Elenco città ad alto tasso di nuovo invenduto

aspetto ancora una risposta da luisepe
 
aspetto ancora una risposta da luisepe

Mettiti tranquillo in poltrona. Luisepe ha una visione "tutta sua" dell'immobiliare. Gli avevamo proposto di costruire delle villette a schiera nel parco Ducale di Parma e di radere al suolo un tugurio che lì chiamano Battistero (un rudere di circa 700 anni) per fare una serie di condomini. Anche a noi non ha risposto....:mmmm:
 
correggo è una caxxata grossa come la luna proprio di fronte ho una villeta in vendita da 5 anni quindi vanne a raccontare altre


quando chiedi per la villetta?e in che vicolo si trova? tutto ha un prezzo non si puo' generalizzare!:D:Dl'economia del vicolo non e' economia si chiama degrado:clap::clap:
 
Mettiti tranquillo in poltrona. Luisepe ha una visione "tutta sua" dell'immobiliare. Gli avevamo proposto di costruire delle villette a schiera nel parco Ducale di Parma e di radere al suolo un tugurio che lì chiamano Battistero (un rudere di circa 700 anni) per fare una serie di condomini. Anche a noi non ha risposto....:mmmm:



le villette a schiera son roba d'altri tempi ,nemmeno al mare si fanno piu' !!sveglia siamo nel 2011:D
 
Il mattone cambia volto

Tutti i valori per il 2011 del borsino immobiliare Fiaip

Il mattone registra uno spiraglio di sereno, dopo anni di bonaccia. La domanda, però, nel frattempo è cambiata e stanno emergendo con sempre maggiore peso esigenze diverse rispetto a quelle tradizionali, come quelle degli immigrati. Ci vorranno, poi, diversi anni per riassorbire un patrimonio immobiliare realizzato sull’onda del boom del mattone, ma poi naufragato nel crollo del mercato e rimasto così invenduto. Le maglie più strette dell’erogazione del credito e il precariato lavorativo, inoltre, spingeranno nei prossimi anni a una riscoperta dell’affitto. Sono questi i tratti salienti della casa in Friuli Venezia Giulia, fatto come ormai di consueto dalla federazione degli agenti immobiliari Fiaip.

Segnali di ripresa

“Dopo due anni disastrosi, con un crollo vicino al 25% - commenta il presidente di Udine, Leonardo Piccoli - tiriamo un sospiro di sollievo, ma non basta: preoccupa l’andamento demografico, la precarietà del lavoro, la difficoltà di accesso al mutuo e i ritardi delle infrastrutture”.
Nel 2010 le transazioni in provincia di Udine sono state 6.200, in crescita rispetto alle 5.570 dell’anno precedente, ma ancora lontano dalle vette del 2007, quando furono 7.200.
“Un ruolo importante dovrà avere la politica – continua Piccoli - che dovrà prendere provvedimenti importanti. Nel solo capoluogo friulano, tanto per fare un esempio, sono circa 5.000 gli alloggi sfitti: troppi. Inutile, quindi, continuare a costruire, sarebbe meglio incentrare la propria azione sul tema della riqualificazione dell’esistente”.

Appartamenti sfitti e nuovi acquirenti

Per questo il rappresentante degli agenti propone che nell’atto di concedere una licenza edilizia l’amministrazione comunale non valuti soltanto la sua conformità urbanistica, ma anche la sua ‘commerciabilità’, per evitare che nuove cattedrali nel deserto portino inutilmente danno al paesaggio e ai prezzi del mercato.
Infine, Piccoli pone l’accento sui ‘nuovi’ acquirenti e inquilini, finora ignorati dal settore immobiliare, ma che nella sola Udine rappresentano ormai il 13% del mercato. Tanto per iniziare un percorso di integrazione con gli immigrati residenti stabilmente, la Fiaip aprirà uno sportello informativo plurilingue proprio in via Roma, capitale del melting pot friulano.

Cautela generalizzata

Il presidente di Pordenone, Marco Muffarotto, esprime la percezione che regni una cautela generalizzata. “Il vecchio che si sta ulteriormente deprezzando – dichiara - trova comunque una sua collocazione nel mercato delle famiglie meno abbienti. Il nuovo fatica ad apprezzarsi perché è frenato dalle reali disponibilità economiche delle famiglie”.
Infine, il rappresentante degli agenti della provincia di Gorizia, Pierluigi Sardelli, pone l’accento sul fatto che le nuove tecniche edilizie, sempre più indirizzate al risparmio energetico, stanno allargando la fornice di prezzo tra vecchio e nuovo.

