Analisi brevi

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Numeri... immagino che hai una grande fiducia nei numeri.
In effetti costituiscono un elemento oggettivo, ma sono il passato e non bastano.

Bene, i numeri sono buoni, ma quanto paghi i vari noleggiatori di botti che navigano o produttori di tagliaerba?
Quali prospettive hanno i vari business?
Che spazio possono prendere in un portafoglio?
 
Scritto da Extent
Numeri... immagino che hai una grande fiducia nei numeri.
In effetti costituiscono un elemento oggettivo, ma sono il passato e non bastano.

Bene, i numeri sono buoni, ma quanto paghi i vari noleggiatori di botti che navigano o produttori di tagliaerba?
Quali prospettive hanno i vari business?
Che spazio possono prendere in un portafoglio?

Io penso che in un portafoglio ben diversificato ci debbano essere anche le small cap.
D'altronde presentano rischi maggiori di una società leader di mercato con un businnes consolidato ma è comunque interessante e redditizio investire su società che potrebbero avere multipli di crescita maggiori e diventare a loro volta large cap in un futuro .
Sicuramente Emak e Navigazioni Montanari sono due ottime small cap non di certo sopravalutate.
Chi lo sa..magari Nav Mont comincerà a diversificare ina altri tipi di trasporti o Emak in altri prodotti.
 
certamente anche le small-cap, anzi soprattutto loro hanno maggiori possibilità di crescita e sono loro che non essendo sotto la lente degli analisti, hanno maggior probabilità di essere sottovalutate.

Indubbiamente qui entra in gioco la capacità di ognuno di voi di fare le giuste valutazioni sul valore societario. I numeri dei bilanci sono .... numeri. I libri di testo insegnano magari a leggere i bilanci, ma molto meno a "capirli". Qui entra in gioco una capacità che non tutti gli analisti hanno, la giusta interpretazione dei numeri dei bilanci. E questa si basa su l'esperienza e conoscenza acquisite nel tempo.

Ma molto più importante dei numeri di bilancio considero altri fattori. Insomma se è un'azienda di famiglia che da decenni è controllata dalla stessa famiglia, in quale considerazione viene tenuto l'azionista di minoranza?? Non penseranno prima a se stessi e poi lasciare le "briciole" ai piccoli azionisti? In Italia ci sono troppi esempi di questo comportamento.
Quali fondi e che tipo di fondi detengono quote nella società? Come sono gli amministratori? e da quanto tempo amministrano? qual'è il cv di tali amministratori? etc. etc.

Sembrano domande pignole e ridicole, ma poi andando a vedere


Non credo che Nav. Montanari sia diversa (mi auguro di sbagliare!!). Come la mettiamo con la concorrenza proveniente dal sud-est asiatico e la Cina? Quale rotte serve principalemente?

Emak, ma insomma un'azienda che produce macchine di questo genere non mi sembra che possa presentare tassi di crescita in modo continuo e stabile. Produce fuori dall'Italia? Ha qualchè superiorità tecnologica che altre aziende non hanno? Insomma io non investo in un titolo azionario, ma in un'azienda della quale vorrei essere convinto e mi possa dare una certa confidenza circa le proprie possibilità. E poi non mi piacciono i debiti! Di nessuna forma.

Ovviamente il discorso cambia se uno fa trading oppure cerchi di scommettere...

saluti e vi rignrazio per questi interessantissimi threads
ser
 
Scritto da gioia23
certamente anche le small-cap, anzi soprattutto loro hanno maggiori possibilità di crescita e sono loro che non essendo sotto la lente degli analisti, hanno maggior probabilità di essere sottovalutate.

Indubbiamente qui entra in gioco la capacità di ognuno di voi di fare le giuste valutazioni sul valore societario. I numeri dei bilanci sono .... numeri. I libri di testo insegnano magari a leggere i bilanci, ma molto meno a "capirli". Qui entra in gioco una capacità che non tutti gli analisti hanno, la giusta interpretazione dei numeri dei bilanci. E questa si basa su l'esperienza e conoscenza acquisite nel tempo.

