TIM: ti sei adagiata? Ora rialzati!!! ( e...... 6) NON te lo dico più!!!

Telecom: Giovanni Ronca nuovo Cfo al posto di Peluso (RCO)
Il manager arriva da Unicredit, ha lavorato per Fca (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 06 mag - Cambio della guardia alla direzione finanziaria di Telecom. Da domani, martedi' 7 maggio 2019, Giovanni Ronca entrera' a far parte del gruppo di tlc a diretto riporto dell'amministratore delegato, Luigi Gubitosi, per assumere, dal 17 giugno 2019, il ruolo di Chief Financial Officer in sostituzione di Piergiorgio Peluso. Piergiorgio Peluso - come anticipato da Radiocor - dal 17 giugno operera' a diretto riporto dell'amministratore delegato per la gestione dei progetti strategici e delle operazioni straordinarie di gruppo. Giovanni Ronca fino al 31 marzo 2019 ha ricoperto il ruolo di co-responsabile dell'attivita' di banca commerciale di Unicredit in Italia e di membro del comitato esecutivo del gruppo bancario. Dal 2014 al 2016 e' stato responsabile delle attivita' di Unicredit per il Nord e Sud America, con base a New York. In precedenza, sempre in Unicredit, ha ricoperto il ruolo di responsabile del Corporate & Investment Banking network in Italia e di responsabile regionale del Corporate Banking. Ha iniziato il suo percorso professionale nel 1996 in Exor come analista finanziario, per poi proseguire la sua carriera nel gruppo Fiat dove ha ricoperto diversi ruoli nell'area finanza in Italia e negli Stati Uniti. Dal 2004 al 2007 ha fatto parte del team dedicato al rilancio del gruppo sotto la guida di Sergio Marchionne. E' laureato in Economia presso l'Universita' di Torino.
 
Telecom: Giovanni Ronca nuovo Cfo al posto di Peluso (RCO)
Il manager arriva da Unicredit, ha lavorato per Fca (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 06 mag - Cambio della guardia alla direzione finanziaria di Telecom. Da domani, martedi' 7 maggio 2019, Giovanni Ronca entrera' a far parte del gruppo di tlc a diretto riporto dell'amministratore delegato, Luigi Gubitosi, per assumere, dal 17 giugno 2019, il ruolo di Chief Financial Officer in sostituzione di Piergiorgio Peluso. Piergiorgio Peluso - come anticipato da Radiocor - dal 17 giugno operera' a diretto riporto dell'amministratore delegato per la gestione dei progetti strategici e delle operazioni straordinarie di gruppo. Giovanni Ronca fino al 31 marzo 2019 ha ricoperto il ruolo di co-responsabile dell'attivita' di banca commerciale di Unicredit in Italia e di membro del comitato esecutivo del gruppo bancario. Dal 2014 al 2016 e' stato responsabile delle attivita' di Unicredit per il Nord e Sud America, con base a New York. In precedenza, sempre in Unicredit, ha ricoperto il ruolo di responsabile del Corporate & Investment Banking network in Italia e di responsabile regionale del Corporate Banking. Ha iniziato il suo percorso professionale nel 1996 in Exor come analista finanziario, per poi proseguire la sua carriera nel gruppo Fiat dove ha ricoperto diversi ruoli nell'area finanza in Italia e negli Stati Uniti. Dal 2004 al 2007 ha fatto parte del team dedicato al rilancio del gruppo sotto la guida di Sergio Marchionne. E' laureato in Economia presso l'Universita' di Torino.

Tutti bravi quando arrivano. Pedigree valido, di firma. Poi ne vediamo i risultati, vd convertendo. Dal quale è partito il ribasso del secolo.
Altra poltrona. Io valuto i fatti ed ho notato che il titolo ha continuato a restare depresso......purtroppo .. Nonostante la mia assenza volontaria.
Speriamo in bene.
 
Ultima modifica:
Personalmente...al AD farei si e no lavare la macchina....poi vedremo cosa combina ma qui serve uno con le palle quadrate altro che un professorino ex parastatale....Alitalia perde 52000 euro all'ora e se un AD si valuta dai risultati...:mad:
 
Ronca come Peluso ... Due ex Unicredit con parentele importanti!
Ma vfc ...
 
Adesso fan partire un altra retata sugli indici...
 
buongiorno il link non si apre c'era qualcosa di utile
grazie
 
prime rogne...

