appena letto, estrapolo due testimonianze di persone che conosco:
“Basilea rimane un centro nevralgico del mercato dell’arte, nonostante tanti collezionisti, soprattutto americani, quest’anno hanno marcato visita e verranno in Europa per Art Basel Paris. Quelli presenti però erano motivati”, ha commentato l’art advisor Mattia Pozzoni, che continua: “Bellissimo ad Art Basel ho trovato lo stand di Jeffrey Deitch, ispirato all’abitazione di Edward James, con una cameretta di mobili decorati da Keith Haring. E poi la mostra alla Fondation Beyeler, che riesce davvero ad emozionare e a proporre qualcosa di nuovo. Un applauso ai tecnici che spostano opere multimilionarie in mezzo al flusso dei turisti!”.
Ampia e meditata la riflessione dello storico gallerista Massimo Minini: “Mi sembra che siamo arrivati a un punto di svolta di cui da tempo si sente la necessità. La svolta è determinata dal fatto che al mondo ci sono troppe fiere, troppi artisti, troppi musei, troppo di tutto: non sempre la qualità onora le proprie promesse e premesse”, ci ha raccontato quando gli abbiamo chiesto un commento sui primi giorni di fiera, che vi restituiamo qui, senza toccare una virgola. “Cultura e politica non vanno d’accordo com’è evidente da tempo, basti per l’Italia pensare ai monumenti pubblici, alla legge del 2%, ai famigerati ‘bandi’, concorsi per artisti. Tutto questo impegno nazionale, regionale, provinciale, comunale non ha dato frutti di valore nonostante l’ingente somma messa a disposizione. Il fatto è che la politica ha bisogno della quantità, mentre la cultura ha bisogno della qualità. Inutile ricordare il difficile rapporto tra Pasolini, Leonardo Sciascia, Elio Vittorini, con il Partito comunista italiano di Togliatti. In questo contesto le fiere che sono la punta di diamante del mercato non riescono a invertire la tendenza e mi sembra di poter dire che l’incremento numerico di opere, fiere, artisti, eccetera, non potrà non creare dei seri problemi”.