BASICNET - "K-WAY E' LA NOSTRA FERRARI"

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Chiusa ad ulteriori risposte.
Ma noi in tt questo….?

La nuova subholding di Marco Boglione chiude l'esercizio tornando in attivo. La quota di BasicNet che la cassaforte ha in carico vale 55,3 milioni. Ma ai corsi di mercato può generare una plusvalenza quasi doppia.

Primo bilancio in utile per BasicWorld, la nuova subholding che l'imprenditore torinese Marco Boglione, patron di BasicNet, ha costituito lo scorso anno per concentrarvi la partecipazione nella quotata trasferendo gli altri asset diversificati nella nuova cassaforte Marco Boglione e figli. L'assemblea ha approvato l'esercizio chiuso a fine giugno con un utile di 2,38 milioni rispetto alla perdita di 7 mila euro del precedente esercizio. Il ritrovato profitto, derivante dalla cedola di 2,4 milioni incassata da BasicNet, è stato destinato per 7.800 euro a copertura di perdite pregresse, per circa 120 mila euro a riserva legale, mentre i restanti 2,25 milioni sono andati a titolo di dividendo al socio unico. Sul totale di attivo di 21,1 milioni oltre a 1,7 milioni di liquidità, il grosso è rappresentato dai 18,6 milioni del valore di carico del 37,4% di BasicNet (20,2 milioni azioni), percentuale aumentata dal 33,1% precedente a seguito dell'annullamento di circa 7 milioni azioni proprie deliberato dall'assemblea dello scorso maggio, che ha mantenuto invariato il capitale sociale. La nota integrativa spiega che «la partecipazione è iscritta a un valore inferiore alla corrispondente frazione del patrimonio netto risultante dall'ultimo bilancio», pari per BasicNet a 55,3 milioni. La partecipazione nella quotata è in carico, quindi, a poco più di un euro per azione, evidenziando una plusvalenza potenziale di oltre 90 milioni rispetto all'attuale prezzo di Borsa di BasicNet.

….stiamo a guardare 🤓🧐
mentre lui… 🤩🤑
le nostre subazioni hanno zavorra pesi piombi, vanno bene per le immersioni...:wall::wall:
non sono ancora abilitate al subvolo
 
LE AZIENDE LEADER Parla il timoniere di BasicNet - «Lo sport è sempre un buon affare»
Il Secolo XIX 03/02/2003 pagina 8


