In questo articolo c’è un po’ di roba in più…
Lungherò, qualche errore di battitura, ma varie info e qualche numero, tra vari spunti interessanti…
Nasce Tessellis frutto del matrimonio tra Tiscali e Linkem
È il quinto operatore per l’accesso a internet
Cagliari Addio Tiscali, benvenuta Tessellis. Con uno slogan si potrebbe sintetizzare così l’evento che martedì 18 ottobre ha segnato la fine di un’era. Tiscali, la società nata ventiquattro anni fa per volontà del suo fondatore Renato Soru, così come si è sviluppata, con alti e bassi in questi decenni, è ufficialmente tramontata lo scorso 1 agosto, quando è stata completata sotto tutti i punti di vista la fusione per incorporzione di Tiscali con Linkem, fondata nel 2001 da Davide Rota. Non è stata una fusione alla pari. Linkem ha acquistato la maggioranza delle azioni di Tiscali, il 58,6 per cento (lasciando ai precedenti azionisti solo un nucleo molto ristretto di partecipazioni, Soru all’1,78, la società Amsicora al 3,15) e le due aziende che manterranno brand e armonizzeranno servizi e offerte, saranno governate da una holding, che si chiamerà a dicembre, quando si svolgeranno le assemblee da statuto, Tessellis.
Obiettivo dichiarato trasformare la società in una “digital media company”, consolidare il suo posizionamento nel settore Telco (oggi Tiscali e Linkem possiedono unite il 19,4 per cento del mercato per l’accesso a internet, diventando il quinto operatore italiano da postazione fissa e il primo per la banda ultralarga da fisso e da mobile). Le storie di Tiscali e Linkem sono ben diverse, anche se entrambe hanno un punto in comune: sono nate da una idea dei loro fondatori che per anni sono stati anche i dirigenti dell’azienda. Ma poi le differenze si fermano qui.
Tiscali. Impossibile racchiudere in poche righe la storia di Tiscali. Nata come a seguito della liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni in Italia, nel 1999 lancia il primo servizio di accesso gratuito a Internet in Italia e in Europa Occidentale. Nello stesso anno si quota sulla Borsa di Milano, dove anche a causa della bolla delle dot-com arrivò a essere quotata venti anni fa quasi mille euro ad azione, superando per capitalizzazione i mostri sacri del capitalismo italiano, Fiat in testa.
Oggi, con circa 500 dipendenti diretti, e diverse centinaia di professionisti e dipendenti di altre aziende il cui business è strettamente legato a quello della società, Tiscali viene definita una Smart Telco con la maggior copertura di Fibra a disposizione in Italia e fornisce ai suoi clienti, 642.600 tra privati, aziende e pubblica amministrazione, diversi servizi: accesso a Internet in modalità Broadband e UltraBroadband fisso e Fixed Wireless, servizi di telefonia mobile e servizi a valore aggiunto (fra cui servizi di sicurezza, cloud e socialmedia).Inoltre opera nel segmento dei media digitali e della pubblicità on-line attraverso il portale
www.tiscali.it, un unicuum nel panorama delle telecomunicazioni e uno dei principali portali italiani di notizie, con oltre 9 milioni di visitatori al mese. E sta nell’essere stata per prima una società polivalente, servizio più contenuti, che Tiscali ha mantenuto comunque un ruolo nel mercato, agitato a dir poco delle Telco italiane.
Linkem. Viene fondata nel 2001 con il nome di Megabeam Italia S.p.A. da un gruppo di manager sostenuti da AngelVentures Serviços de Consultoria S.A. di Gianfilippo Cuneo, con l'obiettivo di fornire accesso Wi-Fi in luoghi pubblici ad alto traffico. L'anno seguente, diventa il primo Wireless Internet Service Provider ad operare in Italia. Stringe accordi con i principali aeroporti, stazioni e catene alberghiere. Due anni dopo estende la propria copertura sul territorio nazionale portando internet veloce anche nelle aree in divario digitale. Nel 2008, la società lancia per prima in Italia la tecnologia WiMAX, aggiudicandosi i diritti d'uso esclusivo di frequenze radio 3,5 GHz in quattordici regioni.
Nel 2013 offre accesso ad internet veloce in tutte le regioni italiane, coprendo oltre ventotto milioni di abitanti. Nel 2014, la società inizia la sperimentazione della tecnologia LTE su frequenze 3,5 GHz, mentre l'anno seguente avvia lo sviluppo della propria rete di accesso 4G LTE su frequenze 3,5 GHz con la migrazione dei propri clienti sulla nuova rete. Nel 2016, estende la rete LTE e lancia i propri servizi a Roma, dove realizza la rete fixed wireless access a 3,5 GHz più estesa d'Europa e tra le più estese al mondo.