Scarica il borsino immobiliare Fiaip 2011 (3 Mb).

10 giugno 2011, 9.30
 
Certo, meglio ancora un bel fronte-mare di grattacieli tipo costa Brava che almeno sfruttano l'indice di fabbricabilità :wall::wall::wall:
E li facciamo progettare da Crozza quando fa l'imitazione...lo chiama Fuffas, mi pare....
Sono proprio un ingenuo, villette a schiera (già io stesso le odio) quando si possono agevolmente prevedere 20 piani!!!!
:bow:
 
Certo, meglio ancora un bel fronte-mare di grattacieli tipo costa Brava che almeno sfruttano l'indice di fabbricabilità :wall::wall::wall:
E li facciamo progettare da Crozza quando fa l'imitazione...lo chiama Fuffas, mi pare....
Sono proprio un ingenuo, villette a schiera (già io stesso le odio) quando si possono agevolmente prevedere 20 piani!!!!
:bow:

Bibi', quando puoi, sarebbe meglio quotare il messaggio a cui fai riferimento altrimente chi legge perde il filo tra un post e l'altro :)
 
Non sarà la forbice dei prezzi invece della fornice (chi c. era questa fornice? Forze si confonde con la Fenice?)
 
Bibi', quando puoi, sarebbe meglio quotare il messaggio a cui fai riferimento altrimente chi legge perde il filo tra un post e l'altro :)

Sorry ma sono un po' imbranato e quando quoto i messaggi lunghi mi occupano tutto il PC....stavo "dialogando" con Luis... (credo tra l'altro che sia il fondatore della famosa università Luiss...)
 
quando chiedi per la villetta?e in che vicolo si trova? tutto ha un prezzo non si puo' generalizzare!:D:Dl'economia del vicolo non e' economia si chiama degrado:clap::clap:

dove le hai vendute ste case a pomigliano d'arco in che zona?
 
le testimonianze raccolte per milano, e l'occhiometro per roma

esiste forse un monitoraggio uffficiale dell'invenduto in italia? :confused:


...ho letto qualche mese fa su un quotidiano che c'è stata una commissione parlamentare,che ha stimato che negli ultimi 3 anni 2007-2010,cioè da quando è iniziata la crisi,120mila immobili invenduti....se non ricordo male si parlava di "situazione preoccupante"
 
ma fugurati solo a roma saranno 100.000 :)
 
Le scelte urbanistiche di Verona

di Giorgio Massignan , 6 giugno 2011

Milioni di metri cubi di nuove costruzioni senza un piano organico e una pianificazione unitaria. Una inutile e assurda colata di cemento, che rischia di tramutarsi in un colossale fallimento economico.

Le ultime scelte urbanistiche per la nostra città. furono fatte nel 1975 con l’approvazione della Variante Generale al P.R.G., poi solo modifiche e varianti parziali, oltre 200 sino alla recente approvazione del P.A.T. (2007). Per tutto quello che è accaduto dal 1975 al 2007, non si può parlare di scelte urbanistiche. Per oltre trent’anni si è perso di vista il progetto unitario di città e dato luogo ad uno sviluppo dispersivo degli insediamenti, ad un incontrollato consumo di suolo e alla mancata realizzazione delle necessarie opere infrastrutturali.

I soli interventi di una certa importanza sono stati eseguiti sulla viabilità, (le bretelle, i sottopassi dei Mondiali ’90 e le tangenziali, inserite nella Variante del ’75) non sulla mobilità, che avrebbe consentito di pianificare, organicamente alle scelte d’uso del territorio, i diversi sistemi di spostamento.

La Pubblica Amministrazione, anziché pianificare la mobilità, ha preferito scegliere la grande opera infrastrutturale, la complanare nord con il traforo della collina e la strada di Gronda, per rispondere alle esigenze del traffico urbano e che fornirà risposte solamente ai problemi di viabilità extra urbana e autostradale. Scelta che modificherà lo sviluppo della città, spostandolo verso le aree settentrionali e occidentali. Valutazione strana, considerando che gli investimenti economici sono concentrati a Verona sud.

