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Energia, la fine del mercato tutelato slitta al primo luglio 2024
Energia, la fine del mercato tutelato slitta al primo luglio 2024


Energia, la fine del mercato tutelato slitta al primo luglio 2024​

di Francesca Costantini (Mf-Newswires)

La decisione è stata assunta dall’Arera per assicurare uno svolgimento coerente del processo di uscita dalla tutela per i clienti non vulnerabili. Invariata al 31 marzo 2027 la data di conclusione del periodo di assegnazione del servizio


Slitta a luglio la fine del mercato tutelato dell’energia. L'Arera, in base a quanto previsto dall'ultimo decreto energia 181/23, per assicurare uno svolgimento coerente del processo del fine tutela per i clienti domestici non vulnerabili di elettricità, ha fissato al primo luglio 2024 (rispetto al previsto primo aprile) la data di attivazione del Servizio a Tutele Graduali (Stg), a cui saranno assegnati i clienti domestici non vulnerabili dell'elettricità che ancora non avranno scelto il mercato libero al momento del fine tutela.


L'Autorità aveva già approvato, il giorno successivo al decreto, lo slittamento al 10 gennaio dello svolgimento delle aste per la selezione degli operatori che effettueranno il servizio, spiega una nota. La decisione risponde a diverse esigenze legate al decreto: assicurare ai clienti un tempo sufficiente per essere informati attraverso le campagne informative che, secondo il decreto 181/23, dovranno essere condotte dal Mase; effettuare le attivitá preparatorie all'operatività dell'Stg, tra cui gli interventi attuativi delle disposizioni sul trasferimento automatico delle autorizzazioni all'addebito diretto delle bollette emesse dall'esercente l'Stg, da completarsi entro il 31 maggio 2024; limitare il più possibile il periodo intercorrente tra l'assegnazione e l'attivazione dell'Stg.

Rimane invece invariata la data di conclusione del periodo di assegnazione del servizio, fissata al 31 marzo 2027, in coerenza con quanto disposto dal decreto ministeriale del 17 maggio 2023. Vengono anche adeguati i testi delle comunicazioni che dovranno essere inviate ai clienti attualmente in maggior tutela dai relativi esercenti, prevedendo che siano effettuate dopo le aste e in prossimità all'avvio del servizio a tutele graduali, cioè tra aprile e giugno 2024.

Orario di pubblicazione: 20/12/2023 16:40
Ultimo aggiornamento: 20/12/2023 17:10
 

BORSA MADRID: ENDESA IN ROSSO (-3,5%) DOPO ESTENSIONE TASSA PROFITTI ENERGIA

Il governo spagnolo proroga la windfall tax fino al 2025 (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 28 dic - Endesa in rosso alla Borsa di Madrid (Ibex -0,19%) dove cede il 3,4%.
Il governo spagnolo ha deciso di estendere per un anno la windfall tax per il settore energetico e per le banche.
La tassa sara' prorogata fino al 2025, ma saranno introdotte agevolazioni fiscali per gli investimenti green. L'imposta si e' concentrata sulle imprese che, secondo il governo, hanno beneficiato maggiormente degli alti tassi di interesse e dei prezzi dell'energia ed era stata introdotta per finanziare misure a favore dei cittadini e sussidi per il carburante e il trasporto pubblico. Per le societa' energetiche la tassa e' pari al 1,2% delle revenues generate sul territorio nazionale con l'obiettivo di raccogliere 3 miliardi annui. L'applicazione iniziale era prevista per il 2023-24 ed ora verra' estesa al 2025, ma escludendo gli investimenti green dalla base imponibile. Come ricorda Equita 'Endesa e gli altri operatori energetici hanno gia' fatto ricorso perche' ritengono l'imposta contraria alla normativa europea'. L'estensione al 2025 'contribuisce ad alimentare il rischio regolatorio sul settore'.
Lab-
(RADIOCOR) 28-12-23 11:36:04
 

Enel: finalizza vendita 50% Enel Green Power Hellas a Macquarie Am​

MILANO (MF-NW)--Enel, tramite la propria controllata al 100% Enel Green Power (Egp), ha finalizzato la vendita del 50% di Enel Green Power Hellas, controllata al 100% di Egp per le rinnovabili in Grecia, a Macquarie Asset Management, che agisce tramite Macquarie Green Investment Group Renewable Energy Fund 2 (Mgref2), a seguito del verificarsi di tutte le condizioni sospensive usuali per questo tipo di operazioni, inclusa l'approvazione delle competenti autorita' per la concorrenza, come previsto nell'accordo di compravendita sottoscritto il 26 luglio scorso. In linea con l'accordo, spiega una nota, Egp ha ricevuto un corrispettivo totale pari a circa 350 milioni di euro, equivalente a un enterprise value, su base 100%, di circa 980 milioni di euro. Alla chiusura dell'operazione, Egp e Macquarie Asset Management hanno stipulato uno shareholder agreement che prevede il controllo congiunto di Enel Green Power Hellas al fine di co-gestire l'attuale portafoglio di generazione da fonti rinnovabili della societa' e continuare a sviluppare la sua pipeline di progetti, con ulteriore incremento della capacita' installata. L'operazione nel suo complesso ha generato un impatto positivo sull'Ebitda ordinario e reported del gruppo Enel per il 2023 per circa 400 milioni di euro (inclusa la rimisurazione al fair value della restante partecipazione), oltre a un atteso effetto positivo sull'indebitamento netto consolidato del gruppo previsto per circa 350 milioni di euro. Tale importo non include circa 400 milioni di indebitamento netto deconsolidati nel 2022, in quanto Enel Green Power Hellas era gia' stata classificata come 'held for sale'. Enel Green Power Hellas gestisce 59 impianti pari a un totale di 482 Mw di capacita' installata da fonte eolica, solare e idroelettrica, oltre a sei impianti solari in costruzione, per una capacita' totale di 84 Mw. La societa' e' inoltre impegnata nello sviluppo di un portafoglio di impianti eolici e solari, oltre a espandere le proprie attivita' in soluzioni innovative quali sistemi di accumulo e progetti ibridi. com/cos (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

29/12/2023 11:50
 
Dedicato soprattutto agli investitori

Azioni, dopo il +28% del 2023 dove può arrivare il Ftse Mib? Ecco valutazioni e dividendi attesi delle principali società
Azioni, dopo il +28% del 2023 dove può arrivare il Ftse Mib? Ecco valutazioni e dividendi attesi delle principali società
Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana