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Parla il timoniere di BasicNet, il gruppo che ”veste” dalla Roma al Tottenham, dagli azzurri del rugby a quelli del golf.
Franco Spalla (Robe di Kappa): la Nazionale ci ha fatto decuplicare i ricavi
Pentiti? «Assolutamente no». Anche se avete investito tanto, tantissimo? «Certo sono stati investimenti molto onerosi, ma azzeccati. Gli ”azzurri” ci hanno dato delle soddisfazioni». Franco Spalla, amministratore delegato dall’aprile 2001 di BasicNet (marchi Kappa, Robe di Kappa e Jesus Jeans), leader nella produzione e commercializzazione di abbigliamento informale e per lo sport, non recita l’atto di dolore. Non si pente della sponsorizzazione della Nazionale italiana di calcio, malgrado la disastrosa trasferta coreana per i mondiali del 2002. Gli unici ”fastidi” li ha avuti casomai il titolo BasicNet in Piazza Affari che in quelle giornate di supertifo è salito sulle montagne russe. Così, Spalla, 50 anni, torinese, sposato, una figlia, laurea in amministrazione industriale e specializzazione in marketing e pubblicità alla scuola del ”guru” Giampaolo Fabris, se ha un rammarico è che lo sponsor degli azzurri non sia più la sua Kappa, ma la tedesca Puma.
Come è andata, dottor Spalla?
«C’è stata un’offerta dei tedeschi considerevole. Superiore alla nostra, che pure era migliorativa rispetto al precedente contratto. Tenga conto che decidendo i nostri investimenti dobbiamo avere una visione molto ampia: debbono andare a beneficio non solo dell’azienda in Italia ma di tutti i nostri licenziatari nel mondo».
La Nazionale da una robusta spinta alle vendite dello sponsor?
«Premessa: tra Nazionale di calcio e sponsor il “collegamento” riguarda il brand, cioè il marchio. Non i prodotti in sè».
Quindi lo sponsor non vende una montagna di magliette in più se sono indossate dalla più importante formazione sportiva di un Paese calciofilo come l’Italia: è così?
«La sponsorizzazione di grandi team non è attivata sul singolo prodotto, ma sull’immagine del marchio. In modo tale che il ragazzino che vede un brand sulla maglia di Totti desideri possedere un indumento sportivo con la stessa ”etichetta”. Le aggiungo che la Nazionale si ”vede” poche volte in un anno e molto in due momenti particolari: agli europei e ai mondiali. Per questo il contratto di sponsorizzazione ha una durata di quattro o otto anni».
Lei si dichiara, comunque, molto soddisfatto del legame con la Nazionale. Ergo: la sponsorizzazione sportiva è un volano per i ricavi di un’azienda?
«Noi investiamo tutti gli anni nella comunicazione circa il 4,5-5% del fatturato globale di tutti i nostri licenziatari che a loro volta spendono almeno altrettanto per obbligo contrattuale. Tirando le somme, il gruppo sborsa a livello mondiale almeno il 10% del suo fatturato per le sponsorizzazioni. Bene. Nell’arco di sette anni i ricavi di BasicNet sono cresciuti di più di dieci volte, cioè molto di più del livello degli investimenti. Questa è la prova provata che c’è una correlazione, eccome, tra vendite e sponsorizzazioni con le seconde che fanno da traino alle prime».
I successi della squadra sponsorizzata spingono le vendite dello sponsor?
«Sicuramente. Quando le nostre squadre hanno successo, vanno ad esempio in Champions League, ne risentiamo positivamente. BasicNet deve la sua notorietà soprattutto al calcio e ci sono state in passato alcune sponsorizzazioni molto importanti per il nostro processo di crescita: cito la Juventus, il Monaco o il Barcellona».
