" Faremo crollare l'economia russa" cap. 6

Più che di notizie, questo mi pare il 3d delle speranze vane.
 
L’industria petrolifera di Putin è nei guai 29 marzo 2024
La Russia deve affrontare una minaccia “grave” mentre l’Ucraina attacca le raffinerie Gli attacchi dei droni ucraini contro gli hub petroliferi e le raffinerie russe stanno mettendo in pericolo l’industria petrolifera del presidente Vladimir Putin, la pietra angolare dell’economia del suo paese, come suggeriscono i recenti sviluppi. Secondo i dati, la produzione di benzina in Russia è diminuita dopo una serie di attacchi di Kiev contro le raffinerie di petrolio del paese. Rosstat, il servizio statistico federale russo, ha affermato che nella settimana terminata il 24 marzo, la produzione nazionale di benzina per motori è diminuita di circa il 7,4% a 754.600 tonnellate rispetto alla settimana precedente, quando la produzione era stata di 815.300 tonnellate, hanno riferito i media locali. Quest’anno l’Ucraina ha intensificato gli attacchi dei droni contro le raffinerie di petrolio russe. Per affrontare il rischio di carenze nel mercato interno mentre le raffinerie russe sono sottoposte a estese riparazioni di emergenza, Mosca si è rivolta al suo alleato chiave e vicino, la Bielorussia, per chiedere aiuto, ha riferito Reuters mercoledì. Quattro fonti industriali e commerciali hanno riferito all'agenzia di stampa che la Russia, che è uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio e gas, ha aumentato le importazioni di benzina dalla Bielorussia, raggiungendo quasi 3.000 tonnellate nella prima metà di marzo. Questo rispetto a febbraio, quando la Russia ha importato 590 ton, e a gennaio, quando le importazioni sono state pari a zero. Mosca dipende dalle esportazioni di petrolio e dall’industria energetica, che rappresentano circa il 30% delle entrate di bilancio del paese e sono cruciali per il finanziamento della guerra in Ucraina. Secondo Statista, la Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio e rappresenta oltre il 12% della produzione globale di petrolio greggio. Anche l’industria energetica del paese è stata duramente colpita dalle sanzioni occidentali imposte in risposta all’invasione dell’Ucraina. Nel frattempo, dal 1° marzo, la Russia vieta le esportazioni di benzina per sei mesi nel tentativo di compensare l’impennata dei prezzi del carburante nel paese. Kiev ha intensificato i suoi attacchi alle raffinerie russe a partire da quest’anno. Il 18 gennaio, l’Ucraina ha lanciato un attacco con droni contro un terminal petrolifero di San Pietroburgo, a circa 620 miglia dal confine ucraino. Un altro dei suoi attacchi con droni, vicino a San Pietroburgo il 21 gennaio, ha colpito un importante terminale di esportazione di gas – un impianto di gas condensato della Novatek PJSC nel porto di Ust-Luga – provocando un enorme incendio e interrompendo le forniture di carburante. Ust-Luga è il più grande porto baltico della Russia e il Servizio di sicurezza ucraino (SBU) ha rivendicato l'attacco, ha riferito il Kyiv Post. All'inizio di questo mese, Bloomberg ha riferito che le raffinerie costrette a interrompere le operazioni nell'arco di una settimana erano collettivamente responsabili del 12% della capacità nazionale di raffinazione del petrolio della Russia. Reuters stima che la cifra sia ora salita al 14%. L'ultimo hub petrolifero ad aver interrotto le operazioni a causa degli attacchi di droni ucraini è la raffineria di petrolio di medie dimensioni Kuibyshev, di proprietà di Rosneft, vicino alla città di Samara sul fiume Volga, ha riferito Reuters giovedì, citando due fonti industriali. La struttura è stata colpita la settimana scorsa. Sergey Vakulenko, studioso non residente presso il Carnegie Russia Eurasia Center, ha valutato a gennaio che le conseguenze saranno “serie” per l’industria petrolifera russa “se assistiamo all’inizio di un’ondata di attacchi contro le raffinerie di petrolio della Russia occidentale”. "In ogni caso, le riserve di resilienza e ingegnosità della Russia sembrano destinate a essere messe a dura prova. La velocità e la qualità delle riparazioni a Kstovo, Ust-Luga e Tuapse saranno indicatori chiave della preparazione di Mosca", ha detto Vakulenko. Il capo della SBU, Vasyl Malyuk, ha dichiarato questa settimana che c’è lei dietro tutti gli attacchi agli hub petroliferi russi e che essi continueranno, creando ulteriori problemi al leader russo.
Putin's oil industry is in trouble
 
