Truffa Etruria..!!...CAP. 4

ROMA (MF-DJ)--Il Codacons, che assiste nei vari processi in corso il maggior numero di risparmiatori italiani danneggiati dalla banche, sta infatti predisponendo le carte legali per un'azione collettiva contro la Commissione Ue, colpevole di aver totalmente sbagliato le proprie valutazioni costringendo di fatto il Governo Renzi ad adottare il bail-in per Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, azzerando con un colpo di spugna i risparmi degli obbligazionisti dei 4 istituti di credito.Come ha sentenziato il Tribunale Ue, l'intervento del Fitd sulle banche in crisi era pienamente legittimo e non poteva essere in alcun modo impedito - spiega il Codacons - La Commissione Ue si è resa quindi protagonista di un comportamento che ha arrecato danni economici e sociali enormi nel nostro paese, coinvolgendo 12.500 risparmiatori delle 4 banche.Per tale motivo il Codacons ha avviato le pratiche per una maxi causa risarcitoria collettiva contro la Commissione Europea alla quale saranno chiamati a partecipare tutti gli investitori di Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti.vs(END) Dow Jones NewswiresMarch 20, 2019 09:43 ET (13:43 GMT)© 2019 MF-Dow Jones News Srl.
 
ROMA (MF-DJ)--"Ora serve un cambio di rotta", dopo la sentenza della Corte di giustizia europea che ha sancito che la Commissione Ue nel 2015, bloccando la possibilità di utilizzare il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi per salvare Banca Tercas, ha operato in modo illegittimo.Lo afferma il Segretario Generale di Assopopolari, Giuseppe De Lucia Lumeno, aggiungendo che "sarebbe quanto meno auspicabile un atteggiamento risarcitorio da parte della Commissione europea. Di certo un ripensamento delle modalità di funzionamento è urgente e necessario. La sentenza lo rende anche possibile"."La giustizia ha tempi diversi da quelli dell'economia e non sempre può arginare i danni della politica". Non aver potuto utilizzare uno strumento che sarebbe stato utilissimo e pienamente legittimo ha prodotto danni enormi soprattutto per la Banca Popolare di Bari e per i suoi soci oltre ad aver aggravato la crisi bancaria e, di conseguenza, quella economica."Il problema - secondo De Lucia Lumeno - è però di fondo. Senza la politica, il diritto europeo è diventato, più banalmente, il diritto delle regole che, applicate in modo manicheo al nostro Paese, ha fatto danni enormi. Il caso che ha riguardato la Popolare di Bari e Banca Tercas lo dimostra in modo paradigmatico", ha concluso.pev(END) Dow Jones NewswiresMarch 20, 2019 11:04 ET (15:04 GMT)© 2019 MF-Dow Jones News Srl.
 
MILANO (MF-DJ)--"Bloccando l'intervento del Fitd a favore di Tercas, e di conseguenza impedendo anche il salvataggio di Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, la Commissione europea ha tradito non solo i risparmiatori, i lavoratori delle banche coinvolte e le economie locali, ma anche quello stesso principio di sussidiarietà che è alla base della carta comunitaria".E' quanto ha affermato il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, nel corso dei lavori del consiglio generale del sindacato - riunito a Castelnuovo del Garda dove ha approvato all'unanimità la piattaforma di rinnovo del contratto nazionale - in merito alla decisione della Corte di Giustizia europea che ha ritenuto erronea la decisione con la quale nel 2015 l'Antitrust Ue giudicò aiuto di stato le misure a favore di Tercas."E' evidente che ci aspettiamo che chi si è reso protagonista di quelle scelte nefaste tragga le necessarie conseguenze anche sul piano risarcitorio a ristorno delle clientela tradita, nonché dei lavoratori che hanno dovuto cessare l'attività e di quelli immotivatamente chiamati in giudizio. Temiamo - aggiunge Colombani - che si continui a sottovalutare la gravità delle conseguenze che le svendite frettolose degli Npl, di fatto anch'esse indirettamente imposte dall'arbitraria decisione della Commissione Ue, hanno provocato non solo all'occupazione bancaria, falcidiata dalle crisi aziendali, ma anche all'occupazione dei territori italiani, per il grande numero di imprese cui è stato impedito il rilancio e dunque il ritorno in bonis: era invece evidente che quelle cessioni massive di crediti si potessero evitare, destinando le rilevanti plusvalenze derivanti dalla loro gestione paziente, come allora propose First Cisl, al risarcimento dei risparmiatori e alla salvaguardia dell'occupazione, senza nessun aggravio di spese per le casse dello Stato".com/cce(END) Dow Jones NewswiresMarch 20, 2019 10:48 ET (14:48 GMT)© 2019 MF-Dow Jones News Srl.
 
Battaglia sui salvataggi. Vestager: «Risoluzione decisa da Bankitalia» Palazzo Koch: «Ue negò l’intervento» - Corriere.it


Nuovo sale su ferite ancora aperte. É questo l’effetto della sentenza del Tribunale dell’Unione europea che accogliendo i ricorsi italiani (anche della Banca d’Italia) ha annullato una decisione della Commissione europea risalente a oltre quattro anni fa in merito al salvataggio di Banca Tercas (la Cassa di risparmio di Teramo). Una decisione che impedendo l’utilizzao del Fondo interbancario di garanzia (Fitd) nel salvataggio di Tercas ha di fatto aperto le porte alla soluzione del «bail-in», il costosissimo salvataggio interno che ha portato alla risoluzione di Banca Etruria, CariChieti, Cari Ferrara e Banca Marche nel novembre 2015 . Operazione costata agli azionisti una somma complessiva superiore ai 3 miliardi di euro e ai possessori di bond subordinati un danno di oltre 2 miliardi, senza contare l’effetto indiretto di destabilizzazione del sistema bancario e in ultima analisi di quello politico.

La nota di Bankitalia

La posizione assunta dalla Commissione Ue alla fine del 2015 ha reso impraticabile l’intervento preventivo di risanamento da parte del Fidt, come era avvenuto nella gestione delle crisi in passato, anche con riferimento alle quattro banche. È quanto fanno notare in Banca d’Italia dopo le parole del commissario Ue Vestager secondo cui la risoluzione fu una decisione dell’istituto centrale. In quell’occasione, rilevano le fonti, la Commissione ha ribadito la posizione già assunta ad agosto 2015, con la quale aveva vietato di attivare il Fidt per Carife e Banca Marche.