A volte essere sponsor, quando si è quotati in Borsa, gioca, però, brutti scherzi. Il vostro titolo durante i mondiali andava in orbita ogni volta che gli azzurri vincevano eppoi è precipitato quando il team di Trapattoni è stato eliminato. Non credo abbiate gradito quell’esperienza sull’altalena di Piazza Affari.
«Certo che no. All’epoca ci fu un nostro comunicato molto chiaro al mercato per affermare che non c’era nessun collegamento tra il titolo e i risultati della squadra. Però quel fenomeno speculativo perverso si è verificato solo per la Nazionale italiana ai mondiali. Non ci è successo, ad esempio, con il Tottenham, con la Roma, con la Nazionale del Galles o con l’Auxerre in Francia».
Pentito di qualche sponsorizzazione?
«Di nessuna. Tutte hanno dato i loro risultati. Mi piace ricordare che noi siamo stati dei precursori in questo campo. Così come lo siamo stati nell’inventare un prodotto di successo come la maglia ”Kombat” per il calcio, molto elastica che evidenzia le trattenute. Gli altri gruppi ci hanno seguito».
Il calcio ”sporco” vi dà qualche problema di immagine?
«Lo dà. Come lo da qualsiasi sport attraversato da fenomeni negativi. Ricorderà in proposito l’emblematica reazione degli sponsor del ciclismo agli scandali che colpirono quello sport. Nel calcio, però, gli effetti sono minori. Tenga presente che il football ha un tasso di crescita talmente alto nella pratica e nell’interesse che conquista nell’opinione pubblica mondiale – pensi al successo che sta ottenendo in Cina o negli Stati Uniti – che la sua immagine risente meno degli scandali».
Che graduatoria stilate delle varie discipline per la forza delle sponsorizzazioni?
«Calcio al primo posto. Poi, il basket, il volley e il rugby».
Ciclismo, tennis....
«Sono molto distanziati». State puntando su qualche nuovo sport?
«Lo sci, dove abbiamo lanciato tre anni fa una nuova linea».
Chi sceglierebbe come testimonial per il vostro gruppo?
«Noi finora abbiamo fatto prevalere il valore del team su quello del singolo nelle nostre scelte di politica dell’immagine. Ma l’interrogativo che mi ha rivolto ce lo stiamo ponendo. Non abbiamo ancora un nome in tasca. Abbiamo solo alcune attenzioni per la campagna di lancio dei nostri nuovi negozi».
Date la caccia a uno sportivo?
«Abbiamo due marchi, Kappa per l’abbigliamento sportivo e Robe di Kappa per l’informale. E per il casual la nostra scelta potrebbe non cadere su uno sportivo».
Faccia finta di essere in una giuria. Dia un voto dall’uno al dieci come testimonial di prodotti sportivi a Totti.
«Per il nostro tipo di prodotto e per il mercato di riferimento è un testimonial significativo».
Del Piero?
«Altrettanto. Come Vieri. Vede, ci sono cinque, sei grandi nomi che in Italia funzionano bene».
Ronaldo?
«Funziona meno che in passato, secondo noi. Anche se è indiscutibile: gode di un grande prestigio mediatico».
Trapattoni?
«Lo abbiamo avuto in passato come testimonial».
Funziona meno anche lui?
«C’è stato un momento in cui funzionava meno. Oggi, invece, secondo me è un’immagine positiva».
Marcello Lippi?
«Va bene anche Lippi».
E gli arbitri, tipo Collina, che sono diventati testimonial funzionano come gli sportivi?
«Un po’ meno».


