Private equity, cambia la fiscalità. Aifi: "Novità positive, ma alcuni aspetti ancora da chiarire"
13/06/2016 12.08.30
ROMA - "Il private equity in Italia contro le modifiche fiscali", titola stamane il Financial Times, con un articolo in bella vista anche sulla home page del sito. Cosa succede, uno scontro tra i gruppi di investitori specializzati che operano in Italia e l'Agenzia delle Entrate, proprio quando si invocano da più parti investimenti per far ripartire l'economia? In effetti l'Aifi, l'associazione che rappresenta i fondi di private equity che operano in Italia, ridimensiona la questione, spiegando che sì, ci sono ancora delle questioni da chiarire rispetto alla circolare pubblicata dall'Agenzia delle Entrate il 30 marzo, ma "siamo fondamentalmente soddisfatti. Abbiamo ancora alcune richieste di chiarimento, siamo in una fase di dialogo molto collaborativo".
"Le linee guida pubblicate dall'Agenzia delle Entrate il 30 marzo - scrive il Financial Times - potrebbero limitare la capacità dei fondi di finanza strutturata di sfruttare la tassazione agevolata in altri Paesi, come il Lussemburgo, per minimizzare il peso del fisco". Il quotidiano finanziario britannico sottolinea come un appesantimento fiscale del private equity in questo momento in Italia sia decisamente in contrasto con i forti incoraggiamenti del premier Renzi agli investimenti dall'estero. Inoltre i gruppi di private equity potrebbero giocare un ruolo importante nella cartolarizzazione delle sofferenze da parte delle banche italiane.
L'anno scorso, ricorda ancora il Financial Times, le transazioni condotte in Italia dai fondi internazionali di private equity hanno raggiunto i 3,1 miliardi di euro, contro 1,6 miliardi di valore di quelle riconducibili invece ai fondi italiani. In particolare per i fondi internazionali si tratta di un gradito ritorno ai livelli precrisi.
La nuova legislazione fiscale sulla deducibilità è stata accolta in generale "con soddisfazione", come si legge da un comunicato ufficiale dell'Aifi diffuso ad aprile: "Fondi di private equity, grazie anche ai chiarimenti dell'Agenzia delle Entrate, e fondi di private debt - si legge nel comunicato - possono insieme dare nuovo slancio all'economia italiana". "La circolare - spiega ancora l'Aifi - fornisce informazioni e chiarimenti e afferma che la deducibilità degli interessi passivi è sostenibile sia nel caso in cui l'operazione di acquisizione con indebitamento sia posta in essere da un insieme di soggetti residenti in Italia, sia in presenza di soci/finanziatori esteri". "Rimangono, tuttavia, da chiarire alcuni aspetti relativi al trattamento fiscale dei fondi esteri", spiega lo stesso comunicato. Su queste questioni, spiega Alessandra Bechi, direttore dell'ufficio Tax & Legal e Affari Istituzionali dell'Aifi, "è in corso una fase di dialogo molto collaborativa".
E intanto l'Aifi elogia, in materia di novità legislative italiane sul private equity, il decreto sugli interpelli relativi ai nuovi investimenti italiani, il provvedimento che consente ai grandi investitori di ottenere chiarimenti sull'impatto fiscale delle operazioni allo studio, anche se le tempistiche previste per avere una risposta potrebbero essere troppo lunghe. Il provvedimento, che implementa le disposizioni del decreto internazionalizzazione, punta a garantire maggiore certezza in ambito fiscale per le imprese che intendono effettuare investimenti in Italia per un ammontare non inferiore ai 30 milioni di euro. La tempistica prevede una risposta in minimi 120 giorni, "ancora troppo lunga - sottolinea il presidente Aifi Innocenzo Cipolletta - tenuto presente che negli altri Paesi europei si hanno riscontri in un periodo inferiore ai 120 giorni previsti in Italia'. Tuttavia Bechi rileva come sia importante il provvedimento per la certezza del diritto: "La risposta dell'Agenzia rimane cristallizzata nel tempo, anche se cambia la legislazione".