La sentenza

Il Tribunale dell’Unione europea ha stabilito che un intervento autonomo del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) non può essere considerato «aiuto di Stato». Un precedente, secondo l’Associazione bancaria italiana, a fronte del quale Bruxelles dovrebbe risarcire i risparmiatori e gli istituti di credito danneggiati da un pronunciamento simile: per l’appunto quello che ha portato alla risoluzione di Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara e Banca Marche. Il fatto oggetto della sentenza riguarda la decisione presa nel 2014 dal Fitd, dopo aver verificato la convenienza economica dell’intervento, di coprire il deficit patrimoniale di Tercas e concedergli determinate garanzie. Questo in seguito alla manifestazione di interesse presentata l’anno precedente dalla Popolare di Bari, che si era fatta avanti per la sottoscrizione di un aumento di capitale della banca abruzzese — in amministrazione straordinaria dal 2012 — a patto che il fondo stesso coprisse il deficit patrimoniale dell’istituto e realizzasse una revisione dei suoi conti. L’operazione era finita sotto la lente della Commissione Ue, che al termine una indagine approfondita era giunta nel dicembre 2015 alla conclusione che l’operazione si sarebbe configurata come un aiuto di Stato.

Teoria smontata dal Tribunale dell’Unione europea, che motiva la sentenza osservando come il Fitd — consorzio al quale devono aderire tutti gli istituti italiani che hanno scelto la forma della società per azioni — abbia agito in modo autonomo al momento dell’intervento, quindi senza influenza o controllo effettivo da parte delle autorità pubbliche. E, per di più, che lo abbia fatto utilizzando fondi non pubblici, dal momento che questi provenivano dalle stesse banche aderenti.

Richiesta di dimissioni

«Quell’intervento era totalmente legittimo e ora il Tribunale europeo lo dimostra», hanno commentato a stretto giro il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, e il direttore generale Giovanni Sabatini, aggiungendo che «così erano pure legittimi gli interventi pensati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi per le «quattro banche», predisposti innanzitutto per la Cassa di Risparmio di Ferrara, ma bloccati dalla Commissione europea in modo illegittimo, come ora evidenziato dal Tribunale Ue». Secondo Patuelli, la commissaria Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, «farebbe bene a dimettersi». Infine la Popolare di Bari parla di «viva soddisfazione» per la sentenza e si dichiara pronta a «eventuali azioni di rivalsa e di richiesta di risarcimenti» all’Ue. Antonio Patuelli ha poi precisato che «le decisioni della Commissione europea sulla gestione delle crisi bancarie in Italia sono un fatto che ha prodotto danni visibili e conteggiabili per i risparmiatori e ha inciso sulla fiducia verso il mercato finanziario bancario, con costi assolutamente incalcolabili». Patuelli ha sottolineato che «anche gli andamenti dei titoli bancari, in una crisi che si è aggravata per le decisioni della signora Vestager, non possono essere trascurati». E ha concluso: «Noi non abbiamo mai chiesto le dimissioni di alcuno, mai. Se sollecito una presa di coscienza e di autocritica da parte della molto baldanzosa signora Vestager non dipende da una valutazione preconcetta, ma dalla sentenza di ieri che è rivoluzionaria».

La risposta di Vestager

«Non abbiamo preso una decisione perché si tratta di una cosa recente e dovremo analizzare più in profondità», ha risposto in conferenza stampa la commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, in merito alla possibilità che la Commissione europea faccia appello rispetto alla decisione del Tribunale dell’Unione europea, che ha stabilito come l’intervento del Fitd su Tercas non sia stato un aiuto di Stato. «Dovremo tornarci», ha comunque evidenziato la politica danese. In merito al precedente rappresentato da Tercas rispetto alla questione delle cosiddette «quattro banche», Vestager ha invece sottolineato che «non è stata una decisione nostra a mandarle in risoluzione nel 2015, è stata una decisione della banca centrale italiana».

La posizione dei consumatori

«Lungi da noi difendere la Vestager, ma la scelta di risolvere le quattro banche e non utilizzare il Fondo interbancario di Tutela dei depositi (Fitd) è stata italiana. È il Governo Renzi che non ha avuto il coraggio di andare fino in fondo», ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori commentando le parole del presidente Abi, Antonio Patuelli. «Non scarichiamo solo sulla Vestager scelte e colpe italiane, autoassolvendoci» aggiunge Dona. «Nella famosa lettera della Vestager del 15 novembre 2015 - ricorda Dona - certo ambigua e sfuggente, era comunque scritto: «Se d’altro canto l’uso del fondo di tutela dei depositi non fosse considerato aiuto di stato, ma invece un puro intervento privato, questo non attiverebbe la risoluzione in base alla direttiva Brrd». «Insomma — conclude Dona — andava forzata la valutazione e bisognava giungere alla conclusione se l’uso del fondo di tutela era o meno aiuto di Stato, ma nessuno ha avuto il coraggio di rendere quella valutazione esplicita, in un senso o nell’altro».
 
ALTRO CHE 30% !!! QUI DEVONO RESTITUIRE IL 100%, più I DANNI + INTERESSI LEGALI.

Risparmiatori, a Bruxelles per riavere nostri diritti, pronti a infuocare le piazze»
PER APPROFONDIRE: banche popolari, bruxelles, crac, vicenza

di Luca Pozza

VICENZA - «Risparmiatori prepariamoci a infuocare ancora le piazze, anche ad andare a Bruxelles per riavere i nostri diritti». E' questo l'invito lanciato oggi dall'associazione "Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza", da anni vicina ai risparmiatori truffati.

«Dopo la decisione del Tribunale Ue - viene spiegato in una nota dell'associazione - la situazione cambia ora non chiediamo, ma pretendiamo un incontro con il Commissario europeo Vestager. L’Italia è rimasta supina per troppo tempo in tema di risparmio e banche, subendo decisioni sbagliate e distruttive per famiglie e territorio. Sproneremo anche il Governo ad attivarsi immediatamente e prendere posizione con noi in merito».
 
