FIR over 35/100 k che documentazione fornire III

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

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Anche a me ancora niente

Sorpresa di fine anno... un anno che si sta concludendo tra 1000 soddisfazioni generali... TOP negli ultimi 15 anni...!!! (y)

Proprio oggi... mi è finalmente arrivata la SECONDA RATA del rimborso FIR di Banca Etruria...!!! !;)

Buon Anno a tutti e speriamo che il 2024 sia fortunato anche per coloro che stanno attendendo ancora un primo rimborso... alla fine io spero che TUTTI vengano rimborsati al 100%...!!! (y)
 
Sorpresa di fine anno... un anno che si sta concludendo tra 1000 soddisfazioni generali... TOP negli ultimi 15 anni...!!! (y)

Proprio oggi... mi è finalmente arrivata la SECONDA RATA del rimborso FIR di Banca Etruria...!!! !;)

Buon Anno a tutti e speriamo che il 2024 sia fortunato anche per coloro che stanno attendendo ancora un primo rimborso... alla fine io spero che TUTTI vengano rimborsati al 100%...!!! (y)
Charles, mi perdoni, so che non lo fa apposta ma a leggere certe affermazioni qualcuno potrebbe sentirsi perculato
 
Charles, mi perdoni, so che non lo fa apposta ma a leggere certe affermazioni qualcuno potrebbe sentirsi perculato

E perchè mai... io sono il primo che si è sempre battuto e mi batterò per riavere il 100% di quanto investito in Banca Etruria... e lo dico da anni... anche sotto forma di detrazioni fiscali... andrebbe comunque bene... avere il 40% cash + 60% in forma di detrazione IRPEF... consentirebbe a tutti di riavere per intero il malloppo ingiustamente azzerato...!!! (y)
 
E perchè mai... io sono il primo che si è sempre battuto e mi batterò per riavere il 100% di quanto investito in Banca Etruria... e lo dico da anni... anche sotto forma di detrazioni fiscali... andrebbe comunque bene... avere il 40% cash + 60% in forma di detrazione IRPEF... consentirebbe a tutti di riavere per intero il malloppo ingiustamente azzerato...!!! (y)

Ah già... la priorità è stato il 110% a vantaggio di chi i soldi li ha già...!!! Perdonate l'ironia...!!!
 

Fir, missione compiuta: sono partiti gli ultimi bonifici​

  • Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
  • 30 Dec 2023
Per il Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) siamo all’ultimo atto. A 5 anni esatti dalla sua istituzione, lo strumento con cui il ministero dell’Economia ha ristorato parzialmente le perdite subite dai titolari di azioni e obbligazioni subordinate in seguito al crac di alcuni istituti di credito, tra cui Bpvi e Veneto Banca, termina la sua funzione. Ieri l’associazione veneta dei risparmiatori «Ezzelino da Onara» ha infatti comunicato di avere avuto conferma dalla Consap (il soggetto incaricato di gestire i 1.575 milioni del Fir) dell’invio degli ultimi bonifici agli aventi diritto al rimborso. Si tratta di importi corrispondenti al 10% del valore perduto con l’azzeramento delle azioni, calcolato sul loro prezzo di acquisto. La parte preponderante, il 30%, era stato già liquidato negli anni scorsi. Rimane irrisolta la posizione di alcune migliaia di risparmiatori che si sono visti respingere l’istanza di indennizzo, a causa di errori nella comunicazione dei propri redditi e beni mobili, anche per il mancato accoglimento nel ddl Bilancio di un’istanza in questo senso avanzata dal senatore Pierantonio Zanettin (FI).
 

Fir, missione compiuta: sono partiti gli ultimi bonifici​

  • Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
  • 30 Dec 2023
Per il Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) siamo all’ultimo atto. A 5 anni esatti dalla sua istituzione, lo strumento con cui il ministero dell’Economia ha ristorato parzialmente le perdite subite dai titolari di azioni e obbligazioni subordinate in seguito al crac di alcuni istituti di credito, tra cui Bpvi e Veneto Banca, termina la sua funzione. Ieri l’associazione veneta dei risparmiatori «Ezzelino da Onara» ha infatti comunicato di avere avuto conferma dalla Consap (il soggetto incaricato di gestire i 1.575 milioni del Fir) dell’invio degli ultimi bonifici agli aventi diritto al rimborso. Si tratta di importi corrispondenti al 10% del valore perduto con l’azzeramento delle azioni, calcolato sul loro prezzo di acquisto. La parte preponderante, il 30%, era stato già liquidato negli anni scorsi. Rimane irrisolta la posizione di alcune migliaia di risparmiatori che si sono visti respingere l’istanza di indennizzo, a causa di errori nella comunicazione dei propri redditi e beni mobili, anche per il mancato accoglimento nel ddl Bilancio di un’istanza in questo senso avanzata dal senatore Pierantonio Zanettin (FI).

Quindi io ero uno degli ultimi a questo punto... arrivato giusto ieri...!!!
 
