Stefano Perrini
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Ciao a tutti!
Come mi ero ripromesso di fare al termine della ricognizione su Koberling, vorrei proporvi un altro artista tedesco che, a mio modo di vedere, è sottovalutato. Si tratta di Werner Büttner, classe 1954.
Nelle tendenze neo-espressioniste tedesche, volendo mantenere la distinzione che fa ad esempio Barilli, c’è una “prima ondata” (che precede di molti anni la Transavanguardia!) con i nomi più famosi (Baselitz, Kiefer, Penck, Lüpertz, Immendorf, ecc.) e poi una “seconda ondata” di artisti più giovani (tra cui Fetting, Middendorf, Salomé, ecc.), alla quale appartiene anche Büttner. Il quale, con i suoi più stretti compagni di strada, persegue un’arte di tipo diverso, anche se tutta questa generazione di artisti tedeschi sembra assomigliarsi e fare cose simili, sotto una generica etichetta di “Bad Painting”, cioè “cattiva pittura”. E qui sta il punto: i compagni di strada di Büttner sono Martin Kippenberger e Albert Oehlen. Kippenberger, senza dubbio un fuoriclasse, nonché il più importante artista di quella generazione, purtroppo morto giovane, ha un record in asta di oltre sedici milioni di euro. Albert Oehlen ha un record d’asta di circa cinque milioni e seicentomila euro. Büttner ha un record di € 70.000. Ora, non faccio il televenditore e quindi non sostengo che se uno ha conosciuto Picasso, allora è automaticamente un grande artista. Di quella generazione di artisti che hanno studiato arte ed erano molto preparati, Büttner è l’unico, insieme a Peter Bömmels, ad essere un autodidatta ed è sicuramente, dal punto di vista pittorico, più “scarso” di Martin Kippenberger e di Albert Oehlen. Dal punto di vista intellettuale, però, era (ed è tuttora) molto sveglio e ha prodotto cose molto interessanti. Io credo che sia giusto che costi meno (anche molto meno) rispetto agli altri due compagni di viaggio, ma la distanza mi sembra eccessiva e i suoi valori assoluti decisamente bassi.
Il problema di aprire una discussione su di lui (ma lo sarebbe anche su Kippenberger) è che è molto difficile fare un discorso organico, c’è troppa varietà di temi e non ci sono cicli o cronologie molto utili a cui appoggiarsi. Proverò, senza una cadenza fissa, a proporre alcuni argomenti e alcune opere, sperando che il quadro complessivo risulti più utile che caotico.
La mia fonte principale sarà la grande monografia, credo l’unica in lingua inglese, pubblicata nel 2016.
Tale fonte mi pare non includa nella selezione delle mostre a cui ha partecipato l’artista alcuna esperienza italiana. Credo, dunque, che l’artista si sia visto molto poco in Italia. Comprensibilmente, artprice non riporta alcun passaggio nelle case d’aste nostrane, neppure per una grafica.
Come mi ero ripromesso di fare al termine della ricognizione su Koberling, vorrei proporvi un altro artista tedesco che, a mio modo di vedere, è sottovalutato. Si tratta di Werner Büttner, classe 1954.
Nelle tendenze neo-espressioniste tedesche, volendo mantenere la distinzione che fa ad esempio Barilli, c’è una “prima ondata” (che precede di molti anni la Transavanguardia!) con i nomi più famosi (Baselitz, Kiefer, Penck, Lüpertz, Immendorf, ecc.) e poi una “seconda ondata” di artisti più giovani (tra cui Fetting, Middendorf, Salomé, ecc.), alla quale appartiene anche Büttner. Il quale, con i suoi più stretti compagni di strada, persegue un’arte di tipo diverso, anche se tutta questa generazione di artisti tedeschi sembra assomigliarsi e fare cose simili, sotto una generica etichetta di “Bad Painting”, cioè “cattiva pittura”. E qui sta il punto: i compagni di strada di Büttner sono Martin Kippenberger e Albert Oehlen. Kippenberger, senza dubbio un fuoriclasse, nonché il più importante artista di quella generazione, purtroppo morto giovane, ha un record in asta di oltre sedici milioni di euro. Albert Oehlen ha un record d’asta di circa cinque milioni e seicentomila euro. Büttner ha un record di € 70.000. Ora, non faccio il televenditore e quindi non sostengo che se uno ha conosciuto Picasso, allora è automaticamente un grande artista. Di quella generazione di artisti che hanno studiato arte ed erano molto preparati, Büttner è l’unico, insieme a Peter Bömmels, ad essere un autodidatta ed è sicuramente, dal punto di vista pittorico, più “scarso” di Martin Kippenberger e di Albert Oehlen. Dal punto di vista intellettuale, però, era (ed è tuttora) molto sveglio e ha prodotto cose molto interessanti. Io credo che sia giusto che costi meno (anche molto meno) rispetto agli altri due compagni di viaggio, ma la distanza mi sembra eccessiva e i suoi valori assoluti decisamente bassi.
Il problema di aprire una discussione su di lui (ma lo sarebbe anche su Kippenberger) è che è molto difficile fare un discorso organico, c’è troppa varietà di temi e non ci sono cicli o cronologie molto utili a cui appoggiarsi. Proverò, senza una cadenza fissa, a proporre alcuni argomenti e alcune opere, sperando che il quadro complessivo risulti più utile che caotico.
La mia fonte principale sarà la grande monografia, credo l’unica in lingua inglese, pubblicata nel 2016.
Tale fonte mi pare non includa nella selezione delle mostre a cui ha partecipato l’artista alcuna esperienza italiana. Credo, dunque, che l’artista si sia visto molto poco in Italia. Comprensibilmente, artprice non riporta alcun passaggio nelle case d’aste nostrane, neppure per una grafica.