Sulla rete unica arriva il primo no delle telco Ue
Lettera alla Commissione dell’Ecta per contestare gli incentivi a Tim-Open fiber
In Europa c’è chi si prepara a mettersi di traverso contro il matrimonio fra Tim e Open Fiber. C’è tanto di lettera spedita alla Commissione Europea che Il Sole 24 Ore ha potuto leggere e che rende sostanzialmente chiaro che, qualsiasi sia la strada che si vorrà perseguire per questa unione, ci sarà da fare i conti con problemi già ufficialmente sollevati.

Il mittente: l’Ecta, l’associazione delle compagnie telefoniche europee “alternative”, quelle cioè che non rientrano fra gli “incumbent”, vale a dire gli operatori maggioritari del mercato. Destinataria: la Commissione europea nelle figure del vicepresidente Andrup Ansip (Mercato unico digitale) e dei commissari Mariya Gabriel (Economia e società digitali) e Margrethe Vestager (Concorrenza).

La missiva è del 22 marzo e a quanto risulta al Sole 24 Ore è fresca di risposta da parte dei commissari interpellati che hanno invitato Ecta a prendere contatti per discutere nel merito della questione. Certo, è inevitabile che la palla passerà sostanzialmente alla Commissione che verrà dopo le elezioni del 26 maggio. A ogni modo, a giudicare dai toni della missiva anche il prossimo Esecutivo Ue si troverà a dover affrontare le istanze di un gruppo di compagnie telefoniche decise a dar battaglia. Va detto: non contro il matrimonio Tim-Open Fiber in sé che non è mai espressamente citato. Ma l’attaccare in punto di diritto il modo in cui potrebbe essere celebrato porta inevitabilmente lì.

In questo caso alla base del ragionamento che ha spinto Ecta a prendere carta e penna e ad appellarsi ai commissari europei c’è il meccanismo di incentivi messo in piedi dal Governo e inserito nell’ultima legge di Bilancio proprio con l’obiettivo di favorire la creazione di una rete unica.

In sostanza sono state previste modifiche agli articoli 50-bis e 50-ter del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259). Con queste modifiche il legislatore ha previsto, in caso di trasferimento, volontario o meno, delle reti in un soggetto «non verticalmente integrato» (distinzione chiave), che Agcom debba determinare un sistema tariffario incentivante sul cosiddetto modello “Rab” in vigore, per esempio, per l’attività svolta da Terna o Snam. Il meccanismo incentivante prevede la quantificazione di tariffe per l’uso della rete d’accesso stabilite tenendo conto del costo storico degli investimenti effettuati sulle reti, della forza lavoro dell’impresa separata e «delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali adottate in altri servizi e industrie a rete».

La previsione della legge di Bilancio può scattare evidentemente solo dopo la presentazione di un progetto all’Autorità che ancora non è avvenuta, nonostante i tavoli di lavoro in essere fra Telecom e Open Fiber.

Di suo tuttavia Ecta ha sollevato il problema attaccando l’emendamento che ha portato alla norma contenuta nell’ultima legge di Bilancio. In sostanza, per l’associazione questi incentivi sono in conflitto con il framework comunitario perché «in contraddizione con il principio della concorrenza e degli investimenti efficienti». In definitiva, conclude la missiva in cui la norma italiana viene anche bollata come un precedente pericoloso anche dal punto di vista dell’autonomia dei regolatori come Agcom, «Ecta ritiene che fornire incentivi di questo tipo sia anche strutturalmente scorretto: non solo l’entità risultante dalla concentrazione potrebbe indubbiamente ottenere un significativo potere di mercato in tutti i mercati all’ingrosso rilevanti, ma l’operazione elmiminerebbe anche i benefici che la pressione competitiva fra di loro ha creato fino a oggi, sia in termini di efficienza procedurale sia di prezzo». Il risultato «sarà quindi probabilmente quello di far salire i prezzi a scapito degli operatori che richiedono l’accesso (alla rete, ndr.) e in ultima analisi ai consumatori». E in un quadro di consolidamenti attesi (e sperati) in Europa tutto questo ha fatto suonare il campanello d’allarme.