Azioni, dopo il +28% del 2023 dove può arrivare il Ftse Mib? Ecco valutazioni e dividendi attesi delle principali società​

di Massimo Brambilla e Marco Capponi

Con una performance del 28% il Ftse Mib è tra i migliori indici al mondo nel 2023, secondo solo a Nasdaq e Tokyo. Ma le azioni di Milano sono ancora a forte sconto e hanno un buon dividendo. Ecco i titoli che possono fare meglio nei prossimi 12 mesi

Chi lo avrebbe detto, un anno fa, che a fine 2023 Piazza Affari sarebbe arrivata all’ultimo miglio della maratona dei mercati nel ristretto gruppo delle lepri? Tolto l’irraggiungibile Nasdaq – nell’anno del boom dell’Intelligenza Artificiale - e qualche indice minore che fa più aneddoto che storia (Argentina, Grecia, Turchia), ecco il Ftse Mib correre il rettilineo finale appaiato al Nikkei di Tokyo: +28% il primo, +28,5% il secondo. Nel frattempo in un’altra corsa parallela il Btp decennale si apprezzava del 26%, con un minimo di 84,5 di gennaio a un massimo sopra 106 di fine dicembre. Male per il rendimento (inversamente proporzionale al prezzo) ma ottimo per chi avesse comprato ai minimi e volesse ora monetizzare, incassando la plusvalenza.

Molte luci, qualche ombra

Insomma, il 2023 è stato un anno di luna di miele tra investitori e mercato. Un dato su tutti: il ritorno del Ftse Mib sopra 30 mila punti, mai più riconquistati dopo giugno 2008, all’inizio della grande crisi finanziaria. E ancora, la capitalizzazione di Borsa Italiana, salita a 761 miliardi da 626 di fine 2022. Che tradotto in termini di pil significa un balzo di 5,5 punti percentuali, dal 33,8% al 39,4%.
Certo, non tutto è così roseo. Su 36 ipo registrate nel corso dell’anno solo quattro hanno riguardato il listino principale (di cui una è il dual listing di Ferretti) mentre l’Egm, un successo per il numero di matricole, rimane un segmento poco liquido e povero di scambi. Basta un confronto tra le performance: a fronte del +28% del Ftse Mib, lo Star è cresciuto solo del 3,3%, il Ftse Italia Growth ha addirittura perso il 10,8%, risultando peggiore soltanto ai listini di Shanghai (-11,8%) e Hong Kong (-13,8%).

Quasi tutto bene, e ora?

Insomma, Piazza Affari esce dal 2023 spaccata in due: da una parte i titoli a grande capitalizzazione, banche in primis, che proiettano il mercato ai vertici internazionali; dall’altra l’oceano di società industriali che fanno fatica a carburare. Il 2024 riparte da questo divario, con una lista di nodi da scogliere. Primo, la crescita del pil e le decisioni di politica monetaria della Bce, due temi interdipendenti che continueranno a essere la variabile chiave dei mercati. Secondo, più nello specifico dell’Italia, la ripartenza – o meno - dei Pir, strumenti pensati per dare linfa alle pmi che si sono arenati, al termine del beneficio fiscale, in favore dei ricchi (e meno tassati) titoli di Stato. Terzo, le valutazioni: l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo fa notare che «il valore del rapporto prezzo/utili(p/e, ndr) del Ftse Mib atteso nel 2023 è di 7,9, inferiore a quello dell’Eurostoxx, pari a 12,6, e alla media storica». Insomma, Piazza Affari è ancora a forte sconto. A ciò si aggiunge «la dinamica degli utili, che offre buona visibilità sulla remunerazione futura degli azionisti attraverso dividendi e buyback». Proprio i dividendi sono l’ultimo fattore da tenere d’occhio: sempre l’ufficio studi di Intesastima per il Ftse Mib un dividend yield 2023 del 5,23% (dal 4,54% del 2022), con banche, assicurazioni e risparmio gestito in cui «in media il dividendo sul prezzo del titolo oscilla tra il 6% e il 7% per il 2023».

Chi trae forza dalla Bce

A questo punto, quali società sono meglio intonate per affrontare un 2024 da protagoniste? Un primo caso è quello delle banche. Gli alti livelli dei tassi raggiunti nel 2023 hanno risollevato la redditività delle banche commerciali: le quattro più grandi ( Intesa, Unicredit, Banco Bpm e Bper) occupano il primo terzo della classifica dei migliori rendimenti azionari del 2023 tra le blue chip. In vetta c’è Unicredit, con un total return (apprezzamento più dividendi) superiore all’80%. Ora che la redditività minaccia di rallentare sotto il peso di tassi record e rallentamento economico (minore domanda di credito), minacciando anche la qualità del credito (sofferenze più alte), il prossimo ritorno della Bce a una politica di riduzione del costo del denaro è in grado di prolungare i benefici di bilancio delle banche. Le relative quotazioni sono tutt’altro che care: Bper sfoggia infatti un p/e 2023 nell’ordine di 3,4, che si confronta con un 5,5 di Unicredit e 6,4 di Intesa. Nel mezzo il 5,9 di Banco Bpm; in tutto ciò la quotazione dei principali competitor europei è compresa tra 6 e 7,5 volte gli utili per azione.

Utility, come i bond

Anche le utility beneficeranno delle attese su cambiamento di rotta della Bce: essendo aziende con livelli d’indebitamento fisiologicamente elevati, registrano le migliori performance quando le attese sul costo del denaro (quindi sugli oneri finanziari a bilancio) sono orientate al ribasso. Per questo, assieme alla politica dei dividendi tradizionalmente generosa, vengono definite bond proxy, tendendo a seguire lo stesso trend delle quotazioni del reddito fisso. Enel e A2a già non hanno deluso nel 2023, avendo tenuto il passo delle banche: nonostante ciò il loro p/e 2023, rispettivamente di 10,5 e 10,8, rimane competitivo sia in ambito europeo (sopra 12) che americano (sopra 15).

