Questa volta neppure avevo voglia di commentare a caldo subito dopo l'uscita dallo stadio, anche perché si dovrebbero dire sempre le stesse cose, trite e ritrite.
Alla Roma è carente l'obbligo di dare il 100%, in questo coinvolgo tutti, oltre a carenze tecniche, in settori fondamentali.
Il calcio è semplice, un portiere che pari, un centravanti che segni, più sono forti questi due, più la squadra è tranquilla e con la tranquillità si gioca meglio.
La Roma, ripeto la considerazione fatta post derby, troppo spesso non vince le partite dominate, mentre straperde non appena è anche un poco inferiore all'avversario, sintomi di carenze strutturali in ruoli chiave, proprio il derby ne è l'emblema.
Le squadre vincenti sono l'esatto contrario, rubano i punti quando non se li meritano, che poi fanno la differenza. Questo è indice di solidità. Di solito queste squadre hanno un grande portiere, solidità difensiva ed un grande attaccante, che fa molti gol sporchi.
Da tempo la Roma cerca di colmare queste lacune con il gioco, a parte la parentesi di Alisson ed il miglior Dzecko, che infatti hanno portato al record di punti e la semifinale Champions, con il furto del Liverpool.
Per un po' i giocatori seguono l'allenatore, poi le deficienze strutturali e la scarsa mentalità provocano scivoloni improvvisi, di solito al girare di boa della stagione, quindi viene meno la convinzione e la fiducia generale.
Ora il tecnico dovrà dimostrare di essere da grande squadra, non tanto con trovate tennico tattiche, quanto con il riuscire a riconquistare l'attenzione dei calciatori, sembra assurdo parlando di professionisti iper pagati, ma è così.
Altrimenti, sarà il solito copione, verso fine marzo, cioè verso la fine della stagione, la squadra si risveglia, comincia la rincorsa, che manca l'obbiettivo per un pelo. Ma si creano un alibi ed aspettative per la prossima.