La normativa non fa chiarezza. Esiste il problema se il co intestatario superstite è un erede legittimo (solo ascendenti o discendenti, per i legittimi collaterali la franchigia è di euro 100.000,00 i parenti, diversi da questi, sono equiparati agli estranei, quindi pagano per qualunque cifra), che sino ad 1.000.000 di euro non paga imposta di successione o è un estraneo. In effetti alcune sentenze riconoscono il diritto di fare qualunque cosa con il saldo depositato dopo la morte dell'altro, altre riconoscono la priorità di salvaguardare l'incasso dello Stato. In mezzo sta la banca. Basta che il sopravvissuto vada in banca e svuoti il conto, legittimamente (nessuna banca gli chiederà la restituzione dei soldi, quando verrà a conoscenza della funerea notizia). Il problema è, che è facile a farsi a Roma, Milano, Torino, meno in un paesino di 2000 abitanti, però si può fare. I titoli di stato, mai vanno in successione, chi sia sia l'erede. I titoli nominativi, nessuno li può toccare (vedi le azioni-non ci sono azioni co intestate)), qui è obbligatoria la denuncia di successione, testamentaria o meno. Altre tipologie di titoli, sempre al portatore, se si riesce a fare come per il saldo, tanto meglio per l'altro co intestatario, non sono problemi della banca. Per una somma depositata, dove ufficialemte si è aperta la successione, va bloccato solo ed esclisivamente il 50% (che è poi è quello dichiarato in successione, tra l'altro), il restante potrà essere prelevato liberamente dal vivente, tutto in una volta o a seconda le sue esigenze (sino alla chiusira del rapporto per chiusura della successione, chiaramente), così come può prelevare liberamente la sua pensione/stipendio comunque accreditata su questo benedetto conto. Qualsiasi altro comportamento di una banca è da censire, anche pesantemente (ma penso che non sia il comportamento della banca, ma di bancari, diciamo poco avvezzi al ns codice civile)