Energia ok, beni di consumo no

La discesa dell’inflazione è stata aiutata dal ribasso dei prezzi di gas naturale e petrolio: Citi stima che ogni 15% di discesa del greggio si riflette in una riduzione dello 0,2 punti percentuali dell’inflazione armonizzata dell’Eurozona, mentre ogni riduzione del 20% del gas naturale vale lo 0,1-0,2% in meno. Per questo Citi vede il carovita della zona euro scendere sotto il 2% nell’estate 2024, fino all’1,7% medio del 2025, anche a causa dell’indebolimento del potere d’acquisto dei consumatori, che si rifletterà in una compressione dei margini dei titoli ciclici legati al consumo. Tuttavia, gli effetti dell’ulteriore rallentamento economico non incideranno più di tanto sui prodotti energetici: dopo i minimi storici segnati a inizio pandemia, i prezzi del gas naturale e del petrolio si sono portati a un livello strutturalmente più alto a causa dell’offerta che fatica a soddisfare la domanda, anche nel contesto più green delle rinnovabili e dei motori elettrici, precluso al trasporto pesante (navi, aerei e camion, che rappresentano metà della domanda). Questo nuovo livello di prezzo è tale da sostenere la marginalità dei titoli petroliferi e lo sarà anche nei prossimi anni. Dunque, è opportuno non trascurare Eni, anche in un’ottica di un dividend yield nell’ordine del 6,5%, nonché la più aggressiva Tenaris e la ben capitalizzata Saras; a Saipem ed Erg, che sono più a rischio di scossoni in termini di quotazioni, è preferibile invece la mid cap Maire Tecnimont.

Assicurazioni, perché sì

Essendo così nette le attese di ribasso dell’inflazione, Unipol e soprattutto Generali (meno volatile) beneficeranno di una rivalutazione del portafoglio obbligazionario, assieme a un progresso dei margini sul ramo danni grazie ai rincari praticati negli ultimi mesi e alla domanda in crescita. Le quotazioni, raffreddate dal caso Eurovita, sono rimaste indietro rispetto alle banche, e il rapporto prezzo/utili 2023 (8,1 per Generali e 9,2 per Unipol) si presenta a sconto rispetto ai big player europei e americani, nonostante un dividend yield nell’ordine del 6% per Generali e 7% per Unipol.

La partita Tim

E da ultimo c’è Telecom: uno dei titoli più caldi, anche in ottica di portafoglio, nei prossimi mesi. Dopo gli eventi di fine 2023, sempre meno operatori dubitano che Vivendi scelga di sfidare il governo in una battaglia legale, preferendo le strade che valorizzino al massimo il suo (attuale) 23,75% di maggioranza relativa in Telecom. Con la separazione strategica tra ServiceCo e Netco (rete fissa), e la vendita di quest’ultima alla cordata Kkr-Mef con conseguente abbattimento del debito di 14 miliardi (più eventuali earn out), il target price più verosimile è quello di 0,42 euro di Intermonte: quasi il 50% in più rispetto alla quotazione corrente.

Milano Finanza - Numero 256 pag. 6 del 30/12/2023
 

AZIONARIO EUROPA, LE PREVISIONI PER IL 2024 SU ENERGIA E BANCHE​

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(Teleborsa) - Ci sono le prospettive per una rivalutazione delle azioni europee nel 2024. È quanto sostiene Niall Gallagher, Investment Director di GAM, commentando l'Outlook 2024 su Azionario Europa della società di gestione patrimoniale. "Il mercato azionario europeo (rappresentato dall'indice MSCI Europe) presenta valutazioni ancora interessanti, con PE a termine di 12,5, inferiore ai valori medi a lungo termine, mentre la crescita degli utili prevista per i prossimi due anni è del 6% nel 2024 e del 9% nel 20251 – sottolinea Gallagher –. Anche il rendimento da dividendi previsto è assai interessante al 3,7%2 (ben oltre i valori medi), mentre i riacquisti di azioni proprie stanno diventando una componente sempre più importante del mercato europeo, in particolare grazie alle banche e all'energia, con un incremento del rendimento da dividendi del 2% circa che comporta un rendimento da distribuzioni complessivo del 5,7%".

"Nonostante il sentiment negativo che circonda l'economia europea, è importante ricordare che solamente il 42% dei ricavi dell'indice MSCI Europe deriva dall'Europa occidentale. La maggior parte dei ricavi proviene oggi dalle regioni del mondo in più rapida crescita – ha sottolineato Investment Director di GAM –. In ultima analisi, la diversa esposizione porta a un aumento del tasso di crescita strutturale di quest'asset class. Il multiplo PE a termine della nostra strategia (la media ponderata del multiplo del rapporto tra prezzo e utile a termine delle posizioni della strategia) è in linea con l'indice MSCI. In questo momento ciò indica la mancanza di una preferenza in termini di stile, che riflette il nostro processo di investimento flessibile e non vincolato a uno stile specifico".

In previsione del 2024 le prospettive di GAM restano positive per il settore bancario europeo. In particolare secondo la società di gestione patrimoniale i prezzi delle azioni sul mercato non riflettono la sostenibilità dell'aumento degli utili/ROE a fronte del ritorno a tassi di interesse positivi. "A nostro giudizio – ha commentato Gallagher –, il ritorno ai tassi di interesse estremi del periodo 2008-2021, il minimo in diversi secoli secondo la Bank of England, appare altamente improbabile, eppure è quanto viene scontato nei prezzi azionari. Finché i tassi di interesse resteranno oltre il 2%, le banche potranno continuare a registrare un ROE interessante, ben oltre le stime conservative sul costo del capitale. Eppure, la maggior parte del settore scambia ancora a un valore inferiore a quello contabile, nonostante il rendimento del patrimonio netto tangibile sia tra il 12% e il 20% per la maggior parte dei titoli. Non ha senso".

Il settore dell'energia condivide alcune "caratteristiche di mercato" tipiche del settore bancario, con valutazioni molto basse rispetto ai dati storici e rendimenti di cassa elevati grazie ai dividendi e ai riacquisti di azioni proprie. Probabilmente ciò dipende dal fatto che molti investitori si rifiutano di investire in questo settore, perché il loro mandato lo preclude oppure perché si sono dimenticati o non sanno come analizzare il settore, come per le banche.

"Abbiamo già spiegato molte volte negli ultimi tre anni che prevediamo che il prezzo del petrolio resti intorno a un range più alto nei prossimi dieci anni per via della notevole riduzione degli investimenti fissi su scala globale nell'estrazione di idrocarburi a fronte di una domanda (ancora) in aumento, tenendo conto che i Paesi in via di sviluppo nonOCSE desiderano lo stesso standard di vita delle classi medie nei Paesi OCSE – ha aggiunto l'Investment Director di GAM –. Inoltre, nel settore dell'energia probabilmente emergeranno carenze e inefficienze di prezzo a causa degli investimenti di capitale insufficienti. Ciò offrirà opportunità di guadagno in un'ampia gamma di segmenti, tra cui raffinazione, trading, gas naturale liquefatto (GNL), marketing e rivendita al dettaglio. È praticamente impossibile congegnare politiche così sbagliate come quelle dell'energia in Europa che però offrono opportunità di guadagno per le società del settore dell'energia, oltre a ROE interessanti"

(TELEBORSA) 03-01-2024 10:08
 
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ENEL PERFEZIONA CESSIONE DI ASSET RINNOVABILI NEGLI USA PER 271 MILIONI DI DOLLARI​

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(Teleborsa) - Enel, attraverso la sua controllata al 100% Enel Green Power North America (EGPNA), ha perfezionato un accordo con ORMAT Technologies per la vendita di un portafoglio di asset rinnovabili negli Stati Uniti a fronte di un corrispettivo complessivo di 271 milioni di dollari, pari a circa 250 milioni di euro. Gli asset venduti includono l'intero portafoglio geotermico di EGPNA oltre a diversi piccoli impianti solari, per una capacità totale pari a circa 150 MW di impianti in esercizio, si legge in una nota.

