Carige: Riparti dall'orgoglio di Paolo Fregoso e di Angelo da Chivasso

265,7 milioni pari al 22,1% per NPL
31 milioni per la piattaforma
 
ma la bce non ha appena comunicato il diniego a malacalza di salire al 28% e sto articolo sarebbe aggiornato

mi pare di capire che puo salire ..ma non puo assumere certe funzioni....
ma in caso contrario puo acquistare a mercato ????
 
Non capisco qualcuno nei media pompa per far sottoscrivere l'aumento e qualcuno per potersi accaparrare i diritti inoptati . chi ci vorra inc.....
 
PLUS24
Su Carige i paletti della Bce a Malacalza
Andrea Fontana
È il giorno della verità per Carige: oggi si chiuderà l’aumento di capitale da 560 milioni di euro, salvo la necessità di ricorrere all’asta supplementare sui titoli rimasti non esercitati, e sono attese le firme sugli accordi vincolanti per la cessione della controllata del credito al consumo Creditis, a Chenavari Investment Management per 100 milioni, e per vendere un portafoglio di crediti problematici lordi da 1,2 miliardi al 23% del suo valore. Insieme a quest’ultimo sarà firmato sempre con il Credito Fondiario, operatore tra i più attivi in Italia negli investimenti e nel servicing di portafogli di non performing loans, il contratto definitivo per cedere anche la piattaforma di gestione dei deteriorati. Se le firme sulle dismissioni sembrano senza ostacoli, il nodo è l’esito della ricapitalizzazione, perno del rafforzamento patrimoniale da un miliardo di euro. Il quadro sembra comporsi: sulla parte riservata da 60 milioni di euro la banca ha ricevuto impegni ufficiali per 45 milioni da Intesa Sanpaolo Vita, Generali e Unipol, per la parte in contanti da 500 milioni i soci storici hanno assicurato quasi il 30% e anche i risparmiatori, scrive Il Secolo XIX, avrebbero fatto la loro parte con una adesione complessiva da almeno 100 milioni. Il successo o meno dell’aumento fin da oggi dipende dalla partecipazione dei fondi di investimento: da giorni si parla di Algebris, Pimco e di due big anglosassoni pronti a entrare con quote rilevanti, operazioni che ridisegnerebbero l’azionariato . In caso di inoptato, l’osservato speciale sarà il primo azionista, cioè Malacalza Investimenti, già titolare del 17,6% del capitale e pronto a salire fino al 28%: da fine ottobre la famiglia di imprenditori ha chiesto a Bce e a Banca d’Italia di autorizzare il rafforzamento ma il via libera non è ancora arrivato. Secondo quanto ricostruito da Radiocor anzi, le Authority hanno posto dei paletti all’ascesa, cioè nessuna influenza sulla gestione operativa della banca. Per adeguarsi, dopo i colloqui con Francoforte e con Via XX Settembre, il veicolo dei Malacalza ha modificato il proprio statuto indicando espressamente che «alla società è preclusa l’assunzione delle funzioni di direzione e coordinamento di banche e gruppi bancari».
 
Martedì, 5 dicembre 2017 - 18:55:00
Carige, Bce stoppa i Malacalza. Non possono salire nella banca
Se ci sarà inoptato toccherà a banche ed Equita Sim fare la propria parte
Carige, Bce stoppa i Malacalza. Non possono salire nella banca

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Ultime ore determinanti per il destino di Banca Carige, il cui titolo ha terminato la giornata in rialzo di un punto percentuale a 1,01 centesimi di euro per azione, alla vigilia della scadenza del periodo di esercizio dei diritti dell'aumento di capitale da massimi 500 milioni di euro mentre sul mercato sono arrivate una serie di notizie, alcune positive altre molto meno.

Paolo fiorentino banca carige ape


Positivo è certamente l'annuncio dato dal Cda di aver selezionatio Chenavari Investment Managers per la trattativa in esclusiva riguardante la cessione della società di credito al consumo Creditis, come pure la cessione al Credito Fondiario di un portafoglio di crediti in sofferenza (Npl) del valore lordo di 1,2 miliardi e della piattaforma di "servicing", in base a termini finanziari migliorativi rispetto a quelli previsti del piano industriale.

