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Un mostra del 2000 che merita di essere ricordata
Giocando giocando. A Tortolì, al Museo d’Arte Contemporanea “Su logu de s’iscultura”, è visibile fino al 31 gennaio “Toy Story”, mostra curata da Maurizio Sciaccaluga sull’arte del gioco e sul gioco dell’arte. Edoardo Manzoni, direttore del Museo, conclude con “Toy Story”, una trilogia dedicata “agli entusiasmi dell’adolescenza”, inaugurata nel ’99 con “Chi ha incastrato Roger Rabbit” e proseguita nel Natale scorso con “2000, Odissea nello spazio”. Allegramente perfida, la rassegna attuale accoglie catturatori di lucertole, giocatori di subbuteo, nemici di Barbie, piloti d’automobiline telecomandate, collezionisti involontari di pupazzi, riflessivi campioni di monopoli.Scavando tra i meccanismi smontati di favole truci, gli artisti hanno ripescato e smascherato infanzie nutrite di fumetti, pubblicità e fantascienza, in un ludico approccio per una faccenda serissima. I topini di Gianni Nieddu, come le cattive ragazze, vanno dappertutto. Si sono nascosti nei cancellini delle lavagne, cimose bianche e grigie arrotolate e appiccicate ai muri.I più astuti si sono arrampicati nelle morbidi tane di sapore scolastico, ma una moltitudine di loro simili è immobilizzata in trappole di legno, piccole e garbate e tremendamente efficaci.Più incline al risparmio di spazio, Charlemagne Palestine, americano di Brooklin che vive in Belgio, ha ammassato in una poltroncina di peluche- di quelle che rimangono in camera per anni - un bel po’ di pupazzi dismessi e invecchiati, con una pupattola di pezza esanime sul bordo, a sventolare un pezzetto di stoffa bianca. Affilatissimo, Danilo Sini. Munisce di una leppa rusticana un tenero pupazzo che con espressione di immutabile dolcezza, affetta un candido coniglietto. Un orsetto scuro, di proprietà di Sini bambino, soffre il supplizio di una gogna, realizzata con le stesse amabili proporzioni di una casa di bambole. Corrado Bonomi, che in una strada di Tortolì ha piazzato i suoi soldatini con tuta mimetica e testa tonda, disegna sulla parete una sorta di domino. Il bel trenino al centro della composizione, ha i vagoni incollati su fogli di orari ferroviari, mentre intorno le automobili e i camion girano nel caos di cartine stradali per autisti disfatti. Anche Antonio Riello rievoca le macchine telecomandate della fanciullezza. Solo che queste sono armate come Gig Robot d’acciaio, mulinano lame taglienti e seghe rotanti da guerra galattica.Il gioco di Andrea Portas è un’economica e poetica flotta di barchette di carta. Fatti con le pagine delle quotazioni di borsa, i navigli navigano sul mare magnum dell’informazione in cinque vaschette con pesci rossi. Tautologicamente composta di parole, WORDS, con giornali plastificati e cerati, fa galleggiare in placide acque affari e finanza. Sotto un cielo di stelline si baciano i carri armati innamorati di Michele Carone. Colori di zucchero per questa passione militar-romantica, con la Pantera Rosa che dipinge di rosa un panzer stupito. Con meno illusioni, Michele Dieli becca Ken che stupra Barbie in un trittico che, nella terza sequenza, vede la mano della bambolina più venduta del mondo sollevarsi in una carezza consenziente. E ancora, direttamente dai cartoons americani, nel cibachrome su metallo di Silvano Tessarollo, i cattivissimi Simpson in gondola a Venezia. Essendo una famigliaccia, uno voga e l’altro fa body-building, nella perfetta allegoria dell’incomunicabilità parentale. Nella rivisitazione di Gianni Cella, la star delle fiabe, una Biancaneve lattea nella sua sostanza di polvere di marmo, è affiancata da sette oscuri individui (più che nani, pigmei). La soave fanciulla è opalescente come una statuina piena di acqua benedetta. Gianantonio Abate materializza lo scontro tra i gadget delle merendine, invasori di mensole e cestini, ingoiati dai lattanti e collezionati con furore, divenuti esseri alieni e protoplasmatiche presenze. Inferno dei golosi, con torte panna ciliegine, peccaminosa cioccolata, una dolcissima bolgia degli ingordi da cui si stacca una figurina lievitata dalla dieta di Fulvio Di Piazza. Il gruppo degli Ultrapop - al secolo Antonio Sorrentino, Dario Arcidiacono, Sandra Virlinzi, Giordano Curreri - mastica e sconvolge l’iconografia splatter mescolando ai dischi volanti un forzuto Meccanoman e una bamboccia spiaccicata, **** e con le trecce dritte. Nell’olio di Mercurio spunta un gioco educativo per piccoli geometri, situato come un fiore tra una selva di tropicali foglie giganti.
