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Di seguito riportiamo l'intervista realizzata ad Emanuele Canegrati, capo economista di FIT Group. Quest'oggi abbiamo focalizzato l'attenzione sulle prossime mosse della Fed e sugli effetti che le stesse potrebbero avere sui mercati finanziari.
L'attenzione dei mercati si è spostata dalla crisi della Grecia alle prossime mosse della Fed in materia di politica monetaria, in vista anche del mese di settembre quando potrebbe avvenire il primo rialzo dei tassi di interesse. Quali sono le sue attese in merito?
Il mercato ha atteso con ansia il report diffuso oggi sul lavoro che, pur deludendo le attese con riferimento al numero di nuovi occupati nel settore non agricolo, hanno evidenziato dei numeri solidi nel mese di luglio.
L'aggiornamento odierno è un'ulteriore conferma del fatto che l'economia americana sta tirando come un treno e questo rende ancora più probabile un rialzo dei tassi di interesse in America, malgrado ci sia questa ritrosia della Fed ad alzarli nell'immediato, anche un po' incomprensibilmente.
A fronte di tutto il resto del mondo che fatica, gli Stati Uniti sono l'unica realtà che mostra segnali di consolidamento e di fiducia.
La paura della Banca Centrale americana di alzare il costo del denaro è legata al rischio dell'impatto che si potrebbe avere sui mercati esteri, con particolare riferimento ad un eccessivo rafforzamento del dollaro che potrebbe andare a ridurre le esportazioni Usa e quindi rallentare la crescita del Paese.
Vorrei far notare inoltre che stiamo avendo dei grossissimi problemi sui problemi e sulle economie emergenti, specie in Brasile. Quest'ultimo sta affrontando un grosso problema di bilancio pubblico visto che dovrebbe tagliare il deficit ma di fatto non lo fa.
Il Paese carioca che era visto come una delle nuove tigri economiche, in realtà si sta un po' sgonfiando come economia e questo sta affondando il real brasiliano e a ruota stanno andando male anche le altre, quali quelle asiatiche, oltre alla lira turca e al rublo russo.
La riduzione dei prezzi del petrolio sta mettendo a rischio addirittura dei bilanci pubblici di alcuni Stati che vivono unicamente dei proventi legati al greggio.
In questa situazione a mio avviso gli Stati Uniti hanno davvero in mano tutti gli assi, perchè una mossa della Fed potrebbe avere degli effetti dirompenti ovunque. Sicuramente sui mercati emergenti che stanno già scontando uno scenario di questo tipo, ma anche sul cambio euro-dollaro, che rappresenta un po' la paura della Fed.
Parlavamo tempo fa del gioco strategico tra Banche Centrali che, seguendo pedissequamente la teoria dei giochi, aspettano a fare la prima mossa, perchè sanno che chi la fa ha dei malefici.
Tutti sanno che è bene alzare i tassi di interesse, ma tutti sanno che
il primo che li alza subisce le maggiori perdite. Questo rallenta l'incremento del costo del denaro e se va a finire che nessuno lo aumenta, di fatto si prosegue con queste politiche monetarie molto accomodanti, i cui effetti sono ancora incerti.