Il colosso energetico italiano prevede che l'operazione, che è stata perfezionata in seguito alla realizzazione di alcune condizioni sospensive, genererà un effetto positivo sull'indebitamento netto consolidato pari a circa 250 milioni di euro, e un impatto negativo di circa 30 milioni di euro sul risultato netto reported, mentre non avrà impatti sui risultati economici ordinari.

Questa operazione - viene sottolineato - "non modifica il profilo di Enel negli Stati Uniti in termini di capacità consolidata rinnovabile", pari a oltre 8 GW, confermando Enel Green Power North America come uno dei maggiori produttori di energia rinnovabile nella regione grazie al suo portafoglio core di tecnologie.
 
Enel, in arrivo le offerte dei fondi per le batterie
Enel, in arrivo le offerte dei fondi per le batterie


Enel, in arrivo le offerte dei fondi per le batterie​

di Nicola Carosielli

Entro metà gennaio arriveranno le proposte per rilevare il 49% del business dello storage. In pole Sosteneo (Generali), InfraVia e Dif (Cvc). La quota può valere fino a un miliardo di euro. Intanto il gruppo vende un portafoglio geotermico in Usa per 270 milioni e abbatte ancora il debito


I grandi fondi stringono sul dossier dello storage di Enel. Nei prossimi giorni, sul tavolo degli advisor Mediobanca e Bnp Paribas, sono attese le offerte per la divisione che gestisce i sistemi di accumulo per le rinnovabili in Italia che consentono di immagazzinare l’energia prodotta da sole e vento per poi rilasciarla in rete in base alla domanda. In vendita c’è una quota del 49% della società, che potrebbe valere tra 800 milioni e un miliardo, e alla finestra ci sono grandi fondi internazionali tra cui spiccano Sosteneo, la sgr di Generali Investments, il fondo francese InfraVia (già presente negli aeroporti Save e nella Gip Terminal – Gruppo Investimenti Portuali a Genova, Venezia e Livorno) e l’olandese Dif, acquisito da poco dal fondo britannico Cvc.

La strategia del ceo Cattaneo sul business dell batterie

Del dossier si era parlato già durante il mandato Starace, il quale però voleva valorizzare una maggioranza del business. Al contrario, l’attuale amministratore delegato Flavio Cattaneo ha deciso di ridimensionare la quota da valorizzare poiché intende mantenere la gestione e il controllo delle attività più redditizie e strategiche, quali sono appunto le batterie. Anche perché con il lavoro svolto nel nuovo corso il debito non rappresenta più un problema impellente, per cui si può ragionare con calma su quale business valorizzare e in quale misura. Ciò detto, l’operazione rientra nel solco del piano strategico di Enel che punta a razionalizzare gli investimenti, concentrandosi su quelli a maggior ritorno e minor rischio. In generale per le rinnovabili (compreso le batterie) il gruppo metterà a terra investimenti per 12 miliardi fino al 2026, di cui la metà potrebbe arrivare anche da investitori terzi.

Enel vende il portafoglio geotermico Usa per 250 milioni di euro

Intanto ieri il colosso energetico, tramite la controllata Enel Green Power North America, ha perfezionato un accordo con Ormat Technologies Inc. per la vendita di un portafoglio di asset rinnovabili negli Stati Uniti a fronte di un corrispettivo complessivo di 271 milioni di dollari (circa 250 milioni di euro). Gli asset venduti includono l’intero portafoglio geotermico e diversi piccoli impianti solari, per una capacità totale di circa 150 Mw di impianti in esercizio. Si prevede che l’operazione complessiva genererà un effetto positivo sull’indebitamento netto consolidato di Enel per 250 milioni di euro e un impatto negativo di circa 30 milioni sul risultato netto reported, mentre non avrà impatti sui risultati economici ordinari del gruppo.

MF - Numero 004 pag. 7 del 05/01/2024
 
Goldman Sachs ha alzato il tp su Enel da 8,45 a 8,80 euro, confermando il buy.
Goldman Sachs inoltre ha alzato il rating su Endesa, la controllata spagnola di Enel, da neutral a buy, e il target price sul titolo da 22 a 24,50 euro.
NEWS IN PRIMO PIANO

08-01-2024 — 11:42

Raccomandazioni dei broker dell’8 gennaio 2024



Anche oggi diversi titoli di Borsa italiana finiscono sotto la lente delle banche d’affari

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Nucleare pulito, svolta nell’industria italiana. Newcleo e Maire si alleano per studiare impianti che decarbonizzino il settore chimico
Nucleare pulito, svolta nell’industria italiana. Newcleo e Maire si alleano per studiare impianti che decarbonizzino il settore chimico
Stefano Buono, ceo di Newcleo

Nucleare pulito, svolta nell’industria italiana. Newcleo e Maire si alleano per studiare impianti che decarbonizzino il settore chimico​

di Marco Capponi

La startup guidata da Stefano Buono e partecipata tra gli altri da Azimut, Exor e i Malacalza si accorda con Nexchem (controllata di Maire) per la produzione sostenibile di idrogeno a zero emissioni e di prodotti chimici a basso impatto ambientale

La corsa al nucleare pulito non è più un tabù per i grandi gruppi industriali italiani. A far da capofila a questo nuovo modo di pensare l’energia è Maire, che attraverso la controllata Nextchem ha siglato un accordo con la startup Newcleo finalizzato all’utilizzo dei reattori nucleari di quarte generazione dell’azienda fondata e presieduta da Stefano Buono per dacarbonizzare l’industria chimica, includendo nel processo la produzione di idrogeno.

Verso impianti a zero emissioni

Nel dettaglio l’accordo, si legge in una nota, costituirà la base di un modello innovativo di «e-Factory for carbon-neutral chemistry». In altre parole le due aziende svilupperanno in forma esclusiva uno studio sulla produzione sostenibile di idrogeno a zero emissioni e di prodotti chimici, mettendo a fattor comune la tecnologia nucleare di Newcleo e le competenze chimiche di Maire, società quotata a Piazza Affari e guidata da Fabrizio Di Amato.