Tribunale Ue, Banca Etruria si poteva salvare. Ghinelli: "Sono sconcertato, questo territorio ha pagato un conto altissimo"
Dal Codacons l'annuncio della richiesta di una maxi azione risarcitoria

Enrica Cherici 20 marzo 2019 15:20

La sede storica di Banca Etruria co la protesta dei risparmiatori azzerati
Sentenza clamorosa da parte del Tribunale dell'Unione Europea che ha riconosciuto come non fosse aiuto di Stato l'intervento del Fondo Interbancario di tutela dei depositi e prestiti che con i fondi della banche private italiane aiutò la Popolare di Bari a salvare la Tercas nel 2014. Ergo anche Banca Etruria e le altre tre sorelle accomunate dal triste destino della liquidazione coatta, si sarebbero potute salvare senza sacrificare i risparmi investiti dagli aretini nelle subordinate. Se questo orientamento fosse stato noto nel 2015 al momento della predisposizione del decreto salvabanche, Bpel avrebbe potuto ricevere l'intervento salvifico del Fidt, senza azzeramento delle obbligazioni subordinate, delle azioni, senza il fallimento, senza le conseguenze tutt'altro che sopite, ma che si stanno trascinando nelle aule dei tribunali, tra accuse di truffa ai dipendenti della banca e di bancarotta ai membri degli ex cda della popolare aretina.

Fu la commissione europea guidata dalla Vestager a bloccare questo tipo di salvataggio. Tanti i commenti che arrivano a poche ore da questa sentenza c'è quello del primo cittadino di Arezzo:

“Di certo la notizia dell'annullamento da parte della Corte europea della decisione del 2015 della Commissione circa il divieto di intervento del Fondo Interbancario di Tercas e le drammatiche ripercussioni e conseguenze che quella stessa determinazione ha comportato sui quattro istituti tra cui Banca Etruria lascia sconcertati”.

Il sindaco Alessandro Ghinelli commenta così la notizia della sentenza che ha cancellato la decisione della Commissione in quanto “non ha dimostrato che i fondi concessi a Tercas a titolo di sostegno del Fondo interbancario fossero controllati dalle autorità pubbliche italiane”. E continua: “Leggo che la Commissione sta valutando una ipotesi di ricorso alla sentenza della Corte, è quindi doveroso attendere il compimento della vicenda. Rimane il fatto che questo territorio, insieme ad altri, ha pagato un prezzo altissimo per le conseguenze di una decisione adesso messa in discussione dalla magistratura europea e che, se confermata, con ancora più forza chiederebbe giustizia”.

A questo punto dal Codacons arriva l'annuncio di una maxi azione risarcitoria da chiedere alla Commissione Europea in relazione ai gravi errori commessi nella gestione delle crisi bancarie in Italia.

"L’associazione dei consumatori, che assiste nei vari processi in corso il maggior numero di risparmiatori italiani danneggiati dalla banche, sta infatti predisponendo le carte legali per un’azione collettiva contro la Commissione Ue, colpevole di aver totalmente sbagliato le proprie valutazioni costringendo di fatto il Governo Renzi ad adottare il bail-in per Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, azzerando con un colpo di spugna i risparmi degli obbligazionisti dei 4 istituti di credito. Come ha sentenziato il Tribunale Ue, l’intervento del Fitd sulle banche in crisi era pienamente legittimo e non poteva essere in alcun modo impedito – spiega il Codacons – La Commissione Ue si è resa quindi protagonista di un comportamento che ha arrecato danni economici e sociali enormi nel nostro paese, coinvolgendo 12.500 risparmiatori delle 4 banche. Per tale motivo il Codacons ha avviato le pratiche per una maxi causa risarcitoria collettiva contro la Commissione Europea alla quale saranno chiamati a partecipare tutti gli investitori di Banca Etruria. Nei prossimi giorni l’associazione fornirà i dettagli per aderire all’iniziativa legale.
 
se poi consideriamo che gli NPL sono stati valutati al 14%, quando il mercato li pagava i 25%-30%, sulla base di una lettera presentata alla

Vestager alla quale solo lei ha voluto credere ciecamente, sarebbe da mettere all' Asinara ai lavori forzati a pane e acqua, aspettando la sua morte.
 
Il tutto assume l' aspetto di una operazione massonica, orchestrata tra Banca D'Italia, la Commissione europea, e Governo Renzi, dove si è voluto in fretta e furia, con la scusa della normativa europea fare sparire 6 banche, favorendo intesa e ubi banca, quando le stesse 6 banche con questa sentenza POTEVANO ESSERE SALVATE IN ALTRO MODO, evitando di RASOIARE azionisti e obbligazionisti subordinati.

Meriterebbe una commissione parlamentare di inchiesta ad hoc, per capire quello che è veramente successo in quei giorni convulsi, ma molto nefasti per i cittadini risparmiatori.
 
Il tutto assume l' aspetto di una operazione massonica, orchestrata tra Banca D'Italia, la Commissione europea, e Governo Renzi, dove si è voluto in fretta e furia, con la scusa della normativa europea fare sparire 6 banche, favorendo intesa e ubi banca, quando le stesse 6 banche con questa sentenza POTEVANO ESSERE SALVATE IN ALTRO MODO, evitando di RASOIARE azionisti e obbligazionisti subordinati.

Meriterebbe una commissione parlamentare di inchiesta ad hoc, per capire quello che è veramente successo in quei giorni convulsi, ma molto nefasti per i cittadini risparmiatori.

Ciao Hunt..non serve.. basta rileggersi le dichiarazioni rilasciate da questi signori alla commissione d'inchiesta....e si capisce bene tutto
 
Ciao Hunt..non serve.. basta rileggersi le dichiarazioni rilasciate da questi signori alla commissione d'inchiesta....e si capisce bene tutto

Ciao Penta, mi piacerebbe leggere gli originali di quei documenti, perchè tra tutti devono avere fatto una bella confusione.

Comunque emerge una esagerata subordinazione e incompetenza di Renzi verso la Merkel, dove si preoccupa solo di salvare i correntisti, ma si dimentica totalmente delle conseguenze catastrofiche sulla fiducia nel sistema bnancario, e sulla distruzione della capitalizzazione di tutto il MIB 30 CHE NE è SEGUITO, senza contare l 'aumento del debito pubblico per tutti i cittadini italiani dovuto alle richieste di intesa e ubi, affinchè esse comprassero le 6 banche ad 1 EURO.

UNO STOLTO al Governo del paese non poteva fare peggio !!!
 