Ma molto più importante dei numeri di bilancio considero altri fattori. Insomma se è un'azienda di famiglia che da decenni è controllata dalla stessa famiglia, in quale considerazione viene tenuto l'azionista di minoranza?? Non penseranno prima a se stessi e poi lasciare le "briciole" ai piccoli azionisti? In Italia ci sono troppi esempi di questo comportamento.
Quali fondi e che tipo di fondi detengono quote nella società? Come sono gli amministratori? e da quanto tempo amministrano? qual'è il cv di tali amministratori? etc. etc.

Sembrano domande pignole e ridicole, ma poi andando a vedere


Non credo che Nav. Montanari sia diversa (mi auguro di sbagliare!!). Come la mettiamo con la concorrenza proveniente dal sud-est asiatico e la Cina? Quale rotte serve principalemente?

Emak, ma insomma un'azienda che produce macchine di questo genere non mi sembra che possa presentare tassi di crescita in modo continuo e stabile. Produce fuori dall'Italia? Ha qualchè superiorità tecnologica che altre aziende non hanno? Insomma io non investo in un titolo azionario, ma in un'azienda della quale vorrei essere convinto e mi possa dare una certa confidenza circa le proprie possibilità. E poi non mi piacciono i debiti! Di nessuna forma.

Ovviamente il discorso cambia se uno fa trading oppure cerchi di scommettere...

saluti e vi rignrazio per questi interessantissimi threads
ser

Perfetto, mi hai tolto dalle spine ;)

Non sapevo come ribadire questi concetti (fondamentali) senza sembrare, per l'ennesima volta, troppo pignolo:D
 
La diversificazione
"Un portafoglio ben diversificato....", io mi trovo spesso a disagio quando leggo questo concetto, e piuttosto incompreso
quando sostengo che diversificare dimostra anche una "limitata capacità" di scelta e di conoscenza, estremizzando per me diversificare è piuttosto un limite! cosi come lo è un alto turn-over del proprio portafoglio, insomma se si perde tempo ed energia per analizzare attentamente bilanci che senso ha rimane investito soltanto per pochi mesi?

Allora o la mia valutazione era sbagliata (perchè no??) oppure sono cambiate sostanzialmente le valutazioni del mercato ? oppure mi è sfuggito qualcosa? oppure si presentano opportunità migliori? premetto ovviamente che l'analisi fatta si basa su numeri veritieri e corrispondenti alla realta (sic!)

Già M. Keynes scriveva nel '34 "It is a mistake to think one limits one's risks by spreading too much between enterprises about which one knows little and has no reason for special confidence".

oppure Phil Fisher già nel 1958 "It never seems to occur to investors, much less their advisors, that buying a company without having sufficient knowledge of it may be even more dangerous than having inadequate diversification. Great stocks are extremely hard to find. I knew I wanted to own the best or none at all".

Oppure Buffett nel 1991 "One's knowledge and experience are definitely limited and there are seldom more than two or three enterprises at any given time in which I personally feel myself entitled to put full confidence".

ser
 
Ma molto più importante dei numeri di bilancio considero altri fattori. Insomma se è un'azienda di famiglia che da decenni è controllata dalla stessa famiglia, in quale considerazione viene tenuto l'azionista di minoranza?? Non penseranno prima a se stessi e poi lasciare le "briciole" ai piccoli azionisti? In Italia ci sono troppi esempi di questo comportamento.

Scusa ma quando Tronchetti Provera è entrato in Telecom ha mandato un lettera agli azionisti Pirelli per fargli sapere che il giorno dopo il suo ingresso le azioni Pirelli si sarebbero svalutate molto? Si trattava di una piccola azienda di famiglia? Da quello che vedo (Enron, Worldcom, Parmalat) molte grandi società non fanno proprio il bene dei piccoli azionisti.

