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Premetto che non conosco nel dettaglio i significati specifici del caso Alitalia ma da lavoratore di lunga data che ne ha vissute sulla propria pelle di queste vicende,ho acquisito la consapevolezza che una volta chiuso un accordo tra sindacati,azienda e governo al ministero del lavoro il referendum tra i lavoratori ha sempre rappresentato un atto formale che nella maggioranza dei casi ratifica l'accordo tra le parti.
Cosa può signifcare il fatto che in Alitalia,dove sino ad oggi si sono celebrati le madri di tutti gli accordi di questo tipo questo non è avvenuto ???
Lascio le conclusioni al dibattito evidenziando in anticipo però una mia prima posizione sull'argomento.
Oramai, secondo me,i lavoratori non si fidano proprio più della propria classe imprenditoriale,politica e sindacale e del sistema di sviluppo e crescita che esso può garantire per il paese e di conseguenza per l'azienda specifica di cui trattasi.
Si sa perfettamente che in questo caso l'obiettivo di questi accordi successivi è sempre un prender tempo come viatico a progressivi e inevitabili spezzettamenti,che hanno un comune e unico obiettivo,liberarsi meglio e senza clamori all'interno di più minuti contenitori degli esuberi lavorativi,individuati come il male numero uno,oggi,di ogni crisi aziendale.
E quindi il numero uno oggi di ogni crisi aziendale,all'interno del caso Alitalia si ribella a tutto ciò,bocciando l'ennesimo accordo ipocrita che non rilancia un piffero e serve solo a prender tempo e a procedere come di consueto nella dismissione generale e senza clamori dell'azienda,sicuro che oggi ha una tutela maggiore con la presenza attiva dello stato e domani invece in più piccole e sconosciute società non ce l'avrebbero più.
Si è inoltre definitivamente perso la fiducia nei tanto decantati capitali esteri che servono a ben poco,celando il più delle volte sconsiderate azioni di imprenditori esteri o peggio ancora italiani stessi nascosti dietro fondi comuni esteri(ovviamente in questo caso non mi riferisco al caso Alitalia) oggi dilaganti in clima di liberoscambismo sfrenato.
Capitali esteri che speculano sul caso in nome di rientri immediati e certo non mirando ad alcun rilancio in prospettiva dell'azienda oggetto di crisi.
Cosa può signifcare il fatto che in Alitalia,dove sino ad oggi si sono celebrati le madri di tutti gli accordi di questo tipo questo non è avvenuto ???
Lascio le conclusioni al dibattito evidenziando in anticipo però una mia prima posizione sull'argomento.
Oramai, secondo me,i lavoratori non si fidano proprio più della propria classe imprenditoriale,politica e sindacale e del sistema di sviluppo e crescita che esso può garantire per il paese e di conseguenza per l'azienda specifica di cui trattasi.
Si sa perfettamente che in questo caso l'obiettivo di questi accordi successivi è sempre un prender tempo come viatico a progressivi e inevitabili spezzettamenti,che hanno un comune e unico obiettivo,liberarsi meglio e senza clamori all'interno di più minuti contenitori degli esuberi lavorativi,individuati come il male numero uno,oggi,di ogni crisi aziendale.
E quindi il numero uno oggi di ogni crisi aziendale,all'interno del caso Alitalia si ribella a tutto ciò,bocciando l'ennesimo accordo ipocrita che non rilancia un piffero e serve solo a prender tempo e a procedere come di consueto nella dismissione generale e senza clamori dell'azienda,sicuro che oggi ha una tutela maggiore con la presenza attiva dello stato e domani invece in più piccole e sconosciute società non ce l'avrebbero più.
Si è inoltre definitivamente perso la fiducia nei tanto decantati capitali esteri che servono a ben poco,celando il più delle volte sconsiderate azioni di imprenditori esteri o peggio ancora italiani stessi nascosti dietro fondi comuni esteri(ovviamente in questo caso non mi riferisco al caso Alitalia) oggi dilaganti in clima di liberoscambismo sfrenato.
Capitali esteri che speculano sul caso in nome di rientri immediati e certo non mirando ad alcun rilancio in prospettiva dell'azienda oggetto di crisi.