un’azienda con 36 Griffe
Da sponsor storico della Juventus a inventori della maglia ”Kombat”
Grandi sponsorizzazioni. Borsa. Globalizzazione. Internet. E un sistema di 36 licenziatari dei marchi che distribuiscono i prodotti in 71 mercati del mondo. Agitare bene questi ingredienti e viene fuori BasicNet, l’azienda torinese proprietaria dei marchi Kappa, Robe di Kappa e Jesus Jeans, leader nella produzione e commercializzazione di abbigliamento sportivo e informale, calzature comprese. Ma nota, soprattutto, per essere stato lo sponsor ufficiale della Nazionale di calcio. BasicNet, dopo la pesante crisi che ha colpito il settore nel 2000 e portato in rosso i suoi conti, ha lanciato un piano triennale di sviluppo 2001-2003, firmato dall’amministratore delegato Franco Spalla. Assi portanti del programma: un’ulteriore espansione nei mercati internazionali con il mirino orientato su Spagna, Olanda, Stati Uniti e Cina; lo sviluppo del comparto calzature (l’obiettivo è di far crescere il suo peso sul totale delle vendite di almeno un 10% rispetto all’attuale 30%); e l’apertura di una catena di punti vendita in franchising con le insegne ”Kappa” e ”Robe di Kappa”. I primi due ”negozi” inaugurati sono il Gigastore Kappa di Torino e il Robe di Kappa di Portofino. «Stiamo rispettando gli obiettivi del piano. Una terapia per garantire al gruppo il suo trend di crescita era necessaria di fronte a un mercato come quello dell’abbigliamento sportivo con ampie potenzialità, ma che ha subito gli effetti della flessione dei consumi in Occidente e della diversificazione della spese dei giovani consumatori verso i computer, l’elettronica, i telefonini, eccetera», spiega Spalla. Finora l’azienda torinese ha avuto un buon ruolino di marcia nel suo rilancio dopo le difficoltà di inizio millennio. Nei primi nove mesi del 2002 le vendite dei licenziatari nel mondo sono arrivate a 186,8 milioni di euro. Il fatturato diretto ha toccato i 75,5 milioni, con una crescita della redditività operativa sul corrispondente periodo del 2001 del 73%. Il risultato prima delle imposte è stato positivo per 1,3 milioni di euro in aumento del 216% rispetto alla perdita di 1,1 milioni dei primi nove mesi dell’esercizio precedente. «Nel 2000 abbiamo pagato il conto – è l’analisi di Spalla – di un investimento diretto in un’azienda americana che si è rivelata una fonte di perdite, di previsioni sballate che hanno fatto saltare l’equilibrio costi-ricavi, soprattutto per il rialzo del dollaro, e dei problemi legati a una nostra crescita troppo tumultuosa negli otto anni precedenti». Sull’andamento tormentato del titolo ha pesato anche l’equivoco sulla natura dell’azienda spesso considerata una dot-com. In realtà BasicNet ha una ragione sociale che evoca il web perché utilizza per la comunicazione interattiva con il network internazionale di imprenditori e licenziatari una tecnologia informatica assimilabile a un sistema nervoso capace di trasmettere in tempo reale a tutta l’organizzazione gli impulsi decisionali e organizzativi. Tramite società dedicate, i Sourcing Centers, BasicNet fornisce ai licenziatari le strategie, i servizi di marketing, di ricerca e sviluppo, di logistica e di approvvigionamento dei prodotti garantendo stessi standard qualitativi, unicità e riconoscibilità dello stile. Costituita nel 1983 con la denominazione di Football Sport Merchandise quella che sarebbe diventata BasicNet è stata la prima società italiana ad ottenere dalle principali squadre di calcio, fra cui la Juventus, la licenza per produrre e distribuire abbigliamento per il tempo libero contrassegnato dai loro marchi e segni distintivi. Nel 1994 ha rilevato dal curatore fallimentare i marchi Kappa, Robe e Jesus, il magazzino e l’immobile del Maglificio Calzificio Torinese, un tempo della Famiglia Vitale. Due anni dopo il gruppo, che conta oggi in Italia 320 dipendenti, si e ribattezzato Basic. Nel 1999 lo sbarco in Borsa sul mercato telematico. La società oggi fa capo per circa il 31% a Basic World (85% di Marco Boglione, che è anche presidente e fondatore del gruppo torinese, e 15% della Ventuno Investimenti di Alessandro Benetton), per il 3,7% al colosso bancario svizzero Ubs. Il resto è flottante. A sostenere la marcia di BasicNet in questi anni sono state in gran parte le sponsorizzazioni. L’azienda ha ”sotto contratto” la Roma, il Feyenoord in Olanda, l’Auxerre in Francia, il Werder Brema in Germania, il Betis Siviglia in Spagna e il Tottenham in Inghilterra In più, ha siglato accordi nel mondo dello sci, del tennis, del rugby (la nazionale italiana e lo Stade Français il più prestigioso team transalpino), del golf (Federgolf italiana) e del fitness. Ma BasicNet, gruppo globalizzato per ”filosofia” quasi congenita, come la mette con le ragioni dei no-global che reclamano rispetto nel trattamento dei lavoratori dei Paesi in via di sviluppo? «Siamo rigorosi. Non a caso abbiamo un accordo con il colosso Li-Ning di Honk Kong, la più grossa trade company del mondo la quale intermedia 4 miliardi e 800 milioni di dollari che ci garantisce, attraverso rigidi controlli, che in tutte le nostre fonti produttive siano rispettate una serie di norme che vietano l’impiego di lavoro minorile, impongono un corretto trattamento dei lavoratori e tutelano l’ambiente».