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Cari Commilitoni

Siamo sempre noi, l'ultimo batagglione in guerra (in senso metaforico si intende).

E sempre in senso metaforico siamo ancora impegnati sul fronte più duro.

Chi impegnato altrove ha già portato a casa quasi tutto e si sta godendo con serenità le feste.

Rammento a me stesso che quando la liquidazione della banche si chiuderà (forse nel 2023? bravo chi lo sa....negli USA ci mettono pochi anni per chiudere liquidazioni noi decenni) sotto l'albero salterò fuori un ulteriore credito fiscale del 26 per cento. Se mi metto a fare i conticini c'è gente che chiuderà con un beneficio, salvo che non cambi la legge.

A questo punto spero vivamente che la situazione si sblocchi nel 2025 e che trionfi la giustizia: altrimenti ci tocca un ulteriore sforzo di dover adire il Giudice (e quindi ulteriori tempi che si allungano: come i prigionieri di guerra in Russia torneremo a casa dopo anni).

Faccio comunque a Voi ed ai Vostri cari un sincero augurio di prospero e felice anno nuovo
 
Vedi l'allegato 2969553

Cari Commilitoni

Siamo sempre noi, l'ultimo batagglione in guerra (in senso metaforico si intende).

E sempre in senso metaforico siamo ancora impegnati sul fronte più duro.

Chi impegnato altrove ha già portato a casa quasi tutto e si sta godendo con serenità le feste.

Rammento a me stesso che quando la liquidazione della banche si chiuderà (forse nel 2023? bravo chi lo sa....negli USA ci mettono pochi anni per chiudere liquidazioni noi decenni) sotto l'albero salterò fuori un ulteriore credito fiscale del 26 per cento. Se mi metto a fare i conticini c'è gente che chiuderà con un beneficio, salvo che non cambi la legge.

A questo punto spero vivamente che la situazione si sblocchi nel 2025 e che trionfi la giustizia: altrimenti ci tocca un ulteriore sforzo di dover adire il Giudice (e quindi ulteriori tempi che si allungano: come i prigionieri di guerra in Russia torneremo a casa dopo anni).

Faccio comunque a Voi ed ai Vostri cari un sincero augurio di prospero e felice anno nuovo
Grazie e ricambio gli auguri
 

Il caso. Crac banche venete, i conti sui risarcimenti non tornano ancora​




Marco Birolinisabato 6 gennaio 2024
A fine anno erogati altri 200 milioni di risarcimento alle vittime dei fallimenti, ma ne restano altrettanti da distribuire. I timori dei risparmiatori veneti: «Non vorremmo fossero usati per altro»

Crac banche venete, i conti sui risarcimenti non tornano ancora


«Sarà nostro impegno, qualora ricevessimo dai cittadini l’incarico di governare questa Nazione, assicurarci che i fondi rimanenti del Fir (400 milioni di euro) vengano effettivamente spesi per gli indennizzi dei risparmiatori e non orientati verso altri progetti». Così scriveva nell’ottobre 2022 Giorgia Meloni, pochi giorni prima di vincere le elezioni, alle vittime del crac di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Una promessa mantenuta finora a metà: circa 200 milioni sono stati distribuiti a fine anno, ne restano altrettanti la cui sorte non è così certa. «C’è voluto un anno ma alla fine i soldi sono arrivati – dice Luigi Ugone, presidente dell’associazione “Noi che credevamo”, che rappresenta 3.300 azionisti rovinati dal crac – non sono mancati gli intoppi, perché qualche bonifico di Consap è finito su coordinate bancarie vecchie. Ma tutto sommato siamo soddisfatti: al 30% di risarcimento già versato si è aggiunto questo 10%. Finora le persone risarcite per i fallimenti delle banche in Italia sono 145 mila, l’80% dei quali veneti. C’è la sensazione di aver recuperato, oltre a parte del denaro perso, anche un pezzo di dignità».

Resta in bilico l’ultima tranche di circa 220 milioni (il Fondo per l’indennizzo dei risparmiatori disponeva in totale di 1 miliardo e 575 milioni di euro), sulla carta già vincolati allo scopo. «In questo ultimo anno non abbiamo più sentito direttamente la presidente Meloni, ma i contatti con il suo staff e il governo sono continuati – dice Ugone – Pochi giorni fa abbiamo visto anche il vicepremier Matteo Salvini. Ci hanno garantito che presto arriverà anche questa ultima tranche, ma non siamo del tutto tranquilli…”». Ugone spiega che «alcuni senatori veneti hanno raccolto a Roma voci poco rassicuranti: visti i tempi difficili, non vorremmo che fossero destinati ad altro. Significherebbe risparmiare sulla testa di 200mila famiglie che hanno perso 10 miliardi di euro. Così come ci dispiacerebbe che questi soldi venissero spesi per altro, magari per portare armi in un Paese in guerra».