TOY STORY - L’ARTE DEL GIOCO
Mostra a cura di Maurizio Sciaccaluga
Museo d’Arte Contemporanea “Su logu de s’iscultura”
Tortolì, Ex mercato civico
Dal 16 dicembre 2000 al 31 gennaio 2001
Gianantonio Abate, Corrado Bonomi, Michele Carone, Gianni Cella, Michele Dieli, Fulvio Di Piazza, Mercurio,
Gianni Nieddu, Charlemagne Palestine, Andrea Portas, Antonio Riello, Danilo Sini, Silvano Tessarollo, Ultrapop
Museo d’Arte Contemporanea “Su logu de s’iscultura”
Tortolì, Ex mercato civico
Dal 16 dicembre 2000 al 31 gennaio 2001
Gianantonio Abate, Corrado Bonomi, Michele Carone, Gianni Cella, Michele Dieli, Fulvio Di Piazza, Mercurio,
Gianni Nieddu, Charlemagne Palestine, Andrea Portas, Antonio Riello, Danilo Sini, Silvano Tessarollo, Ultrapop
Giocando giocando. A Tortolì, al Museo d’Arte Contemporanea “Su logu de s’iscultura”, è visibile fino al 31 gennaio “Toy Story”, mostra curata da Maurizio Sciaccaluga sull’arte del gioco e sul gioco dell’arte. Edoardo Manzoni, direttore del Museo, conclude con “Toy Story”, una trilogia dedicata “agli entusiasmi dell’adolescenza”, inaugurata nel ’99 con “Chi ha incastrato Roger Rabbit” e proseguita nel Natale scorso con “2000, Odissea nello spazio”. Allegramente perfida, la rassegna attuale accoglie catturatori di lucertole, giocatori di subbuteo, nemici di Barbie, piloti d’automobiline telecomandate, collezionisti involontari di pupazzi, riflessivi campioni di monopoli.Scavando tra i meccanismi smontati di favole truci, gli artisti hanno ripescato e smascherato infanzie nutrite di fumetti, pubblicità e fantascienza, in un ludico approccio per una faccenda serissima. I topini di Gianni Nieddu, come le cattive ragazze, vanno dappertutto. Si sono nascosti nei cancellini delle lavagne, cimose bianche e grigie arrotolate e appiccicate ai muri.I più astuti si sono arrampicati nelle morbidi tane di sapore scolastico, ma una moltitudine di loro simili è immobilizzata in trappole di legno, piccole e garbate e tremendamente efficaci.Più incline al risparmio di spazio, Charlemagne Palestine, americano di Brooklin che vive in Belgio, ha ammassato in una poltroncina di peluche- di quelle che rimangono in camera per anni - un bel po’ di pupazzi dismessi e invecchiati, con una pupattola di pezza esanime sul bordo, a sventolare un pezzetto di stoffa bianca. Affilatissimo, Danilo Sini. Munisce di una leppa rusticana un tenero pupazzo che con espressione di immutabile dolcezza, affetta un candido coniglietto. Un orsetto scuro, di proprietà di Sini bambino, soffre il supplizio di una gogna, realizzata con le stesse amabili proporzioni di una casa di bambole. Corrado Bonomi, che in una strada di Tortolì ha piazzato i suoi soldatini con tuta mimetica e testa tonda, disegna sulla parete una sorta di domino. Il bel trenino al centro della composizione, ha i vagoni incollati su fogli di orari ferroviari, mentre intorno le automobili e i camion girano nel caos di cartine stradali per autisti disfatti. Anche Antonio Riello rievoca le macchine telecomandate della fanciullezza. Solo che queste sono armate come Gig Robot d’acciaio, mulinano lame taglienti e seghe rotanti da guerra galattica.Il gioco di Andrea Portas è un’economica e poetica flotta di barchette di carta. Fatti con le pagine delle quotazioni di borsa, i navigli navigano sul mare magnum dell’informazione in cinque vaschette con pesci rossi. Tautologicamente composta di parole, WORDS, con giornali plastificati e cerati, fa galleggiare in placide acque affari e finanza. Sotto un cielo di stelline si baciano i carri armati innamorati di Michele Carone. Colori di zucchero per questa passione militar-romantica, con la Pantera Rosa che dipinge di rosa un panzer stupito. Con meno illusioni, Michele Dieli becca Ken che stupra Barbie in un trittico che, nella terza sequenza, vede la mano della bambolina più venduta del mondo sollevarsi in una carezza consenziente. E ancora, direttamente dai cartoons americani, nel cibachrome su metallo di Silvano Tessarollo, i cattivissimi Simpson in gondola a Venezia. Essendo una famigliaccia, uno voga e l’altro fa body-building, nella perfetta allegoria dell’incomunicabilità parentale. Nella rivisitazione di Gianni Cella, la star delle fiabe, una Biancaneve lattea nella sua sostanza di polvere di marmo, è affiancata da sette oscuri individui (più che nani, pigmei). La soave fanciulla è opalescente come una statuina piena di acqua benedetta. Gianantonio Abate materializza lo scontro tra i gadget delle merendine, invasori di mensole e cestini, ingoiati dai lattanti e collezionati con furore, divenuti esseri alieni e protoplasmatiche presenze. Inferno dei golosi, con torte panna ciliegine, peccaminosa cioccolata, una dolcissima bolgia degli ingordi da cui si stacca una figurina lievitata dalla dieta di Fulvio Di Piazza. Il gruppo degli Ultrapop - al secolo Antonio Sorrentino, Dario Arcidiacono, Sandra Virlinzi, Giordano Curreri - mastica e sconvolge l’iconografia splatter mescolando ai dischi volanti un forzuto Meccanoman e una bamboccia spiaccicata, **** e con le trecce dritte. Nell’olio di Mercurio spunta un gioco educativo per piccoli geometri, situato come un fiore tra una selva di tropicali foglie giganti.