Noi dovevamo restare senza gas, loro, pieni di petrolio, devono importare benzina
 
In questi casi, verrebbe da dire "Biziness 'r Biziness" .....

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.... segue il resto dell'articulo

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Le restrizioni introdotte a fine dicembre stanno iniziando a ottenere i primi effetti, soprattutto in Turchia. Chiunque faccia affari con entità russe sanzionate rischia di essere tagliato fuori dal sistema finanziario statunitense.

Il commercio tra la Russia e la Turchia sta rallentando, le aziende turche non riescono più a ricevere pagamenti dalle controparti russe e stanno chiudendo i conti bancari usati per le esportazioni nel Paese. Secondo il Kommersant, il principale quotidiano del mondo degli affari russo, il commercio russo-turco rischia di fermarsi completamente. Le esportazioni in Russia a febbraio sono diminuite di un terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, le importazioni (per lo più petrolio) si sono quasi dimezzate. Ankara ha definito la situazione come la conseguenza di una causa di forza maggiore su cui può fare poco, poiché le banche stanno interrompendo le transazioni per il timore delle sanzioni secondarie alla Russia introdotte dagli Stati Uniti il 22 dicembre dell’anno scorso.

Questa misura è lo strumento più potente e temuto della capacità di coercizione economica statunitense,
e il più controverso. Una volta introdotte, gli operatori (banche e imprese) sono costretti a diventare estremamente cauti anche solo ad avvicinarsi alla violazione delle regole, diventando parte attiva nella pressione contro l’economia del Paese sanzionato indipendentemente dalle decisioni dei loro governi.

Ciò avviene perché in questo caso il meccanismo sanzionatorio è automatico, non richiede indagini, né il consenso dei Paesi terzi. Se i clienti di una banca hanno una transazione con persone fisiche o entità societarie incluse nell’interminabile elenco degli Special Designated Nationals (Sdn), la banca e l’azienda in questione vengono immediatamente esclusi dal sistema finanziario statunitense, uscendo di fatto dal sistema globale.

Un esempio recente della potenza delle sanzioni secondarie è l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa) nel 2018, una decisione unilaterale di Donald Trump che – senza stracciare formalmente un patto che restava sottoscritto da Cina, Russia, Regno Unito, Francia, Germania e Unione europea – lo ha neutralizzato rendendo impossibile fare affari con l’Iran senza essere esclusi dall’economia statunitense.

La Reuters riporta che ci sono problemi analoghi anche con le transazioni della Russia con gli Emirati Arabi Uniti e con la Cina, soprattutto per quel che riguarda il commercio del petrolio, con le compagnie russe che si trovano costrette ad affrontare ritardi nei pagamenti. In questo caso a preoccupare gli operatori è la combinazione tra le sanzioni secondarie e il price-cap sul greggio russo, introdotto a dicembre 2022 dal G7 e dall’Ue.

Le banche di questi Paesi hanno aumentato i controlli iniziando a chiedere documentazione aggiuntiva per assicurarsi che gli accordi siano conformi ai massimali di prezzo del price-cap, e che tutte le società e le persone coinvolte nelle transazioni non facciano parte dell’elenco SDN. Reuters menziona alcune delle grandi banche che stanno intensificando i controlli: le turche Ziraat e Vakifbank; le emiratine First Abu Dhabi Bank, Dubai Islamic Bank e Mashreq; e le cinesi Chinese Icbc e Bank of China.

