Carol Rama

Qualche immagine delle opere alla nuova mostra

Carol Rama | Wall Street International Magazine

Dai primi disegni e acqueforti su carta degli anni Quaranta, legati al surrealismo, a Dubuffet e all’art brut, che già denotano grande maturità tecnica e d’ideazione, la mostra include alcuni rari lavori degli anni Cinquanta che attestano l’esperienza astrattista di Carol Rama all’interno del gruppo torinese del MAC-Movimento d’Arte Concreta.

Le opere del decennio Sessanta documentano invece la svolta decisiva del suo modus operandi: su macchie di colore di ascendenza informale sono applicati oggetti d’uso quali strumenti medicali, trucioli metallici, occhi di bambola che diventano essi stessi forma e colore.

Un ampio nucleo di lavori in mostra risale agli anni Settanta quando i due materiali extrapittorici per cui Carol Rama è maggiormente conosciuta, entrano a far parte delle sue composizioni: camere d’aria e guarnizioni in gomma, utilizzate al posto del colore e applicate su tela oppure ivi appese con un gancio metallico.

Concludono l’esposizione importanti esemplari realizzati nel corso degli anni Ottanta e Novanta che risultano emblematici di un volontario e sentito ritorno alla figurazione. Corpi, dentiere, lingue, organi genitali, scarpe abitate da falli, figure e animali fantastici, delineati su carte prestampate – spesso disegni tecnici di architetti e ingegneri usati come supporto –, esprimono il perenne desiderio di Carol Rama di fondere arte, vita e immaginazione, confermando quanto da lei rivelato nel 1985 a Lea Vergine: “Ho sempre amato gli oggetti e le situazioni che venivano rifiutati” poiché “creare lo scandalo attorno a me era quasi d’obbligo allora”.

La mostra è accompagnata da un portfolio con testi e immagini, con un saggio critico di Bruno Corà e un approfondimento sulle opere esposte di Ilaria Bernardi.

Olga Carolina Rama, detta Carol Rama, nasce a Torino nel 1918. Inizia a dipingere ancora adolescente senza avere alcuna formazione accademica, ma stimolata dalla frequentazione di importanti protagonisti del milieu culturale torinese, italiano e internazionale, tra i quali Felice Casorati, Edoardo Sanguineti, Massimo Mila, Albino Galvano, Carlo Mollino, Paolo Fossati, Carlo Monzino, Luciano Berio, Eugenio Montale, Andy Warhol, Man Ray.

In seguito a episodi familiari dolorosi, tra i quali le cure psichiatriche della madre e il probabile suicidio del padre, la sua arte diviene un modo per esorcizzare sofferenza e paure interiori.

Accostatasi inizialmente alla visionarietà del surrealismo, poi a Dubuffet e all’art brut, per in seguito aderire alle ricerche astrattiste del MAC-Movimento d’Arte Concreta nei primi anni Cinquanta e alla poetica dell’object trouvé negli anni Sessanta-Settanta, fino ai cicli di opere più recenti (l’ultimo suo lavoro risale al 2007) sviluppa un percorso del tutto personale e autonomo, adottando materiali, temi e stili diversi capaci di dar voce al suo universo onirico caratterizzato da un’iconografia provocatoria, sospesa tra trasgressione, eccentricità, autobiografismo ed erotismo esplicito.

La sua prima mostra personale risale al 1945 alla Galleria Faber di Torino (leggenda vuole che venisse chiusa dalla polizia per oscenità), alla quale seguono numerose altre occasioni espositive in gallerie private torinesi, prima tra tutte la Galleria La Bussola (1957, 1959, 1960, 1971), italiane (tra cui: Galleria Luciano Anselmino, Milano 1976; Galleria Dell'Oca, Roma 1987; Galleria Sprovieri, Roma 1994-95) ed estere (incluse: Galleria Lutrin, Lione 1966; Esso Gallery, New York 1997; Galérie Anne de Villepoix, Parigi 2002; Isabella Bortolozzi Galerie, Berlino 2009, 2012).