Si tratta infatti di passi "importanti per la piena realizzazione del piano di ricapitalizzazione della banca" hanno commentato gli analisti di Banca Akros e c'è da credergli, tanto più se risulterà corretta l'indiscrezione che vuole il Credito Fondiario aver comprato il portafoglio di Npl al 22% del valore lordo con l'ulteriore impegno a coprire l'inoptato dell'aumento di capitale in corso fino ad una quota del 6%, dunque per massimi 30 milioni, e se Chenavari, che potrebbe pagare Creditis 110 milioni e non 100 milioni come inizialmente ipotizzato dagli analisti, coprirà a sua volta l'inoptato fino ad un 8% del capitale, ossia per massimi 40 milioni.

Nouy

Un'altra notizia positiva è attesa da Intesa Vita, Generali e Unipol che secondo indiscrezioni avrebbero sciolto le ultime riserve a sottoscrivere azioni per 45 milioni di euro la tranche di aumento di capitale riservata agli obbligazionisti (da complessivi 60 milioni) che erano entrati in possesso di bond "senior" a seguito dell'adesione all'operazione di "Liability management exercise" (Lme) lanciata lo scorso settembre su 510 milioni nominali di bond junior, operazione alla quale avevano aderito bondholder per complessivi 458,07 milioni nominali.

Tutta da verificare ma positiva anche la voce secondo cui il retail dovrebbe sottoscrivere circa 100 milioni (dunque circa il 20% dell'aumento), dopo che Volpi ha già sottoscritto la propria quota (6,01%) e confermato l'impegno a salire al 9,99%, che Aldo Spinelli si era impegnato a sottoscrivere tra l'1% e il 2%, che Coop Liguria aveva confermato di voler sottoscrivere per il proprio 1,76% e che i Malacalza si erano impegnati per la propria quota (circa il 17,587%) avendo inoltre chiesto alla Bce il via libera a salire sino al 28% (tramite l'impegno assunto con Equita Sim a sottoscrivere fino a circa ulteriori 69,5 milioni di titoli eventualmente inoptati).

carige
Carige


Qui però stasera arriva la notizia negativa: dopo un lungo silenzio che non lasciava prevedere nulla di buono la Bce ha risposto a Malacalza Investimenti vietando l'esercizio di un'influenza sulla gestione operativa della banca ligure configurabile come "attività di direzione e coordinamento". Richiesta che i Malacalza dovevano aver già messo in conto, tanto che la holding aveva proceduto a modificare il proprio statuto in modo tale che mentre nei confronti di altre partecipate potrà continuare a svolgere funzioni di coordinamento tecnico, amministrativo e finanziario, nel caso di banche e gruppi bancari la direzione e coordinamento è ora espressamente "preclusa".

La preclusione, peraltro, non impedirebbe a Malacalza Investimenti di continuare a esprimere la maggioranza dei consiglieri di amministrazione dell'istituto (attualmente ne ha 10 su 15 componenti del Cda), ma certo l'altolà di Eurotower, tanto più se l'autorizzazione alla sottoscrizione degli eventuali titoli inoptati non dovesse giungere, non può far piacere né ai Malacalza né a Equita Sim.

(Segue...)
 
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Anche qua la vedo dura...

Carige, risolto il giallo del prestito da 500 milioni finito in un colpo solo tra i crediti deteriorati: il debitore è il gruppo Messina








In attesa che si chiuda la complessa operazione di aumento di capitale da un totale di 560 milioni, è finalmente svelato il mistero della singola posizione dal valore lordo di 500 milioni che nell’ultimo trimestre del 2016 era finita tra i crediti deteriorati. Nelle tabelle di presentazione dei risultati del terzo trimestre del 2017 dell’istituto di credito genovese, alla voce “ingressi a deteriorato”, dove appunto si dà conto dei crediti diventati da sani a “malati” e finiti perciò nel grande calderone dei “non performing loan” o npl, si scopre un dato riferito all’ultimo trimestre dell’anno scorso particolarmente elevato: 644 milioni di euro, contro i 111,8 milioni del trimestre precedente e i 100,5 di quello successivo. Di più: di questi 644 milioni che si sono trasformati in crediti deteriorati, 500 – precisano le tabelle del terzo trimestre – sono “riconducibili a un’unica posizione”, insomma, a un singolo soggetto.