Non credo che Nav. Montanari sia diversa (mi auguro di sbagliare!!). Come la mettiamo con la concorrenza proveniente dal sud-est asiatico e la Cina? Quale rotte serve principalemente?

La concorrenza proveniente dal sud est asiatico esiste per tanti settori. Ed è concorrenza sleale. Lo sa bene l'alta moda. Anzi, proprio grazie al boom economico che c'è in quei paesi, probabilmente aumenterà la domanda di trasporto merci via mare.

Emak, ma insomma un'azienda che produce macchine di questo genere non mi sembra che possa presentare tassi di crescita in modo continuo e stabile.

Non credi? Mi puoi dire perchè? E' un mercato di nicchia con poca concorrenza. Non abbiamo tutti un tagliaerba in casa ma chi ce l'ha ha pochi fornitori da cui acquistarlo. Questo significa che emak può concentrarsi sullo sviluppo del suo business anzichè pensare a lottare ogni giorno con la concorrenza e vedere i propri margini ridursi all'osso (vedi telefonici/tecnologici)


Produce fuori dall'Italia? Ha qualchè superiorità tecnologica che altre aziende non hanno? Insomma io non investo in un titolo azionario, ma in un'azienda della quale vorrei essere convinto e mi possa dare una certa confidenza circa le proprie possibilità.

Mi fai un esempio di un settore che ti dà una certa confidenza circa le proprie possibilità? Io ho confidenza con telefonia, tecnologia, assicurazioni, banche, auto ... mi sa che non ci faccio molti affari.

E poi non mi piacciono i debiti! Di nessuna forma.
Neanche a me ma esistono in quasi tutti i titoli. Tuttavia in certa misura aumentano la redditività. Non credo che NavMont ed Emak presentino situazioni debitorie esagerate.

Cmq bel thread. Complimenti a tutti
 
bel thread davvero...... continuate così.
Grazie
willy
 
ciao jos 75,
interessanti e costruttive repliche, premetto che non ho niente contro queste due società o altre in particolare, posso, anzi "spero" di sbagliarmi, ed auguro ai piccoli azionisti di fare buoni affari, ma putroppo la realtà spesso è un'altra.

Per fare un raffronto serio ho solo elencato alcuni elementi da considerare. Ce ne sono molti altri, ma per esempio, per un'armatore il collegamento per il sud-est asiatico diventa sempre più importante in futuro, sopratttutto il collegamento USA-ASIA, leggevo proprio l'altra settimana che addirittura c'è mancanza di capacità di trasporto tra queste due aree.
Sulla concorrenza sleale, be, esiste, ma forse meno di quanto si possa pensare, e la differenza di costi e tale che non si può attribuire il male solo a questa. Comunque, considerando quanti negozi persino in Cina vendondo alta moda italiana, ho l'impressione che loro acquistano gli originali, e vendono a noi i falsi...(!)

La rivalutazione dell'Euro poi avrà effetti piuttosto pesanti, l'effetto sara evidente soltanto nel 2004 o addirittura nel 2005, soprattutto per le piccole-medie aziende che non vogliono/possono proteggersi sul rischio valuta.

L'effetto è duplice, diminuisce la redditività delle ns. aziende (area Euro) che magari devono abbassare il prezzo (Euro) per essere concorrrenziali, oppure a parità di prezzo in area $ il controvalore in Euro diminuisce, e aumenta la concorrenzialità dei prodotti area-$ o di altre aree.

"Scusa ma quando Tronchetti Provera è entrato in Telecom ha mandato un lettera agli azionisti Pirelli per fargli sapere che il giorno dopo il suo ingresso le azioni Pirelli si sarebbero svalutate molto? Si trattava di una piccola azienda di famiglia? Da quello che vedo (Enron, Worldcom, Parmalat) molte grandi società non fanno proprio il bene dei piccoli azionisti. "

Giustissimo.


Questo è un'altro degli elementi da considerare nella selezione. Il management. Da quanto tempo opera, come è stato finora il suo comportamento verso gli azionisti di minoranza, si preoccupa di incorementare il valore intrinseco dell'azienda? Quali sono stati i risultati passati? Soprattutto in momenti difficili!

