Veniamo poi ai vari temi qui citati:
1. Costo del servizio: fino a luglio 2020 le API erano gratuite poi hanno aggiunto la fee di 20 euro per avere lo storico ed i dati in real time. Questo costo viene azzerato se si realizzano 200€ di commissioni. Ora, se si fa trading automatico in modo professionale, per camparci, ritengo che non si possa pensare di generare meno di 200€ commissionali, per cui in realtà questa fee è un non costo.
Il paragone con i dati di IB che ho letto fare, non ha senso: è vero che i dati di IB costano pochissimi euro al mese, ma è anche vero che non conosco nessun professionista, nessuno ripeto, che si affidi ai dati di IB per fare trading automatico in modo professionale. E’ universalmente provato che i dati di IB fanno cagare (il flusso dati non è continuo, ma filtrato; i loro server aggiornano il flusso ogni tot secondi col risultato che spesso si perdono per strada tick, fornendo grafici “sporchi”; poi durante la notte i loro server refreshano le quotazioni e magicamente lo storico cambia, tutte situazioni inaccettabili per il trader sistematico). Il business di IB non sono le quotazioni ed infatti chi si avvale del broker, utilizza fornitori terzi di dati, fornitori professionali (CQG, IqFeed, TradeStation; io ad esempio utilizzo CQG). E se non volete credere a me (uso IB dal 2010), basta fare qualche ricerca in qualunque forum di settore.
2. I dati forniti da Directa sono quelli di TraderLink: ora sul fronte mta sono dati professionali; su lato ad esempio IDEM, quindi FIB, non hanno nulla di invidiare a quelli di CQG (leader del settore dei dati): ho verificato e confrontato personalmente, nel corso degli anni, il loro flusso dati).
Da quel poco che ho visto, anche su Eurex e CME, i dati sono tutto sommato accettabili (sicuramene migliori rispetto a quelli di IB, tanto per dire).
Ogni informazione sui contratti derivati, le si trova nel menù principale del proprio account Directa (menù 3F).
E’ vero che Directa non fornisce i contratti continui rettificati, ma il problema si supera con MC: importando i singoli contratti si può creare un custom futures continuo rettificato, direttamente da MC con la regola di roll che più si preferisce. Io sempre fatto così anche con IB, in modo da avere controllo sulla regola di rolling e certezza dello storico.
3. Operatività notturna con Directa: in circa due anni non ho riscontrato problemi. Tolto il riavvio del plugin a mezzanotte (peraltro ora superato, visto che da ottobre 2020, si può chiedere l’attivazione di una nuova versione che si riavvia in automatico senza far perdere la connessione con MC; anche qui non ho riscontrato problemi), i derivati americani aperti 23 ore al giorno, girano normalmente così come gli ordini vengono perfettamente eseguiti (anche qui testato sulla mia pelle con un sistema overnight su rame).
4. Slippage: al di là del MTA sui cui non ho un confronto con altri broker (perché semplicemente non è possibile farlo), lato derivati (IDEM, Eurex, CME), non sto riscontrando nulla di particolare rispetto alla mia operatività tradizionale con IB o Gain Capital. Anzi su alcuni strumenti come ES o NQ, con Directa si slippa meno rispetto ad IB, dove è ormai arci noto che vengono fatte delle dark pool degli ordini, aumentando così il ritardo dell’esecuzione.
5. Commissioni: ok su Directa sono più alte rispetto ai broker esteri, però anche qui l’impatto dipende molto dal tipo di sistemi che si usano; se si lavora a grafici ad un minuto con un operatività frenetica, certamente Directa non va bene, ma mi permetto di sottolineare che nessun altro broker va bene. L’High Frequenzy Trading non è alla portata del retal, sono tutte balle. Per un operatività di breve medio termine, con sistemi da average capienti, l’impatto commissionale di Directa è irrisorio. Anche perché in realtà, nella scelta del broker, il trader, oltre al proprio tipo di operatività, deve tener conto anche di una serie di altri fattori: esempio, il conto estero su IB, se in altra valuta, genera costi addizionali necessari a coprirsi dal rischio cambio; se invece il conto è in euro, quando si lavora su strumenti in dollari, IB crea un sotto conto in dollari, sui cui poi applica dei tassi di interesse che fa pagare al cliente. Altra cosa, all’estero c’è il regime fiscale dichiarativo, non amministrato come in Italia: quindi per esplicare le pratiche necessarie al pagamento del capital gain, ci vuole un commercialista bravo, che solitamente costa.
Questi sono solo esempi per dire che non ci si può ridurre ad un mero confronto tra commissioni: nella zuppa occorre tenere conto di molte variabili.
Bene, spero di non aver annoiato nessuno. Ho scritto tutta questa pappardella perché mi piace il mio lavoro e mi piace parlarne. Per dubbio o domande sono a disposizione volentieri!