Buongiorno a tutti, ringrazio dell'accoglienza e della solidarietà, provo ad ampliare il racconto per rispondere ai giusti interrogativi di qualcuno.
quando decisi di effettuare l'investimento oggetto del leasing uscì una legge che dava dei benefici fiscali a fronte di questi investimenti tecnologici. Come succede spesso in Italia il bando è stato fatto coi piedi, in sostanza nella domanda bisognava citare il modo di pagamento dell'investimento e, nel caso di leasing anche il numero di contratto e la scadenza era di pochissimi giorni. Antonveneta è stata la più veloce a formalizzare un contratto pur con quelle condizioni capestro (pegno) che in altre circostanze non avrei accettato. L'acquisto dei fondi arca è stato fatto di comune accordo con la banca, il fatto che poi non andassero bene riguardava la circostanza che i titoli non erano "fisicamente disponibili". Mi sono anche offerto di andare a Milano a prenderli ma mi è stato detto che non si poteva e che bisognava seguire i canali della banca e che ci volevano 4/5 giorni, troppi per perfezionare il contratto. Era chiaramente una balla, ho scoperto in seguito che i fondi erano comunque dematerializzati e che non esisteva nessun cartaceo da recuperare, ma la minaccia era di annullare il contratto ed avrei perso il contributo di legge. Ho citato in causa come testimoni il direttore di filiale e l'impiegata dell'ufficio titoli ma il giudice non li ha neanche voluti ascoltare. Quando pochi mesi dopo le quotazioni hanno cominciato a scendere ho chiesto di vendere i titoli e di sostituire la garanzia ma il direttore mi ha detto di aspettare che sarebbero risaliti, ha provato a parlarmi di reintegrare la garanzia, ma vista la mia reazione ha abbandonato il discorso, d'altra parte le rate venivano regolarmente pagate ed il loro rischio diminuiva col passare del tempo.
L'acquisto dei titoli è stato firmato in bianco come si usava in quegli anni, quando il direttore mi ha chiamato per il "problema da risolvere" son andato in banca con mia moglie (il pegno doveva essere di terzi, quindi intestato a lei) durante le pausa pranzo ed abbiamo fatto le operazioni di vendita dei fondi arca ed acquisto dei fondi argentina. Quando la banca ha dovuto difendersi dall'accusa di conflitto di interessi, ha prodotto l'ordine di acquisto sul mercato "per soddisfare l'ordine impartito dal cliente" come hanno detto in causa, con indicato l'orario delle 14.53. Peccato che il mio ordine di acquisto abbia stampato l'orario delle 16.03, la banca ha acquistato i titoli prima che io gli dessi l'ordine di farlo, chiaramente l'ordine è stato compilato dopo e non sono state rispettate tutte le regole previste dalla legge in materia di investimenti, ma questo di giudici non è minimamente interessato. Non abbiamo presentato querela di falso solo perché in effetti la firma è vera, anche se fatta su un foglio in bianco compilato dopo.
Il leasing è stato pagato ma qualche anno dopo ho dovuto purtroppo chiudere l'azienda con un concordato (anche qui sono successe delle cose incredibili e due banche tra cui questa hanno delle responsabilità enormi, ma questo è un altro discorso) solo che la banca in virtù di quella clausola estensiva scritta in piccolo non ha svincolato il pegno. Non lo può fare per due motivi: primo perché quella clausola legalmente non ha valore perché indeterminata nell'oggetto, secondo perché avendo accettato il concordato ed incassato il riparto il debito è estinto, però nel dossier i titoli sono ancora iscritti come pegno ed anche questo è oggetto della causa.
Non ho aderito alla TFA perché per regolamento chi aderisce si impegna a non fare causa alla banca ed io ho preferito fare causa nel 2003.
Sono anch'io perplesso del fatto che la banca voglia una proposta per chiudere, d'altra parte sono andato avanti con la causa perché pensavo di vincere, i primi due gradi sono andati male secondo me per "condizioni ambientali", avevo fiducia nella Cassazione, ma dopo oltre tre anni sto ancora aspettando.
Per il ricorso ha anche cambiato studio legale, da uno studio di Vicenza sono passato ad un avvocato di Treviso, (Paolo Polato) referente regionale dell'ADUSBEF che vanta sul sito numerose vittorie in cause contro le banche sui fondi argentina, abbiamo presentato il ricorso valutando gli elementi a favore, ma più passa il tempo più mi dice che non abbiamo certezze (ovvio) e che non mi ha promesso niente e sembra anche lui preferire una tranzazione. Tra l'altro fin dall'inizio mi ha fatto firmare un riconoscimento di debito sulla parcella con un pagamento rateale, ho quasi pagato tutto e visto nulla (ho avuto copia del ricorso dopo molte richieste e dopo due anni). anche nel caso del rimborso del 2016 non sapeva nulla ed ho dovuto io telefonare all'avvocato della banca e recarmi in banca per avere delle informazioni. Non nascondo che sono un po' deluso da come sono seguito.
Mi viene in mente una considerazione, se i miei titoli scadevano nel 2005 i dieci anni della prescrizione scadevano nel 2015, perché l'Argentina ha offerto il rimborso nel 2016 quando erano in teoria già prescritti ? Questo non dovrebbe riaprire i termini ?
Grazie del consiglio di seguire il forum tedesco, non parlo la lingua ma proverò lo stesso spero di capirci qualcosa.
Grazie a tutti e saluti.
Paolo