Nel Nordest la ferita fatica a rimarginarsi
. Troppo grande il danno economico, senza contare le macerie psicologiche e morali lasciate dallo scandalo. «Per noi è stato uno tsunami – sospira Ugone – si è spezzato quel legame di profonda fiducia che c’era con le nostre banche. Un dramma dimenticato troppo in fretta a livello nazionale: si parla spesso di grandi questioni, ma la politica purtroppo ha perso di vista i piccoli grandi problemi dei territori. Specialmente del nostro, che così tanto ha dato al Paese… Occorre capire che quando si incrina la credibilità dei vertici bancari i costi sono enormi: se la gente tiene i soldi sotto il materasso si inceppa l’intero sistema economico».

Il senso di amarezza è amplificato anche da una vicenda giudiziaria complessa e non ancora conclusa. Tre settimane fa la Corte di Cassazione ha congelato il suo verdetto su Gianni Zonin, l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza che in appello aveva rimediato 3 anni e 11 mesi (pena quasi dimezzata rispetto al primo grado). Prima di pronunciarsi, i supremi giudici vogliono il parere della Corte Costituzionale sulla maxi confisca di 963 milioni di euro a carico degli imputati. «Ma noi non cerchiamo vendetta, soltanto giustizia» rimarca Ugone, che poi aggiunge: «Visti i poteri e le pressioni che si sono messi di mezzo è già qualcosa che il procedimento sia andato avanti».
Don Matteo Zorzanello, direttore della pastorale sociale del lavoro di Vicenza, è stato fin dall’inizio al fianco di chi in un attimo ha perso tutto. «Quel che resta è un senso di tradimento, ben descritto dal recente film di Antonio Albanese (Cento domeniche, presentato a novembre proprio a Vicenza e ispirato al crac delle banche venete, ndr) - spiega – Stiamo parlando della banca del paese, dove andava il papà e prima ancora il nonno. Un prolungamento della famiglia. Per questo è stato come essere traditi da una moglie o da un marito. Non è stato solo un imbroglio, ma una vera coltellata alle spalle. L’ultima cosa che ti aspettavi era essere fregati non da un forestiero, ma da uno di noi». L’inganno “a casa propria” ha lasciato segni profondi nell’intera comunità. «Prima del crac ci si confrontava sulle scelte locali, penso alla costruzione della caserma Dal Molin. Chi era a favore, chi contro. Ora invece ognuno si è ritirato nel suo guscio. Il pensiero comune è: tanto a cosa serve, anche se protesto o dico la mia decidono altrove. Un atteggiamento di sfiducia che si è tradotto anche nel voto, con un’astensione mai vista in passato».
La sciagura economica si è trasformata in malattia dell’animo. Come curarla? «Con una ritrovata partecipazione – osserva don Zorzanello – che sarà poi il tema della settimana sociale di Trieste, in luglio. Occorre uscire dall’individualismo e dal ritiro nel privato. C’è l’ìdea di coinvolgere le comunità locali per ripensarsi e condividere insieme dei percorsi. Non bastano più gli input dall’alto, meglio fare rete con Comuni, scuole, associazioni. Solo così si può tentare di rimettere insieme i pezzi e riannodare i fili del tessuto sociale».
 
Non solo hanno inserito delle date e dei paletti assurdi per pagare meno truffati, ma adesso vogliono addirittura sottrarre dei fondi già stanziati da una legge ordinaria dello stato (220 milioni) per destinarli ad altri fini che nulla hanno a che vedere con i risarcimenti previsti per la TRUFFA EPOCALE che hanno organizzato.

Non vi è mai fine al peggio!!
 
A proposito della minusvalenza, la mia consulente (si può chiamarla così????) di Banca Intesa mi ha detto che loro non accettano nessuna vendita delle azioni delle nostre ex banche. Io avevo pensato di venderle a mia sorella che ha un conto presso la stessa filiale, ma appunto la filiale non mi fa l'operazione.
 
Non solo hanno inserito delle date e dei paletti assurdi per pagare meno truffati, ma adesso vogliono addirittura sottrarre dei fondi già stanziati da una legge ordinaria dello stato (220 milioni) per destinarli ad altri fini che nulla hanno a che vedere con i risarcimenti previsti per la TRUFFA EPOCALE che hanno organizzato.

Non vi è mai fine al peggio!!
le hanno inserite dopo 3 anni che continuavano a chiedere assurdi documenti facilmente reperibili da loro stessi
 
Pubblicato il 26/02/2024
N. 03804/2024 REG.PROV.COLL.

