Vivere di rendita CONSUMANDO IL CAPITALE.

Anche io compa'.
Non mi ha hahato nessuno per 24 mesi.
22.703 di Naspi, 2.420 di trattamento integrativo, 2.533 di imposte recuperate tramite versamenti al fondo pensione.
Da 5 mesi sono in Rita.
Idem come te ma senza Rita il fondo lo riscatto tutto tra circa 9 mesi .
 
L'ho visto anche io nel periodo scorso, però l'ho interpretato in maniera un po' diversa..
secondo me il film mostra come mettere troppa carne al fuoco non sia sempre sinonimo di vita felice, lo dimostra il contrasto tra i vari personaggi che si susseguono, dove a differenza del collega o della sorella che si incasinano l'esistenza da soli in situazioni che (forse) si potrebbero evitare in partenza, il protagonista pur dedicandosi a quei 2-3 hobby nel tempo libero, non sogna la luna o di voler esplorare nuovi modi di vivere. Forse perchè non gli interessano, forse perchè li ha gia vissuti e ha raggiunto il suo equilibrio smussando scelte su scelte dopo una serie di dispiaceri e di affetti che negli anni sono arrivati e sono andati.
Il fattore lavoro nel film può anche passare in secondo piano, a mio avviso serve solo per far emergere il diverso modo di Hirayama di affrontare la vita, probabilmente egli è una persona di grande esperienza, che ne ha viste di cotte e di crude, è stanco, non investe piu' nei rapporti umani in maniera volontaria ma solo se questi si avvicinano in maniera naturale alla sua vita, allora ha sempre una buona parola ed è disposto a mettersi a disposizione con gentilezza, ma non li cerca, non sono fondamentali e non si affida a loro (forse una volta si, ora non piu' perchè non ne vale la pena?). Ha capito che alla fine del viaggio preferisce emozionarsi con le cose che ha sempre fatto, quelle che non possono tradirlo o ferirlo, come la cura delle piantine e le cassette di musica, sa che se entra nel circolo vizioso non ne trarrà alcun beneficio e magari è arrivato a capire questo solo attraverso numerose esperienze vissute e tanto dolore che non ci viene mai mostrato ma lo si percepisce come un evento molto lontano di una vita precedente di Hirayama all'interno della sua stessa vita.

L'aspetto interessante consiste proprio nelle diverse possibili letture che si possono dare a questo film, in particolare rispetto al ruolo che ha nella narrazione il lavoro umile.

Se metti in secondo piano il tema della dedizione al lavoro del protagonista, emerge una sorta di apologia per uno stile di vita minimalista, concentrato su esperienze e ritmi di vita semplici e rassicuranti nella loro prevedibilità, a voler suggerire allo spettatore che il segreto della felicità prescinde dal tenore di vita, dall'auto di lusso o dal pregio ed estensione della propria abitazione.
Per tutta la durata della pellicola colpisce lo sguardo sereno ed estatico del protagonista, che suggerisce l'ottenuto raggiungimento del proprio equilibrio interiore.

Nella mia lettura la chiave minimalista diviene sospettosamente strumentale, funzionale a veicolare un messaggio più "politico" che ha come sottotitolo "se lavori sodo e con dedizione, anche se il tuo è il lavoro più umile del pianeta, sarai un uomo felice".

Lo evinco dal peso che ha la rappresentazione della lunga giornata lavorativa, dove la stessa identica sequenza si ripete per più giorni, con il protagonista che arriva a pulire ossessivamente ogni singolo accessorio presente nei bagni pubblici con un senso quasi di compiacimento, raggiungendo la vetta più alta con la meticolosa pulizia del deflettore plastico posato sul fondo degli orinatoi a parete.

Comunque, a prescindere dalla specifica lettura che ognuno potrà dare, sicuramente è un film che comunica una grande serenità interiore...
 
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