Come diventare poveri

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

    Per continuare a leggere visita questo LINK

COME SI FA A DIVENTARE POVERI ( POVERTA' RELATIVA E ASSOLUTA)

  • DIVORZIO ( lei o oggi lui ha si prende la casa + alimenti per i figli )

  • OPERAZIONE FINANZIARIA ANDATA A MALE ( ALL IN )

  • SPESE ( QUALI SPECIFICARE) > ENTRATE, PER DECENNI (tenore di vita )

  • TROPPI IMMOBILI POCO REDDITO

  • CAUSA LEGALE

  • ASSENZA DI ASSICURAZIONE E INCIDENTE O GRAVE MALATTIA O INVALIDITA' PERMANENTE

  • PROBLEMI MENTALI ( INABILE AL LAVORO ) DEPRESSIONE

  • LUDOPATIA

  • ALCOLISMO

  • TOSSICODIPENDENZA


I risultati saranno visibili solo dopo aver votato.
Quelle che chiami “scelte” sono pie illusioni, così come il sarcasmo sul destino cinico e baro. La realtà è che la nostra vita è indirizzata verso la ricchezza o la povertà fin dai primissimi anni e le nostre possibilità di scelta sono limitate (anche se in minima parte ci sono).
Se nasci povero, in un ambiente gravemente deprivato da un punto di vista socio culturale il tuo cervello (e sono i primi anni di vita che contano!) si svilupperà ben diversamente da quello di una persona che nasce in un ambiente ricco di stimoli sociali e culturali (che sono poi quelli garantiti dalla ricchezza). Una volta che diventi adulto, i giochi sono fatti perché il tuo cervello è formato (anche se un minimo di plasticità c’è sempre). Ci sono miliardi di studi a supporto. Poi, puoi anche portare ad esempio la persona su 100 che da sola, nascendo in una famiglia indigente e/o socio culturalmente in difficoltà ce la fa. Ma è l’eccezione.
Oltre agli studi potresti trovare migliaia di testimonianze di insegnanti ed educatori che lavorano ogni giorno (a 1200/1400 euro al mese!) nei quartieri disagiati delle grandi citta’, e che cercano ogni giorno di “salvare” questi ragazzi da un destino che sembra segnato semplicemente dalla famiglia in cui nascono e dall’ambiente che frequentano fuori dalla scuola a causa del contesto in cui vivono.
A me invece queste sembrano buone giustificazioni per i pigri e I delinquenti.

C’è sempre la possibilità di migliorare il proprio status, volendolo fare. Ovviamente tutto è relativo. Certo se uno nasce in un contesto degradato sarà già un successo se riesce ad avere un lavoro che gli consente di vivere decentemente, avere una casa una famiglia ecc. il figlio magari farà l’università e diventerà un professionista importante e così via.
Conosco personalmente realtà che in due generazioni sono passati dal nonno bracciante al figlio professionista al nipote imprenditore con patrimonio di centinaia di milioni.
 
Quelle che chiami “scelte” sono pie illusioni, così come il sarcasmo sul destino cinico e baro. La realtà è che la nostra vita è indirizzata verso la ricchezza o la povertà fin dai primissimi anni e le nostre possibilità di scelta sono limitate (anche se in minima parte ci sono).
Se nasci povero, in un ambiente gravemente deprivato da un punto di vista socio culturale il tuo cervello (e sono i primi anni di vita che contano!) si svilupperà ben diversamente da quello di una persona che nasce in un ambiente ricco di stimoli sociali e culturali (che sono poi quelli garantiti dalla ricchezza). Una volta che diventi adulto, i giochi sono fatti perché il tuo cervello è formato (anche se un minimo di plasticità c’è sempre). Ci sono miliardi di studi a supporto. Poi, puoi anche portare ad esempio la persona su 100 che da sola, nascendo in una famiglia indigente e/o socio culturalmente in difficoltà ce la fa. Ma è l’eccezione.
Oltre agli studi potresti trovare migliaia di testimonianze di insegnanti ed educatori che lavorano ogni giorno (a 1200/1400 euro al mese!) nei quartieri disagiati delle grandi citta’, e che cercano ogni giorno di “salvare” questi ragazzi da un destino che sembra segnato semplicemente dalla famiglia in cui nascono e dall’ambiente che frequentano fuori dalla scuola a causa del contesto in cui vivono.
Uno su cento ce la fa... io e mia moglie siamo due su cento per esempio
 