N. 11184/2023 REG.RIC.

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REPUBBLICA ITALIANA​

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio

(Sezione Seconda)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 11184 del 2023, proposto da:
Luciano De Lisa, rappresentato e difeso dall'avvocato Francesco De Filippis, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

contro

Ministero dell'Economia e delle Finanze, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Generale dello Stato, domiciliataria ex lege in Roma, via dei Portoghesi, 12;

nei confronti

Banca Popolare di Vicenza S.p.A. in Liquidazione Coatta Amministrativa, in persona del legale rappresentante pro tempore, non costituita in giudizio;
Unicredit Spa, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dagli avvocati Mario Sanino, Lorenzo Coraggio, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

per l'annullamento

- del provvedimento a firma del Fondo Indennizzo Risparmiatori Consap SpA – Direzione

Promozione Nuove Iniziative e Garanzie Finanziarie, notificato il 26.5.2023, avente ad oggetto

“Prot. 0097106/23 – Riscontro post-Commissione riesame…”;

- di ogni altro atto o provvedimento lesivo, ancorché non noto, comunque connesso, preordinato o conseguente;

nonché per l'accertamento

del diritto del ricorrente al riconoscimento e all'erogazione dell'indennizzo richiesto, e di condanna dell'Amministrazione al rilascio del relativo provvedimento di attribuzione del beneficio.




Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio di Unicredit Spa e del Ministero dell'Economia e delle Finanze;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 14 febbraio 2024 il dott. Igor Nobile e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.




FATTO e DIRITTO

1. Con ricorso notificato a mezzo pec in data 25.7.2023 ai soggetti in epigrafe, nonché depositato il 4.8.2023, il ricorrente ha adito questo Tribunale per l’annullamento, previa sospensione cautelare:

- del provvedimento a firma del Fondo Indennizzo Risparmiatori Consap SpA – Direzione

Promozione Nuove Iniziative e Garanzie Finanziarie, notificato il 26.5.2023, avente ad oggetto

“Prot. 0097106/23 – Riscontro post-Commissione riesame…”;

- di ogni altro atto o provvedimento lesivo, ancorché non noto, comunque connesso, preordinato

o conseguente;

- nonché per l’accertamento al riconoscimento e all’erogazione dell’indennizzo richiesto e per la condanna dell’Amministrazione al rilascio del relativo provvedimento di attribuzione del

beneficio.

2. Con la presente iniziativa processuale, l’odierno ricorrente avversa la determinazione con la quale veniva notiziato del fatto che la Commissione tecnica istituita presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva respinto nuovamente l’istanza di rimborso presentata il giorno 11.6.2020 per la liquidazione dell’indennizzo ex L.145/2018 (istitutivo del FIR- Fondo Indennizzo Risparmiatori) in relazione all’acquisto di titoli obbligazionari (subordinati) emessi da Banca Popolare di Vicenza S.p.a. e dallo stesso acquistati sul mercato secondario nel 2016, per cui il ricorrente aveva a suo tempo rappresentato la sussistenza delle “violazioni massive” perpetrate dall’istituto bancario, di cui all’art. 7, comma 1, lett. d), punto (iii) del DM MEF del 10.5.2019.

In riscontro all’istanza di indennizzo, la Commissione, con nota del 30.12.2021, aveva richiesto documentazione bancaria integrativa, allo scopo di comprovare la sussistenza delle violazioni massive. In data 28.2.2022 il ricorrente riscontrava la summenzionata richiesta.

Con nota trasmessa il 28.6.2022, il ricorrente veniva notiziato della (prima) determinazione reiettiva adottata dalla Commissione, non risultando “ allegato il documento bancario comprovante le violazioni massive del TUF”.

Il ricorrente adiva allora questo Tribunale (ricorso r.g. 11373/2022), che si pronunciava, con sentenza n.4665/2023, pubblicata il 16.3.2023 (allo stato definitiva per mancata impugnazione), di accoglimento del ricorso, con conseguente annullamento del provvedimento di rigetto e fatto salvo l’esercizio ulteriore del potere provvedimentale in capo all’Amministrazione resistente.

L’Amministrazione riesercitava effettivamente il potere e, con la gravata determinazione, rigettava nuovamente l’istanza di indennizzo, ravvisando, quale elemento ostativo, che l’acquisto dei titoli obbligazionari era stato intermediato da Unicredit, operatore professionale (circostanza ritenuta preclusiva dell’accesso al Fir).

3. Il gravame veniva affidato ai motivi di seguito prospettati e come meglio articolati nel ricorso introduttivo:

- illogicità del provvedimento, nella misura in cui non considera che la domanda di indennizzo si fonda sulla sussistenza delle violazioni “massive” perpetrate dalla Banca Popolare di Vicenza e comprovate in atti, presupposto autonomo e indipendente dalla modalità di acquisizione dei titoli e, se del caso, dalla responsabilità di Unicredit (secondo le regole fissate dal Tuf). Peraltro, l’acquisto di detti titoli sarebbe avvenuto in totale autonomia dal ricorrente e Unicredit avrebbe fornito unicamente supporto materiale, attraverso la messa a disposizione della piattaforma informatica onde procedere all’acquisto dei titoli;

- violazione e/o elusione della sentenza del Tar n.4665/2023, la quale aveva sancito l’obbligo, per l’Amministrazione procedente, di conformarsi al giudicato, e nello specifico di riscontrare ex officio la sussistenza delle violazioni massive dedotte e allegate dall’istante;

- in correlazione al profilo precedente, violazione dell’art.10 bis L.n.241/90, posto che, nella seconda determinazione reiettiva, la p.a. ha considerato una circostanza ostativa (la supposta intermediazione professionale di Unicredit) già emergente nell’istruttoria e, tuttavia, non palesata nel primo provvedimento di rigetto dell’istanza.

4. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il tramite dell’Avvocatura Generale dello Stato, si costituiva in giudizio, in data 8.8.2023, per resistere al ricorso.

Si costituiva altresì in giudizio di Unicredit S.p.a., in data 28.8.2023, ad adiuvandum.

5. All’udienza pubblica del 14 febbraio 2024 la causa è stata quindi trattenuta in decisione.

6. Il ricorso è fondato, ai sensi e per gli effetti di cui infra.

Nella fattispecie in esame, è controversa la spettanza dell’indennizzo a carico del Fondo istituto con la legge n.145/2018 (rif. art.1, co.493 ss). L’istanza avanzata dal ricorrente, quale risparmiatore cd. non forfetario (ossia non legittimato all’indennizzo automatico ai sensi dell’art.1, co.502-bis L.n.145/2018), postula la spettanza di tale indennizzo, nella misura fissata dalla legge (art.1, co.497), in esito alla ritenuta comprova della sussistenza delle “violazioni massive” perpetrate dagli organi della banca, tale essendo il requisito fissato dalla legge per procedere al relativo riconoscimento. Peraltro, la Commissione istituita in seno al Ministero dell’Economia e delle Finanze, con apposita delibera del 19.12.2019 ha stabilito i criteri per la tipizzazione delle violazioni massive ai sensi del Tuf e, con riguardo agli strumenti emessi dalla Banca Popolare di Vicenza, ha individuato, con determina del 13.1.2022, il periodo (cd. sospetto), collocato nell’intervallo temporale “1/4/2009 – 16/02/2016”, nel quale è dato presumere che una siffatta violazione fosse sussistente.

Gli acquisti effettuati dal ricorrente si situano peraltro al di fuori di tale intervallo, risultando completati, attraverso la piattaforma informatica di Unicredit, come si evince nitidamente dagli allegati all’istanza, tra i mesi di marzo e novembre del 2016.

Nella prima determinazione reiettiva (nota del 28.6.22), la Commissione ha ritenuto che il ricorrente non avesse adeguatamente comprovato la sussistenza delle violazioni massive.

Senonchè, questo Tribunale, con la summenzionata sentenza n.4665/2023 (passata in giudicato per mancata impugnazione), ha annullato il (primo) diniego per violazione di legge, eccesso di potere per difetto di istruttoria e motivazione, rilevando che, sulla scorta del vigente ordito normativo, la sussistenza delle “violazioni massive”, afferenti al profilo della causalità materiale, anche per i titoli acquisiti al di fuori del periodo cd. sospetto, costituisce onere accertativo dell’organo pubblico incaricato ex lege di esaminare le istanze di accesso di Fir. Allo scopo, la predetta sentenza, nell’annullare il diniego in parola, sanciva l’obbligo di conformazione della p.a. attraverso il ri-esercizio del potere emendato dai vizi di legittimità accertati.

Stando a quanto si evince dall’esposizione dei fatti e del corredo documentale al presente ricorso, la Commissione ha adottato un nuovo (secondo) provvedimento di diniego (comunicato con nota del 26.5.2023), valorizzando, in termini ostativi, la circostanza che l’acquisto di titoli nella fattispecie sarebbe avvenuto per il tramite di un operatore professionale quale intermediario (Unicredit), talchè il riconoscimento dell’indennizzo sarebbe precluso ai sensi dell’art.1, co.501 della l.n.145/2018.

Ciò posto, ad avviso del Collegio risultano fondate le doglianze di parte ricorrente tese a stigmatizzare la violazione delle statuizioni coperte da giudicato, nonché dell’art.10-bis l.n.241/90 e, più in generale, del principio, di elaborazione pretoria, del cd. one-shot, che individua i rapporti fra giudicato di annullamento e riedizione del potere amministrativo.

Secondo tale principio, più volte recepito nei recenti arresti giurisprudenziali, “dopo che il ricorrente ha ottenuto dal giudice amministrativo l'accoglimento della domanda di annullamento, è dovere della stessa P.A. riesaminare una seconda volta soltanto l'affare nella sua "interezza", sollevando tutte le questioni rilevanti, con definitiva preclusione per l'avvenire di tornare ancora a decidere sfavorevolmente per il privato, sollevando questioni in precedenza trascurate: con ciò evitando che la P.A. possa riprovvedere più volte a sfavore del ricorrente, con successivi reiterati annullamenti in sede giurisdizionale delle determinazioni da quella assunte, eludendo in tal modo l'obbligo di soddisfare effettivamente l'interesse sostanziale del ricorrente. Tale principio costituisce il punto di equilibrio tra due opposte esigenze: la garanzia di inesauribilità del potere di amministrazione attiva e la portata cogente del giudicato di annullamento con i suoi effetti conformativi” (da Tar Brescia, 16.1.2023, n.47; v., in senso conf., quam multis, Consiglio di Stato, 8.1.2019, n.144).