Dalle tabelle della presentazione dei dati del terzo trimestre del 2017 di Banca Carige
Per rendersi conto di quanto sia enorme come unica posizione per una banca delle dimensioni di Carige, basti pensare che da sola pesa per quasi l’8% sull’intera mole di crediti deteriorati lordi, pari a 6,3 miliardi al 30 settembre scorso. E, come noto, la montagna di crediti deteriorati che zavorra i conti della banca è alla base della necessità di ricapitalizzare. Da qui appunto l’aumento di capitale in corso su cui calerà il sipario il 6 dicembre. Escludendo le azioni a servizio della conversione di obbligazioni subordinate (60 milioni di euro), la ricapitalizzazione vale 500 milioni: per uno strano scherzo del destino, l’esatto importo della singola posizione che si è deteriorata sul finire del 2016. Si capisce facilmente, quindi, perché la lettura delle tabelle di presentazione dei numeri di Carige del terzo trimestre, e in particolare lo spaccato sui crediti diventati “malati”, abbia suscitato parecchio stupore, non soltanto tra gli addetti ai lavori.
Leggi anche: Carige, i sette nodi dell’aumento di capitale da 560 milioni appena partito
Chi si nasconde dietro a questo prestito? Incrociando alcuni dati, si può rispondere alla domanda: la posizione unica cui fanno riferimento senza però fare nomi le tabelle della banca oggi guidata da Paolo Fiorentino è della Ignazio Messina & c., la compagnia di navigazione con quartier generale a Genova che porta il nome di colui che l’ha fondata nel 1929. “Il gruppo Messina – si legge sul sito internet della stessa società – è stato costituito nel 2013, ma opera sin dal 1921 con la propria compagnia di navigazione Ignazio Messina & c., garantendo regolari servizi di linea che collegano il Mediterraneo con l’Africa, il Medio Oriente e il Subcontinente Indiano”. E ancora: “La società armatoriale serve 40 diversi Paesi, attraccando in oltre 50 porti”. Il sito web precisa, inoltre, che “dal 1996 la famiglia di armatori è attiva nel settore terminalistico del Porto di Genova con il Terminal Messina”. Insomma, una potenza nel panorama industriale e citta.

Come mai la posizione della Ignazio Messina & c. è stata inserita alla fine dell’anno scorso tra i crediti deteriorati? Lo spiega il bilancio di esercizio della stessa società armatoriale, che nel 2016 ha realizzato una perdita netta di 27,8 milioni (20,4 milioni l’utile dell’anno prima), a fronte di un risultato operativo in rosso per 12 milioni (28,9 milioni il dato positivo del 2015) e di ricavi e proventi complessivi per 260,5 milioni (331,7 milioni nel 2015). “Il peggioramento dei risultati della gestione operativa – si legge nel bilancio di esercizio del 2016 della Ignazio Messina & c. – non ha permesso alla società di fare interamente fronte ai proprio impegni finanziari. Per questo motivo al 30/6/2016 la società aveva provveduto alla sospensione del pagamento delle quattro rate (capitale più interessi) relative ai mutui accesi per l’acquisto delle costruzioni navali Daewoo e delle quattro rate interessi relative ai mutui accesi per l’acquisto delle costruzioni navali Stx, il tutto per un ammontare complessivo di 12,5 milioni, usufruendo del ‘grace period’ (periodo di grazia, ndr) di 180 giorni previsto da un’apposita clausola contenuta nei contratti di finanziamento navale stipulati con Banca Carige”.
Tra le righe del bilancio della Ignazio Messina & c., si scopre che i mutui per il rinnovamento della flotta sono stati accordati dall’istituto di credito genovese tra il 2009 e il 2012, mentre sono stati “accesi” tra il 2011 e il 2015. In altri termini, i contratti di questi finanziamenti, a eccezione di un mutuo del 2015 dall’importo iniziale di 20 milioni, risalgono all’ultima fase della gestione della banca da parte di Giovanni Berneschi, costretto ad abbandonare la presidenza alla fine del 2013 e lo scorso febbraio condannato in primo grado per truffa e associazione per delinquere ai danni del medesimo gruppo da lui guidato per oltre venti anni.