Dopo aver partecipato alla mostra itinerante sulle grandi artiste del Novecento, L’altra metà. dell’avanguardia, curata da Lea Vergine, esponendo alcuni acquerelli della fine degli anni Trenta presentati per la prima volta nel 1979 alla Galleria Martano di Torino, nel 1985 ottiene la sua prima ampia mostra antologica in spazio pubblico al Sagrato del Duomo di Milano, allestita da Achille Castiglioni e curata dalla stessa Lea Vergine. Questa mostra, assieme alla sala personale alla 45a Biennale di Venezia nel 1993 a cura di Achille Bonito Oliva allestita da Corrado Levi, e all’antologica allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1998 (poi all’ICA di Boston) a cura di Maria Cristina Mundici, ne avviano la conoscenza internazionale. Il grande riconoscimento pubblico arriva con il conferimento del Leone d’oro alla carriera nel 2003, in occasione della 50a Biennale di Venezia, con il prestigioso Premio Presidente della Repubblica attribuitole nel 2010 da Giorgio Napolitano, e con importanti mostre antologiche e retrospettive, tra le quali nel 2004 l’ampia antologica a cura di Guido Curto presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (poi al Mart di Rovereto e al Baltic Museum di Gateshead), nel 2008 l’antologica al Palazzo Ducale di Genova a cura di Marco Vallora, e più recentemente l’esposizione itinerante “The Passion According to Carol Rama” (2015-16) presentata al Museu d’Art Contemporani di Barcellona, al Museée d’Art Moderne de la Ville de Paris, all’Espoo Museum of Modern Art in Finlandia, all’Irish Museum of Modern Art di Dublino, e alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.

Il consenso internazionale è poi consolidato nel 2017 grazie all’importante mostra a lei dedicata tenutasi al New Museum di New York, a cura di Helga Christoffersen e Massimiliano Gioni, realizzata a due anni dalla sua morte avvenuta il 24 settembre 2015, a 97 anni, nella casa-studio torinese in via Napione.
 
Molte cose sono state già scritte, però è un ritratto talmente forte e vivido che mi piace pubblicarlo.

"Se davvero sono così brava," disse l'impavida e licenziosa artista italiana Carol Rama nel 1983, "allora non capisco perché ho dovuto patire la fame così a lungo, anche se sono una donna." La sua prima mostra, nel 1945, fu bloccata dalla polizia di Torino ancor prima che si aprisse e, per decenni, i suoi acquerelli erotici e le sue astrazioni ricoperte di gomma furono apprezzate solo da pochi. Alcuni grandi artisti aspettano la loro intera vita per il riconoscimento. Alcune artiste devono aspettare ancora più a lungo.

Rama, nata nel 1918, ha fatto i suoi lavori più scandalosi all'inizio della sua carriera: misteriosi acquerelli con figure nude che si comportano molto male, così come membra e bocche disincarnate. Già nel 1940, sotto il governo fascista, la giovane Rama dipingeva donne che indossavano solo tacchi alti e corone dorate, e faceva di tutto per sottolineare i loro organi sessuali. Nella maggior parte dei casi dipingeva queste donne in posizione eretta, appiattite in semplici totem bidimensionali e faceva affidamento sul colore - soprattutto rossi e rosa che colano macchiando la carta come il sangue - per fornire la scossa. Spesso le donne mostrano la lingua, in atto di seduzione o, più probabilmente, di sfida. Una figura qui, dipinta durante la guerra, si sta preparando a fare una fellatio a due uomini, ciascuno dotato di più membri. Un’altra, gli occhi sporgenti e mostrando la lingua, emette vapori mentre un serpente emerge dalle sue parti intime: sta copulando con il serpente o dando vita ad esso?

È possibile rintracciare l'origine di queste prime opere dalla madre dell'artista, rinchiusa in un'istituzione psichiatrica quando Rama era una bambina. Rama visitava spesso il manicomio, dove assistette alla terapia con elettroshock, e numerosi acquerelli degli anni '40 raffigurano donne nude in stato di reclusione - intrappolate in una sedia a rotelle stretta o legate a un letto chirurgico. Sebbene siano rinchiuse, le donne non mancano di indipendenza e mostrano la lingua con aria di sfida. Follia, furia, passione irrefrenabile: questi dipinti rischiosi non erano solo assalti al fascismo, ma anche espressioni di una femminilità incontrollabile che turbava l'Italia patriarcale.

Se i problemi della madre di Rama hanno provocato le sue scoperte psicosessuali, quelle di suo padre non sono state meno formative. Possedeva una fabbrica di biciclette, ma andò in bancarotta, e si suicidò nel 1942. Rama, dopo i primi acquerelli e un periodo postbellico di pittura Informale piuttosto trascurabile, iniziò a creare scuri pannelli astratti dai quali pendevano strisce di pneumatici affettati, come corpi abietti, schiacciati e sottomessi, le loro forme detumescenti hanno anche una connotazione sessuale che è difficile non notare.
Rama ritornò alle opere figurative nei suoi ultimi anni, quando rese ancor più letterale la sovrapposizione di corpi e arnesi. Ha reimpiegato diagrammi ingegneristici come tele su cui dipingeva angeli e amanti, lingue che galleggiano tra pistoni e valvole.