Al riguardo, si parla tradizionalmente di “one-shot temperato”, allorchè la p.a. conservi, all’atto del secondo provvedimento (e quindi in seguito al primo giudicato di annullamento), la facoltà di un’ampia e completa valutazione della fattispecie caratterizzata da discrezionalità, anche mediante la possibilità di introdurre nuovi elementi o ragioni che si contrappongono all’accoglimento dell’istanza; si parla invece di “one-shot puro” quando, nel secondo provvedimento, è preclusa alla p.a., la possibilità di introdurre elementi e valutazioni ostative non rappresentate nel primo provvedimento (ed emergenti comunque dagli atti istruttori acquisiti al procedimento).

Detto principio avrebbe trovato espressa codificazione nell’ambito dell’art.10 bis L.n.241/90 (quarto periodo), nel testo novellato ad opera dall’art.12, co.1 L.n.120/2020, secondo cui “in caso di annullamento in giudizio del provvedimento così adottato, nell’esercitare nuovamente il suo potere l’amministrazione non può addurre per la prima volta motivi ostativi già emergenti dall’istruttoria del provvedimento annullato”. Secondo autorevole interpretazione, infatti, tale disposizione avrebbe introdotto la regola del “one-shot puro”, limitatamente ai procedimenti ad istanza di parte e con l’esclusione delle procedure concorsuali e della materia previdenziale-assistenziale in base al quinto periodo del suddetto art.10-bis (v., in tal senso, Tar Pescara, 1.3.2023, n.107).

Con riguardo al caso in esame, giova premettere che la sentenza n.4665/2023, pur accogliendo il ricorso e annullando il primo diniego, faceva salvo il potere di riesaminare la vicenda, con l’obbligo di valutare appieno (ex officio) la sussistenza delle violazioni massive, anche se in riferimento ad un arco temporale successivo al cd. periodo sospetto. E’ quindi corretto che la parte ricorrente abbia promosso un ordinario giudizio ordinario di cognizione, anziché ricorso per ottemperanza ex art.112 cpa, atteso che il giudicato lasciava intatto sia il potere di provvedere che l’esercizio della discrezionalità in capo alla p.a..

La sentenza n.4665/2023 richiedeva dunque che la p.a., nel conformarsi alle relative statuizioni, valutasse ex officio la sussistenza delle violazioni massive; al contrario, la p.a., nel secondo provvedimento di diniego, non solo non ha compiuto una siffatta valutazione, ma- in chiara violazione del quarto periodo dell’art.10-bis l.n.241/90- ha introdotto un ulteriore elemento ostativo, non palesato nel precedente diniego. La circostanza che l’acquisto fosse stato perfezionato “tramite Unicredit” è infatti indicato espressamente negli allegati all’istanza (rif. pag.5).

In ogni caso, anche a volere fare applicazione della più tradizionale versione “temperata” del principio del “one-shot”, si evidenzia che non è stata a contrario fornita alcuna prova nel senso che l’attività di Unicredit abbia investito il merito dell’operazione di acquisto dei titoli e non si sia in verità limitata ad un ausilio meramente operativo, concernente la messa a disposizione della piattaforma di acquisto titoli. Anche in sede difensiva, la parte resistente non ha fornito puntuali elementi a confutazione della pretesa, neppure con le note depositate il 9.2.2024, in ogni caso da stralciare in quanto tardivamente depositate oltre il termine ex art.73, co.1 cpa.

Il (secondo) provvedimento di diniego va dunque annullato, in accoglimento del presente ricorso, giacchè adottato in violazione della portata conformativa della sentenza resa in precedenza fra le parti (n.4665/2023) e dell’art.10-bis L.n.241/90.

Nondimeno, proprio l’applicazione del principio del “one-shot” impedisce, quale conseguenza immediata e diretta, che la p.a. conservi ancora il potere di decidere in senso sfavorevole per il ricorrente per una terza volta, determinandosi pertanto la consumazione della discrezionalità della pubblica amministrazione e restando “precluso all'amministrazione di potere tornare a decidere sfavorevolmente nei confronti dell'amministrato anche in relazione ai profili non ancora esaminati” (in tal senso, Consiglio di Stato, 25.2.2019, n.1321).

Quanto precede implica che debba essere accolta, quindi, anche la domanda, formulata dal ricorrente, di condanna ad adottare il provvedimento di attribuzione dell’indennizzo, nella misura fissata dalla legge e fatto salvo lo scorporo di eventuali pagamenti parziali, sussistendo le condizioni fissate dall’art.34, co.1, lett. c) secondo periodo cpa, atteso che, come detto, con l’adozione del secondo provvedimento di diniego, illegittimamente adottato, l’Amministrazione:

- ha consumato la discrezionalità assegnata dalla L.n.145/2018 per l’esame di siffatte istanze di indennizzo;

- in difetto di prova contraria rispetto alla fondatezza sostanziale della pretesa, avito riguardo altresì alla complessiva prospettazione delle ragioni della parte ricorrente, deve ritenersi preclusa la possibilità di provvedere una terza volta in modo sfavorevole per il privato istante.