Questo accordo consentirà, inoltre, la produzione di idrogeno elettrolitico e di prodotti chimici a basso impatto ambientale, tra cui ammoniaca a zero emissioni, metanolo, e-fuel e derivati. Il tutto, specificano ancora le due aziende, «in linea con la decisione dell'Unione Europea di includere le tecnologie nucleari innovative, come quella di Newcleo, nella tassonomia Ue delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale».

Verso una centrale modulare

C’è di più. Nei dettagli dell’accordo, infatti, è previsto che Tecnimont fornisca servizi di consulenza per la creazione della centrale elettrica di Newcleo, basata sulla tecnologia proprietaria Smr Lfr200. Nello specifico la società del gruppo Maire consentirà alla startup di utilizzare l’approccio alla modularizzazione per ottimizzare la metodologia di costruzione e pianificazione, riducendo tempi e costi di produzione e costruzione. L’obiettivo di Newcleo in tal senso è quello di realizzare un impianto completamente modulare, cioè accessibile e facile da installare.

La sicurezza al primo posto

Per Stefano Buono, presidente e ceo di Newcleo, «un prerequisito fondamentale per fornire energia sicura e priva di emissioni di carbonio per usi industriali è l'eliminazione degli incidenti nucleari». Il reattore di Newcleo in tal senso «è safe by design, grazie alle leggi della fisica, e questo consente ai nostri Lead Fast Reactors -Lfr- di rimanere in uno stato sicuro anche nell'improbabile eventualità di gravi incidenti o scenari di sabotaggio». Questo livello di sicurezza è inoltre «raggiungibile con una riduzione dei costi rispetto agli terza Generazione, aprendo la strada a una e-Factory per la chimica a zero emissioni di carbonio competitiva come previsto da Maire».

Il senso strategico per Newcleo

La partnership ha un significato strategico per Newcleo, che in questo modo si consolida con attore di primissimo piano nel panorama del nucleare di quarta generazione collaborando con uno dei principali attori industriali quotati a Piazza Affari. La startup, che lo scorso anno ha avviato un aumento di capitale da 1 miliardo di euro -se e quando andrà in porto farà dell’azienda il terzo unicorno italiano, il primo dell’energia- ha già annunciato un piano di investimenti da 3 miliardi di euro da realizzare nel primo mercato di riferimento, quello francese.

Partecipata da un parterre di soci illustri tra cui Azimut, Exor, le famiglie Petrone e Malacalza, Paolo Merloni di Ariston e Claudio Costamagna, Newcleo ha un azionariato al 90% italiano. Il ceo Buono non ha fatto mistero di puntare a una quotazione nel prossimo futuro.

Orario di pubblicazione: 10/01/2024 07:57
Ultimo aggiornamento: 10/01/2024 08:37
 
Enel, il presidente argentino Javier Milei vuole lasciare ai privati le concessioni idroelettriche
Enel, il presidente argentino Javier Milei vuole lasciare ai privati le concessioni idroelettriche
JAVIER MILEI, PRESIDENTE ARGENTINO

Enel, il presidente argentino Javier Milei vuole lasciare ai privati le concessioni idroelettriche​

di Angela Zoppo

Si va verso una proroga ad agosto dei contratti in scadenza, più tempo alle utility prima di lanciare i nuovi bandi di gara. Lo spauracchio è che gli asset tornino in mano pubblica. Ecco cosa può cambiare per il gruppo di Flavio Cattaneo



Un’inversione a «U» rispetto alle nazionalizzazioni annunciate dal precedente governo, ma nessuna fuga in avanti. La politica di privatizzazioni accelerate del nuovo ultraliberista presidente argentino Javier Milei tocca anche le utility elettriche e in particolare guarda alle concessioni di imminente scadenza detenute da grandi gruppi come Enel e Aes.

Perché Milei ha riposto la motosega

Ma i tempi per una decisione definitiva potrebbero allungarsi, scavallando la data del 19 gennaio, termine al quale sono stati prorogati i contratti scaduti nel 2023: in altre parole, Milei potrebbe riporre la motosega sbandierata in campagna elettorale prendendosi qualche altro mese, almeno sei, per valutare il da farsi insieme al suo ministro delle Infrastrutture. Questo darebbe alle utility più margini per organizzarsi e valutare le prossime mosse, visto che l’obiettivo del governo è quello di lanciare nuovi bandi di gara per la riassegnazione delle concessioni ai privati ed evitare che passino sotto il controllo dello Stato.

Ma quali sono gli asset sotto attenzione? Secondo fonti argentine si tratta delle centrali di Alicurá, Piedra del Águila, Cerros Colorados e, per quanto riguarda Enel, El Chocón e Arroyito, entrambe controllate da Enel Argentina. El Chocón e Arroyito hanno una capacità combinata di produzione di energia elettrica di oltre 1.300 megawatt, circa il 3,2% della domanda nazionale di elettricità. Enel nei mesi scorsi stava lavorando al rinnovo delle concessioni trentennali di queste centrali, che avevano scadenza ad agosto 2023. Nei piani del predecessore di Milei, Alberto Fernández, dopo la mini-proroga al 19 gennaio le concessioni sarebbero automaticamente tornate alla società pubblica Enarsa (Energía Argentina Sociedad Anónima), che ora però la Casa Rosada ha incluso tra quelle che dovranno essere privatizzate.

La decisione di escludere il pubblico dalla titolarità delle concessioni si spiega con la volontà di assicurare maggiori risorse e stabilità al comparto elettrico.«Il settore privato oggi si trova un regime di precarietà, di proroghe, di contratti incerti, per questo non si fanno investimenti, perché il settore privato non sa se continuerà e non sono state indette nuove concessioni», ha spiegato ai media argentini Guillermo Ferraro, il ministro delle Infrastrutture.

L’incrocio delle utility nel mirino della Casa Rosada

Nel frattempo Enel ha portato avanti il suo piano di cessioni taglia-debito anche in Argentina, dove nel corso del 2023 ha perfezionato la vendita del 75,7% detenuto nella società di generazione termoelettrica Enel Generación Costanera all’azienda energetica Central Puerto, e raggiunto un successivo accordo per la cessione alla stesso acquirente el 41,2% di Central Dock Sud. L’incasso per entrambe le operazioni è di 102 milioni di dollari. Central Puerto è la seconda maggiore società di generazione elettrica del Paese, con una capacità installata di quasi 5 GW, ed è quotata sia a Buenos Aires che a New York. Nemmeno Central Puerto è sfuggita al radar di Milei, per la sua concessione Piedra del Aguila.