Accadeva oggi del basic press, è di 20 anni fa ma sembra scritto domani...
L'A.D Spalla che poi è andato alla Culti, quella che quota 24 euro, e la ban fedele alla tradizione sempre a 5 euri...:wall::wall:
Bisognerebbe chiedere a spalla, che conosce bene oglione e le sue intenzioni, se ha tenuto azioni basicnet adesso che non c’è più. :D
 
Per la serie non ci sono azioni in giro.
Oggi ne ho comprate 5.000 senza problemi se ne avessi acquistate altre erano li pronte da prendere.
 
Per la serie non ci sono azioni in giro.
Oggi ne ho comprate 5.000 senza problemi se ne avessi acquistate altre erano li pronte da prendere.
Infatti....spesso penso che sta storia che non ci sono azioni in giro, sia tutta una puttanata :censored:
Tirate fuori gli sghei e mettetevi in acquisto, vedrete che se saltano fuori le azioni :o
 
Infatti....spesso penso che sta storia che non ci sono azioni in giro, sia tutta una puttanata :censored:
Tirate fuori gli sghei e mettetevi in acquisto, vedrete che se saltano fuori le azioni :o
TANTE VOLTE PENSO CHE TU CI SIA OPPURE CI FACCIA ....................CHE C.A.Z.Z. O STATE DICENDO, QUANTI ANNI CHE STATE IN BORSA E QUANTI TITOLI AVETE FATTO BALLARE NEL VOSTRO PORTAFOGLIO E QUANTI SI SONO COMPORTATI COME BAN NEGLI ULTIMI 20 ANNI DITEMENE UNO SOLO UNO E VI PAGO QUELLO CHE VOLETE ALTRIMENTI NON DITE CAVOLATE E LASCIATE PERDERE GLI EUNUCHI CHE ANCHE QUA' LAVORANO PER L' AZIENDA O NON LO AVETE ANCORA CAPITO CHE CAMBIANO PARLARE A STRATEGIA IN BASE A CHE SCRIVE ........................CHE C.A.Z.Z.O. AVETE COMPRATO 10K IN DUE E PENSATE CHE VI SIANO AZIONI IN GIRO PERCHE VE LE HANNO DATE .........SENZA OFFESA........MA SIETE OLTRE IL PARCO BUOI AVETE GIA' SCAVALCATO LA STACCIONATA.............................E CHE C.A.Z.Z.O--------------------------
 
TANTE VOLTE PENSO CHE TU CI SIA OPPURE CI FACCIA ....................CHE C.A.Z.Z. O STATE DICENDO, QUANTI ANNI CHE STATE IN BORSA E QUANTI TITOLI AVETE FATTO BALLARE NEL VOSTRO PORTAFOGLIO E QUANTI SI SONO COMPORTATI COME BAN NEGLI ULTIMI 20 ANNI DITEMENE UNO SOLO UNO E VI PAGO QUELLO CHE VOLETE ALTRIMENTI NON DITE CAVOLATE E LASCIATE PERDERE GLI EUNUCHI CHE ANCHE QUA' LAVORANO PER L' AZIENDA O NON LO AVETE ANCORA CAPITO CHE CAMBIANO PARLARE A STRATEGIA IN BASE A CHE SCRIVE ........................CHE C.A.Z.Z.O. AVETE COMPRATO 10K IN DUE E PENSATE CHE VI SIANO AZIONI IN GIRO PERCHE VE LE HANNO DATE .........SENZA OFFESA........MA SIETE OLTRE IL PARCO BUOI AVETE GIA' SCAVALCATO LA STACCIONATA.............................E CHE C.A.Z.Z.O--------------------------

AMICO FIGU', TU PROVA A CACCIARE FUORI GLI SGHEI I DENARI I SOLDI INSOMMA METTITI IN DENARO VEDRAI CHE TE LE DANNO PURE A TE :yes:
 
AMICO FIGU', TU PROVA A CACCIARE FUORI GLI SGHEI I DENARI I SOLDI INSOMMA METTITI IN DENARO VEDRAI CHE TE LE DANNO PURE A TE :yes:
e che sono matto o mi scambi per uno del PARCO BUOI se non le prendono loro le dovrei prendere io per aspettare il tempo delle mele o delle pere (alla vasco) io il mio affare l' ho gia fatto mi sono comprato le 7500 di mia moglie che voleva uscire a tutti i costi per prendersi la macchina nuova una nissan juke e le ho prese a 4,90 e poi le ho rivendute a 5,4 con un guadagno di 4500 euro meno il 26% naturalmente quelle di mia moglie non le ho pagate 4,90, ho tolto gli 1,8 del prezzo di acquisto e poi ho fatto i conti con le plus quindi amico mio adesso per me non e' il momento di comprare COME PER TE NON E' IL MOMENTO PER VENDERE potresti anche farlo se poi cominci con il dentro e fuori ......................MA QUESTO E' DIVERSO DAL DIRE CHE CI SONO AZIONI IN GIRO PERCHE' VE NE HANNO DATE 6500 IN DUE LA DOMANDA E' PERCHE' NESSUNO ENTRA, POI SE HAI TEMPO VEDRAI CHE ARRIVERA' LONTANO E VISTO CHE TU LE HAI BASSE NESSUN PROBLEMA SONO QUELLI CHE ENTRANO ADESSO CHE IL GUADAGNO LO VEDONO CON IL BINOCOLO SE DOVESSERO METTERE UN ALTRO BB..........VISTO CHE VI SONO TITOLI CHE GALOPPANO..........OCCHIO AGLI EUNUCHI NON GLI DIVENTA DURO MA POSSONO SEMPRE FARTELO BRUCIARE IL BUCO DEL ......C..................................O
 