7. Per quanto precede, il ricorso va accolto ai sensi di cui in motivazione e, per l’effetto:

- si dispone l’annullamento del provvedimento di diniego ad opera del Ministero dell’Economia e delle Finanze, notificato il 26.5.2023;

- si condanna l’Amministrazione resistente a provvedere al rilascio del provvedimento di ammissione all’indennizzo e di liquidazione dei relativi emolumenti in favore del ricorrente, in conformità ai criteri fissati dalla legge n.145/2018, e fatta salva la necessità di scorporare gli eventuali importi medio tempore corrisposti in via parziale.

Le spese di giudizio possono venire compensate integralmente fra le parti, in ragione della particolarità della vicenda controversa.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie ai sensi e per gli effetti di cui in motivazione.

Spese compensate.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 14 febbraio 2024, con l'intervento dei magistrati:





Francesco Riccio, Presidente

Giovanna Vigliotti, Referendario

Igor Nobile, Referendario, Estensore









L'ESTENSOREIL PRESIDENTE
Igor NobileFrancesco Riccio
IL SEGRETARIO
 
Ciao a tutti... ma adesso dico... con tutti i soldi che hanno buttato nel 110%... con tutti i BTP che stanno stampando con cartastraccia... cosa costerebbe stampare dei BTP a risarcimento dei truffati delle banche... con risarcimento al 100% per tutti...??? Penso basti un click...!!! Qui manca la volontà... ragazzi...!!! (y)
 

Fir, in Veneto 800milioni indennizzi a 55mila soci. Ex popolari, il bilancio di Consap. Mapericomitati lapartita non è chiusa​

  • Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
  • 29 Feb 2024
  • Di Federico Nicoletti
Banche venete, ai soci azzerati dal Fondo indennizzo risparmiatori sono arrivati in Veneto ristori per 800 milioni di euro. Il quadro definitivo dell’operazione iniziata con i primi pagamenti a fine 2020 viene dai dati comunicati dalla Consap, la società del ministero dell’Economia a cui era stata affidata la gestione delle domande e poi dei pagamenti decisi per quelle ammesse dalla commissione tecnica.
Numeri pubblicati ieri sul sito internet del Corriere della Sera, in un’inchiesta della redazione di Dataroom sui costi di liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ma anche delle quattro banche già risolte prima (Etruria, Cariferrara, Marche e Carichieti), a cui si aggiungono alcune banche di credito cooperativo, anche loro liquidate: in Veneto le due Bcc dell’Alta Padovana di Campodarsego, con 314 domande indennizzate con 99.328 euro, e la Bcc Crediveneto di Montagnana, sempre nel Padovano, dove le domande accolte sono state 881 per 1,8 milioni.
La parte del leone, per numero di richieste e valore degli indennizzi, la fanno le due ex popolari venete, Bpvi e Veneto Banca. Nel complesso, ai 52.378 soci indennizzati della prima, sono andati oltre 624 milioni e 887 mila euro, di cui 150 milioni giunti con il conguaglio del 10%. Ai 34.216 soci indennizzati di Veneto Banca sono andati 423 milioni e 690 mila euro, di cui 115 giunti con il 10%. Insieme, le due banche valgono l’80% del miliardo e 354 milioni trasferiti ai soci. Le altre banche seguono da distante: ai 15 mila soci di Banca Marche sono andati 85 milioni di euro, ai 16 mila di Cariferrara 66, ai 10 mila di Banca Etruria 40.
Su scala regionale, poi, anche qui è il Veneto a far la parte del leone. In questo caso a 55.433 risparmiatori (le domande pre s ent a te sono 56.870) sono andati 797,8 milioni di euro. Le due cifre maggiori sono concentrate a Vicenza, con 21.485 indennizzati (22.078 domande) per oltre 337 milioni pagati, e a Treviso, dove i 18.557 risparmiatori indennizzati (18.948 domande) hanno ricevuto 283,9 milioni di euro. Più contenuti i numeri delle altre province venete, con oltre 5.500 soci indennizzati a Padova, per oltre 76 milioni di euro, oltre 4 mila a Venezia, per 46, e 3.400 a Verona, per 36.
Più staccate le altre regioni, dove tra l’altro le cifre maggiori corrispondono alle aree di maggior espansione delle ex popolari venete. Così 110 milioni sono andati a 7.900 soci del Friuli Venezia Giulia, dov’era attiva Bpvi, 87 nelle Marche a 16 mila soci, dove oltre a Banca Marche era attiva Veneto Banca nell’area di Fabriano, 74 in Lombardia per 6.140 rimborsati, 50 in Piemonte a 5.100 persone, dove Veneto Banca era attiva con Popolare Intra e Bim, 39 milioni a 9.500 soci in Toscana, dove a Prato era attiva Bpvi, 30 milioni a tremila soci in Puglia, dov’era la controllata di Montebelluna Banca Apulia.
Sul fronte operativo, poi, il presidente di Consap, Sestino Giacomoni, rileva come la società «lavorando con efficacia e tempismo, si è dimostrata all’altezza dei compiti affidatile dal governo, realizzando la sua funzione sociale». «La capacità nell’effettuare pagamenti massivi - aggiunge l’ad Vincenzo Sanasi d’Arpe - è stata determinante nella gestione del Fir, di cui Consap ha curato l’istruttoria di 144 mila domande. I bonifici effettuati sono stati 269 mila, per oltre 1.350 milioni di euro, di cui 125 mila per 324 milioni con il 10% di dicembre».
Ma se la partita del Fir si è chiusa a fine 2023, a non considerarla tale sono ancora i comitati dei soci. In ballo resta il tentativo di far rientrare gli esclusi, anche di fronte ai 150 milioni ancora mancanti della dotazione Fir. «Intanto non è stata spesa l’intera dotazione - dice Luigi Ugone di Noi che credevamo nella Bpvi - chiediamo una redistribuzione ulteriore o di rimettere in gioco i 4 mila esclusi, tra indicazioni di reddito sbagliati, errori formali e mancanza di documenti. Siamo stati giusto a Roma al Mef lunedì». «La notizia più rilevante dei numeri Consap è che ci sono diecimila domande rigettate - aggiunge Patrizio Miatello del comitato Ezzelino -. Sono quasi il 7% e se si tiene conto che 3.200 erano quelle rigettate sui valori di reddito errati, vuol dire che ci sono seimila domande rigettate per errori formali. Ma non tornano poi anche i conti sui fondi ancora non usati, per noi oltre i 200 milioni. Non sono fondi pubblici ma dei conti dormenti: è sacrosanto che debbano andare alle vittime accertate».
 