MF - Numero 008 pag. 9 del 11/01/2024
 
Piazza Affari, le 10 azioni best picks di Equita per il 2024. Chi entra e chi esce dal portafoglio
Piazza Affari, le 10 azioni best picks di Equita per il 2024. Chi entra e chi esce dal portafoglio

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Piazza Affari, le 10 azioni best picks di Equita per il 2024. Chi entra e chi esce dal portafoglio​

di Elena Dal Maso

E’ stato un finale d’anno brillante per i mercati mondiali e il 2024 si è aperto all’insegna della volatilità, in attesa di capire meglio i tempi con cui Fed e Bce taglieranno i tassi. Ecco come si posizionano nel frattempo gli analisti di Equita. I nuovi rating e target price


Dopo un novembre e dicembre brillanti, caratterizzati dalla forte crescita dei mercati azionari in generale (Global Equities +14,5%) trainati dai toni da colomba della Fed, la partenza del 2024 è stata volatile per i listini.

Il punto chiave per comprendere se i mercati possano proseguire il trend positivo, ragionano gli analisti di Equita Sim, è capire se l'impatto completo del ciclo di rialzo tassi più aggressivo degli ultimi 40 anni (con 525 punti base di aumenti da parte della Federal Reserve) sia già alle spalle o ancora in corso, «considerando anche il ritardo temporale con cui le politiche monetarie producono i
loro effetti sull’economia, oltre a considerare la minore spinta fiscale da parte dei governi rispetto al 2023».

Tre punti a favore dei mercati e cinque sui cui fare attenzione

Gli analisti della Sim milanese confermano la visione neutrale sui mercati azionari, privilegiando l’esposizione verso titoli di qualità e mid-small caps.
I principali fattori che guidano questa visione dei mercati sono:
Sul fronte positivo…
1.
La percezione di un cambio di rotta della Fed nella riunione del Fomc di dicembre ha aumentato la convinzione del mercato che un’eventuale recessione negli Usa sarà affrontata con «tagli aggressivi dei tassi e probabilmente con un nuovo Quantitative Easing, scenario positivo per l’equity nel medio termine».
2. Il calo dei tassi d’interesse riduce il rischio di un evento di credito.
3. I dati macro Usa restano al momento resilienti, la Fed di Atlanta punta ad una crescita reale del Pil Usa del +2,5% nel quarto trimestre, il Pmi, mentre le aspettative sono per una crescita nel 2024 (Pil reale atteso a +1,3% anno su anno).

…tuttavia…
1.
Dopo la forte performance di novembre e dicembre (Global Equities +14,5%), i mercati scontano, secondo Equita, «il cosiddetto scenario Goldilocks, ovvero una crescita economica resiliente, una diminuzione persistente dell'inflazione e politiche accomodanti delle banche centrali», con i tassi d'interesse in calo di 150 punti base dai livelli attuali sia in Eurozona che negli Usa entro la fine del 2024.
2. L’inflazione rimane ancora una minaccia: l'indice Wage Growth Tracker della Fed di Atlanta a novembre ha registrato una crescita dei salari del 5,2%. A questo si aggiungano preoccupazioni crescenti sulla stabilità delle catene di approvvigionamento nel Mar Rosso e rischi geopolitici.
3.
La crescita economica mostra segni di indebolimento, con rischi di recessione che rimangono elevati nella zona euro.
4. La stretta monetaria inizia ad avere effetti sul costo del debito delle aziende. Infatti il tasso d’interesse pagato dalle Pmi americane sui debiti a breve è stato del 9,3% a novembre rispetto al 5% di inizio 2022.
5. Il posizionamento degli investitori è passato da estremamente difensivo alla fine del 2022 a una situazione di quasi euforia (probabilità di recessione vicina ai minimi, compressione spread sul credito, Vix – indice della volatilità - vicino ai minimi, indice CNN Fear & Greedattualmente al 74%, recentemente salito all'80%, vicino ai massimi storici). Per queste ragioni, nel portafoglio raccomandato Equitamantiene un peso dell’investito molto vicino al benchmark (90,9% rispetto al peso neutro del 90%).

I 10 titoli best picks per il 2024 di Equita

In base a queste premesse, Equita ha stilato la lista dei titoli best picks per il 2024. Tra i titoli del Ftse Mib la Sim milanese ha scelto:
  1. - Banca Mediolanum
  2. - Enel (confermato buy, target price +4% a 7,6 euro)
  3. - Interpump
  4. - Tim risparmio
  5. - Unicredit
Mentre tra le mid-small caps i titoli preferiti sono:
  1. - Brembo
  2. - Danieli Risparmio
  3. - Lottomatica
  4. - Marr
  5. - Reply (target price +10%, passa da 117 a 129 euro in vista del calo dei tassi)

Chi entra e chi esce dal portafoglio principale di Equita

Nel portafoglio Small Cap di Equita entra giovedì 11 gennaio Maire con il rating buy e il target price di 6 euro. Maire è una società di engineerging «con una crescente esposizione al trend della transizione energetica e un forte momentum sul fatturato e utili nel 2023-26 – spiegano gli analisti - La visibilità del business è elevata grazie ad un backlog che stimiamo in 15 miliardi di euro» oltre ad un bilancio solido con una posizione finanziaria netta (Nfp) positiva attesa a oltre 200 milioni per fine 2023. Il titolo tratta a 8,8 volte il rapporto prezzo/utili e 4 volte il ratio ev/ebitda atteso al 2025 rispetto alla media storica rispettivamente di 10 e 5 volte.

Dal portafoglio principale di Equita Sim esce invece Banco Bpm (rating hold, target price 6,2 euro) in seguito al downgrade a hold del titolo effettuato «in ottica di posizionamento settoriale e valutazione relativa… prendendo quindi profitto dopo l’eccellente performance conseguita negli ultimi 12 mesi (+43%)».

Esce dal portafoglio Europa il gruppo del lusso Kering (hold, target price 450 euro) dopo il downgrade di giovedi.
Esce anche Ferragamo (rating tagliato da buy a hold, target price tagliato del -15% a 12,30 euro) al portafoglio Small Cap sempre in seguito al contemporaneo downgrade «alla luce di un quarto trimestre che pensiamo non abbia fornito evidenze di rilancio e di un contesto 2024 di settore più cauto. Ebit 2023-24 atteso a -12/29%», scrive Equita.

