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Eccolo:
Perché Eurogroup Laminations è crollata dopo l’ipo. E come si prepara a risalire
Marco Arduini, ad Eurogroup Laminations
Perché Eurogroup Laminations è crollata dopo l’ipo. E come si prepara a risalire
di Fabio Pavesi
Collocate in borsa meno di un anno fa a 5,5 euro, le azioni dell’azienda meccanica sono scivolate sotto 3 euro. Perché la crescita esplosiva vista nel biennio pre-ipo si è rapidamente ridimensionata
I rendimenti del passato non sono garanzia per il futuro. L’antica massima sugli investimenti finanziari, si può applicare anche ai fondamentali di bilancio delle aziende. Una corsa di ricavi e utili del passato non è detto che si propaghi con analoga intensità anche nel futuro. Perle di saggezza antica che ben si attagliano a
Eurogroup Laminations, l’azienda leader mondiale nei rotori e statori per i motori e i generatori elettrici quotata a Piazza Affari dal 10 febbraio 2023. A breve compirà il giro di boa di un’intera annata sul listino. E il bilancio borsistico non è certo lusinghiero.
A Piazza Affari la debacle
Al contrario. Il titolo collocato poco meno di 12 mesi fa a 5,5 euro è caduto sotto la soglia dei 3 euro con un crollo del 9% nella sola seduta di giovedì 25 e di un altro 3% venerdì 26, con pesante -47% sul valore dell’azione al collocamento. Una caduta senza soluzione di continuità a partire dall’estate scorsa, quando il titolo era salito fino ai suoi massimi di 6,6 euro. Da allora il prezzo, in continua discesa, si è più che dimezzato. Eppure
Eurogroup, azienda di Baranzate, nel Milanese, con oltre 50 anni di storia, non è una società in crisi. Al contrario è una bella realtà con stabilimenti non solo in Italia, ma in giro per il mondo e vanta una posizione di leadership nel suo mercato.
Quel che la borsa non deve aver digerito nel primo anno sul listino è la scomparsa dei ritmi di crescita a due cifre che il gruppo aveva dimostrato negli anni pre-ipo. La crescita era il marchio distintivo della società, posseduta oggi, dopo l’ipo, al 45% dal veicolo Ems, che raccoglie i fondatori, e con l’8% dal fondo Tikehau Capital.
Eurogroup rallenta il passo
Basta scorrere i numeri dei conti pregressi per accorgersene. Nel 2019, pre-pandemia,
Eurogroup fatturava 350 milioni. Nel 2020 l’anno tragico del Covid i ricavi hanno tenuto: sono anche saliti a 373 milioni. Poi il boom con gli anni 2021 e 2022 a correre con percentuali di crescita a due cifre con il fatturato salito prima a 557 milioni e l’anno dopo, il 2022, pre-sbarco in borsa, arrivato a ben 851 milioni. In soli tre anni ecco un’impresa che aumenta il suo giro d’affari di 500 milioni. E anche la marginalità non è stata da meno: l’ebitda margin è passato dal 4,9% del 2020 al 12,1% del 2022. Con numeri così, ecco che lo sbarco in borsa a inizio del 2023 non poteva che essere salutato con interesse dal mercato. Che infatti ha coperto il book con domanda ben superiore all’offerta, un incasso di oltre 400 milioni per una capitalizzazione di mercato vicina ai 900 milioni. E nei primi mesi di borsa il titolo è anche salito di un buon 20%. Poi ecco la doccia fredda, con i segnali di frenata già nell’estate. La guidance sui ricavi che prevedeva all’inizio del 2023 un fatturato nella forchetta 810-910 milioni è stata abbassata a soli 830-850 milioni. Kepler, il broker che ha accompagnato il gruppo sul listino (specialist del titolo), prevedeva a marzo dell’anno scorso ricavi a superare il miliardo a fine dell’anno. Aspettative via via ridimensionate nel corso dei mesi.
I conti dei primi nove mesi dicono che i ricavi sono fermi a 644 milioni, in calo dell’1% sui nove mesi del 2022. Di fatto quella crescita esplosiva del biennio pre-sbarco in borsa non si è vista più. Vero è che la marginalità è invece cresciuta: mol su del 7%. Ma evidentemente al mercato non è bastato, dato che ha continuato a vendere. E neanche il forte piano di riacquisto delle azioni messo in campo dalla società, che prevede di comprare fino al 3% del capitale entro giugno, finora è bastato a tamponare la caduta del titolo.A frenare e molto, forse inaspettatamente, è stato il business cosiddetto industriale, una delle due aree di business dell’azienda: ha perso in 12 mesi il 35% del giro d’affari. Tanto che pochi giorni fa il ceo della busines unit, Gianluca Bertocchi, è stato sostituito da Axel Volker Dill. Mentre il balzo dell’altra anima dell’azienda, quella dei motori elettrici per l’automotive, che ha messo a segno invece un progresso del 66% dei ricavi, non è stato sufficiente a colmare il gap. Oggi le stesse stime del management guidato da Marco Arduini, il ceo di
Eurogroup, ma anche le stime di Kepler vedono il fatturato per l’intero 2023 fermo sugli stessi livelli del 2022, l’anno in cui il giro d’affari esplose segnando un +53%.
I piani di crescita
Così la stasi nella crescita non è andata per niente giù al mercato. L’azienda sta investendo, ha acquisito la società DS4 e il portafoglio ordini del segmento Ev Automotive ha raggiunto un valore stimato di 6,4 miliardi. Inoltre l’incasso della quotazione ha permesso di dimezzare il debito finanziario netto, che è passato da 250 milioni a 129 milioni a fine settembre del 2023 con una leva di sole 1,2 volte sul mol. Ora si tratta di capire se la pausa dello scorso anno nella corsa alla crescita è un evento estemporaneo o segnala un cambio strutturale nella marcia di
Eurogroup.
Ora il titolo, dopo lo sboom in borsa, ha multipli più contenuti, con un valore d’impresa (market cap più debito finanziario) pari a 5,5 volte il mol atteso per fine 2023. Può essere il viatico per una ripartenza, ma solo se quest’anno il titolo vedrà ritornare quella crescita dei ricavi che è mancata del tutto l’anno scorso.
Milano Finanza - Numero 020 pag. 32 del 27/01/2024