Con 26,5 miliardi di franchi di fatturato e 44 miliardi di patrimonio netto l'anno scorso, Credit Suisse è la seconda banca svizzera (dopo UBS), nonchè una delle venti banche sistemiche mondiali, secondo la nuova lista aggiornata al novembre 2022 dal Financial Stability Board.
Quotata alla borsa svizzera (CH0012138530), un ADS è disponibile sulla borsa americana in rapporto 1:1 con l'azione (US2254011081)
Invischiata nel famigerato crac Archegos (costato 5 miliardi), spinta da una previsione di 1,5 miliardi di perdite anche in questo trimestre (dopo 4 miliardi di perdite nel terzo trimestre), colpita dal danno reputazionale ha subito un deflusso delle masse gestite, Credit Suisse ha lanciato un grosso piano di ristrutturazione.
Parte della ristrutturazione consta di un aumento di capitale in due parti: partendo da 2,6 miliardi di azioni pre-esistenti, prima sono state emesse 0,462 miliardi di azioni vendute ad un gruppo di istituzionali a 3,82 franchi (tra cui la Saudi National Bank che diventerà azionista con il 9,9% delle azioni post aumento), poi sono state offerte ai vecchi azionisti 2 nuove azioni a 2,52 franchi ogni 7 azioni possedute.
A seguito di questa operazione il CET1 dovrebbe tornare al 14%
L'azione quotava 4,76 franchi prima dell'annuncio, i prezzi di partenza teorici lunedì 28 novembre all'inizio dell'aumento di capitale erano 3,141 franchi per l'azione e 0,177 franchi per il diritto. L'aumento di capitale durerà fino all'8 dicembre a mezzogiorno e dal 9 dicembre saranno disponibili per le contrattazioni le nuove azioni emesse.
Nonostante non sia un aumento di capitale particolarmente diluitivo (una passeggiata rispetto a Saipem e MPS), forse complici le insistenti voci di clienti che stavano abbandonando la banca, le azioni ieri sono precipitate fino a 2,66 franchi per chiudere a 2,7.
Stamattina deciso rimbalzo (+6% mentre scrivo) quando il presidente del cda ha dichiarato che i deflussi di fondi sono finiti.
Quotata alla borsa svizzera (CH0012138530), un ADS è disponibile sulla borsa americana in rapporto 1:1 con l'azione (US2254011081)
Invischiata nel famigerato crac Archegos (costato 5 miliardi), spinta da una previsione di 1,5 miliardi di perdite anche in questo trimestre (dopo 4 miliardi di perdite nel terzo trimestre), colpita dal danno reputazionale ha subito un deflusso delle masse gestite, Credit Suisse ha lanciato un grosso piano di ristrutturazione.
Parte della ristrutturazione consta di un aumento di capitale in due parti: partendo da 2,6 miliardi di azioni pre-esistenti, prima sono state emesse 0,462 miliardi di azioni vendute ad un gruppo di istituzionali a 3,82 franchi (tra cui la Saudi National Bank che diventerà azionista con il 9,9% delle azioni post aumento), poi sono state offerte ai vecchi azionisti 2 nuove azioni a 2,52 franchi ogni 7 azioni possedute.
A seguito di questa operazione il CET1 dovrebbe tornare al 14%
L'azione quotava 4,76 franchi prima dell'annuncio, i prezzi di partenza teorici lunedì 28 novembre all'inizio dell'aumento di capitale erano 3,141 franchi per l'azione e 0,177 franchi per il diritto. L'aumento di capitale durerà fino all'8 dicembre a mezzogiorno e dal 9 dicembre saranno disponibili per le contrattazioni le nuove azioni emesse.
Nonostante non sia un aumento di capitale particolarmente diluitivo (una passeggiata rispetto a Saipem e MPS), forse complici le insistenti voci di clienti che stavano abbandonando la banca, le azioni ieri sono precipitate fino a 2,66 franchi per chiudere a 2,7.
Stamattina deciso rimbalzo (+6% mentre scrivo) quando il presidente del cda ha dichiarato che i deflussi di fondi sono finiti.