L’ordine esecutivo del presidente Biden è stato emanato poco più di tre mesi fa e questi sono solo i primi effetti delle sanzioni secondarie, che nel corso del 2024 faranno molto male all’economia russa. Tuttavia, rimane una questione di fondo che non bisogna mai dimenticare quando si parla di sanzioni: anche se queste misure iniziano a sortire gli effetti desiderati, nel mondo è pieno di Paesi che vogliono continuare a fare affari con la Russia e aiutare il regime di Vladimir Putin a sopravvivere. :rolleyes: :eek:

Ieri la governatrice della Banca centrale russa Elvira Nabiullina ha incontrato l’ambasciatore iraniano a Mosca per discutere di come intensificare la cooperazione bancaria tra Russia e Iran. A dicembre il governatore della Banca centrale iraniana Mohammad Reza Farzin ha dichiarato che Mosca e Teheran avrebbero firmato entro marzo 2024 un accordo per commerciare esclusivamente con le loro valute nazionali, senza usare dollari statunitensi.

Pochi giorni fa un’inchiesta del Financial Times ha rivelato che la Russia sta violando le sanzioni delle Nazioni Unite fornendo petrolio alla Corea del Nord, probabilmente come forma di pagamento per le munizioni e gli armamenti che riceve dal regime di Kim Jong-un. Pyongyang è soggetta a un tetto rigoroso sui trasferimenti di petrolio, una sanzione imposta nel 2017 dal Consiglio di sicurezza dell’Onu (quindi anche da Mosca) dopo una serie di test sulle armi nucleari.

Come scrive il politologo Hal Brands nella sua ultima analisi per Foreign Affairs, nonostante non stiano costruendo un sistema di alleanze ufficiali e strutturate come quelle degli Stati Uniti, i legami tra le autocrazie revisioniste dell’Eurasia – Russia, Cina, Iran e Corea del Nord – si stanno intensificando e sono estremamente pericolosi.

«Nonostante le sanzioni occidentali e le orribili perdite militari, Mosca ha continuato a portare avanti la guerra grazie ai droni, ai proiettili e ai missili forniti da Teheran e Pyongyang. L’economia russa è rimasta a galla perché la Cina ha assorbito le esportazioni russe, e fornito ai russi microchip e altri componenti a duplice uso», scrive Brands, che poi conclude: «Proprio come Adolf Hitler fece affidamento sulle risorse eurasiatiche per contrastare il blocco britannico, Putin fa affidamento sull’Eurasia per contenere i danni del suo confronto con l’Occidente».
https://www.linkiesta.it/2024/03/russia-sanzioni-secondarie-effetti/
 
Ultima modifica:
Alla compagnia aerea “turca” Southwind Airlines, che aveva ereditato tutti gli aerei della compagnia russa Nordwind Airways e che copriva le rotte dalla Turchia a Minsk sorvolando i paesi EU, è stato vietato di sorvolare l'EU.

Il volo di oggi da Minsk è stato cancellato e ad aprile non ci sono voli.

Alla fine dello scorso anno la compagnia turco-russa Southwind Airlines, collegata alla russa Pegas Touristik, ha iniziato a volare sulla rotta Minsk-Istanbul non attraverso la Russia, ma attraverso il territorio dell'UE.

Ciò è stato possibile perché questa compagnia aerea è stata fondata solo nel 2022 e ha affermato (sulla carta) di essere una “compagnia aerea turca”.

In realtà il proprietario è il tour operator russo Pegas Touristik, Ramazan Akpynar, e la flotta della compagnia aerea originariamente era composta da aerei della compagnia russa Nordwind Airlines.

La Dutch Aviation Society riferisce che il 28 marzo 2024 l'UE ha vietato alla Southwind Airlines di volare dalla Turchia verso e attraverso l'UE.