Linkem è sostenuta da fondi di investimento, prevalentemente americani, tra questi Jefferies e Blackrock. Lo scorso dicembre Tiscali e Linkem hanno approvato il progetto di fusione per incorporazione di Linkem Retail in Tiscali e il 27 aprile le assemblee degli azionisti di Tiscali e Linkem hanno approvato la fusione. Dal 3 ottobre come conseguenza dello scorporo di Linkem Retail, che è entrata in Tiscali, Linkem cambia nome in Opnet. Opnet sarà azionista di maggioranza di Tiscali che, a sua volta, continuerà ad utilizzare anche il brand Linkem. Martedì 18 ottobre è stata quasi una doppia prima volta.
Una prima volta per la nuova società, ma anche per la vecchia, distante anche per la natura del suo fondatore dalla incontri pubblici allargati alle istituzioni. «È la prima volta che facciamo una cosa del genere, forse l’avremmo dovuta fare anche in altri momenti, chiamare qui i portatori di interesse le istituzioni, la soceità civile e confrontarci, comunque adesso siamo qui e dopo 25 anni – ha concluso Soru – è tempo di un nuovo inizio». Un inizio che non lo vede in posizione gestionale apicale, ma “solo” presidente del cda. Le deleghe operative della nuova Tiscali saranno infatti in carico a Davide Rota. Dopo Soru i saluti di Alessandra Zedda, vice Presidente e Assessore del Lavoro, che ha ricordato il valore di tiscali nell’economia sarda; di Gianni Fenu, Prorettore vicario dell’Università di Cagliari, e ordinario di Informatica, che ha ricordato gli albori del rapporto tra Tiscali e l’Università e di Alessandro Broccatelli, Presidente di Leganet.
Ma è di Rota l’intervento più atteso. Sia perchè era la prima volta che parlava in pubblico dopo la fusione tra le due società, sia perchè la presentazione del piano era anche una, pur limitata, occasione di conoscere il suo pensiero sulla “nuova” Tiscali. «Negli ultimi cinque anni il settore delle Telco in Italia ha smesso di crescere, da settore innovativo si è quasi bloccato (Rota non lo dice, ma tutto, come sempre, è legato alla mancanza di capitali, più che di idee...ndr). Ci siamo guardati intorno e abbiamo trovato non una anima gemella ma una società che agiva come noi: Tiscali: autonoma, con un customer care proprio, che non prendeva in giro i clienti con le bollette a 28 giorni, con un progetto di sviluppo originale. Semmai i problemi sono nati quando ha smesso di innovare». E poi Rota ha illustrato i quattro elementi chiave del progetto, «che non prevede licenziamenti, ma coso forse più unico che raro prevede che la spesa per il personale sia maggiore della somma di quelle delle due società originarie». I quattro elementi sono: un piano industriale basato sulla valorizzazione degli assett della soceità, una struttura finanziaria solida, il mantenimento e la valorizzazione delle persone come «elemento chiave», e la valorizzazione delle partecipazioni innovative ereditate da Linkem.
Quattro elementi e altrettante aree di business, con l’obiettivo, molto ambizioso, di spostare il baricentro dei ricavi dalle prime alle ultime: telco consumer, business telco e servizi verticali, future communities dedicata allo sviluppo di comunità basate sull’adozione di servizi intelligenti e a valore aggiunto, attraverso la creazione di strumenti, piattaforme e servizi verticali, e media che prevede il potenziamento e la valorizzare del portale Tiscali.it attraverso lo sviluppo di nuovi conten uti, prodotti e servizi a valore aggiunto. Il progetto per deve fare anche i conti con due elementi fondamentali per qualunque intrapresa: i conti e gli assets portati “in dote” nella nuova avventura. I conti. Le due società hanno numeri ben diversi. Tiscali a fine 2021 aveva un attivo di 143 milioni di euro, un debito finanziario netto di 88 milioni e un deficit patrimoniale di 81,6 milioni. Sul fronte reddituale l’anno si è chiuso con ricavi da 144 milioni, ma anche con una perdita operativa da 14,3 milioni e una perdita netta da 20,6 milioni, in miglioramento di 1,6 rispetto al precedente esercizio.
