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la sinistra che auspicate che difende gli operai e i meno abbienti fa parte del passato quelli di oggi vogliono solo il potere per controllare banche, scalare giornali , e se è possibile avere anche loro le mignottone
Ecco, è proprio l'ultimo che a mio parere succederebbe al Berlusca.
Credo invece che sarebbe Fini il successore, perchè si sta da tempo distinguendo dal berlusconismo e da certe scelte leghiste
Non mi risulta che De Benedetti, abbia un partito o aspiri a entrare in politica, e tantomeno diventare primo ministro o presidente della repubblica...
l'unica differenza quella, del resto non mi risulta che Obama o i principali politici europei posseggano aziende, o abbiamo rilevanti partecipazioni, in banche o altre società quotate...
berlusconi può fare quello che vuole, è player e banco al tempo stesso, può varare leggi più di così...avete votato una sorta di dittatura, avete messo a governare un pagliaccio e ora ve lo tenete...
troverà anche il sistema di far fuori de benedetti...non durerà tanto questa cosa di repubblica, come unico oppositore...già il fatto che sia l'unico c'è da preoccuparsi...
In riguardo a De Benedetti ,sappiamo tutti che in quanto a furbate non è secondo a nessuno, e sta facendo i salti mortali per infangare Berlusconi con repubblica e l'espresso
Se era come dici tu, questa sentenza sarebbe stata a favore di Fininvest... e invece
In verità per infangare il nano basta alzarsi sulle punte, altro che salti mortali!
su questo ti do ragione, sono convinto che gli italiani stiano votando il meno peggio...
cmq questo sistema con due poli destra e sinistra, se l'è creato su misura berlusconi, se berlusconi non avesse chi attaccare, e non potesse dire, quelli sono comunisti che non sanno governare...a quest'ora sarebbe già in pensione...spero veramente che i 40-50enni che oggi sono nel mondo della finanza e dell'editoria, creino un nuovo partito di centro, e ribaltino questo sistema, ma non sarà semplice...
E ancora il tuo regalo più grande Omnitel
Se dobbiamo fare la storia di Mediaset o quella personale di Berlusconi, come chiede D’Avanzo è giusto che anche lui faccia la storia personale e politica di Carlo De Benedetti, l’editore autorevole e illuminato del gruppo Repubblica-Espresso. Se dobbiamo sposare la Verità, e noi più di altri ne siamo affascinati, volgiamo dunque lo sguardo a 360 gradi cominciando proprio da chi predica legalità e santità e cioè dall’editore di Repubblica. In questa ricerca vogliamo dare una mano al caro D’Avanzo che forse non ricorda alcune vicende della storia italiana, quelle vicende che pure tanta devastazione produssero sul sistema politico-economico italiano. Per brevità non vogliamo ricordare la vicenda del gruppo alimentare Sme che De Benedetti stava acquistando per poche lire e che Giuliano Amato, per nome e per conto di Bettino Craxi, impedì con un intervento durissimo nella commissione Bilancio della Camera dei deputati.
Vedremo tra poco come Giuliano Amato, anni dopo, si fece perdonare dall’amico Carlo. Partiamo, invece, dal progetto «politico» che Carlo De Benedetti, con l’accordo anche di Gianni Agnelli, mise a punto nei primi mesi del 1991 per cambiare gli assetti politici che l’Italia si era democraticamente dati e per portare al governo del Paese il vecchio Pci che a Rimini stava «espellendo» la sua area più dura, quella che poi assunse il nome di Rifondazione Comunista. Nel marzo del ’91 De Benedetti chiese all’allora ministro del Bilancio Cirino Pomicino se voleva «essere il suo ministro» dopo avergli spiegato le ragioni del progetto e i suoi protagonisti. Quell’offerta, tra l’altro, per come fu fatta, dimostrò la concezione «proprietaria» che De Benedetti aveva della politica e che si impose in Italia sin da quegli anni anche se, per l’eterogenesi dei fini, con altri protagonisti.