Ciò è avvenuto dopo che Southwind Airlines ha presentato domanda all'Agenzia finlandese per i trasporti e le comunicazioni (Traficom) per avviare voli per la Finlandia, ma è stata respinta perché hanno visto che la compagnia aerea in questione non era in realtà turca ma russa.

"Abbiamo concluso che la compagnia aerea e il suo controllo sono legati alle parti interessate russe", ha affermato l'amministratore delegato di Traficom.

Le autorità aeronautiche europee a Bruxelles hanno concordato con la decisione di Traficom e l'hanno estesa a tutta l'UE.

Questa decisione dell'UE ha avuto un impatto immediato su Southwind Airlines, la compagnia aerea ha effettuato il suo ultimo volo sulla rotta Istanbul-Minsk attraverso il territorio dell'UE il 28 marzo.

Il volo successivo sulla stessa rotta (STW625) il 29-30 marzo aveva già attraversato il territorio della Russia.

L'aereo, arrivato a Minsk ieri sera, avrebbe dovuto tornare a Istanbul alle 01:35, ma ciò non è avvenuto, l'aereo è ancora a Minsk e la sua partenza è indicata come cancellata. Inoltre, tutti i biglietti per ulteriori voli da/per Minsk sono scomparsi dal sito web della compagnia aerea.

www.twitter.com/Hajun_BY/status/1774010079760564581
 
In generale da inizio anno voli per e dalla Bielorussia sono un incubo. Alla fine a febbraio ho dovuto fare volare a Dubai una cara amica per poterci vedere.
L'alternativa era andare a Vilnius e lei uscire dal paese ma anche qui altro cinema, 12h di coda alla dogana con l'Europa non ha minimamente senso.

Meglio non parlare poi dei costi, con le stesse cifre quasi volo a Singapore.
Però va tutto bene cari amici Russi, la verità è che il resto del mondo va dove gli pare mentre tutta la sfera russa è sempre più chiusa su se stessa.
 
In generale da inizio anno voli per e dalla Bielorussia sono un incubo. Alla fine a febbraio ho dovuto fare volare a Dubai una cara amica per poterci vedere.
L'alternativa era andare a Vilnius e lei uscire dal paese ma anche qui altro cinema, 12h di coda alla dogana con l'Europa non ha minimamente senso.

Meglio non parlare poi dei costi, con le stesse cifre quasi volo a Singapore.
Però va tutto bene cari amici Russi, la verità è che il resto del mondo va dove gli pare mentre tutta la sfera russa è sempre più chiusa su se stessa.
Per ritornare in Bielorussia è più semplice che uscirne?
 
In frontiera dalla Lituania con passaporto bielorusso decisamente si.
Si passa dalle 12+ore di coda all'ora scarsa.
I voli sono sempre o da Emirati arabi o da instanbul, dal resto d'Europa non c'è più nulla, tutto cancellato.
---> ma i belorussi che pensano di putin e di questa guerra? per loro come finirà?
 
---> ma i belorussi che pensano di putin e di questa guerra? per loro come finirà?
Non credo di poter parlare per i Bielorussi ho un campione troppo piccolo.
Tuttavia ho rapporti con due medici e una farmacista e quello che ti posso dire è che ogni volta che si va sull'argomento si svia sempre anche se si è a 5000km di distanza da Minsk.
C'è del palese terrorismo mischiato a paura e rassegnazione, vedo le stesse scene dei paesini italiani in mano alla mafia dove nessuno sa nulla se chiedi ma tutti sanno tutto; hanno la paura di essere spiati sempre e comunque.
Stessa identica cosa.

La realtà dei fatti è che se ne vogliono andare ma lo stato si sta avvitando su di loro. Sono brave persone, intelligenti ma sono nate nel posto sbagliato.
Per loro comunque la loro nazione NON è in guerra con nessuno, attualmente stanno facendo passare il messaggio che l'occidente brutto e cattivo li sta sabotando poiché amici della Russia.
 
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