Quelle che chiami “scelte” sono pie illusioni, così come il sarcasmo sul destino cinico e baro. La realtà è che la nostra vita è indirizzata verso la ricchezza o la povertà fin dai primissimi anni e le nostre possibilità di scelta sono limitate (anche se in minima parte ci sono).
Se nasci povero, in un ambiente gravemente deprivato da un punto di vista socio culturale il tuo cervello (e sono i primi anni di vita che contano!) si svilupperà ben diversamente da quello di una persona che nasce in un ambiente ricco di stimoli sociali e culturali (che sono poi quelli garantiti dalla ricchezza). Una volta che diventi adulto, i giochi sono fatti perché il tuo cervello è formato (anche se un minimo di plasticità c’è sempre). Ci sono miliardi di studi a supporto. Poi, puoi anche portare ad esempio la persona su 100 che da sola, nascendo in una famiglia indigente e/o socio culturalmente in difficoltà ce la fa. Ma è l’eccezione.
Oltre agli studi potresti trovare migliaia di testimonianze di insegnanti ed educatori che lavorano ogni giorno (a 1200/1400 euro al mese!) nei quartieri disagiati delle grandi citta’, e che cercano ogni giorno di “salvare” questi ragazzi da un destino che sembra segnato semplicemente dalla famiglia in cui nascono e dall’ambiente che frequentano fuori dalla scuola a causa del contesto in cui vivono.

Questo intervento e le successive repliche, potrebbero aprire riflessioni filosofiche importanti.

Se vogliamo affrontarlo con ironia possiamo citare il mitico film natalizio una poltrona per due. Che aldilà dei temi finanziari sullo sfondo, il succo di arancia, il patinato vintage americano anni 80, affronta la tematica della natura umana.

Una domanda che si facevano anche gli "antichi" filosofi ma con argomentazioni moderne. È la natura a determinare il tuo status o l'ambiente?

Cosi i due fratelli Duke, nel film natalizio, scommettono un dollaro dopo aver letto su un giornale un articolo scientifico sulla natura umana. Chi propende per il destino, la genetica, la natura. E chi per l'ambiente, i condizionamenti sociali.

Cosi i poveri sono colpevoli in quanto poveri oppure a causa della società cinica e bara?

Nessuno ha una risposta, tante risposte giuste, ma nessuna definitiva.


Nel 1800 i poveri inglesi rimanevano tali perché ubriaconi. Molti ai vertici economici la pensavano così. Poi arrivò Marx e disse che era colpa della società, cambiando le impalcature della produzione, attraverso la socialità sarebbe migliorato tutto. Sbagliavano entrambi come ha dimostrato la storia.

Risposte semplici alla complessità della realtà spesso hanno causato disastri storici ed epici.


È dalla gradualità e dal giusto mix di fattori che possiamo migliorare la società. Se anche non possiamo cambiare la natura umana, le predisposizioni di base o la storia familiare, rassegnarsi a questo significa non dare valore agli aspetti pedagogici ed educativi. E se lo vogliamo possiamo sempre migliorarci, ma qualcuno ce lo deve ricordare ogni tanto altrimenti ci lasciamo andare.
 
A me invece queste sembrano buone giustificazioni per i pigri e I delinquenti.

C’è sempre la possibilità di migliorare il proprio status, volendolo fare. Ovviamente tutto è relativo. Certo se uno nasce in un contesto degradato sarà già un successo se riesce ad avere un lavoro che gli consente di vivere decentemente, avere una casa una famiglia ecc. il figlio magari farà l’università e diventerà un professionista importante e così via.
Conosco personalmente realtà che in due generazioni sono passati dal nonno bracciante al figlio professionista al nipote imprenditore con patrimonio di centinaia di milioni.
Certo. C’è sempre la possibilia’…su questo non c’è dubbio. Mai detto il contrario e se non ci credessi non farei il lavoro che faccio.
Visto che sei così convinto, però , che questi non siano elementi scientificamente e statisticamente assodati ma siano giustificazioni per i delinquenti, potresti toglierti il dubbio e farti una bella esperienza di qualche mese e venire a lavorare a Milano in una scuola elementare, media o superiore a Quarto Oggiaro, Gratosoglio, San Siro oppure potresti venire a fare “educativa di strada” nei suddetti quartieri….vedrai che un minimo di dubbio sulla correttezza di quanto dicono scienziati, sociologi ed operatori sul campo, ti viene…
 
Questa però va al Pane Quotidiano ma non vuole vendere la casa. Dato che prima aveva un negozio in Cordusio, non penso che l'abitazione sia modesta. Stessa dinamica, peggiorata nelle dimensioni, di chi ha auto di lusso e frigorifero vuoto.