Sono riusciti negli anni a creare dei vantaggi competitivi sulla concorrenza? Com'è il loro prodotto, com è il marketing, la distribuzione, soddisfazione dei clienti, e vengono resi pubblici questi dati agli azionisti, che in fondo sono i proprietari!!???
Quanti sono i "recurring customers", com'è il ROI ??

Per esempio Enron negli ultimi mesi della sua esistenza era molto riluttante nel comunicare dati aziendali agli analisti. Dava dei numeri e "accusava" gli analisti di non capire o non comprendere quanto pubblicavano!

Enron originariamente era una bellissima e tranquilissima azienda nel settore energia, trasporto di gas naturale. Poi con la liberalizzazione del mercato energetico in USA (California in particolare) dopo il 1996 hanno pensato di mettere su una struttura di trading di energia elettrica, combinando le loro conoscenze del mercato con Internet. Speravano che la libralizzazione del mercato avrebbe portato ad un'incremento di traffico e riduzione di prezzo. Soltanto che le cose non sono andate come pensavano! Inoltre come abbiamo visto, comportamenti illeciti da parte del management che ha portato alla rovina la società!

Ed in questo come in altri casi mi ritorna in mente cosa scriveva Buffett "Se scegli un socio oppure un collaboratore, tre sono gli elementi esenziali, Integrità, Intelligenza, Energia.
Se manca la prima condizione, le altre due ti portano alla rovina.
Se manca la prima, spera soltanto che sia stupido e pigro"!

saluti
ser



p.s. Società in Italia che rispettono i requisiti? Ma non conosco cosi bene il mercato, però a me piacerebbe molto capirne una, che ha un perfetto marketing, prodotti conosciuti e acquistati, un marchio favoloso.... ed è la Ferrero, chissà perchè non va sul mercato ma è strettamente custodita dalla famiglia. Una ragione ci sarà!!
 
Complimenti, una discussione veramente interessante.

Pero' non sono tanto d'accordo con Gioia riguardo alla diversificazione: due o tre titoli, anche se li conosci bene, mi sembrano pochi. Se hai solo due titoli e uno si rivela essere la Parmalat di turno, sei quasi rovinato (hai perso il 50%).

Se hai dieci titoli e ne fallisce uno, vabbe' hai perso il 10% ma puoi rifarti abbastanza alla svelta.

Anch'io ho una grandissima ammirazione per Buffett, pero' a leggere i bilanci della sua societa' ti rendi conto che, anche se ci sono quattro o cinque titoli "preferiti", poi anche i suoi investimenti sono diversificati in modo relativamente ampio.
 
Interessante il discorso sulla diversificazione.

Io credo che la critica di Gioia23 sia stata soprattutto verso un'eccessiva diversificazione e se così fosse mi trova abbastanza d'accordo.
Poi ha portato l'esempio di Buffett che è sempre stato pubblicizzato per aver diversificato pochissimo. In effetti la gran parte del denaro che ha guadagnato lo ha fatto con pochissime società, con una scarsa diversificazione di portafoglio, ma ha anche sempre messo in chiaro quali sono le condizioni a cui si può fare una cosa del genere. Le società che ha inserito in portafoglio le ha acquistate per intero (!) oppure una quota tale che gli permetteva comunque di conoscere a fondo la situazione interna e di avere una certa influenza sulle decisioni del management. In queste condizioni si capisce che può avere senso mettere tutto il proprio denaro in 2 - 4 società.
E' ovvio che il 99.99% (per essere ottimisti) di noi non ha queste possibilità ed è meglio che aumenti un pò la diversificazione come ammonisce giustamente Sedix.