Ma la vocazione proprietaria della politica di Carlo De Benedetti era sempre finalizzata a questioni economiche. E, infatti, il 28 marzo 1994 il carissimo Carlo Azeglio Ciampi quando stava per lasciare Palazzo Chigi perché gli amici sponsorizzati da De Benedetti (Occhetto e compagni) erano stati sconfitti alle elezioni un giorno prima da Berlusconi, decise il vincitore della gara d’appalto per il secondo gestore dei telefonini in Italia. Il vincitore fu naturalmente Carlo De Benedetti. Gli sconfitti, la cordata Fiat-Fininvest. Siccome «ciascun dal proprio cuor l’altrui misura» Carlo De Benedetti immaginò che il proprietario della Fininvest sconfitta, una volta arrivato a palazzo Chigi, avrebbe di fatto revocato alla Olivetti la licenza di secondo gestore della telefonia mobile. Così naturalmente non fu e il moribondo governo Ciampi, figlio dell’intrigo di palazzo, si comportò come i generali nazisti che con gli americani alle porte fuggivano bruciando le ultime carte e fece nascere la Omnitel di Carlo De Benedetti che realizzò uno dei migliori affari della sua vita. Ma all’ingegnere d’Ivrea non bastava. Il compianto Lorenzo Necci presidente delle Ferrovie di Stato,
Ma Giuliano Amato, nominato alcuni mesi dopo da Silvio Berlusconi presidente dell’Antitrust, si mise di traverso suggerendo addirittura a Lorenzo Necci quale dovesse essere il destinatario della rete telefonica ferroviaria e cioè la Omnitel di Carlo De Benedetti probabilmente per farsi perdonare il suo acerrimo contrasto all’acquisto della Sme di alcuni anni prima. E così fu. Il prezzo concordato fu di 750 miliardi di lire (350 in meno del prezzo pattuito tra Stet-Telecom e Fs) e il pagamento fu rateizzato in 14 anni con rate annuali di 76 miliardi sempre di vecchie lire. Roba un po’ da ridere.
Qualche tempo dopo Omnitel-Infostrada governata a quel tempo dal duo Colaninno-De Benedetti fu venduta ai tedeschi della Mannesman per 14mila miliardi senza, naturalmente, alcuna rateizzazione. Potremmo continuare a «spigolare» qui e là a cominciare dalla scandalosa vicenda Seat-Pagine Gialle che in poco più di 30 mesi passò dalla Telecom pubblica alla società Otto e poi di nuovo alla Telecom privata con una plusvalenza di oltre 14mila miliardi. Nella cordata iniziale che si candidò a comprare la Seat dalla Telecom c’erano insieme a Comit, De Agostini, Bain Cuneo, B.C. partner, Cvc partner, Investitori associati, anche il gruppo editoriale Espresso-Repubblica, che comunque ne uscì prima che l’acquisto fosse concluso.
Resta il fatto che ben il 42% della società che acquistò la Seat e che quindi realizzò la scandalosa plusvalenza era nelle mani di azionisti sconosciuti e collocati nei paradisi fiscali. Carlo De Benedetti e il principe Caracciolo non c’erano più nella cordata ma un tarlo malizioso c’è sempre nella nostra testa. E, come dice il vecchio Andreotti, a pensar male si fa peccato ma si indovina. Ci fermiamo qui lasciando al nostro amico D’Avanzo di continuare la carrellata. Se ha difficoltà potrà sempre chiamarci, ricordandogli, in ultimo, che senza l’iniziale progetto politico di De Benedetti, Berlusconi non sarebbe mai sceso in politica. aveva concluso nel dicembre del 1993 con la Telecom pubblica di Ernesto Pascale la vendita della rete telefonica ferroviaria per 1.100 miliardi di vecchie lire. (il Giornale)
Vedo che il 3D sta diventando una palestrina di esercitazione per livorosi anti-Berlusconi con annesso corredo di insulti (ma già, manca la libertà di stampa ed opinioni, dicono i trinariciuti). Penso che andrebbe spostato nella sezione specifica (politica e generi affini).
Certo, il 3D è la più lampante testimonianza che c'è un intreccio indissolubile tra affari e politica!
Perciò è necessario sciogliere il nodo del conflitto di interesse, in un sol modo:
Bisogna mandare il nano a casa. Se è attaccato alla famiglia faccia il nonno
Sono d'accordo mandiamo a casa Berlusconi,però l'ingegnere si fà i 6 anni di galera che aveva preso per Banco Ambrosiano.
Quello che è giusto è giusto.
Vedo che il 3D sta diventando una palestrina di esercitazione per livorosi anti-Berlusconi con annesso corredo di insulti (ma già, manca la libertà di stampa ed opinioni, dicono i trinariciuti). Penso che andrebbe spostato nella sezione specifica (politica e generi affini).