A Milano è pieno di persone con redditi totalmente inadeguati all'appartamento in cui abitano, ma che per ragioni di status e/o di autostima personale non se ne andrebbero manco morti.
 
Questa però va al Pane Quotidiano ma non vuole vendere la casa. Dato che prima aveva un negozio in Cordusio, non penso che l'abitazione sia modesta. Stessa dinamica, peggiorata nelle dimensioni, di chi ha auto di lusso e frigorifero vuoto.

A Milano è pieno di persone con redditi totalmente inadeguati all'appartamento in cui abitano, ma che per ragioni di status e/o di autostima personale non se ne andrebbero manco morti.
Inizio ad essere sbalordito…questo 3d sta diventando quasi una “guerra contro i poveri”.
Nel caso in questione cosa non è chiaro del fatto che la persona è arrivata a Milano a 39 anni e che attualmente è in pensione in questa situazione

«Sono stata co.co.co, co.co.pro. e tutta quella roba lì, con il risultato che oggi mi ritrovo con una pensione da poco più di 600 euro. Mi dica lei come si fa a vivere a Milano con 600 euro? E meno male che mi è rimasta la casa».

Oggi questa persona ha 75 anni (l’articolo dice che è del ‘47).
Secondo voi, una persona che vive da 36 anni a Milano, che quindi ha la sua vita a Milano, gli amici, i conoscenti, i parenti…rimane a Milano per ragioni di status/autostima?
Ma state scherzando?

edit: nessuno è sfiorato dall’idea che tantissime persone vivono a Milano da decenni e che se fino a 2 anni fa se non dovevano pagare un affitto campavano tranquillamente con 600 euro al mese e ora non ce la fanno piu’? E sembra che gliene facciate una colpa per questo!

nuovo edit: in realtà la signora vive a Milano da quando aveva 3 anni, cioè da 72 anni!
 
Ultima modifica:
Questa però va al Pane Quotidiano ma non vuole vendere la casa. Dato che prima aveva un negozio in Cordusio, non penso che l'abitazione sia modesta. Stessa dinamica, peggiorata nelle dimensioni, di chi ha auto di lusso e frigorifero vuoto.

A Milano è pieno di persone con redditi totalmente inadeguati all'appartamento in cui abitano, ma che per ragioni di status e/o di autostima personale non se ne andrebbero manco morti.
Potrebbe vendere la nuda proprietà e condurre un fine vita nella sicurezza economica.
Cosi rimane nel suo appartamento non perde status e si ritrova della liquidità in più.


Magari non lascia eredità però almeno vivrebbe ultimi anni senza la paura.
 
Nella maggior parte dei casi esposti nel thread, come si sarebbero potuti, in via teorica, togliersi dalla poverta' ?
Non sto parlando dei "poveri di professione" che in realta' hanno abbracciato un particolare stile di vita per problemi mentali o temporanee crisi oppure chiedono l'elemonisa con una casa e anche dei soldi da parte, parlo di persone che lentamente o velocemente si trovano vicino alla soglia.
Se non bastano gli spunti già scritti in alcuni dei post precedenti di questo thread non saprei cosa aggiungere.

Tanto per fare un esempio personale, io ho aderito al fondo pensione appena è stato creato il fondo negoziale Cometa per i metalmeccanici, e quando con gli avanzamenti di carriera ho iniziato a guadagnare di più ho sfruttato la deducibilità fiscale, prima con contribuzione volontaria del 4%, poi del 6% e infine del 10%, mentre molti dei colleghi con le stesse mie opportunità non l'hanno fatto, preferendo altre strade tipo acquistare la moto oltre all'auto o vacanze esotiche.