Banche: Castagna. mossa Ue su Tercas fu azzardata

MILANO (MF-DJ)--Ora che è arrivata la decisione del Tribunale Ue sul caso Tercas "possiamo trarne una morale. Dare accelerate così improvvise su un tema così delicato come quello che è il risparmio delle famiglie e in particolare degli italiani, partendo da supposizioni che vengono da fuori, forse è stata una mossa un po' azzardata".

Lo ha affermato Giuseppe Castagna, Ceo di Banco Bpm, a margine del convegno 'Ceo Forum' in Università Bocconi, commentando la decisione del Tribunale Ue che ha dichiarato illegittimo l'intervento della Commissione Ue sul caso Tercas. All'epoca, la Commissione giudicò l'operazione di salvataggio della Cassa di Risparmio di Teramo operata dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi un "aiuto di Stato".

In merito al ruolo che Via Nazionale ebbe nella vicenda, Castagna ha aggiunto che "Bankitalia ha subito, non mi pare che in questo caso c'entri. Non so i dettagli tecnici, grazie a Dio è stata una delle cose che non ci ha coinvolto se non nell'esborso che abbiamo dovuto fare" per contribuire ad alcuni salvataggi bancari. "Siamo anche noi, fra virgolette, tra i danneggiati. In questo caso mi sembra però che sia stato più un tema di" Commissione "europea".

cce

(END) Dow Jones Newswires

March 22. 2019 11:40 ET (15:40 GMT)
 
Etruria, Cassazione conferma multe Bankitalia a tre ex membri cda, compreso Boschi | Reuters

Etruria, Cassazione conferma multe Bankitalia a tre ex membri cda, compreso Boschi
Reuters Staff


ROMA (Reuters) - La Corte di Cassazione ha confermato le multe comminate da Banca d’Italia nel 2014 a tre ex componenti del cda di Banca Etruria, fra i quali Pier Luigi Boschi, padre dell’ex ministro delle Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi.

Lo si evince dalle 32 pagine della sentenza emessa dalla Seconda sezione civile della Cassazione, lette da Reuters, che conferma le sanzioni a Luciano Nataloni (156.000 euro) Pier Luigi Boschi (144.000 euro) e Andrea Orlandi (144.000 euro) “per aver violato, in qualità di componenti del cda di Banca Popolare dell’Etruria, disposizioni del testo unico bancario e della normativa secondaria di vigilanza”.

A Nataloni, Boschi e Orlandi, si legge nella sentenza, la Banca d’Italia contestava in particolare violazioni delle disposizioni in materia di governance, carenze nell’organizzazione e nei controlli interni, carenze nella gestione e nel controllo del credito, omesse e inesatte segnalazioni all’autorità di vigilanza.


Non è stato possibile al momento ottenere un commento dal legale dei tre ricorrenti.

Le multe erano state inflitte dopo gli accertamenti ispettivi di vigilanza condotti in Banca Popolare dell’Etruria tra marzo e settembre del 2013.

Sul sito Reuters.com le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su Reuters Italia (@reuters_italia) on Twitter
 
Governo: Salvini striglia Tria, firmi decreto rimborsi risparmiatori truffati

MILANO (MF-DJ)--Matteo Salvini striglia il ministro dell''Economia Giovanni Tria sui ritardi per i rimborsi ai risparmiatori truffati. Il vicepremier, interpellato a margine del Forum di Confcommercio a Cernobbio, ha spiegato che "il Mef ci sta mettendo un po'' troppo tempo per i miei gusti, stanno aspettando la risposta dall''Europa", ma "io se devo essere onesto mi sono rotto le palle di aspettare e oggi lo diro'' al ministro dell''Economia, perche'' i risparmiatori non possono aspettare i tempi e i dubbi dell''Europa. Il decreto lo deve firmare il ministro, io personalmente gli chiedo di farlo". Salvini ha poi rassicurato sul pericolo di aumento dell''Iva nel 2020, accogliendo l''appello lanciato da Confcommercio: "Le clausole Iva non sono scattate e non scatteranno, stiamo lavorando per questo. Non scattera'' nessun aumento dell''Iva, su questo avete la mia parola che peraltro vi avevo gia'' dato. Bacchetta magica non ne abbiamo ma qualche idea la abbiamo". A chi lo incalzava su dove potessero trovare i 23 miliardi necessari a disinnescare le clausole di salvaguardia che farebbero aumentare l''Iva, il ministro dell''Interno ha scherzosamente risposto che useranno "l''oro di Dongo, lo stiamo cercando qui sul Lago, troveremo i 23 miliardi" che servono. Sulla flat tax il ministro ha spiegato che ci sono diverse ipotesi, da aumentare gli assegni famigliari anche per i lavoratori atipici, a ridurre l''aliquota Irpef fino a 50 mila euro: "ci stiamo confrontando su diverse ipotesi, l''importante e'' che si reimmettano soldi in circuito. Ad oggi sono ipotesi che mi piacciono. Quella della famiglia mi stimola di piu''. L''obiettivo" comunque, "e'' di applicarla gia'' dal 2020". Al presidente francese Macron, che a margine del vertice dei 27 a Bruxelles ha detto "la Tav? Problema italiano, non ho tempo da perdere", Salvini ha risposto che "Macron lo capisco, mi sembra che abbia qualche problemino a Parigi e dintorni quindi non gli faremo perdere tempo, mi sa che il tempo lo perdera'' con i francesi che sono un po'' arrabbiatucci". Comunque, ha proseguito, "io rimango convinto che la Tav sia un''opera che serve agli italiani, agli imprenditori, ai pendolari, agli studenti, a migliorare la qualita'' dell''aria e dell''ambiente. Certo", ha proseguito "se da Parigi e da Bruxelles arrivassero piu'' fondi e piu'' disponibilita'' a ragionare sarebbe meglio", comunque "ci sono segnali che l''Ue possa aumentare la quota di contributo per completare l''opera". "Molto bene", ha detto Salvini, la firma del Mou tra Italia e Cina, sostnendo che "piu'' opportunita'' ci sono per le imprese italiane meglio e''", ma, ha avvertito, "noi vogliano essere assolutamente cauti quando c''e'' in ballo la sicurezza nazionale, il trattamento dei dati sanitari e telefonico, la nostra privacy, la nostra vita, l''energia, che deve essere sotto il controllo di organismi italiani poi per il resto se si portano i nostri imprenditori in Cina, piuttosto che in Russia o in Brasile va benissimo". Salvini si e'' detto inoltre "contento che ci sia il presidente cinese in visita in Italia ci vuole parita'' di condizioni: non mi si dica che la Cina e'' un Paese dove vige il libero mercato, dove lo Stato non interviene nell''economia e nell''informazione". Poi un pensiero all''Europa: "Se le elezioni europee andranno come andranno, saremo noi, i movimenti dipinti come euroscettici, a salvare l''Europa. I primi nemici dell''Europa sono proprio quelli che dicono che va bene cosi'' com''e''. L''Europa", ha affermato, "e'' un bellissimo sogno di pace", ma "si salva se cambia, e se torna a rispettare i popoli, le tradizioni, le nazioni. L''Europa doveva garantire benessere economico e sociale e piena occupazione per tutti e con questi vincoli io non sono in grado di garantirli. Io voglio un paese libero di garantire piena occupazione e benessere economico e sociale". Il titolare del Viminale ha poi posto l''accento sulle prospettive di lungo termine dell''Italia: "La crisi che piu'' mi preoccupa e'' quella demografica, siamo il secondo Paese piu'' vecchio al mondo, se non mettiamo gli italiani nelle condizioni di mettere al mondo dei figli, nel 2050 l''Italia non c''e'' piu'', sara'' un''enorme casa di riposo. L''anno appena chiuso e'' stato il peggiore da 150 anni", ha spiegato, "e questo e'' un ragionamento anche economico: l''Italia sara'' un posto dove si produrra'' sempre meno, che acquista servizi da altri Paesi, da dove i giovani scappano e dove fare business sara'' sempre piu'' difficile. O mettiamo soldoni per consumi e per stabilizzare il lavoro e l''esistenza dei ragazzi che oggi hanno 20-30 anni, o dovremo fare la ferma obbligatoria nel 2040 per avere polizia e vigili del fuoco, bisogna fare veloce".
 