Non si è neppure scelto quale forma dare alla città, come rapportarla con la campagna circostante e con i comuni contermini. Nel recente P.A.T., si ipotizza che la popolazione veronese possa crescere di circa 10mila unità per quinquennio, raggiungendo le 300.000 unità nel 2021, cifra poco credibile. Per questo sono state previste aree di nuova edificazione per un aumento di 25.000 abitanti in circa 10 anni. Ancora una volta non è stato delimitato il confine dell’ edificato urbano, annullando così il concetto di limite all’espansione edilizia della città. Inoltre, nelle analisi di piano, nulla si è detto su come impiegate i quasi 10.000 appartamenti non o sottoutilizzati

Le grandi scelte urbanistiche si sarebbero potute fare a Verona sud, una zona con enormi aree dismesse da riqualificare. In realtà, anziché analizzare il potenziale che offrivano e coniugarlo con la vocazione e le necessità di Verona, si è preferito ricucire le differenti proposte che i vari gruppi di imprenditori privati avevano presentato, senza considerare la complessità dell’intero territorio comunale.

Lo scorporo dell’area di Verona sud dal resto del territorio veronese, ipotizzato già negli anni ’80, è stato portato a termine dalla giunta Tosi, che ha confezionato quell’abito di Arlecchino che diventerà Verona sud. Gli interventi più importanti sono firmati da alcuni tra i maggiori architetti internazionali. Tuttavia, ancora una volta non si è voluto coniugare l’architettura con l’urbanistica.

Nella zona dello scalo merci della ferrovia si sta perdendo l’occasione di realizzare un grande parco urbano. Sono, infatti, ipotizzati il passaggio di una superstrada in trincea e la costruzione di centri direzionali pubblici. Si sta lasciando sfuggire l’opportunità di migliorare la qualità ambientale della zona e di realizzare una cerniera di collegamento ciclabile e pedonale tra la stazione e la fiera e tra la zona di Verona sud e quella dello stadio con il futuro parco della Spianà.

Altre scelte che avrebbero potuto essere urbanistiche, ma che in realtà sono del tutto scollegate da un concetto organico dell’uso del territorio sono:

le ex Cartiere Verona: in un’area di circa 150.000 mq., è stata recentemente approvata la lottizzazione di una city con 300.000 metri cubi di nuova cementificazione. Tutto questo significa stravolgere i già precari equilibri urbanistici e sociali della nostra città.

Le ex Officine Adige, il Foro Boario, gli ex Mercati Ortofrutticoli, gli ex Magazzini Generali e la ristrutturazione delle ex Manifatture Tabacchi. La proposta dei privati per le prime quattro aree, che la Pubblica Amministrazione farà propria, è quella di realizzare circa quattro milioni di mc. di costruito, di cui un milione di edifici residenziali e tre milioni tra direzionale, commerciale e alberghiero, quantità certamente sovradimensionate per la realtà veronese.

Al di fuori e al di sopra della pianificazione comunale, si inserisce quella regionale che, con la non opposizione del Comune di Verona, permetterà di costruire, attraverso il Piano D’Area, altri milioni di mc.

L’ex Opificio Tiberghien a Borgo Venezia. Destinazione d’uso prevista per la promozione di attività relative al direzionale, commerciale e ricettivo.

L’Agorà della Croce Bianca. È proposto un centro turistico ricettivo metropolitano.

Ecocittà del Crocione. Si prospetta di creare un complesso a uso direzionale, di servizi e residenziale.

Porte della Città Al Nassar di Parona. In una zona una zona ambientalmente pregiata, a pochi metri dall’Adige, confinante con la campagna e di possibile esondazione, è ipotizzata la costruzione di un complesso abitativo, direzionale e commerciale, di 72.399 mq

Ecoborgo di Mezzacampagna (seminario di San Massimo). Si propone di realizzare nell’area del seminario centri direzionali, ricettivi, commerciali, residenziali e un centro sociale e assistenziale.

La nuova Contina a Verona sud. Un galoppatoio che potrebbe rappresentare il classico “cavallo di *****” per pilotare uno sfruttamento speculativo del territorio.

Una scelta importante e strategica sarebbe stata la pianificazione e le conseguenti destinazioni d’uso degli edifici storici e/o monumentali. Il cosiddetto piano regolatore dei contenitori storici avrebbe dovuto, assieme a quello della mobilità, rappresentare la base per la stesura del P.A.T.

Prima di definire nuove destinazioni d’uso e aree edificabili, sarebbe stato corretto valutare le risposte che potevano dare i contenitori monumentali. La loro ampiezza, le caratteristiche architettoniche e la localizzazione, avrebbero potuto rappresentare delle preziosissime opportunità per dotare Verona di spazi per la cultura, le esposizione, i congressi ed i musei.

Le scelte urbanistiche fatte dalla nostra Pubblica Amministrazione sono state del tutto estranee a una pianificazione unitaria del territorio. Si è preferito considerare caso per caso, slegandolo dal contesto organico della città.
 
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