Io avrò una pensione discreta (inps+rendita vitalizia del fondo pensione) ma loro non credo. E dovrei sentirmi in colpa se vivranno con una pensione non dico da poveri ma con uno stile di vita inferiore di quando lavoravano ?

E molti dei mei colleghi più volenterosi facevano i metalmezzadri per arrotondare ;)
 
Quelle che chiami “scelte” sono pie illusioni, così come il sarcasmo sul destino cinico e baro. La realtà è che la nostra vita è indirizzata verso la ricchezza o la povertà fin dai primissimi anni e le nostre possibilità di scelta sono limitate (anche se in minima parte ci sono).
Se nasci povero, in un ambiente gravemente deprivato da un punto di vista socio culturale il tuo cervello (e sono i primi anni di vita che contano!) si svilupperà ben diversamente da quello di una persona che nasce in un ambiente ricco di stimoli sociali e culturali (che sono poi quelli garantiti dalla ricchezza). Una volta che diventi adulto, i giochi sono fatti perché il tuo cervello è formato (anche se un minimo di plasticità c’è sempre). Ci sono miliardi di studi a supporto. Poi, puoi anche portare ad esempio la persona su 100 che da sola, nascendo in una famiglia indigente e/o socio culturalmente in difficoltà ce la fa. Ma è l’eccezione.
Oltre agli studi potresti trovare migliaia di testimonianze di insegnanti ed educatori che lavorano ogni giorno (a 1200/1400 euro al mese!) nei quartieri disagiati delle grandi citta’, e che cercano ogni giorno di “salvare” questi ragazzi da un destino che sembra segnato semplicemente dalla famiglia in cui nascono e dall’ambiente che frequentano fuori dalla scuola a causa del contesto in cui vivono.

In Italia non esiste l'ascensore sociale, l'ho pubblicato io un report in merito.
Non sono nato in una famiglia di poveri, anche se i miei genitori non erano diplomati. Per un certo periodo anche mia madre ha lavorato per contribuire al bilancio familiare.
Il successo si costruisce pian piano, gutta cavat lapidem, io mi sono diplomato quasi col massimo dei voti, non mi sono laureato. Ho iniziato a lavorare nel settore metalmeccanico come operaio di 2° livello e poi 3°, 4°, 5°, impiegato 5°, 6°, 7°. Che dire, mi sono fatto il mazzo tanto :o
 
In Italia non esiste l'ascensore sociale, l'ho pubblicato io un report in merito.
Non sono nato in una famiglia di poveri, anche se i miei genitori non erano diplomati. Per un certo periodo anche mia madre ha lavorato per contribuire al bilancio familiare.
Il successo si costruisce pian piano, gutta cavat lapidem, io mi sono diplomato quasi col massimo dei voti, non mi sono laureato. Ho iniziato a lavorare nel settore metalmeccanico come operaio di 2° livello e poi 3°, 4°, 5°, impiegato 5°, 6°, 7°. Che dire, mi sono fatto il mazzo tanto :o

Qua si aprirebbe un mondo.

Leggo con ammirazione ed un pizzico di empatia la tua storia. Quando parlo con amici e conoscenti che sono nella corsa del topo, e molti non sono consapevoli di pedalare dentro questa ruota, cerco di sensibilizzare sul tema risparmio, previdenza e investimenti.

Non ho la sfera di cristallo ma ho quasi la certezza che queste persone faranno una fine misera se non pianificano oggi il loro futuro.

Ma sono anche consapevole che è non merito mio se sono così accorto. Ho semplicemente ricevuto input positivi in famiglia e poi ho approfondito.

Altri ricevono questi input e li ignorano.

Siamo veramente liberi nelle scelte che facciamo? Quanto è merito nostro e quanto di casuale o legato a fattori genetici incide sulla nostra vita?

Insomma non vorrei scomodare Spinoza e la sua critica al libero arbitrio, probabilmente figlia di una certa influenza protestante legata alla predestinazione. Ma semplicemente siamo programmati in un certo modo ed è difficile cambiare se il tuo percorso nella vita, per cause e circostanze, è segnato . Se il tuo cervello si è formato negli anni per ragionare in un certo modo sarà difficile apportare cambiamenti da adulti

Ad esempio con degli studi psicologici(mettevano una caramella sul tavolo) hanno visto che i bambini che rinunciavano ad un piacere immediato per una ricompensa futura, da adulti avrebbero avuto più successo.