Banca Etruria, Banca Marche e non solo. Ecco come Bruxelles ha sgambettato l’Italia
di Angelo Baglioni


La Corte di giustizia della Unione europea ha emanato il 19 marzo una sentenza storica. In sostanza, ha ammesso che l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per finanziare il salvataggio di una banca non è un aiuto di stato, e quindi non è un motivo sufficiente per fare scattare il bail-in. La rigidità della Commissione Ue è costata cara. Costrinse il governo italiano, nel novembre del 2015, a decretare in tutta fretta la risoluzione delle quattro banche locali (Etruria, Marche, Chieti, Ferrara), ponendo costi a carico degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati delle banche stesse. L’impatto sull’opinione pubblica fu tale da costringere poi il governo a prevedere il “ristoro” dei detentori di obbligazioni subordinate. Il commento dell’economista Angelo Baglioni per il sito Lavoce.info

AIUTI DI STATO O NO?
La Corte di giustizia della Unione europea ha emanato il 19 marzo una sentenza storica. In sostanza, ha ammesso che l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per finanziare il salvataggio di una banca non è un aiuto di stato, e quindi non è un motivo sufficiente per fare scattare il bail-in. La sentenza è stata emessa con riferimento ad un caso specifico, quello della Cassa di risparmio di Teramo (Tercas), ma ha implicazioni per le altre crisi bancarie che hanno animato le cronache negli ultimi anni. Se fosse stata emessa con maggiore tempestività, avrebbe probabilmente cambiato la storia recente, non solo in relazione alla gestione delle crisi bancarie, ma anche per le implicazioni politiche che ne sono scaturite. La materia è tecnica, ma ha avuto un impatto molto forte sull’opinione pubblica, a partire da Banca Etruria in poi.

Ma quel è la materia del contendere? Negli scorsi anni, di fronte al dissesto di alcune banche di piccola dimensione, la posizione italiana, sostenuta dalla Banca d’Italia e dall’Abi, è stata: il Fitd può farsi carico di coprire le perdite accumulate in passato da queste banche, in modo da favorire la loro ristrutturazione e se possibile il loro acquisto da parte di un’altra banca in buone condizioni. In questo modo, il Fitd evita la liquidazione della banca in crisi, che sarebbe più costosa per il Fitd stesso, chiamato in tal caso a rimborsare tutti i depositi della banca liquidata fino a 100 mila euro.

Peccato che la Commissione UE abbia sempre detto: attenzione, un intervento del Fitd è un aiuto di stato, e come tale fa scattare il bail-in, o almeno la sua versione più soft limitata alle azioni e alle obbligazioni subordinate (il cosiddetto burden sharing). In questo modo, ha di fatto sbarrato la strada a un intervento a carico delle banche, che avrebbe potuto evitare il coinvolgimento dei risparmiatori. Il Fitd è infatti alimentato dai contributi delle banche, senza alcun apporto di denaro pubblico. Ma allora perché considerarlo aiuto di stato? Il motivo sta nel fatto che i contributi delle banche al Fitd sono obbligatori. Tanto che il Fitd si è poi inventato il cosiddetto “braccio volontario”, con il quale è intervenuto in soccorso di alcune piccole banche (Tercas stessa e le casse di risparmio romagnole). Quest’ultima forma di intervento non è stata considerata aiuto di stato dalla Commissione UE, in virtù della sua “volontarietà”: un equilibrismo degno di un azzecca-garbugli, visto che si tratta sempre degli stessi soggetti (le banche) che intervengono collettivamente a sostegno di una banca in crisi.

I COSTI DELLA RIGIDITÀ
La rigidità della Commissione Ue è costata cara. Costrinse il governo italiano, nel novembre del 2015, a decretare in tutta fretta la risoluzione delle quattro banche locali (Etruria, Marche, Chieti, Ferrara), ponendo costi a carico degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati delle banche stesse. L’impatto sull’opinione pubblica fu tale da costringere poi il governo a prevedere il “ristoro” dei detentori di obbligazioni subordinate. Il costo politico di quell’intervento fu molto alto per il governo, allora guidato da Matteo Renzi.