Orario di pubblicazione: 11/01/2024 10:12
Ultimo aggiornamento: 11/01/2024 11:23
 

ENERGIA: ENEL ED HERA FANNO IL PIENO IN GARA PER 4,5 MLN CLIENTI, AGGIUDICATI 7 LOTTI A TESTA​

Esito provvisorio dell'asta: seguono Edison, A2A ed Iren (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 11 gen - Enel ed Hera dovrebbero avere fatto il pieno nell'attesa asta, gestita dall'Acquirente Unico, sui 4,5 milioni di clienti (suddivisi in 26 lotti) dell'energia elettrica che usciranno dal regime di maggior tutela. L'esito provvisorio della gara, secondo quanto risulta a Radiocor, vedrebbe Enel e Hera essersi aggiudicati 7 lotti, il massimo consentito: ciascun lotto si stima abbia circa 180mila clienti, con varie distribuzioni geografiche. Dunque i due gruppi - Enel crescerebbe cosi' soprattutto nelle aree in cui non era incumbent - sfiorano 1,3 milioni di clienti, Edison si e' aggiudicata i quattro lotti a cui puntava e per i quali aveva offerto, A2A e Iren due. I lotti della multiutility lombarda sono al centro sud e in citta' chiave come Napoli, Palermo e Cagliari. A E.On dovrebbe essere andato un lotto, a Sorgenia nessuno. Anche Eni (attraverso Plenitude) e Acea partecipavano alla gara ma al momento non si hanno notizie certe di eventuali aggiudicazioni. I risultati definitivi ci saranno a febbraio.
Cheo Condina
(RADIOCOR) 11-01-24 18:56:07
 
Bond, altra infornata: Unicredit ed Enel collocano due obbligazioni. Ordini boom
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Bond, altra infornata: Unicredit ed Enel collocano due obbligazioni. Ordini boom​

di Francesca Gerosa

Dopo le obbligazioni emesse il 15 gennaio da Mediobanca, Iren e la Popolare di Sondrio, Unicredit colloca un bond senior non preferred a 7 anni. Enel di un sustainability-linked bond a 4,5 e 11 anni. I particolari sugli ordini e i rendimenti


Prosegue a ritmo serrato la raffica di collocamenti di bond corporate. Dopo le obbligazioni emesse il 15 gennaio da Mediobanca, Iren e la Popolare di Sondrio, Unicredit ha avviato stamani il collocamento di un nuovo bond senior non preferred a 7 anni e non callable fino al sesto anno.

Il bond senior di Unicredit scade il 23 gennaio 2031

L'emissione, ha spiegato una fonte citata dall’agenzia Mf-Newswires, avrà scadenza il 23 gennaio 2031, con possibilità di riacquisto alla pari il sesto anno (23 gennaio 2030) e sarà regolata il 23 gennaio. A fronte di ordini oltre 2,4 miliardi, la guidance di rendimento è stata rivista a 180/185 punti base sul midswap (+210 punti base la guidance iniziale).

Per la banca guidata da Andrea Orcel si tratta della seconda emissione nel nuovo anno in seguito a quella piazzata lo scorso 9 gennaio: un’obbligazione a 10 anni di tipo Tier 2 da 1 miliardo di euro e cedola fissa, con scadenza 16 aprile 2034 e possibilità di rimborso dopo 5 anni. L’emissione ha ricevuto ordini per oltre 2,75 miliardi.

Incaricato del collocamento del nuovo bond un consorzio di banche composto da Unicredit(sole global coordinator) e BofA Securities, Credit Agricole Cib, Hsbc, Ing, Imi- Intesa Sanpaolo, JP Morgan e Unicredit Bank (joint bookrunners). Per l’emissione è atteso un rating Baa3 da parte di Moody's, BBB- da S&P e BBB- da Fitch.

Enel colloca un sustainability-linked bond

Attiva sul primario anche Enel che ha collocato un sustainability-linked bond a 4,5 e 11 anni. La guidance di rendimento, a fronte di ordini pari a 6 miliardi di euro, è stata rivista in area 90 punti base sul midswap per la tranche 23 luglio 2028 e in area 140 punti base per la scadenza 23 gennaio 2035. Le prime indicazioni di rendimento per la tranche più breve erano in area 120 punti base, mentre per la tranche più lunga in area 170 punti base sulla stessa curva. Incaricate del collocamento Banca Akros, Barclays, Bbva, Bnpp, Bper Banca, Credit Agricole, Deutsche Bank, Gsbe, Se, Imi- Intesa Sanpaolo, Jpm, Natixis, Santander, Sg e Unicredit. A febbraio del 2023 Enel aveva emesso due bond, a 8 e 20 anni, legati a obiettivi sostenibili, con un rendimento a scadenza fino al 4,7% e cedola al 4,5%.

Vivacità sul mercato primario

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L’elemento chiave di queste prime settimane del nuovo anno, secondo l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, è la vivacità del primario che vede volumi molto robusti, confermando l’interesse degli investitori per l’asset class. «Performance settimanali positive, con gli high yield che hanno mostrato forza relativa», sottolinea l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo in una nota.

Secondo Santander, i mercati primari europei hanno registrato il secondo miglior inizio d’anno, emettendo 47 miliardi di euro la scorsa settimana e arrivando a 89 miliardi di euro da inizio anno. «La maggior parte delle emissioni derivano da società finanziarie, con 65 miliardi di euro, -15% su base annua, mentre le aziende corporate hanno emesso 24 miliardi di euro, +13% su base annua», precisa il team di Algebris Investments. «La domanda è stata elevata per le nuove emissioni governative, finanziarie e corporate, poiché», spiega, «si prevede che le banche centrali ridurranno i tassi quest’anno e gli investitori cercheranno di ottenere rendimenti elevati finché potranno».

Titoli Enel e Unicredit in calo a Piazza Affari

A Piazza Affari il titolo Unicredit sale dello 0,18% a 25,64 euro, viceversa Enel scende dello 0,84% a 6,75 euro.

Orario di pubblicazione: 16/01/2024 09:36
Ultimo aggiornamento: 16/01/2024 13:26
 

Enel ripensa l’uscita dall’Argentina. Ubs alza il target price, Bofa promuove Endesa

Enel ripensa l’uscita dall’Argentina. Ubs alza il target price, Bofa promuove Endesa
FLAVIO CATTANEO CEO ENEL

Enel ripensa l’uscita dall’Argentina. Ubs alza il target price, Bofa promuove Endesa​

di Angela Zoppo

Il ceo Flavio Cattaneo ha incontrato il nuovo presidente argentino, Javier Milei, che lo ha rassicurato sul rispetto dei contratti. Bank of America sulla controllata spagnola: titolo sottovalutato, ha un potenziale del 30%


Visita lampo dell’ad di Enel, Flavio Cattaneo, in Argentina. Il top manager ha incontrato lunedì il nuovo presidente, Javier Milei, per parlare degli interessi del gruppo nel Paese. Cattaneo sarebbe uscito dall’incontro soddisfatto, perché Milei avrebbe ribadito l’impegno del governo a rispettare i contratti e la difesa della proprietà privata per far leva sugli investimenti, attrarre capitali dall’estero e promuovere lo sviluppo del Paese, segnando un cambio di passo con le precedenti politiche improntate alla nazionalizzazione.