Il tema sarebbe vasto. Io credo, da liberista, al merito e all'opportunità, alla responsabilità ed all'individuazione del sé. Ma anche questa mia credenza è figlia di esser cresciuto in un certo modo. Magari se fossi stato un'altra persona la penserei in maniera diversa.
 
Ultima modifica:
Conosco personalmente realtà che in due generazioni sono passati dal nonno bracciante al figlio professionista al nipote imprenditore con patrimonio di centinaia di milioni.
Una rarita', anche perché detta così sembra il lieto fine dei manuali di self- help ma in realta' i meccanismi, saranno ben più complessi.

Inoltre, patrimonio di centinaia di milioni di euro o "solo " qualche decina. Perché nel primo caso è veramente una anomalia statistica, nel secondo caso teoricamente più possibile.
 
Quelle che chiami “scelte” sono pie illusioni, così come il sarcasmo sul destino cinico e baro. La realtà è che la nostra vita è indirizzata verso la ricchezza o la povertà fin dai primissimi anni e le nostre possibilità di scelta sono limitate (anche se in minima parte ci sono).
Se nasci povero, in un ambiente gravemente deprivato da un punto di vista socio culturale il tuo cervello (e sono i primi anni di vita che contano!) si svilupperà ben diversamente da quello di una persona che nasce in un ambiente ricco di stimoli sociali e culturali (che sono poi quelli garantiti dalla ricchezza). Una volta che diventi adulto, i giochi sono fatti perché il tuo cervello è formato (anche se un minimo di plasticità c’è sempre). Ci sono miliardi di studi a supporto. Poi, puoi anche portare ad esempio la persona su 100 che da sola, nascendo in una famiglia indigente e/o socio culturalmente in difficoltà ce la fa. Ma è l’eccezione.
Oltre agli studi potresti trovare migliaia di testimonianze di insegnanti ed educatori che lavorano ogni giorno (a 1200/1400 euro al mese!) nei quartieri disagiati delle grandi citta’, e che cercano ogni giorno di “salvare” questi ragazzi da un destino che sembra segnato semplicemente dalla famiglia in cui nascono e dall’ambiente che frequentano fuori dalla scuola a causa del contesto in cui vivono.

In Italia non esiste l'ascensore sociale, l'ho pubblicato io un report in merito.
Non sono nato in una famiglia di poveri, anche se i miei genitori non erano diplomati. Per un certo periodo anche mia madre ha lavorato per contribuire al bilancio familiare.
Il successo si costruisce pian piano, gutta cavat lapidem, io mi sono diplomato quasi col massimo dei voti, non mi sono laureato. Ho iniziato a lavorare nel settore metalmeccanico come operaio di 2° livello e poi 3°, 4°, 5°, impiegato 5°, 6°, 7°. Che dire, mi sono fatto il mazzo tanto :o
Ahimè in parte è vero quello che dite.

La famiglia di origine e il contesto socio-economico è determinante nell'indirizzare la nostra vita.

Vi allego in pdf una parte del rapporto INVALSI 2018, quella dedicata alla famiglia (il rapporto completo lo trovate: qui) è uscito anche quello del 2022, ma non ho ancora avuto modo di leggerlo.

Se poi cerchiamo su google "ascensore sociale italia" i risultati sono pietosi a conferma di quello che già afferma l'invalsi.

Povertà, l’ascensore sociale funziona solo in discesa: servono cinque generazioni per uscirne

Ascensore sociale bloccato, meno di 4 italiani su 10 si aspettano una posizione migliore per i figli

L’ascensore sociale fermo nel Mezzogiorno: così il reddito familiare frena l’istruzione

«Solo il 12% dei figli si laurea se i genitori sono poco istruiti»


Il tema sarebbe vasto. Io credo, da liberista, al merito e all'opportunità, alla responsabilità ed all'individuazione del sé. Ma anche questa mia credenza è figlia di esser cresciuto in un certo modo. Magari se fossi stato un'altra persona la penserei in maniera diversa.
Forse era vero in passato, adesso con un istruzione (anche terziaria) massificata nei fatti, si elevano altre barriere. I test di ingresso garantiscono a chiunque (in via teorica) la possibilità di accedere c'è però da dire che con la diffusione di corsi preparatori (a pagamento) in funzione dello stesso test, chi ha più risorse economiche famigliari è più avvantaggiato rispetto a chi deve cavarsela solo con la propria testa. Senza contare l'eventuale potenziamento privato che è possibile fare a casa (ripetizioni)
Schermata 2023-01-01 alle 15.55.32.png
 