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Da Versace a Tod’s fino a Brunello Cucinelli, inchiesta di MFF e PwC sui marchi tricolori pronti a sfondare la soglia dei nove zeri. «Per le aziende che non hanno ancora recuperato i livelli pre-Covid, la soluzione da valutare è l’accordo con un partner industriale per guidare il turnaround», spiegano gli esperti
Negli anni Novanta, quando il fashion system stava costruendo le sue fondamenta, gli esperti di settore sostenevano che il fatturato massimo a cui poteva puntare un marchio moda era di 2 miliardi di euro. Oggi quella cifra è stata ampiamente superata da griffe italiane come Gucci, Prada, Moncler. Altre sono vicine a raggiungere la titanica cifra di 1 miliardo. Ad aiutare MFF in questa inchiesta sui ricavi della moda tricolore sono intervenute Emanuela Pettenò e Gabriella Melacca, rispettivamente consumer markets leader & deals markets leader e consumer markets driver di PwC Italia.
«Abbiamo preso in esame le società italiane del fashion b2c, quotate e non quotate, indipendenti e parte di gruppi internazionali, attive sia nella gestione di brand che nel comparto fashion retail selezionando quelle che per dimensione e tasso di crescita degli ultimi tre anni hanno superato il traguardo di un miliardo di euro di fatturato o possono ambire a raggiungerlo», hanno spiegato. Sono state pertanto escluse le società b2b (contoterzisti di manifattura e lavorazioni), i licenziatari di brand fashion (profumi, cosmetica, occhialeria) e le società italiane del gruppo Lvmh (Bulgari, Fendi e Loro Piana), che non pubblicano dati per marchio.
In tutto, sono state prese a campione 23 aziende, 12 quotate e 11 non quotate, di cui sono stati analizzati i trend di fatturato nel periodo 2019-21, ebitda e percentuale ebitda degli ultimi tre anni. Tra i marchi quotati, il più vicino ai nove zeri è Versace di Capri holdings con 936 milioni di euro, seguito da Tod’s con 884 milioni e Brunello Cucinelli con 712 milioni. Per ora ancora lontano BasicNet, 296 milioni di euro. Chi invece lo ha superato ampiamente sono Gucci del gruppo Kering con 9,7 miliardi di entrate, Prada, 3,3 miliardi, Moncler, 2 miliardi, Bottega Veneta (Kering), 1,5 miliardi, e Ynap (Farfetch), 1,45 miliardi, Ovs, 1,35 miliardi, Ermenegildo Zegna, 1,29 miliardi, e infine Salvatore Ferragamo, 1,13 miliardi.
«Le aziende quotate del campione hanno un fatturato medio di circa 2 miliardi, con una marginalità media del 25,7%. Gucci guida la classifica sia in termini di ricavi che di abita percentuale (44%). Ynap ha riportato una crescita organica del 70% rispetto al pre-Covid, spinta dal boom e-commerce, con ebitda in sensibile miglioramento, ma ancora negativo», hanno analizzato le esperte. Le altre aziende quotate del campione sono riuscite sostanzialmente a recuperare nel 2021 la perdita di fatturato sofferta nel 2020, mantenendo marginalità molto elevate (double digit). Dopo Ynap, i top performer in termini di crescita sono Bottega Veneta e Versace, seguiti da Brunello Cucinelli e Moncler, al netto dell’acquisizione di Stone island. In termini di assetto proprietario, in molte quotate gli imprenditori e fondatori hanno mantenuto una posizione di rilievo nell’azionariato o nella gestione. Fanno eccezione solo i brand del gruppo Kering, Ynap e Ovs.
Tra i brand non quotati, invece, si avvicina al miliardo Benetton con con 847 milioni. Più distanti Geox, 609 milioni, Tecnica, 465 milioni, Liu Jo, 400 milioni (stimati), e Golden goose con 386 milioni. Sul podio siedono Calzedonia, 2,5 miliardi, e a seguire Armani, 2 miliardi, Max Mara, 1,5 miliardi, Otb-Only the brave, 1,45 miliardi, Dolce&Gabbana, 1,2 miliardi, e Valentino, sempre 1,2 miliardi. «Le aziende non quotate del campione hanno un fatturato medio di circa 1,2 miliardi, con una marginalità media del 18,3%. «Calzedonia guida la classifica in termini di ricavi con ebitda percentuale superiore al 30%. I campioni in termini di crescita sono Golden goose (+47%) seguita a distanza da Tecnica e Dolce&Gabbana», hanno evidenziato le esperte. La marginalità media delle aziende di questo campione è inferiore alle quotate, in quanto più diversificate in termini di prodotto e posizionamento, ma tutte con ebitda percentuale high double digit, eccetto Benetton e Geox, ancora lontane dal recupero dei livelli pre-Covid. In termini di assetto proprietario, tutte le non quotate, con l’eccezione di Valentino e Golden goose, sono un esempio di capitalismo familiare.
«Il mercato del fashion è caratterizzato da elementi di forte incertezza collegati all’aumento dei tassi di interesse, alla crescita dei prezzi delle materie prime, ai lockdown a intermittenza della Cina e, per alcuni brand, alla perdita di volumi significativi sul mercato russo, non ancora integralmente rimpiazzati», hanno proseguito. Dall’altro lato la spinta del commercio online e del resale, oltre alla ripresa dei viaggi sia per ragioni di business che per turismo, stanno creando importanti opportunità di crescita. «Gli imprenditori, soprattutto alla guida di aziende non quotate con tematiche di successione, si trovano a dover fare una riflessione sul percorso da intraprendere», hanno affermato le due esperte di PwC, concludendo: «Per le realtà, quotate e non quotate, che non hanno ancora recuperato i livelli pre-Covid, la soluzione da valutare è probabilmente una combinazione con un partner industriale che guidi il turnaround».