Tiscali ha registrato un calo della base clienti broadband fisso: circa 351 mila utenti al 31 dicembre 2021, rispetto ai 377 mila utenti al 31 dicembre 2020. In crescita i clienti in fibra, che aumentano del 26,1% passando da 223 mila utenti al 31 dicembre 2020 a 281 mila utenti al 31 dicembre 2021. Tiscali in questi anni ha bruciato cassa e solo l’apporto di un nuovo socio e un cambio di fondamentali potrebbe risollevare la società. Linkem invece registra un fatturato di 140 milioni nel 2020, in crescita rispetto al 2018 (112) e 2019 (119)l’utile di 57 milioni e il risultato operativo di 57,7 milioni. Con multipli tra 18 e 20 volte il risultato operativo la valorizzazione potrebbe essere indicata oltre un miliardo. Linkem ha circa 600 mila clienti e copre il 70 per cento della popolazione nazionale grazie al lavoro di 800 dipendenti. C’è però un elemento fondamentale che ha reso appetibile Tiscali per Linkem: la possibilità di sbarcare in Borsa direttamente, e da lì, come alcune ipotesi dei quotidiani finanziari lasciano intravvedere, aprirsi a nuovi soci.
Gli assets. Sono il vero patrimonio di Tessellis, un patrimonio che necessita di aggiornamenti e investimenti continui; parliamo di 4 anelli di fibra ottica, due cavi sottomarini che collegano Sardegna con Sicilia e Lazio, configurazioni ridondante e percorsi protetti nei principali centri; un data center di proprietà e la proprietà di 1,3 milioni di indirizzi Ipv4, il formato di indirizzo standard che consente ai computer di comunicare. Tiscali in tempi passati ha comprato molti di questi indirizzi, che adesso valgono circa 56 euro ciascuno, con un potenziale di affitto di 20 euro all’anno. Si potrebbe dire che più che la rete nazionale è questo il vero tesoretto di Tessellis. Il progetto. Rete forte, ma con l’obiettivo di proporre contenuti propri, per arrivare all’ambizioso piano di avere al 2025 il 40 per cento dell’audience globale in Italia, come ha detto Francesco Sortino responsabile della direzione digitl media e Tech di Tessellis.
«Nei prossimi 24 mesi vogliamo coinvolgere 25 milioni di utenti con sei azioni basate su tre pilastri: i network editoriali e i format video, con magazine verticali (Gamesurf, Milleunadonna, Food, Motori e viaggi) e produzione di format e webseries originali anche su conncted tv e piattaforme di terzi; la comunicazione con la nuova Tiscalisupermail, un servizio di tagliacosti e Tiscali shopping, e da ultimo Veesible». Quest’ultima è una newco che avrà come focus le attività pubblicitarie e di advertising del Gruppo. Veesible raccoglierà investimenti a favore delle properties del Gruppo, ma si aprirà anche alla raccolta pubblicitaria per terze parti, avvalendosi di un mix di features tecnologiche d’avanguardia e di un sistema di piattaforme ed asset in sinergia fra loro.
La crescita di volumi per ogni settore è prevista in misura considerevole: Tiscali.it dovrebbe quasi raddoppiare gli utenti arrivando a 15 milioni di utenti unici mensili; Milleunadonna quasi triplicare, arrivando a 1,2 milioni; Gamesurf, a 1 milione, quattro volte i volumi di lancio; la mail 2,5 milioni di caselle; il tagliacosti decuplicherebbe i contatti, arrivando a 800mila, e Veesible passerebbe da 10 a 25 milioni. Un progetto ambizioso, dal punto di vista finanziario, e industriale. Tesselis è forte nelle due tecnologie che nei prossimi anni saranno dominanti sul mercato: la Ftth (la fibra sino a casa) dove è forte Tiscali, e la Fwa 5G (la Fixed Wireless Access cioè l’insieme di sistemi di trasmissione sviluppati per sfruttare determinate frequenze dello spettro radio per fornire servizi di connettività a banda larga), dove è forte Linkem. Il mercato delle Telco in Italia, volenti o nolenti, nei prossimi anni cambierà pelle ancora una volta: ci saranno fusioni e aggregazioni da un lato e “spezzatini” dall’altro: pochi big domineranno il mercato e altri cercheranno i settori di nicchia. Tesselis adesso è a metà strada tra i big e i piccoli. Nel giro di tre anni, e forse con l’arrivo di un nuovo (pesante?) socio si capirà quale sarà la sua prossima dimensione.