La sua serie più strana è stata ispirata dallo scoppio della malattia della mucca pazza in Gran Bretagna a metà degli anni '90, e consiste in pezzi arrotondati di cuoio e gomma conformati a sacchi postali. Le forme ovoidali, in beige, nero e marrone, ricordano il sen o umano tanto quanto le mammelle o gli organi sessuali delle mucche, e per Rama, comunque, la lettura sessuale non deve mai essere elusa. Durante il periodo della mucca pazza, un intervistatore le chiese di immaginare la reazione alla sua arte di cinque spettatori di diversa estrazione nazionale. Rama, allora quasi ottantenne, aveva una particolare teoria sul superamento delle differenze culturali - avrebbe ignorato i gusti artistici degli spettatori e dormito con tutti e cinque "perché l'istinto e il piacere sono universali".
Da Jason Farago NYT, May 11, 2017
 
Qualche idea sul range di prezzi, dal milione al miliardo ?? :p
Opere molto belle OK!
 
nel nuovo museo di arte contemporanea svizzero sono esposti due opere significative della Rama

Muzeum Susch
 

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Mercoledi parte!

Lévy Gorvy is pleased to present Carol Rama: Eye of Eyes. Defiantly deviant, Rama’s art is animated by raw, maverick energy. Alternately described as “sensurrealism,” “organic abstraction,” and “porn brut,” it moves between inspiration and madness, exulting in states of abjection and obsession. Inextricable from her womanhood, Rama’s oeuvre stands out in a male-dominated art world for its frank exploration of feminine and queer desires. Although counting such artists and writers as Felice Casorati, Pablo Picasso, Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, and Carlo Mollino as friends, she maintained a resolute autonomy, surpassing available critical vocabularies that sought to contain her idiosyncratic vision. As philosopher Paul Preciado sums, Rama’s art is untimely.

“The work of Carol Rama is a phantom limb whose sensations return in order to reclaim another history. … She returns to undo the dominant narratives, reclaiming other discourses and another time,” he explains. By turns perverse and subversive, her work stands ahead of its moment, anticipating present-day debates on the aesthetic intersections of ***uality, representation, and power.

Resolutely autonomous for the entirety of her life, Rama never married nor lived with any romantic partners. Likewise, she refused to be relegated to the position of muse or disciple of the established male artists with whom she was often seen and photographed. The artist firmly resisted any alignment with the established and male-dominated art historical canon, using her lack of formal training to remove herself from any patriarchal lineage: “I don’t have any masters,” she stated, “the sense of sin is my master.”

Curated by Flavia Frigeri and presented in collaboration with Valentina Castellani, the exhibition will feature a cross-section of works spanning the late 1930s through to the 1990s. The works on view will include a selection of the artist’s important Bricolage works, a variety of mixed media paintings, as well as early watercolors.
 

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Carol Rama Prende La Scena A New York

New York. Nella settimana del Martin Luther King Day, in cui a pochi blocchi di distanza inaugura Lucio Fontana al MET Breuer, un’altra artista profondamente italiana prende la scena a New York in uno dei templi dell’arte americana, la galleria Lévy Gorvy, della grandissima e mai abbastanza celebrata, Dominique Lévy.

Inaugura infatti giovedì 24 gennaio «Eye of Eyes» una mostra retrospettiva di Carol Rama, artista di Torino, quasi chiusa dentro Torino, nella sua casa così immaginifica, a sua immagine e somiglianza. Artista che merita l’attenzione che sicuramente arriverà da una mostra a New York, per la consistenza, la durezza e potenza visiva del lavoro, spesso anticipatore di molte istanze che, ad esempio, l’Arte povera avrebbe indagato profondamente. Un lavoro rabbioso e anche vischioso, come l’amore e il sesso che lo attraversano con libertine attitudini.

La mostra a cura di Flavia Frigeri, già assistant curator alla Tate Modern di Londra, è tutto questo, e ha il merito di esserlo fin da subito. Ad aprirla vi è infatti un grande lavoro del 1968 che appare quasi una tomografia assiale computerizzata dell’addome, un apparato riproduttivo, un intestino costellato da occhi. È un lavoro fortissimo che spacca il visitatore e lo porta immediatamente al centro della scena.

La stanza principale, al pian terreno, si dipana poi mediante una serie di lavori con gomme e tubolari, reminiscenze dell’attività del padre della stessa Carol, e riesplode in un altro lavoro fondamentale del 1969 («Perdonami le congiunzioni»): una sorta di forma zoomorfa bipede con occhi e sangue che è appartenuta (come molte delle opere in mostra, è giusto dirlo) ai due «angeli custodi» del lavoro di Carol Rama, Pinuccia Sardi e Angelo Bottero, della Fondazione Sardi, nonché della fu Galleria Carlina, citati e doverosamente ringraziati amabilmente nel discorso di Dominique Lévy all’apertura della mostra.

