legatissimo alle altre economie occidentali, anche se favorito dalle risorse naturali.
Dopo quel gestore che citavo nel post precedente, anche un manager di Fidelity ha parlato di un “multi-year bull market” in vista, innescato dalla ripresa economica e dai tassi così bassi. La stessa previsione (“equities bull market for several years”) è stata fatta dal gigantesco fondo BlackRock, che però profetizza a breve una correzione fino a quota 950, seguita da un ritorno a 1000/1050 per fine anno. Tutto questo ha impressionato gli operatori, anche se non è vangelo, ovvio.
Tempo fa accennavo al programma di incentivi per 2000 manager del Credit Suisse, basato non su stock-option ma sui rendimenti di un fondo speciale messo insieme con i titoli tossici presenti nel portafoglio della banca. Apparentemente un bidone… e invece nel giro di pochi mesi il fondo ha avuto un rendimento eccezionale, con sorpresa e soddisfazione di quei 2000 fortunati. Pare che la stessa cosa si stia verificando sui titoli tossici su cui è intervenuto il governo USA…qualcuno accenna a rendimenti del 50%... fatto sta che le prime fasi del programma PPIP –volto a far partecipare gli istituzionali e il pubblico ai “profitti” (parola di Geithner) derivanti dal riciclo dei titoli tossici- stanno raccogliendo la partecipazione di molti investitori, a cominciare dai fondi pensione.

Chiaramente ho anticipato i miei punti di inversione, mettendo del fieno in cascina nonostante qualche eccesso di entra-ed-esci (pensate che spetta a me una discreta fetta degli scambi di ieri sulle scadenze 2010 dell’ Eurostoxx50 future!! non dico la percentuale esatta perché non ci crederebbe nessuno… comunque gli scambi complessivi erano scarsi, si capisce). Ormai mancano poche sedute alla scadenza, e mi aspetterei un bel risultato dalle attuali posizioni long, anche se ovviamente rimango prontissimo a eventuali nuove inversioni. Per i prossimi mesi sarei tentato di operare solo su tre settimane per ogni scadenza, diminuendo così la probabilità di “avvitarmi” in una serie di inversioni ripetute e concedendomi ogni mese un opportuno periodo di stacco totale dalla borsa. Mah… è un'altra di quelle cose da decidere verso Natale, in base ai risultati dei prossimi tre mesi. Visto che dopo l’uscita di Microsoft 7 cambierò il PC, forse tornerò a un maggior uso dell’AT comprando la versione di Metastock per 7 e rifacendo l’abbonamento dati. Avevo lasciato perdere sia per evitare le tentazioni previsive, sia perché operando solo su pochissimi indici mi sembrava inutile ricevere una valanga di dati per me di nessun interesse.





Rileggo con estremo piacere ciò che hai scritto in questi 2 anni!! grande
:clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap:
 
Una boccata di aria pura....

Resterà nella storia del FOL come il paradigma del 3d finanziario....
Si può trovare tutto quel che serve: competenza, buon senso, cultura e un raffinato uso del proprio inavvicinabile talento a disposizione degli altri.

Rileggerlo è sempre tempo ben speso....
nell'attesa messianica di una 22esima puntata.....

Comunque Grazie Filibuster, è stato un gran bel lavoro :yes:
 
Resterà nella storia del FOL come il paradigma del 3d finanziario....
Si può trovare tutto quel che serve: competenza, buon senso, cultura e un raffinato uso del proprio inavvicinabile talento a disposizione degli altri.

Rileggerlo è sempre tempo ben speso....
nell'attesa messianica di una 22esima puntata.....

Comunque Grazie Filibuster, è stato un gran bel lavoro :yes:

*
:'(
 
Resterà nella storia del FOL come il paradigma del 3d finanziario....
Si può trovare tutto quel che serve: competenza, buon senso, cultura e un raffinato uso del proprio inavvicinabile talento a disposizione degli altri.

Rileggerlo è sempre tempo ben speso....
nell'attesa messianica di una 22esima puntata.....

Comunque Grazie Filibuster, è stato un gran bel lavoro :yes:

:clap::clap:OK!


up per una grande persona che non scrive più
 
Resterà nella storia del FOL come il paradigma del 3d finanziario....
Si può trovare tutto quel che serve: competenza, buon senso, cultura e un raffinato uso del proprio inavvicinabile talento a disposizione degli altri.

Rileggerlo è sempre tempo ben speso....
nell'attesa messianica di una 22esima puntata.....

Comunque Grazie Filibuster, è stato un gran bel lavoro :yes:

:clap:OK!
 
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