Foto dal profilo Instagram della Ignazio Messina & c.
A ogni modo, nonostante la richiesta del periodo di grazia a Carige, la crisi finanziaria della compagnia armatoriale prosegue anche nel secondo semestre del 2016. Così, la Ignazio Messina & c. si muove in due direzioni: da una parte, comunica ai propri interlocutori finanziari “l’impossibilità di rispettare gli impegni in scadenza”; dall’altra, intraprende “un processo di rinegoziazione degli accordi in essere, avendo come principale interlocutore Banca Carige, che rappresenta quasi il 90% della propria esposizione”. Dal bilancio del 2016 emergono debiti complessivi della Ignazio Messina & c. verso banche e altri finanziatori per 505,3 milioni, come detto quasi tutti verso l’istituto di credito ligure.
Dubbi sembrano quindi essercene pochi: il credito diventato deteriorato nel 2016 è quello della Ignazio Messina & c., posizione che ancora in questi giorni è in fase di rinegoziazione. Nel frattempo, all’inizio di agosto del 2017, Carige si è trovata costretta a prolungare a favore della società di navigazione con quartier generale a Genova la sospensione dei pagamenti delle rate (la cosiddetta moratoria) fino al 31 dicembre. La scadenza ormai è vicinissima: basterà o sarà necessario concedere ancora un po’ più tempo? La partita sul debito, intanto, ne incrocia un’altra: quella che prevede l’ingresso nel capitale della Ignazio Messina & c., accanto all’omonima famiglia fondatrice, del gruppo delle crociere Msc. Senza contare la partita che sta giocando la stessa Carige per il proprio rafforzamento patrimoniale complessivo, da 1 miliardo, ossia il doppio dell’esposizione lorda della compagnia armatoriale.
 
Per quanto riguarda l'azionario, da monitorare sempre i bancari, con BANCA CARIGE che oggi completa l'aumento di capitale da 560 milioni. La Bce intanto ha chiarito che l'ascesa della famiglia Malacalza nel capitale dell'istituto, pronta a salire dall'attuale 17,6% al 28%, non dovra' influire sulla gestione operativa della banca. Stamane, inoltre, Carige ha sottoscritto un accordo vincolante con Credito Fondiario per la cessione pro-soluto di un portafoglio di crediti in sofferenza del valore nominale lordo di circa 1,2 miliardi.
 
I 420 milioni di utp Messina-Aponte non me li sono sognati io, nel 2018 andranno in bonis, e si sa da tempo. I 500 che Carige venderà li potrà scaricare con una copertura vicina al 40% e quindi non saranno un incubo sui conti. Da piano industriale con sano realismo Fiorentino considera che 1 miliardo di Utp vada a sofferenza nel triennio: ti sembra poco? Quanto alle DTA saranno utili quando andranno a trattare un'incorporazione; e quanto agli IFRS9 mi fa piacere che parli cosi perchè mi confermi che non sei informato e mi conforta che parli solo per andare contro Carige, come sempre. Carige ha dichiarato alla presentazione del piano industriale di essere in linea con gli altri player, ovvero un impatto di 40 basis points, che vale per tutte le banche. Certo che se critichi che in piano ind.le non viene messo l'IFRS9 e poi taci sul fatto che non sono previsti i modelli interni di rating ( che ti ricordo nel caso di Bper portarono 300 punti base di Cet1) ho la prova che sei tutt'altro che obiettivo. Saluti

Quegli utp sono ormai leggenda che cammina e che hanno contribuito ad illudervi per mesi per poi sfondarvi definitivamente. Ci sono state fatte piu' giravolte sopra che la meta' basterebbe: prima era 1 mld che doveva tornare in bonis, poi boh e poi.... quando siamo arrivati al dunque tocca smaltire 500mln di UTP.

