Anche qua la vedo dura...
Carige, risolto il giallo del prestito da 500 milioni finito in un colpo solo tra i crediti deteriorati: il debitore è il gruppo Messina
In attesa che si chiuda la complessa operazione di aumento di capitale da un totale di 560 milioni, è finalmente svelato il mistero della singola posizione dal valore lordo di 500 milioni che nell’ultimo trimestre del 2016 era finita tra i crediti deteriorati. Nelle tabelle di presentazione dei risultati del terzo trimestre del 2017 dell’istituto di credito genovese, alla voce “ingressi a deteriorato”, dove appunto si dà conto dei crediti diventati da sani a “malati” e finiti perciò nel grande calderone dei “non performing loan” o npl, si scopre un dato riferito all’ultimo trimestre dell’anno scorso particolarmente elevato: 644 milioni di euro, contro i 111,8 milioni del trimestre precedente e i 100,5 di quello successivo. Di più: di questi 644 milioni che si sono trasformati in crediti deteriorati, 500 – precisano le tabelle del terzo trimestre – sono “riconducibili a un’unica posizione”, insomma, a un singolo soggetto.
Dalle tabelle della presentazione dei dati del terzo trimestre del 2017 di Banca Carige
Per rendersi conto di quanto sia enorme come unica posizione per una banca delle dimensioni di Carige, basti pensare che da sola pesa per quasi l’8% sull’intera mole di crediti deteriorati lordi, pari a 6,3 miliardi al 30 settembre scorso. E, come noto, la montagna di crediti deteriorati che zavorra i conti della banca è alla base della necessità di ricapitalizzare. Da qui appunto l’aumento di capitale in corso su cui calerà il sipario il 6 dicembre. Escludendo le azioni a servizio della conversione di obbligazioni subordinate (60 milioni di euro), la ricapitalizzazione vale 500 milioni: per uno strano scherzo del destino, l’esatto importo della singola posizione che si è deteriorata sul finire del 2016. Si capisce facilmente, quindi, perché la lettura delle tabelle di presentazione dei numeri di Carige del terzo trimestre, e in particolare lo spaccato sui crediti diventati “malati”, abbia suscitato parecchio stupore, non soltanto tra gli addetti ai lavori.
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Chi si nasconde dietro a questo prestito? Incrociando alcuni dati, si può rispondere alla domanda: la posizione unica cui fanno riferimento senza però fare nomi le tabelle della banca oggi guidata da Paolo Fiorentino è della Ignazio Messina & c., la compagnia di navigazione con quartier generale a Genova che porta il nome di colui che l’ha fondata nel 1929. “Il gruppo Messina – si legge sul sito internet della stessa società – è stato costituito nel 2013, ma opera sin dal 1921 con la propria compagnia di navigazione Ignazio Messina & c., garantendo regolari servizi di linea che collegano il Mediterraneo con l’Africa, il Medio Oriente e il Subcontinente Indiano”. E ancora: “La società armatoriale serve 40 diversi Paesi, attraccando in oltre 50 porti”. Il sito web precisa, inoltre, che “dal 1996 la famiglia di armatori è attiva nel settore terminalistico del Porto di Genova con il Terminal Messina”. Insomma, una potenza nel panorama industriale e citta.
Come mai la posizione della Ignazio Messina & c. è stata inserita alla fine dell’anno scorso tra i crediti deteriorati? Lo spiega il bilancio di esercizio della stessa società armatoriale, che nel 2016 ha realizzato una perdita netta di 27,8 milioni (20,4 milioni l’utile dell’anno prima), a fronte di un risultato operativo in rosso per 12 milioni (28,9 milioni il dato positivo del 2015) e di ricavi e proventi complessivi per 260,5 milioni (331,7 milioni nel 2015). “Il peggioramento dei risultati della gestione operativa – si legge nel bilancio di esercizio del 2016 della Ignazio Messina & c. – non ha permesso alla società di fare interamente fronte ai proprio impegni finanziari. Per questo motivo al 30/6/2016 la società aveva provveduto alla sospensione del pagamento delle quattro rate (capitale più interessi) relative ai mutui accesi per l’acquisto delle costruzioni navali Daewoo e delle quattro rate interessi relative ai mutui accesi per l’acquisto delle costruzioni navali Stx, il tutto per un ammontare complessivo di 12,5 milioni, usufruendo del ‘grace period’ (periodo di grazia, ndr) di 180 giorni previsto da un’apposita clausola contenuta nei contratti di finanziamento navale stipulati con Banca Carige”.
Tra le righe del bilancio della Ignazio Messina & c., si scopre che i mutui per il rinnovamento della flotta sono stati accordati dall’istituto di credito genovese tra il 2009 e il 2012, mentre sono stati “accesi” tra il 2011 e il 2015. In altri termini, i contratti di questi finanziamenti, a eccezione di un mutuo del 2015 dall’importo iniziale di 20 milioni, risalgono all’ultima fase della gestione della banca da parte di Giovanni Berneschi, costretto ad abbandonare la presidenza alla fine del 2013 e lo scorso febbraio condannato in primo grado per truffa e associazione per delinquere ai danni del medesimo gruppo da lui guidato per oltre venti anni.
Foto dal profilo Instagram della Ignazio Messina & c.
A ogni modo, nonostante la richiesta del periodo di grazia a Carige, la crisi finanziaria della compagnia armatoriale prosegue anche nel secondo semestre del 2016. Così, la Ignazio Messina & c. si muove in due direzioni: da una parte, comunica ai propri interlocutori finanziari “l’impossibilità di rispettare gli impegni in scadenza”; dall’altra, intraprende “un processo di rinegoziazione degli accordi in essere, avendo come principale interlocutore Banca Carige, che rappresenta quasi il 90% della propria esposizione”. Dal bilancio del 2016 emergono debiti complessivi della Ignazio Messina & c. verso banche e altri finanziatori per 505,3 milioni, come detto quasi tutti verso l’istituto di credito ligure.
Dubbi sembrano quindi essercene pochi: il credito diventato deteriorato nel 2016 è quello della Ignazio Messina & c., posizione che ancora in questi giorni è in fase di rinegoziazione. Nel frattempo, all’inizio di agosto del 2017, Carige si è trovata costretta a prolungare a favore della società di navigazione con quartier generale a Genova la sospensione dei pagamenti delle rate (la cosiddetta moratoria) fino al 31 dicembre. La scadenza ormai è vicinissima: basterà o sarà necessario concedere ancora un po’ più tempo? La partita sul debito, intanto, ne incrocia un’altra: quella che prevede l’ingresso nel capitale della Ignazio Messina & c., accanto all’omonima famiglia fondatrice, del gruppo delle crociere Msc. Senza contare la partita che sta giocando la stessa Carige per il proprio rafforzamento patrimoniale complessivo, da 1 miliardo, ossia il doppio dell’esposizione lorda della compagnia armatoriale.