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A ben vedere, la posizione della Commissione su questo punto specifico (l’intervento del Fitd) fa parte di un problema più generale: il modo un po’ astratto e precipitoso in cui sono state applicate le nuove regole europee di gestione delle crisi, che hanno introdotto bail-in e burden sharing. Sono entrate in vigore colpendo tutti gli strumenti finanziari già emessi, quindi in modo retroattivo. Ciò ha colto di sorpresa molti risparmiatori che non erano stati informati del nuovo regime. Non solo, molti di loro non erano a conoscenza della differenza tra una obbligazione subordinata e una ordinaria. Meglio sarebbe stato prevedere una introduzione graduale delle nuove regole, ad esempio imponendo alle banche di emettere “titoli-cuscinetto” aggredibili in caso di bail-in e detenuti dagli investitori istituzionali, in modo da proteggere gli investitori al dettaglio (come suggerivamo qui tre anni fa) e facendo entrare in vigore il bail-in solo dopo che le banche si fossero dotate di un “cuscinetto” abbastanza robusto. Invece si è fatto il contrario. Le modalità con cui sono state introdotte le nuove regole di gestione delle crisi bancarie sono state criticate dalle stesse autorità europee di settore.

Errori di questo tipo costano caro all’Europa. Rendono le istituzioni europee invise ai cittadini. Il risentimento popolare verso il bail-in non è tanto dovuto al principio in sé, ma al modo rigido in cui è stato introdotto. Un approccio più flessibile e realistico nella fase di avvio avrebbe destato meno clamore. È una lezione su cui riflettere (anche in vista delle prossime elezioni europee) perché questi errori alzano la palla ai movimenti sovranisti e anti-europei, che sono pronti a “schiacciare”.
 
Tercas: Patuelli. un danno senza eguali (mi.Fi.)
MILANO (MF-DJ)--C'è grande soddisfazione al vertice dell'Abi dopo la sentenza del Tribunale Ue che ha annullato lo stop della Commissione Ue all'intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) per Tercas. "La rabbia l'abbiamo già vissuta e smaltita. anche se dopo anni di sacrifici". dice il presidente Antonio Patuelli. in una intervista a Milano Finanza. La premessa dell'Abi è che la sentenza Ue non cancella quelle che dovessero arrivare in Italia per eventuali illeciti di alcuni manager. commessi anche con la complicità di soggetti esterni. Ma per Patuelli è anche il momento di ricordare i fatti del 2015 e le implicazioni dell'alt di Bruxelles al Fondo.

Domanda. Come sarebbe cambiata la storia delle crisi bancarie se fosse intervenuto il Fitd?

Risposta. Lo si può intuire ripercorrendo la vicenda della Cassa di Ferrara. cronologicamente la prima delle quattro banche poi finite in risoluzione. A fine luglio 2015 si è tenuta l'assemblea di Carife. con all'ordine del giorno l'aumento di capitale da parte del Fitd. Va sottolineato che l'assemblea si è svolta con l'autorizzazione della Banca d'Italia. che in precedenza aveva commissariato l'istituto. Inoltre la fondazione locale ha votato a favore della ricapitalizzazione. con il via libera del suo vigilante Mef. La percentuale dell'approvazione in assemblea è stata altissima. attorno al 97%. Il procedimento quindi era concluso. Ricordo che tirammo tutti un sospiro di sollievo per la fine dei problemi della banca.

D. Poi che cosa è successo?

R. Non si è capito più nulla. Nebbia totale. A fine novembre abbiamo accolto la risoluzione di Carife con massimo stupore. considerando l'esito positivo dell'assemblea di luglio.

D. Che cosa sarebbe cambiato senza risoluzioni?

R. La vicenda di Ferrara permette di esprimere un giudizio certo. che si può traslare anche per gli altri tre casi. Per le banche il costo della risoluzione è stato un multiplo dell'onere che si sarebbe avuto attraverso l'intervento del Fitd. Inoltre con il Fondo non ci sarebbe stato alcun burden sharing. Le azioni non sarebbero state annullate. ma diluite. con speranza di recupero. I bond subordinati non sarebbero stati toccati e al Fitd non sarebbero stati chiesti ristori. Non ci sarebbe stato il successivo crollo della fiducia per tutto il settore. che ha aggravato anche le crisi successive.

D. In assenza del Fitd. i dissesti sono stati affrontati con Atlante e con lo Schema Volontario.

R. Si tratta di meccanismi nati dallo stato emergenziale. più costosi del Fondo. E anche molto più lenti: bisognava avviare nuovi organismi. convincere istituti a sottoscrivere. far deliberare tutti i soggetti. Un processo lungo e faticoso.

D. Perché non avete avviato prima lo Schema Volontario?

R. La commissaria alla Concorrenza Vestager non ce lo ha suggerito tempestivamente. Del resto se avesse avuto carte in tal senso. le avrebbe presentate al Tribunale Ue. Lo Schema Volontario è stato avviato quando si è capito. dopo mesi di discussioni tra Bruxelles e Roma sul Fondo Interbancario. che non ci sarebbe stata altra strada. Peraltro poi Vestager non ha avuto nulla da eccepire che il ramo volontario nascesse proprio all'interno del Fitd.

D. La sentenza Tercas ha inciso anche per venete e B.Mps?

R. Senza dubbio. Lo stop al Fondo Interbancario ha contribuito. con effetti che perdurano anche oggi. a deprimere i mercati perché ha messo in una luce negativa un comparto che invece stava salvando da solo le banche. come aveva fatto in passato.

D. Il Fitd comunque non avrebbe avuto risorse sufficienti per banche così grandi.

R. È vero. In quei casi infatti è servito anche un intervento dello Stato. Ma se il Fitd non fosse stato bloccato. la crisi non sarebbe andata avanti così a lungo. coinvolgendo in modo così grave anche altre banche. Mai prima si è verificata una situazione simile: una crisi non solo bancaria ma anche finanziaria di un Paese. innescata da una decisione della Commissione in seguito bocciata da un tribunale. Va detto che la sentenza rafforza la credibilità dell'Ue perché dimostra che c'è una giustizia indipendente. Al massimo un po' lenta. sul modello di quella italiana.

D. Vestager dice che la decisione della risoluzione è stata della Banca d'Italia. È stato così?

R. Non è assolutamente vero. Bankitalia ha fatto nei giorni scorsi un resoconto completo dove si evidenzia in maniera pubblica ciò che era già emerso nella commissione d'inchiesta Casini dall'intervento del capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo nel dicembre 2017. Mi meraviglio che la signora Vestager non abbia obiettato nulla allora. Perché ai tempi non ha scritto una lettera alla commissione d'inchiesta chiedendo rettifiche? Sarei molto stupito che la sua struttura molto occhiuta. soprattutto verso le vicende italiane. non si fosse informata su un atto pubblico.