Il passaggio al secondo piano, per la scala di quella che una volta era una banca commerciale dell’Upper East Side, viene dedicato alla costruzione di un immaginario che è anche l’exegi monumentum di Torino. Un wallpaper di fotografie, molte delle quali di Ugo Mulas, dedicate alla Torino di quegli anni, al suo fermento culturale, alla grande stagione delle mostre della GAM. È un’operazione in favore e per amore dell’arte italiana, dedicata alla sua unica forza rivoluzionaria che nel Novecento ha pulsato e innervato tutta l’Europa, nel dibattito a distanza con Parigi.

Il secondo piano della mostra non perde affatto di energia: con un muro a mo’ di accrochage dedicato ai disegni erotici, alcuni dei quali visti proprio alla GAM a Torino nel 2017, e polarizzato dalla forza di un lavoro con rocchetti di filo che sembrano occhi o protesi su uno sfondo nero materico e una macchia quasi seminale bianca a lambire il fondo destro dell’opera.

Dal lato opposto della sala, una composizione di siringhe («Le siringhe», 1967), apparente affilata interpretazione della malattia, al centro di un quadro steso di un biancore d’altro mondo, tiene teso il filo dell’inadeguatezza di colui che guarda, di quella scomoda sensazione di chi, osservando, come se Carol fosse nella stanza, pronta a esplodere, si sente perennemente a camminare sulle uova. Sensazione, inutile dirlo, che solo l’arte può dare e che è l’unica base, l’atomo creatore di molte vicende umane.IMG20190124181518332_130_130.jpeg.jpg
 
Scusate , ma questo
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Che ha una stima di 60/80
Non è uguale a questo?
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(non si vede l'immagine ma nella ricerca si trova ) aggiudicato a 175mila.
Cosa è capitato per far crollare le quotazioni così tanto?
 
Scusate , ma questo
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Che ha una stima di 60/80
Non è uguale a questo?
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(non si vede l'immagine ma nella ricerca si trova ) aggiudicato a 175mila.
Cosa è capitato per far crollare le quotazioni così tanto?

E' proprio lo stesso era in esposizione qui a Milano.
Opera non male ma , come dissi ai tempi, secondo me pagato tanto a causa dell'importante restauro ancora visibile.

Ma poi chi si rivendere un'opera in così poco tempo alla stessa casa d'aste? mah
 
E' proprio lo stesso era in esposizione qui a Milano.
Opera non male ma , come dissi ai tempi, secondo me pagato tanto a causa dell'importante restauro ancora visibile.

Ma poi chi si rivendere un'opera in così poco tempo alla stessa casa d'aste? mah

Quindi secondo te la stime reale è quella attuale.
Quindi un 50% in meno?
 
E' proprio lo stesso era in esposizione qui a Milano.
Opera non male ma , come dissi ai tempi, secondo me pagato tanto a causa dell'importante restauro ancora visibile.

Ma poi chi si rivendere un'opera in così poco tempo alla stessa casa d'aste? mah


Evviva la SERIETA' della major .

C'è una stima di poco più di un anno fa della stessa casa d'aste, la stima viene anche sostanzialmente confermata dalla battuta, ed ecco che dopo un anno e mezzo la stima viene dimezzata del 50%.

Potevano benissimo confermare o ritoccare la stima precedente , era poi un problema dell'acquirente/venditore accontentarsi di una riserva molto bassa ( rispetto a quanto pagato in precedenza ).

Modo a dir poco stravagante di elaborare le stime.
Direi che in questo caso la serietà e l'immagine vanno a farsi benedire.
 
Scusate , ma questo
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Che ha una stima di 60/80
Non è uguale a questo?
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(non si vede l'immagine ma nella ricerca si trova ) aggiudicato a 175mila.
Cosa è capitato per far crollare le quotazioni così tanto?

Pure invenduto, qualcuno mi spiega questo tracollo delle quotazioni della Rama?
 
Ma ti aspettavi veramente lo prendesse qualcuno???

Insomma poco più di un anno fa è andato a 175k , ora manco a 60k lo vogliono, mi sembra assurdo.
Poi vedo tanti invenduti ultimamente, può darsi che l'artista abbia toccato il suo picco
 
leggi tra le righe.....
Secondo te chi si compra un quadro a 170mila e dopo un anno lo mette nella stessa casa d'aste a 60?
Tu l'hai visto dal vivo?
Ciao
 
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