Su IFRS9: non c'e' una riga nel piano in merito. Pero' se vuoi ti do la stima che ho fatto io del suo impatto: tra 50 e 60 bps. I 40bps e' la stima che viene fatta per le banche sane: ISP, UCG, CE, MB etc etc.

Sui modelli interni (AIRB): la stima dell'impatto per CRG varia da 130 a 160bps. Se riescono a ricavarne 150bps c'e' da fargli i complimenti a due mani. Poi ti faccio notare un piccolo particolare: Banco BPM e' stata una fra le prime a mandare la richiesta per i modelli interni. Ti devo rammentare a che punto sta? Sembrava fatta lo scorso Giugno/Luglio. Ora sperano per Dicembre/Gennaio. Sta di fatto che a 2 anni dalla fusione la parte ex BPM sta sempre con i modelli standard.

Ma supponiamo che per CRG facciano una cosa veloce: a fine 2018 acconsentono ai modelli interni. Ora con l'extrabuffer, il calo delle richiesta SERP, il ROTE previsto perche' alla seguente domanda di un'analista alla CC di presentazione del piano hanno risposto NO? Sai qual era la domanda? "Distribuirete dividendo?"

Riguardo il mio andare contro CRG... Vedi a differenza tua io con CRG di soldini ne ho fatti tanti questa estate con SUB. Grazie prima a quelli come te che pre avvento di Fiorentino raccontavano di un mondo fatato e poi grazie a quelli alla umbisan che con le sub a 40 dicevano di venderle. E poi di nuovo a quelli come te che ri-raccontavano di un mondo fatto con l'avvento di Fiorentino. Come vedi nella bilancia ci sono entrambi i "partiti".

Il fatto di averci fatto tanti soldini non mi offusca la mente dal dire che CRG e', anche post questo accrocchio messo su, una banca morta. Lo posso dire perche' non sono innamorato di CRG, ne' scrivo sulla Pravda locale.

Ti lascio l'ultima riflessione. Ma se fosse tutto questo gioiellino che la Pravda o quelli come te ci volete raccontare perche':
-) hanno dovuto vendere parte del patrimonio mobiliare;
-) vedere uno dei pochi asset che faceva utili;
-) convertire "spintaneamente" le sub;
-) mettere su una forma di adc cash dove si prevede il primo accollo;
-) il consorzio di garanzia si e' palesato solo in zona Cesarini e dopo la pagliacciata del rimando;
-) nel primo giorno utile non c'e' stato un bel internal dealing con su scritto il nome di Fiorentino con un acquisto consistente di azioni;
-) durante gli adc di UCG e UBI le azioni non sono crollate ma anzi...?
-) c'e' un 3% di capitale li' in ask da giorni per portare a casa un 1 tick di guadagno e non aspettano di farne 10/20/30?

Buona fortuna.
 
Ultima modifica:
Per quanto riguarda l'azionario, da monitorare sempre i bancari, con BANCA CARIGE che oggi completa l'aumento di capitale da 560 milioni. La Bce intanto ha chiarito che l'ascesa della famiglia Malacalza nel capitale dell'istituto, pronta a salire dall'attuale 17,6% al 28%, non dovra' influire sulla gestione operativa della banca. Stamane, inoltre, Carige ha sottoscritto un accordo vincolante con Credito Fondiario per la cessione pro-soluto di un portafoglio di crediti in sofferenza del valore nominale lordo di circa 1,2 miliardi.

Ormai questa storia sembra chiara, in accordo con la BCE hanno anche cambiato lo statuto, quindi, se non vengono fuori altre questioni, Malacalza salirà al 28%, sempre che ci sia inoptato e che lo voglia veramente.
 
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