È chiaro che ora occorrerà capire come evolverà il quadro fra Tim e Open Fiber. Le rispettive reti confluiranno in una società terza o si sta pensando di più a una fusione per incorporazione di Of in Tim stando agli ultimi rumors? In quest’ultimo caso c’è un’indicazione che potrebbe risultare contraria a quella arrivata dal policy maker con la legge di Bilancio? In un simile quadro è comunque difficile non immaginare i competitor non appellarsi a problemi Antitrust o anche legati al fatto che Open Fiber ha vinto i bandi per la realizzazione della rete nelle aree bianche come soggetto, appunto, non verticalmente integrato.
 
buongiorno il link non si apre c'era qualcosa di utile
grazie

Equita assegna un buy a:
Atlantia con target price di 24,60 euro (il Ministero dello Sviluppo Economico potrebbe allungare i tempi su Alitalia di qualche settimana o più probabilmente dopo le elezioni europee), Cairo Communication con prezzo obiettivo di 4,30 euro (secondo indiscrezioni stampa, il fondo Blackstone procede con le sue richieste di danni per la mancata vendita di via Solferino), Coima Res con fair value di 9,40 euro in scia ai risultati del primo trimestre il linea con il consensus, Enel con target di 6 euro in scia ai possibile interesse per le società di distribuzione Luz del Sur (Perù, valore stimato 2 mld di dollari) e Chilquinta Energia (Cile, valore stimato 1 mld di dollari) e Telecom Italia con fair value di 0,60 euro dopo che Fastweb ha annunciato risultati e un accordo commerciale con Open Fiber.

Banca Akros valuta buy:
Gpi con prezzo obiettivo di 14,10 euro dopo l’annuncio della conversione delle rimanenti azioni di tipo “C” in ordinarie (ratio 1 a 1). Giudizio accumulate inoltre per Atlantia con target price di 25 euro.

Banca Imi giudica buy:
Coima Res con fair value però sotto revisione, Eni con target di 20,60 euro in scia all’emissione di un bond da un mld di dollari negli Usa secondo quanto riportato da MF, Piaggio con obiettivo di 2,60 euro grazie alla crescita della vendita di moto e scooter sul mercato italiano ad aprile (+8,6%), RCS Mediagroup con fair value di 1,55 euro (nominato il nuovo board) e Telecom Italia con prezzo obiettivo di 0,61 euro. Giudizio add inoltre per: Generali con target price di 16,20 euro in scia ai risultati di Generali Deutschland, Ima con obiettivo di 74,50 euro (la Food and Drug Administration ha dato il via libera alla commercializzazione delle sigarette elettroniche negli Usa, una notizia che dà supporto alle aspettative di ripresa di ordini da parte di Philip Morris), Tenaris con fair value di 13,30 euro in scia ai risultati del primo trimestre e Zignago Vetro con obiettivo di 11,20 euro, anche in questo caso dopo i risultati del primo quarter.

Mediobanca assegna un outperform a:
Autogrill con target price di 11,30 euro in scia ai dati sul traffico autostradale Usa, CNH Industrial con prezzo obiettivo di 13 euro (Agco ha riportato risultati trimestrali migliori delle stime), Coima Res con fair value di 9,32 euro, Enel con target di 6,10 euro, Hera con obiettivo di 3,60 euro in vista della trimestrale in calendario il prossimo 15 maggio, Iren con fair value di 2,70 euro (il sindaco di Genova ha ribadito che Amiu resterà in mani pubbliche), Piaggio con target price di 2,60 euro, Sias con prezzo obiettivo di 16,30 euro (il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, secondo rumors stampa, starebbe per lanciare un’asta per la concessione di due autostrade, Telecom Italia con con fair value di 0,76 euro, Tinexta con target di 12 euro in vista della trimestrale in calendario il prossimo 15 maggio e Unipol con obiettivo di 5 euro (aumento di capitale di 100 mln di euro per Unipol Re).

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niente di che ....
 
Sulla rete unica arriva il primo no delle telco Ue
Lettera alla Commissione dell’Ecta per contestare gli incentivi a Tim-Open fiber
In Europa c’è chi si prepara a mettersi di traverso contro il matrimonio fra Tim e Open Fiber. C’è tanto di lettera spedita alla Commissione Europea che Il Sole 24 Ore ha potuto leggere e che rende sostanzialmente chiaro che, qualsiasi sia la strada che si vorrà perseguire per questa unione, ci sarà da fare i conti con problemi già ufficialmente sollevati.

Il mittente: l’Ecta, l’associazione delle compagnie telefoniche europee “alternative”, quelle cioè che non rientrano fra gli “incumbent”, vale a dire gli operatori maggioritari del mercato. Destinataria: la Commissione europea nelle figure del vicepresidente Andrup Ansip (Mercato unico digitale) e dei commissari Mariya Gabriel (Economia e società digitali) e Margrethe Vestager (Concorrenza).