Allegati

  • Rapporto_prove_INVALSI_2018 (trascinato).pdf
    1,8 MB · Visite: 11
e farti una bella esperienza di qualche mese e venire a lavorare a Milano in una scuola elementare, media o superiore a Quarto Oggiaro, Gratosoglio, San Siro
Ciao, anch'io in gioventu'.....ho collaborato brevemente con varie associazioni culturali nella zona di Gratosoglio.
Tu che hai visto più approfonditamente la situazione, quali limiti reali vedi nei figli degli abitanti di zona, se lavori ancora li, limiti che i sociologi da salotto non vedono
 


Forse era vero in passato, adesso con un istruzione (anche terziaria) massificata nei fatti, si elevano altre barriere. I test di ingresso garantiscono a chiunque (in via teorica) la possibilità di accedere c'è però da dire che con la diffusione di corsi preparatori (a pagamento) in funzione dello stesso test, chi ha più risorse economiche famigliari è più avvantaggiato rispetto a chi deve cavarsela solo con la propria testa. Senza contare l'eventuale potenziamento privato che è possibile fare a casa (ripetizioni)

Trent'anni fa ricordo CEPU e varie 'scuole private' attivissime negli stessi servizi. Magari erano di meno le facoltà a numero chiuso (ed anche lì c'era un proliferare di questi corsi), ma c'erano le facoltà che oggi definiremmo "STEM" che si facevano da sole il numero chiuso sfoltendo il 75% degli iscritti del primo anno nel primo semestre con metodi draconiani. E anche in quelle c'era gente che faceva gli esami solo a botte di CEPU spendendo milioni di lire ad esame. Al solito figlio di avvocato milionario (all'epoca miliardario) ha sempre avuto molte più possibilità a prescindere dalle capacità. Onestamente preferisco quello però, perché in altri contesti i figli cresciuti davanti alla Playstation di qualche capetto vengono fatti entrare magari in banca senza nessuna laurea e poi con gli auspici paterni avviati a rapidissima carriera, che non è un problema finché non te li trovi come capi a chiederti pure di fare il lavoro loro e tuo.
 
edit: nessuno è sfiorato dall’idea che tantissime persone vivono a Milano da decenni e che se fino a 2 anni fa se non dovevano pagare un affitto campavano tranquillamente con 600 euro al mese e ora non ce la fanno piu’? E sembra che gliene facciate una colpa per questo!
Ma come fa a non campare con 600 euro al mese se ha casa di proprieta'? E' in pensione, non ha figli da mantenere... le uniche spese sono cibo e bollette...

P.S.:
Intanto da questo mese quei 600 euro al mese sono diventati 654 euro, perche' le pensioni di quell'importo sono rivalutate al 120% dell'inflazione.
 
Inizio ad essere sbalordito…questo 3d sta diventando quasi una “guerra contro i poveri”.
Nel caso in questione cosa non è chiaro del fatto che la persona è arrivata a Milano a 39 anni e che attualmente è in pensione in questa situazione

«Sono stata co.co.co, co.co.pro. e tutta quella roba lì, con il risultato che oggi mi ritrovo con una pensione da poco più di 600 euro. Mi dica lei come si fa a vivere a Milano con 600 euro? E meno male che mi è rimasta la casa».

Oggi questa persona ha 75 anni (l’articolo dice che è del ‘47).
Secondo voi, una persona che vive da 36 anni a Milano, che quindi ha la sua vita a Milano, gli amici, i conoscenti, i parenti…rimane a Milano per ragioni di status/autostima?
Ma state scherzando?

edit: nessuno è sfiorato dall’idea che tantissime persone vivono a Milano da decenni e che se fino a 2 anni fa se non dovevano pagare un affitto campavano tranquillamente con 600 euro al mese e ora non ce la fanno piu’? E sembra che gliene facciate una colpa per questo!

nuovo edit: in realtà la signora vive a Milano da quando aveva 3 anni, cioè da 72 anni!
A me dispiace che interpreti il mio messaggio come pieno di spietatezza, non era questa l'intenzione.

