Mi spiace, so che gioco fuori casa, ma per me Rosai è di tutta un'altra poesia "umana".
La penso come te.
Probabilmente dipende dal fatto che di quel periodo storico ho un approccio più letterario e le strade di Rosai rimandano a certa letteratura (Vasco Pratolini, per intenderci).
Qualche giorno fa ho rivisto dopo tanti anni il film Cronaca familiare di Valerio Zurlini, tratto dall'omonimo romanzo di Pratolini, e alla cui sceneggiatura collaborò lo stesso scrittore.
È un film rosaiano, la fotografia di Rotunno è chiaramente impostata per dare un taglio prettamente rosaiano al film: le vie della città vengono inquadrate con un chiaro rimando ai toni tipici di Rosai. Nella povera stanza dove alloggia il protagonista (trattandosi di un'opera autobiografica è la stanza del giovane e squattrinato Pratolini) è appeso un solo quadro, ripreso in primo piano, e si tratta di un Rosai. Del resto è nota la profonda amicizia tra Pratolini e Rosai: per un periodo Pratolini fu ospite nello studio di Rosai e in una scena del film li si vede uscire da un cinema.
Nelle strette e cupe vie di Rosai, dietro le cui curve non sai cosa ti aspetta, a volte c'è la morte in attesa: ed è proprio la morte che giunge, dolorosa, in un letto di ospedale, per Ferruccio, il giovanissimo fratello di Pratolini.
Il film si chiude con la dedica struggente di Vasco al fratello:
"Ora mi dico che per gli spiriti più immacolati e più corrotti la morte è sempre un’assuefazione di vita, è il compimento di una conoscenza. E per le anime non più pure e non ancora peccatrici, che non conobbero né il sapore della rinuncia né il gusto dell'offesa? “Poiché dei poveri di spirito sarà il regno dei cieli” disse il Cristo. Se così è, la tua anima splende nell'Eterno più alto."