La missiva è del 22 marzo e a quanto risulta al Sole 24 Ore è fresca di risposta da parte dei commissari interpellati che hanno invitato Ecta a prendere contatti per discutere nel merito della questione. Certo, è inevitabile che la palla passerà sostanzialmente alla Commissione che verrà dopo le elezioni del 26 maggio. A ogni modo, a giudicare dai toni della missiva anche il prossimo Esecutivo Ue si troverà a dover affrontare le istanze di un gruppo di compagnie telefoniche decise a dar battaglia. Va detto: non contro il matrimonio Tim-Open Fiber in sé che non è mai espressamente citato. Ma l’attaccare in punto di diritto il modo in cui potrebbe essere celebrato porta inevitabilmente lì.

In questo caso alla base del ragionamento che ha spinto Ecta a prendere carta e penna e ad appellarsi ai commissari europei c’è il meccanismo di incentivi messo in piedi dal Governo e inserito nell’ultima legge di Bilancio proprio con l’obiettivo di favorire la creazione di una rete unica.

In sostanza sono state previste modifiche agli articoli 50-bis e 50-ter del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259). Con queste modifiche il legislatore ha previsto, in caso di trasferimento, volontario o meno, delle reti in un soggetto «non verticalmente integrato» (distinzione chiave), che Agcom debba determinare un sistema tariffario incentivante sul cosiddetto modello “Rab” in vigore, per esempio, per l’attività svolta da Terna o Snam. Il meccanismo incentivante prevede la quantificazione di tariffe per l’uso della rete d’accesso stabilite tenendo conto del costo storico degli investimenti effettuati sulle reti, della forza lavoro dell’impresa separata e «delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali adottate in altri servizi e industrie a rete».

La previsione della legge di Bilancio può scattare evidentemente solo dopo la presentazione di un progetto all’Autorità che ancora non è avvenuta, nonostante i tavoli di lavoro in essere fra Telecom e Open Fiber.

Di suo tuttavia Ecta ha sollevato il problema attaccando l’emendamento che ha portato alla norma contenuta nell’ultima legge di Bilancio. In sostanza, per l’associazione questi incentivi sono in conflitto con il framework comunitario perché «in contraddizione con il principio della concorrenza e degli investimenti efficienti». In definitiva, conclude la missiva in cui la norma italiana viene anche bollata come un precedente pericoloso anche dal punto di vista dell’autonomia dei regolatori come Agcom, «Ecta ritiene che fornire incentivi di questo tipo sia anche strutturalmente scorretto: non solo l’entità risultante dalla concentrazione potrebbe indubbiamente ottenere un significativo potere di mercato in tutti i mercati all’ingrosso rilevanti, ma l’operazione elmiminerebbe anche i benefici che la pressione competitiva fra di loro ha creato fino a oggi, sia in termini di efficienza procedurale sia di prezzo». Il risultato «sarà quindi probabilmente quello di far salire i prezzi a scapito degli operatori che richiedono l’accesso (alla rete, ndr.) e in ultima analisi ai consumatori». E in un quadro di consolidamenti attesi (e sperati) in Europa tutto questo ha fatto suonare il campanello d’allarme.

È chiaro che ora occorrerà capire come evolverà il quadro fra Tim e Open Fiber. Le rispettive reti confluiranno in una società terza o si sta pensando di più a una fusione per incorporazione di Of in Tim stando agli ultimi rumors? In quest’ultimo caso c’è un’indicazione che potrebbe risultare contraria a quella arrivata dal policy maker con la legge di Bilancio? In un simile quadro è comunque difficile non immaginare i competitor non appellarsi a problemi Antitrust o anche legati al fatto che Open Fiber ha vinto i bandi per la realizzazione della rete nelle aree bianche come soggetto, appunto, non verticalmente integrato.

L'ho sempre detto, fin dalla sua costituzione, che l'aver inventato un'altra società per la banda larga sarebbe stata una castroneria; e oltre ! Al punto in cui siamo, però, potessi decidere io la lascerei al suo destino.
 
Telecom titolo da monitorare dopo aggiornamento Gubitosi su Vodafone, Open Fiber e Persidera
 
*Vendita Persidera: F2I ha messo sul piatto 240 milioni per acquisire il 100% della società ma Gedi, che ne detiene il 30%, punta a una valutazione di oltre 300 milioni*
 
c'è pure una sfilza di gente che si candiderà per un posto nel cda delle risparmio alla modica cifra di 36000 euro l'anno...vedi sito telecom programma assemblea azionisti di maggio...e tanti fondi tipo Arca sgr ecc...che fanno mille proposte..al solito tutti a buttarsi sulle poltrone...ce li dessero di dividendo tutti quei soldi...
 
Tim, spinge per una rete unica, Enel ha incaricato Mediobanca di valutare la quota, in vista di un’operazione straordinaria come quella della fusione.
 
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