La diversificazione è quindi una funzione della conoscenza delle società su cui si investe. Se siamo proprietari al 100% delle società in questione possiamo anche permetterci di averne solo alcune (magari!!).
Se siamo piccoli investitori privati abbiamo invece a che fare con due ordini di problemi. Da un lato, essendo analisti esterni ed essendo singoli, quindi senza una squadra di analisti al nostro servizio non siamo in grado di seguire con la massima cura tanti settori molto diversi tra loro e tante società diverse nello stesso tempo. Quante società può seguire in modo accurato il singolo? Dipende dal tempo a disposizione e dalle competenze, ma dubito che possa tenere 50 società in portafoglio ed essere sempre aggiornato sulla loro situazione. Dall'altro lato per diminuire il rischio specifico (quello legato alla singola società o settore) maggiore è la diversificazione meglio è.

E' ovvio che passando da 2 titoli in portafoglio a 4 si dimezza il rischio specifico mentre passando da 100 a 104 lo si abbassa pochissimo. Quindi se si hanno pochi titoli aggiungendone uno o due si abbatte drasticamente il rischio mentre superata una certa soglia ogni aggiunta crea poco vantaggio o peggio lo diminuisce per il discorso precedente.
Poi bisogna anche vedere che sia vera diversificazione: i titoli dovrebbero appartenere a settori diversi, non essere correlati nello stesso modo alla stessa variabile macroeconomica come tassi e inflazione, ecc.

Buon lavoro ;)
 
PS: La Ferrero piacerebbe anche a me, è una miniera d'oro... anche la Perfetti mi piacerebbe, praticamente tutti i chewingum e metà delle caramelle che mangiamo in Italia sono di Perfetti. Vuole andare sul mercato? Macché... qualche anno fa si è comprata la VanMelle che era quotata in Olanda e l'ha delistata.

Qui ragazzi arrivano solo aziende ormai alla frutta oppure aziende acquistate qualche anno prima con operazioni di levereged-buy-out e la quotazione in borsa serve solo agli investitori per "monetizzare" l'investimento.
 
Ultima modifica:
Ciao Extent io invece comprerei volentieri ESSELUNGA...
Interessante il tuo discorso sul rischio di investire in una azienda "non tua" ovvero sulla capacità di reperire informazioni.
Io ad esempio lavoro in una azienda quotata e ti assicuro che non tutto ciò che si vede all'interno traspare sempre.
Ovviamente intendo sia aspetti positivi che negativi...
Un altro aspetto interessante del discorso di prima e di Buffet è che se non sbaglio lui non si prefissa un tempo di rientro dall'investimento ma dichiara che il suo "holding period" potrebbe essere sempre. Che ne pensi?
 
Lavorare all'interno di un'azienda e possederla sono due cose diverse, è ovvio che nel primo caso non tutto traspare e non ci fai nulla, ma se succede nel secondo caso puoi "fucilare" chi lavora in modo poco trasparente (nei tuoi confronti ovvio).

Buffett non prefissa un holding period, esatto, ma questo è da vedere sempre nella sua ottica e metodologia d'investimento.
Una volta che è diventato proprietario di una buonissima società che ragionevolmente (sia perchè ha un buon business, sia perchè la fa gestire per remunerare l'azionista) darà rendimenti superiori per tantissimi anni, che senso ha vendere? Come dice lui non ha senso nemmeno quando quota in borsa palesemente sopravvalutata perchè a volte le buonissime società rimangono sopravvalutate per molti anni e rischi di non poter più riacquistarle.
 
AVVISO che il mio portafoglio è cambiato molto da qualche settimana a questa parte, sia perchè ci sono stati alcuni cambiamenti nei titoli sia perchè sono cambiati molto i pesi assegnati.
Non farò più gli aggiornamenti del portafoglio, ma sarò disponibile per qualsiasi discussione relativa a strumenti finanziari e al mondo degli investimenti in generale.
 
Salve,
qui si fa sempre più interessante,
nemo 17, Esselunga è l'altra società italiana che molto mi interesserebbe, agli esordi, negli anni '50 in Lombardia penso fosse stato il primo supermercato all'americana, in effetti la famiglia Rockefeller era compartecipe nel capitale negli anni '50, poi si sono ritirati.
Sono veramente efficienti, dal punto di vista del cliente.
Sul retail diversi anni fa ho letto un interessante biografia su Sam Walton "In Sam we trust", il fondatore di WalMart. Lo consiglio a chiunque sia interessato a capire come funziona il settore retail.