Ciao a tutti... ma adesso dico... con tutti i soldi che hanno buttato nel 110%... con tutti i BTP che stanno stampando con cartastraccia... cosa costerebbe stampare dei BTP a risarcimento dei truffati delle banche... con risarcimento al 100% per tutti...??? Penso basti un click...!!! Qui manca la volontà... ragazzi...!!! (y)

Dopo la fatica che è stata fatta per ottenere le legge FIR 2018, con perenni riunioni tra associazioni e politici prendendo i soldi DAI FONDI DORMIENTI, adesso vogliono provare a SOTTRARRE per altri fini più di 220 milioni ancora da distribuire.

Comportamento assolutamente inaccettabile !!!
 
Ciao

di solito non rispondo alle mail di questo tipo (che ringrazio sempre chi fa questi auspici: "dai ragazzi non perdetevi d'animo, tanto io ho già preso e solidarizzo con voi"). Ci sono in giro tanti ottimi testi di diritto pubblico dell'economia e di diritto privato cui volentieri rimando.

Però siccome questo forum è letto da tantissimi (anche se non soprattutto non risparmiatori) vorrei precisare un punto fondamentale.

Quelli del FIR non sono soldi pubblici. Sono soldi dei conti dormenti e quindi di privati, gestiti dallo Stato.

Non sono soldi pubblici perchè non hanno titolo per essere introitati dallo Stato (sono fuori dall'art. 23 e dell'art. 53 della Carta). E neppure entrate di diritto privato (non c'è sinallagma tra prestazoni: cosa dà lo Stato in cambio dell'incasso?) o entrate confiscate dallo Stato per un reato commesso (che colpa ne hanno i creditori che si sono dimenticati di ritirare i propri crediti?).

Nello schema del diritto privato (dai tempi dell'antica Roma) le somme prescritte se le tiene in tasca il debitore (banalmente perché il creditore non ha esercitato il suo diritto).

Ora lo Stato ha espropriato banche, poste e assicurazioni di somme. Un bell'esproprio di Stato: quindi banalmente 1,5 miliardi in meno di utili per il sistema finanziario: li lasciavano a loro permettando un ingresso del fondo interbancario nelle banche traballanti sarebbe stato molto meglio per tutti: ma in Europa non hanno voluto. Con quei soldi si sarebbero salvate tutte la banche (mi ricorso quando Cariplo ha dovuto comprare delle banche al Sud perché Banca di Italia voleva togliere di mezzo quei buchi neri)

Ma questi soldi devono andare ai risparmiatori che sono stati truffati dalle mele marce di quel cestello (banche), con varie complicità o omissioni di precisi doveri (teste, occhi ed orecchi rivolte altrove).

La Gabbanelli è nell'errore. Ma anche chi fa discrosi del tipo 110 per cento e simili.

NON STIAMO PARLANDO DI SOLDI PUBBLICI
 
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