Anche se l'appartamento è piccolo ed in periferia (molto improbabile), la signora evidentemente ce l'ha senza mutuo. Se valesse anche solo 200k euro, ciò la porrebbe molto ampiamente sopra la mediana degli adulti italiani più ricchi (che è intorno ai 100k, stabile negli ultimi 2 o 3 Credit Suisse Global Wealth Report e Databook). Inoltre data l'età non lavora più, quindi si perde completamente l'aspetto positivo di abitare vicino al posto di lavoro.

Qui chiedere l'elemosina non serve per mangiare, o per non diventare senzatetto, ma per dover evitare di cambiare casa o anche solo di dover vendere la nuda proprietà, come giustamente fatto notare da 11/11/11. La pensione è bassa, ma se la signora facesse downsizing sulla prima casa, otterrebbe un bel cuscinetto di risparmi che la farebbe vivere tranquilla. Si tratta di un grande privilegio che questa signora ha, contrariamente purtroppo a tanti altri anziani, che magari si vergognerebbero a chiedere l'elemosina anche in situazioni molto più gravi.
 
Ultima modifica:
La pensione è bassa, ma se la signora facesse downsizing sulla prima casa, otterrebbe un bel cuscinetto di risparmi che la farebbe vivere tranquilla. Si tratta di un grande privilegio che questa signora ha, contrariamente purtroppo a tanti altri anziani, che magari si vergognerebbero a chiedere l'elemosina anche in situazioni molto più gravi.
Per fare downsizing bisogna anche avere una certa forma mentis: molti soprattutto in Italia vedono la casa come qualcosa di intoccabile. Una mia buona conoscente, con pensione non certo risibile (pari a stipendio medio italico, dato da 40 anni suo lavoro più reversibilità del marito) sta pensando di vendere casa dove ha vissuto con il marito per più di 30 anni, guarda caso un trilocale a Milano, non per necessità ma per semplificarsi la vita (troppo grande) e per ridurre le spese condominiali. A 64 anni, e non ne ha la necessità. Ecco mi auguro di avere il suo stesso spirito e obiettività quando andrò in pensione. Notare che la signora non ha titoli di studio, ma ha gestito per decenni un'attività commerciale, per cui le va riconosciuta un'educazione finanziaria superiore alla media.
Mi sembra chiaro poi che per chi deve ancora andare in pensione investire in un fondo pensionistico sia una necessità.
Chiedo infine se qualcuno sa dell'esistenza di studi che stimano il ridursi delle spese nello smettere di lavorare e se si in quale misura
 
Per fare downsizing bisogna anche avere una certa forma mentis: molti soprattutto in Italia vedono la casa come qualcosa di intoccabile. Una mia buona conoscente, con pensione non certo risibile (pari a stipendio medio italico, dato da 40 anni suo lavoro più reversibilità del marito) sta pensando di vendere casa dove ha vissuto con il marito per più di 30 anni, guarda caso un trilocale a Milano, non per necessità ma per semplificarsi la vita (troppo grande) e per ridurre le spese condominiali. A 64 anni, e non ne ha la necessità. Ecco mi auguro di avere il suo stesso spirito e obiettività quando andrò in pensione. Notare che la signora non ha titoli di studio, ma ha gestito per decenni un'attività commerciale, per cui le va riconosciuta un'educazione finanziaria superiore alla media.
Mi sembra chiaro poi che per chi deve ancora andare in pensione investire in un fondo pensionistico sia una necessità.
Chiedo infine se qualcuno sa dell'esistenza di studi che stimano il ridursi delle spese nello smettere di lavorare e se si in quale misura
Non pare diminuiscano le spese, cambia solo il modo di allocare le stesse ed aumentano quelle sanitarie e legate all'abitazione. Diminuisce però la propensione al consumo.
Schermata 2023-01-01 alle 23.34.56.png
Schermata 2023-01-01 alle 23.35.10.png
Schermata 2023-01-01 alle 23.37.44.png
Schermata 2023-01-01 alle 23.36.43.png

Schermata 2023-01-01 alle 23.39.00.png
 
@Sormans, grazie mille!! Hai appena confutato una mia ipotesi, ovvero che le spese si riducessero in pensione (bias di esperienza con famigliari).
 
Indietro