Sedix, ovviamente hai ragione, con due titoli il rischio è eccessivo, ma d'altra parte, con due titoli, ovviamente non investirei MAI in una società tipo Parmalat.
Poi dipende dal capitale investito con un capitale limitato, non più di 5 o 6 società in caso di somme più elevate, si può arrivare a 10-15 titoli, che sono già troppi. Comunque su ogni società almeno un 10% del capitale. Se questo sembra troppo, ma allora sarebbe troppo anche il 2%, o no???

Qui apro una parentesi e parlo di esperienza personale. Sono stato anche investito su 20-25 società, ma il 80% del capitale si concentrava su 4 o 5 titoli, il resto era sparso sul resto, diciamo che il capitale era diviso, una parte sul "sicuro", l'altra parte più a rischio per poter per "captare" il gioello di turno".
Morale:
Dispersione enorme di tempo per tenere tutto sotto controllo ed ovviamente di costi per entrare ed uscire su diversi titoli, per quanto riguarda la parte più speculativa.
Alla fine questa parte "speculativa" si è rivelata un non senso. perchè anche nel caso che trovassi un "gioiello", l'incidenza sul capitale totale era minima. Inoltre non è poi cosi semplice trovare continuamente "gioielli" per cui potresti diversificare e godere la crescita di tutti questi. Percùi alla fine sei costretto a fare ricerca più approfondita, fare le dovute comparazioni e poi "rischiare", però qui il termine rischiare e piuttosto limitato, se sai che vai a "rischiare" il 10% o più del tuo capitale, non investi in società tipo Parmalat o Cirio o altre che non nomino.
Veniamo tratti in inganno quando diversifichiamo troppo. Se scegliamo 15 o 20 titoli, il rischio di trovare il bidone e molto più alto, non solo statisticamente, ma soprattutto perchè mentalmente noi siamo più disposto ad accettare il bidone...
ed allora la probabilità di sceglierne non solo uno ma diversi aumenta...! poi ad ognuno a fare le proprie considerazioni.
Non so se mi sono espresso in modo sufficientemente comprensibile, il discorso è piuttosto complesso e chi opera nel settore capirà cosa intendo.

Più in generale il concetto è molto matematico (sic!!), oltre alla diversificazione, che dovrebbe abbassare il rischio, entra il gioco l'ottimizzazione del portafoglio, il cosiddetto "Kelly Optimization model". In parole povere, ci sono altre variabili da considerare e rispettare, è scientificamente provato che la diversificazione oltre ad un certo livello è controproducente.

Il discorso su Buffett è piuttosto complesso e non è solo quello che appare a prima vista, ovviamente farà errori anche lui, almeno lo ammette e lo scrive. Oltre ad essere un'"fondamentalista" è veramente un grande trader. Basta leggere attentamente tutti i suoi rapporti annuali.
Non può uscire da titolo come KO, o G, perchè crollerebbero immediatamente, ma lo considero fenomenale ciò che è riuscito a fare negli ultimi 5 o 6 anni,

se vi va, potremmo proseguire,...
saluti
ser
 
Eh si... tutto molto interessante.
ESSELUNGA è considerata da più parti un gioiello.
Acquista con pagamenti a 90 giorni e condizioni capestro per anche big tipo Barilla e incassa giornalmente montagne di soldi.
I suoi iperstore sono strategicamente per lo più posizionati in Lombardia e Piemonte con qualcosina in Veneto e Toscana.
Sotto qualche aspetto è simile a Wal Mart..molto rigorosa con i dipendenti e per chi vuole far carriera in azienda si parla di ferrea crescita interna..ovviamente partendo dalle corsie dei supermercati.
Peccato che per ora di quotazione non se ne parla minimamente...
 
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