Il ceo Cattaneo ora è tentato di restare

Le aperture di Milei (si veda l’anticipazione di MF-Milano Finanza) sulla liberalizzazione del mercato elettrico, secondo indiscrezioni, potrebbero addirittura spingere Enel a modificare i piani di uscita dal Paese. All'incontro con Milei hanno partecipato anche Alberto de Paoli, direttore Internazionale di Enel (esclusa la Spagna) e Claudio Cunha, country manager per l'Argentina. Cattaneo potrebbe tornare a Buenos Aires in occasione di una visita della delegazione del governo italiano.

Intanto, quasi due mesi dopo la presentazione del piano strategico 2024-26, arriva una doppia promozione per Enel ed Endesa. Ubs e Bofa Securities, quasi in contemporanea, hanno pubblicato due report positivi su capogruppo e controllata. Il motivo? Nel caso di Enel, Ubs sottolinea che le reazioni inizialmente negative al Piano strategico 2024-26 sono state «ingiustificate», tanto che il prezzo delle azioni ha recuperato, guadagnando il 6%, con una performance leggermente migliore di quella del settore. Il target price è stato rivisto in rialzo da 7 a 7,55 euro.

Ubs promuove il piano di Enel

«Ribadiamo la nostra lettura positiva di un piano che ha posto l'accento sulla liquidità, sulla riduzione dei costi, sui tagli alle spese in conto capitale e sul potenziale rialzo dei dividendi», è la sintesi di Ubs.

Nel caso di Endesa, invece, è Bofa Securities che si fa avanti, ritenendola una delle utility più sottovalutate del mercato, e riconoscendole il potenziale per far emergere un valore del 30% più alto dell’attuale. Con questa premessa, la controllata spagnola di Enel si è guadagnata da Bofa Securities la promozione da neutral a buy e il rialzo del prezzo obiettivo da 24,1 a 24,5 euro rispetto agli attuali 19,6 euro. Dall’inizio dell’anno Endesaha registrato una crescita di circa il 3,2%.

Quelli del gruppo spagnolo vengono definiti tra i titoli più economici nel settore europeo delle utility, trattati a sconto di almeno il 20% rispetto al rapporto medio utili per azioni a 10 anni, e con un rendimento totale potenziale del 34%. Negli ultimi 18 mesi fa notare Bofa, Endesa ha sottoperformato la capogruppo Enel del 20% circa, ma ora sarebbe pronta a mostrare i muscoli.

Le stime di Bofa su Endesa

Secondo il report, Endesa beneficerà di un debito più leggero di circa 3 miliardi di euro entro il 2026. «Crediamo che Endesa abbia una significativa capacità di leva finanziaria accelerando gli investimenti per la crescita, ad esempio nelle reti spagnole». Se Endesaottenesse il rendimento del 7,5% ipotizzato nel piano strategico, avrebbe margine per aumentare i capex fino a 700 milioni di euro all'anno a partire dal 2025. «Questa combinazione», scrive Bofa, «porterebbe il tasso annuo di crescita composto dell’utile per azione all’8,6% nel 2024-28».

MF - Numero 012 pag. 10 del 17/01/2024
 
Azioni, le migliori e le peggiori del Ftse Mib da inizio 2024. I 6 titoli su cui puntare secondo l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo
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Azioni, le migliori e le peggiori del Ftse Mib da inizio 2024. I 6 titoli su cui puntare secondo l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo​

di Francesca Gerosa
tempo di lettura 7 min

Le valutazioni del Ftse Mib si confermano contenute (p/e inferiore a quello dell’Euro Stoxx e alla media storica decennale). La dinamica degli utili futuri punta verso una stabilizzazione (-1,3% nel 2024 e +3% nel 2025), offrendo una buona visibilità sulla remunerazione degli azionisti attraverso buyback e dividendi. Ecco chi rende oltre il 6% secondo le stime dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo


Gli stralci:

Maggior positività per le utility integrate

Quanto al comparto delle utility nel medio termine dovrebbe beneficiare della riduzione attesa del costo di finanziamento per implementare i nuovi investimenti. Le società sono mediamente a sconto sui valori fondamentali e offrono una buona visibilità sulla resilienza degli utili e quindi sul futuro pagamento dei dividendi. Il 2024 potrebbe essere percepito come anno di transizione per le società maggiormente esposte sul mercato regolamentato (che beneficiano da un lato del rialzo dell’inflazione inclusa nell’aggiornamento della remunerazione a Rab, ma dall’altro vedono tassi d’interesse ancora elevati) e sulle energie rinnovabili (costo dei finanziamenti ancora alto).

Il rapporto debito netto/ebitda di Enel è visto ridursi a 2,3 volte nel 2026

Maggior positività è attesa per le utility integrate che, grazie alle loro fonti di reddito ben diversificate, riescono a salvaguardare meglio la marginalità e possono allocare risorse su progetti che offrono un migliore profilo di rischio/rendimento, senza compromettere la crescita e impattare sulla leva finanziaria, spiega Ester Brizzolara, confermando un giudizio moderatamente positivo sia su Enel sia su Erg. La dismissione di asset considerati non più strategici dovrebbe generare nel caso di Enel un impatto positivo sull’indebitamento finanziario netto stimato in circa 11,5 miliardi di euro tra il 2023 e il 2024. Il rapporto debito netto/ebitda, secondo le stime dell’esperta, dovrebbe ridursi a 2,3 volte nel 2026 rispetto al range di 2,7x-2,8 volte atteso per fine 2023, quando il debito netto è previsto a circa 60 miliardi di euro. La società prevede di retribuire gli azionisti con un dividendo per azione fisso minimo pari a 0,43 euro per il periodo 2024-2026 (dividend yield del 6,29% per il 2023), con un aumento potenziale fino a un payout del 70% sull'utile netto ordinario in caso di raggiungimento della neutralità dei flussi di cassa. Ai prezzi correnti il titolo tratta a un p/e 2024 di 10,15 volte e a un ev/ebitda di 5,5 volte, a sconto rispetto alla media dei peers (12 e 7,1 volte rispettivamente).
 
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