Les fleurs bleues
Romanzo sul sogno, e fatto di sogni, "I fiori blu" di Raymond Queneau spiazza continuamente il lettore con una fantasmagorica girandola di situazioni improbabili e irrelate, che trascorrono l'una nell'altra come in un grande caleidoscopio onirico, sostenute da una scrittura freschissima e scattante - perfettamente resa dalla splendida traduzione di Italo Calvino - che fa largo uso di giochi di parole, deformazioni ironiche, segmenti linguistici al limite del nonsense.
Alla fine del romanzo c’è una “Nota del traduttore” in cui Calvino spiega come sia maturato in lui il desiderio di tradurre l’opera di Queneau:
Appena presi a leggere il romanzo, pensai subito: «E’ intraducibile!» e il piacere contino della lettura non poteva separarsi dalla preoccupazione editoriale, di prevedere cosa avrebbe reso questo testo in un traduzione dove non solo i giochi di parole sarebbero stati necessariamente elusi o appiattiti e il tessuto di intenzioni allusioni ammicchi si sarebbe infeltrito, ma anche il piglio ora scoppiettante ora svagato si sarebbe intorpidito… [...] Il problema era di rendere il meglio possibile le singole trovate, ma farlo con leggerezza [...] perché in Queneau anche le cose più calcolate hanno l’aria d’esser buttate lì sbadatamente. Insomma, bisognava arrivare alla disinvoltura d’un testo che sembrasse scritto direttamente in italiano, e non c’è niente che richieda tanta attenzione e tanto studio quanto rendere un effetto di spontaneità.
Questi famosi fiori blu del titolo compaiono solo all’inizio e alla fine del romanzo, e non rivestono un ruolo particolarmente importante.
Sempre nella “Nota del traduttore” Calvino spiega innanzi tutto che l’esatta traduzione di “Les fleurs bleues” sarebbe “I fiori azzurri”, ma che ha ritenuto che “I fiori blu” suonasse più queneauiano, e poi racconta che ebbe anche lui questa curiosità sul significato e chiese lumi direttamente a Queneau. Questi rispose che il significato francese dell’espressione indica ironicamente le persone romantiche, idealiste, nostalgiche d’una purezza perduta.
Ecco un paio di citazioni:
I Celti con aria gallicana, i Romani con aria cesarea, i Saraceni con aria cerealicola, gli Unni con aria univoca, i Franchi con aria sorniona, i Vandali con aria vigile e urbana. I Normanni bevevan calvadòs.
I due cavalli erano legati fuori, al palo d’un divieto di sosta. I passanti al vederli si trasformavano per qualche istante in curiosi, poi ritornavano alla loro primitiva natura.
Sinceramente io ho trovato questo libro un po' faticoso da leggere anche per l'uso funambolico della lingua, e mi è piaciuto molto di più "Zazie nel metrò",
da cui è stato tratto un bel film diretto dal grande Luis Malle con un giovane Philippe Noiret.