é interessante notare che quando serve è quotata basic italia, quando fa comodo la basicnet...
 
TANTE VOLTE PENSO CHE TU CI SIA OPPURE CI FACCIA ....................CHE C.A.Z.Z. O STATE DICENDO, QUANTI ANNI CHE STATE IN BORSA E QUANTI TITOLI AVETE FATTO BALLARE NEL VOSTRO PORTAFOGLIO E QUANTI SI SONO COMPORTATI COME BAN NEGLI ULTIMI 20 ANNI DITEMENE UNO SOLO UNO E VI PAGO QUELLO CHE VOLETE ALTRIMENTI NON DITE CAVOLATE E LASCIATE PERDERE GLI EUNUCHI CHE ANCHE QUA' LAVORANO PER L' AZIENDA O NON LO AVETE ANCORA CAPITO CHE CAMBIANO PARLARE A STRATEGIA IN BASE A CHE SCRIVE ........................CHE C.A.Z.Z.O. AVETE COMPRATO 10K IN DUE E PENSATE CHE VI SIANO AZIONI IN GIRO PERCHE VE LE HANNO DATE .........SENZA OFFESA........MA SIETE OLTRE IL PARCO BUOI AVETE GIA' SCAVALCATO LA STACCIONATA.............................E CHE C.A.Z.Z.O--------------------------
meno male che ogni tanto riporti i forumisti nell'alveo della ragione,
bella quella della staccionata.:D:D
 
Da come è partita oggi sembra che qualcuno sappia che i dati dei quali si parlerà venerdì 10 siano buoni. :D
 
OTTIMO DIREI ..
MA C'E' ANCORA QUALCUNO CHE SVENDE??
O DICIAMO SONO I SOLITI GIOCHETTI
SAREBBE DA CAPIRE :confused::confused::fiufiu::fiufiu:
 
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Kappa® è il nuovo sponsor della Nazionale Finlandese di Sci

Lunedì 5 luglio, Kappa Scandinavia e Ski Sport Finland hanno annunciato via social la nuova partnership per le prossime tre stagioni sportive. Il marchio Kappa® vestirà tutte le squadre della Federazione Finlandese di Sci alpino e Freestyle fino al 2023-2024, nel periodo in cui si terranno anche le Olimpiadi di Pechino e i Mondiali del 2022-2023. Kappa Scandinavia è licenziatario esclusivo Kappa® e Robe di Kappa® per otto mercati baltici e del Nord Europa, tra cui Svezia, Finlandia, Danimarca e Norvegia.