D. Come interpreta allora le parole di Vestager?

R. Una replica debole. provocatoria ed evasiva. che arriva da una persona in campagna elettorale.
Il suo intervento è stato tardivo e privo di reali contestazioni rispetto alla ricostruzione di Bankitalia. che è stata fornita invece in modo dettagliato.

D. Lei ha detto che la Commissione ha fatto un errore che neppure uno studente di giurisprudenza avrebbe commesso. Come se lo spiega?

R. La mia sensazione è che la decisione sia servita politicamente a Vestager. Bastonare l'Italia poteva portare maggiore popolarità nel Nord Europa. In termini giuridici. la norma dice che ogni banca deve far parte di un consorzio di garanzia dei depositi. Ma anche uno studente avrebbe capito che l'obbligatorietà dell'adesione non produce la nazionalizzazione del consorzio. Vestager ignora anche la Costituzione Italiana.

D. In che senso?

R. La Costituzione prevede due forme di proprietà: pubblica o privata. Lo Stato può nazionalizzare la proprietà privata risarcendo il privato. Non esiste un terzo caso.

D. Come andrete avanti con la richiesta di risarcimento danni?

R. La Commissione Ue ha due mesi per impugnare la sentenza. anche se. come ha ben scritto Angelo De Mattia su MF-Milano Finanza. farebbe bene a desistere dal farlo. In questo tempo studieremo la vicenda e ogni possibile soluzione. Poi ci confronteremo con le autorità italiane e con il Fondo.

D. Nel caso come farete a calcolare il danno subito?

R. Nell'ultima riga della sentenza si sottolinea che "la parte soccombente è condannata alle spese". Un indice di quanto il Tribunale sia stato determinato nel dare ragione all'Italia. La formula però è sibillina. Non è chiaro se si riferisca soltanto alle spese processuali. Ci sono stati danni certi per azionisti. obbligazionisti e banche concorrenti. In più c'è da porre anche l'elemento imponderabile degli effetti negativi sulla fiducia
: difficile da stimare. ma quando occorre tutti i tribunali dell'Occidente si assumono la responsabilità e decidono sui danni. come avviene per esempio per quelli morali nei contenziosi civili.

D. Adesso userete il Fitd in caso di necessità senza ulteriori passaggi normativi?

R. Non ci aspettiamo nuove crisi. Lo strumento in ogni caso torna a disposizione. c'è una chiara sentenza.

red

(END) Dow Jones Newswires

March 25. 2019 03:17 ET (07:17 GMT)
 
Ultima modifica:
Crac Etruria, tra i testimoni al processo convocati i vertici di Bankitalia
In lista gli ex commissari, gli ispettori e il capo della vigilanza Barbagallo (foto): c'è anche Salvatore Maccarone, direttore del Fondo Interbancario proposto per il salvataggio Bpel

di Salvatore Mannino
Ultimo aggiornamento il 27 marzo 2019 alle 07:13
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Barbagallo in commissione
Barbagallo in commissione
Arezzo, 27 marzo 2019 - Non è la commissione banche che a fine 2017 infiammò le cronaca politiche del caso Etruria, ma anche al processo per la bancarotta che comincia il 2 aprile sfilerà una raffica di personaggi eccellenti, tutti chiamati a testimoniare su come Bpel è sprofondata nel crac. Li hanno citati, più ancora della procura, che punta tutto sugli uomini della Finanza che hanno svolto le indagini e sui commissari fallimentari delle aziende che hanno lasciato le maggiori sofferenze, dalla Privilege Yard dello Yacht di Civitavecchia alla Sacci, che da sola ha provato un «buco» di una cinquantina di milioni, gli avvocati difensori dei 25 accusati, un ex presidente, due ex vicepresidenti, un plotoncino di ex amministratori e dirigenti.

Il più alto in grado nelle liste appena depositate nella cancelleria del tribunale è indubbiamente Carmelo Barbagallo, all’epoca e ancora direttore della vigilanza di Banca d’Italia, il cane da guardia dunque del corretto operato degli istituti controllati, colui che nella drammatica seduta dell’8 dicembre 2013 consegnò di persona al Cda riunito la lettera del governatore Ignazio Visco (nessuno ha avuto l’ardire di chiamarlo) con cui si sanciva la crisi irreversibile di Etruria e se ne ordinava l’aggregazione con un’altra banca di «elevato standing».

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Sempre da Bankitalia vengono i due ispettori,Emanuele Gatti e Giordano Di Veglia, che condussero i controlli del 2012-13 e 2014-15 che portarono al commissariamento di Bpel. A proposito: fra i testi non mancano appunto i due commissari nominati allora da via Nazionale, che poi governarono in via Calamandrei per dieci mesi, dall’11 febbraio al 22 novembre 2015, Riccardo Sora e Antonio Pironti.

E scelto da Bankitalia fu anche il commissario liquidatore della vecchia Bpel trasformata in Bad Bank, Giuseppe Santoni. Nessuno l’ha mai visto in un’occasione pubblica, se verrà davvero in aula sarà un debutto mediatico.

In città, invece, ha lasciato un ottimo ricordo Roberto Bertola, amministratore delegato della Nuova Etruria nata dalla risoluzione, anche lui citato come testimone, al pari di Salvatore Maccarone, direttore del Fondo Interbancario che per un breve periodo, nell’autunno 2015, sembrò essere il cavaliere bianco del salvataggio Bpel.

Lo stoppò il caso Tercas, sul quale adesso la sentenza della Corte Europea ha prodotto un vero ribaltone. Tra gli eccellenti citati anche Pierluigi Boschi, che finora ha schivato ogni imputazione, e l’ex dg Luca Bronchi, che invece è stato condannato a cinque anni per bancarotta nel rito abbreviato. L’antipasto di questo processo.
 
Truffa più grave del previsto, oltre a Renzi, Boschi, Consob, Bankitalia e i CDA delle banche anche la Commissione UE è responsabile di questo GRAVE inganno.
Devono pagare TUTTI risarcendo subito tutti gli investimenti fatti su Etruria negli anni 2013-2015.

Alcuni politici e consiglieri dovrebbero assagiare la galera come avvenuto ai tempi di MANIPULITE.