oggi per caso, durante le gare dei mondiali ho visto che la ban sponsorizza anche i finnici... (oltre USA, meno l'Italia...)

mitico P. De Chiesa, copre con lo scotch gli omini sulla camicia ma si vedono lo stesso...:D:clap:
 
Vi siete chiesti il motivo per cui la Società ha interrotto il bb? che spiegazioni date? c he non acquistino ora perchè contano di prenderle più basse? non mi convince molto questa ipotesi :unsure:
 
Vi siete chiesti il motivo per cui la Società ha interrotto il bb? che spiegazioni date? c he non acquistino ora perchè contano di prenderle più basse? non mi convince molto questa ipotesi :unsure:
interrompono sempre in questo periodo... poi di solito lo riprendono verso primavera e lo rinnovano col prossimo cda
 
interrompono sempre in questo periodo... poi di solito lo riprendono verso primavera e lo rinnovano col prossimo cda
Fatto davvero curioso perché già accaduto. Ma il quesito che mi sono posta e che forse interroga altri perché ricorrente, per quale motivo deliberare di dedicare una somma (per quest’anno la cifra enorme di 30milioni per BB) per poi ridurre il tutto a un impegno neanche rilevante a differenza degli anni precedenti.
Forse per dare un immagine particolare al mercato? Non credo perché sul titolo c’è un disinteresse eloquente!
Raccattarle più in basso? Se dovesse avvenire significa che sono già disponibili in mani amiche e manca solo di ufficializzare l’acquisto!
Il prossimo aprile, “norme Covid permettendo o escludendo eventuali altri impedimenti”, potremmo richiederlo in assemblea direttamente al mister, per ascoltare dalla sua Voce la vera o presunta motivazione. 😵‍💫🫠
 
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Fatto davvero curioso perché già accaduto. Ma il quesito che mi sono posta e che forse interroga altri perché ricorrente, per quale motivo deliberare di dedicare una somma enorme di 30milioni per BB per poi ridurre il tutto a un impegno neanche rilevante.
Forse per dare un immagine particolare al mercato? Non credo perché sul titolo c’è un disinteresse eloquente!
Raccattarle più in basso? Se dovesse avvenire significa che sono già disponibili in mani amiche e manca solo di ufficializzare l’acquisto!
Il prossimo aprile, “norme Covid permettendo o escludendo eventuali altri impedimenti”, potremmo richiederlo in assemblea direttamente al mister, per ascoltare dalla sua Voce la vera o presunta motivazione. 😵‍💫🫠
Ciao Spazzolina Super
ti hanno poi risposto quelli di Basicnet? :unsure:
 
Fatto davvero curioso perché già accaduto. Ma il quesito che mi sono posta e che forse interroga altri perché ricorrente, per quale motivo deliberare di dedicare una somma (per quest’anno la cifra enorme di 30milioni per BB) per poi ridurre il tutto a un impegno neanche rilevante a differenza degli anni precedenti.
Forse per dare un immagine particolare al mercato? Non credo perché sul titolo c’è un disinteresse eloquente!
Raccattarle più in basso? Se dovesse avvenire significa che sono già disponibili in mani amiche e manca solo di ufficializzare l’acquisto!
Il prossimo aprile, “norme Covid permettendo o escludendo eventuali altri impedimenti”, potremmo richiederlo in assemblea direttamente al mister, per ascoltare dalla sua Voce la vera o presunta motivazione. 😵‍💫🫠

Un'ipotesi è che magari stabiliscono un budget più alto semplicemente perché il titolo costa più caro rispetto a un anno prima. Comunque stabilire un budget non significa che quei soldi devi utilizzarli per forza, però ti tieni la porta aperta nel caso servissero.
Poi probabilmente l'esecuzione del bb viene rivista nel corso dell'anno in base alle disponibilità e condizioni di mercato
 
Un'ipotesi è che magari stabiliscono un budget più alto semplicemente perché il titolo costa più caro rispetto a un anno prima. Comunque stabilire un budget non significa che quei soldi devi utilizzarli per forza, però ti tieni la porta aperta nel caso servissero.
Poi probabilmente l'esecuzione del bb viene rivista nel corso dell'anno in base alle disponibilità e condizioni di mercato
lo sapranno solo loro il perchè...
 
Stato
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