Quanto rimpiango Antonio Di Pietro, Gerardo D'Ambrosio, Francesco Saverio Borrelli, Ilda Boccassini, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo. Armando Spataro, Francesco Greco e Tiziana Parenti.

Questi erano PM con gli attributi, il PM ROSSI è una semplice comparsa.
 
Ancora La Procura non ha capito dove ROSI, ULTIMO PRESIDENTE DI BANCA ETRURIA HA NASCOSTO I SOLDI.........

PROCEDETE SUBITO AI SEQUESTRI, ANCHE CON ROGATORIE INTERNAZIONALI !!!

SPERIAMO CHE PARAGONE FACCIA PARTIRE UNA COMMISSIONE DI INCHIESTA COME SI DEVE, E RACCOLGA FINALMENTE TUTTR LE PROVE NECESSARIE A FARE ARRESTARE QUESTA GENTAGLIA.


SPECULAZIONE27.03.2019
IWBank, dalle carte emergono le connessioni con i Renzi
Consob ha sanzionato il titolare della società panamense collegata all’ultimo presidente di Banca Etruria e in affari con l'azienda partecipata da Tiziano Renzi

Di Nicola Borzi
Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio, è uno dei soci della Party Srl.
Conti di IWBank e uomini di Ubi sono coinvolti in casi di insider trading scattati a fine luglio 2015, appena prima che Italmobiliare annunciasse la cessione della quota nel capitale di Italcementi, pari al 45%, alla tedesca HeidelbergCement. Una cessione che precedette l’Opa totalitaria lanciata da HeidelbergCement sul resto delle azioni Italcementi, quotate alla Borsa di Milano. Alcune di queste operazioni di insider trading, secondo gli inquirenti, sarebbero passate su conti aperti in IWBank.

Approfondimento
SCANDALI BANCARI
IWBank, 1000 mld di transazioni senza controlli antiriciclaggio
49 milioni le operazioni "bucate" dalle verifiche obbligatorie. Sfuggite ai radar anche transazioni e connessioni con entità offshore presenti nei Panama e Paradise Papers

Gli insider trading sull’Opa Italcementi e le sanzioni della Consob
Per quegli insider trading a gennaio e settembre 2018 venne sanzionato per 15mila euro dalla Consob per abuso di informazioni privilegiate Lorenzo Renato Guerini, che era stato consigliere di sorveglianza di Ubi Banca e membro del Comitato rischi di Ubi, e che all’epoca dell’Opa tedesca su Italcementi era vicepresidente della stessa Italcementi.

Per insider trading su Italcementi la Consob sanzionò poi Giambattista Rosa, che fu durante le trattative con HeidelbergCement dal 2000 al 2014 manager in Italcementi, Carlo Messedaglia, private banker di Bergamo, e Giordano Tamagni, amico ed ex collega in Pirelli di Rosa. Rosa fu stato multato per 300mila euro, Messedaglia per 150mila, Tamagni per 200mila.

Altre sanzioni Consob furono comminate a Franco Bertolini, ex responsabile Italian fiscal affairs di Italcementi, a Roberto Franzè, all’epoca dell’Opa procuratore della società panamense Tressel Overseas (e consulente dell’area fiscale di Italcementi della quale Bertolini era responsabile) e Carmine Rotondaro, beneficial owner della stessa Tressel Overseas. Rotondaro ricevette una sanzione amministrativa di 500mila euro, Franzè di 250mila euro e Bertolini di 150mila. In più a Rotondaro furono confiscati beni per 4,8 milioni.

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I rapporti della panamense Tressel Overseas con la famiglia Renzi
La società panamense Tressel Overseas non è nuova alle cronache: insieme a un’altra società panamense, la Torrado Holdings, è finita al centro di una interrogazione parlamentare datata 8 aprile 2016 e firmata dal deputato M5S Giorgio Sorial.

Le due società possedevano quote di capitale della Egnazia Shopping Mall, di cui l’amministratore unico nel 2016 era Lorenzo Rosi, l’ultimo presidente di Banca Etruria. Egnazia Shopping Mall era stata costituita per realizzare un outlet a Fasano (Brindisi). In quella operazione svolse un ruolo da consulente Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo.

L'ultimo presidente di Banca Etruria, Lorenzo RosiL’ultimo presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi
La vendita del Teatro comunale di Firenze
Le due società panamensi, Tressel e Torrado, comparivano anche fra i fondatori della società Corso Italia, nata per l’acquisto dell’immobile del Teatro comunale di Firenze. All’epoca in cui Matteo Renzi era sindaco di Firenze, questo immobile da 25.500 metri quadrati ubicato tra Porta a Prato, il parco delle Cascine e il lungarno Amerigo Vespucci era stato inserito nella lista dei beni che il Comune intendeva vendere con un valore stimato di 44 milioni. Ma la sua vendita effettiva avvenne invece per 23 milioni attraverso la Cassa depositi e prestiti nel 2015 per finire infine alla Nikila Invest Srl, una società di Ilaria Niccolai in affari con la Party Srl, tra i cui soci c’era Tiziano Renzi.

La sala del Teatro comunale di FirenzeLa sala del Teatro comunale di Firenze
Il contatto tra Tiziano Renzi e la Tressel Overseas
L’interrogazione parlamentare di Sorial sosteneva che «nella dichiarazione dei redditi consegnata nel 2015, i genitori di Matteo Renzi avrebbero denunciato che nessuna variazione fosse intervenuta nella loro situazione patrimoniale, ma in realtà nel 2014 Tiziano Renzi aveva rilevato il 40% della Party srl, della quale la moglie è diventata amministratore unico. Gli altri soci sono Creazioni Focardi (Gucci Firenze, 20%) e Nikila Invest (40%)».

Secondo un articolo de IlTempo.it, qualche mese prima della vendita dell’edificio del Teatro comunale di Firenze la società «Nikila Invest insieme ad altri soci … fonda una nuova società: la Egnazia Shopping Mall, di cui fanno parte due società panamensi (Torrado Holdings Inc che ha il 23% e Tressel Overseas Sa che ha l’11%) ma anche due aziende che fanno riferimento proprio a Lorenzo Rosi (l’ultimo presidente di Banca Etruria, ndr): la Castelnuovese società cooperativa con il 5% e Syntagma srl che ha l’11%».
 
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