Francesca Woodman

Ci sto dietro da un po' e penso che oramai lascerò perdere. 6k per una edizione postuma a 40 esemplari mi pare al limite della follia

se per questo anche 25k
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vedremo che succederà, ma qualunque cosa succeda sarà interessante
perchè non è la stessa cosa che avvenne, ad esempio, per Diane Arbus
qui c'era una famiglia di artisti e tutti alquanto ego-centrici, nel senso artistico e purtroppo di vita
e questo cortocircuito ha creato il caso incredibile e forse irripetibile di Francesca Woodman
ciao
 
Qui gioco facile
perché so bene che piace a tanti .....


La Woodman usava in gran parte esposizioni lunghe o la doppia esposizione, in modo da poter partecipare attivamente all'impressionamento della pellicola.

I critici riscontrano nelle sue immagini l'influenza del surrealismo poiché è manifesto in esse il desiderio di spezzare il codice delle apparenze, inoltre l'artista manifestò l'adesione alla tradizione surrealista attraverso la volontà di non fornire spiegazioni sulle proprie opere.

La sua ossessione è se stessa: ciò che colpisce, delle sue foto in formato piccolo e rigorosamente in bianco e nero, è l’assenza. Francesca Woodman, corre, si dissolve, si agita, è a metà, è doppia: non è mai del tutto lei. È corpo ed è scomparsa. E questo la rende straordinaria e pericolosa, bellissima e triste.

Il suicidio, da ventiduenne e dopo un’unica pubblicazione, sembra l’unica possibile scelta di un’artista della scomparsa e della presenza assente.

Fonte : dalla rete

la quinta e ultima fotografia la ritrae con Giuseppe Gallo, suo compagno
 

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ma questa è un'altra cosa
 

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Eccome, caro mio, se son due cose molto differenti.

Fra la prima che citi
Providence, Rhode Island,
Gelatin silver print, printed later, signed, numbered '22/40' by Betty and George Woodman, Estate Executors, in pencil and stamped 'IPE/ FW' on the verso.

E la seconda
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La differenza è abissale.:eek:


Ed anche questa che passò nel 2013 a New York
FRANCESCA WOODMAN (1958-1981)
, Self Portrait, 1979
| Christie's

Price realised USD 173,000
È da ricordare.;)
 
Come ben sai sul mercato ci sono 3 tipi di foto:

1) Le poche sicure perchè date dalla famiglia a 2/3 gallerie o pubblicate che vanno oramai sopra gli $80k
2) quelle regalate da Francesca agli amici che le rivendono ma non hanno nessuna "sicurezza" e che trovi a decisamente meno (alle volte)
3) la serie stampata e firmata da mamma e papà (che non ci sono più)
 
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Francesca Woodman, Space

Il Movimento catturato è intenzionale, voleva "farti vedere quello che non vedi - la forza interiore del corpo"
OK!

Opera presso la Tate Liverpool
 

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Segnalo questi due risultati appena battuti da soth.
Il primo se non erro dovrebbe essere un record price....oltre ad essere stato il top lot di tutta la sessione d'asta.


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beh.. che che c..o non solo non ci ha speso un soldo ma ha fatto pure record price.. "Provenance Gift of the photographer, circa 1976"
 
Pochi sfuggono al desiderio di dichiarare quanto hanno in programma. Specialmente gli artisti. Basta ascoltarli, e tra le parole – ancor prima delle opere – si coglie l’essenza dei loro intenti, una dichiarazione programmatica dell’esistenza. A questa regola non è sfuggita Francesca Woodman, fotografa americana, che nel 1981, a soli 23 anni, si tolse la vita. Nessuno però sia indotto a supporre che la Woodman fosse attraversata da uno “spleen” distruttivo: Francesca amava la vita. La amava così tanto da esserne padrona assoluta, capace di governarla fino in fondo, finché ha voluto. Disse: «Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate». Obbedì al più intransigente tra i suoi “parametri” e si gettò da un grattacielo di New York. Figlia d’artisti, di lei si ricordano gli anni romani, forse i più felici, in compagnia di poeti, letterati e altri artisti. E sono principalmente di questo periodo italiano le foto che vedete.

Il suo lavoro è nuovo e antico; ha la freschezza di un linguaggio appena elaborato, balzato fuori con la dirompente vitalità di un fanciullo che ha conosciuto la corsa e a un tempo colmo d’echi. Non c’è fotografia infatti che non rimandi alle lezioni dei grandi fotografi sperimentatori.

Ecco dunque Brassaï (Francesca amava il lavoro del maestro francese) e, soprattutto Man Ray, echeggiare dai fotogrammi mentre lei, Francesca di ogni foto è l’assoluta protagonista perché, come ebbe a dire in un amaro furore: «Se stai fuori dal mondo dell’Arte anche solo cinque minuti, nessuno si ricorderà di te». Ma qui non è l’involucro corporeo a essere rappresentato quanto una materia sfuggevole e custode di “disordinate geometrie dell’esistenza”. Tutto è racchiuso in forma simbolica, tutto è circoscritto al chiuso di una stanza; e nemmeno gli oggetti derogano alle regole. Siano porte – rigorosamente chiuse –, specchi (la Woodman li userà a favore di una grandiosa metafora), ambienti il cui disordine è prima di tutto “concettuale” che ambientale, non c’è foto che non voglia indicare il disagio di un corpo chiuso nello stretto delle proprie ambizioni o, come preferite, di un esteso malessere. Ecco dunque un corpo nudo, penzolante da una porta cui fa da contraltare una donna scalza elegantemente vestita e ignara, forse, di quanto si svolge alle sue spalle – ma probabilmente è necessario dire che la signora elegante conosce meglio e prima di noi quella “raffigurazione dell’inconscio di cui ci invita a condividerne la presenza”. Specchi dunque.
Ma cosa riflettono se non un’immagine che ne ribalta il contenuto.
Siamo più cose insieme, ci dice Francesca Woodman, forse nessuna: ci smarriamo per ritrovarci. Ci troviamo dalle parti di un Surrealismo esistenziale e di un dadaismo celebrato nelle composizioni formali, in un “mosso” frutto di un’ottima conoscenza delle esposizioni. In una foto vediamo il corpo di una donna agitarsi come un derviscio ma che tuttavia ci appare “ferma”, quasi a dire che il movimento è consustanziale alla sua natura, accentuata, questa sì, dai muri scrostati e spogli; spogli come le nudità femminili dei corpi indifesi, nei quali non è difficile scorgere una vita intrapsichica.

La vita di Francesca Woodman è stata breve. Intensa ma breve, e noi non possiamo fare altro che rispettarne la scelta, al riparo del riserbo. Resta però come un sentore d’amaro, il dispiacere di una vita chiusasi troppo in fretta e che ha impedito a tutti noi di seguire gli sviluppi artistici di una fotografa che ha lasciato sì una grande eredità ma di cui avremmo voluto beneficiarne molti, molti anni più tardi.

Giuseppe Cicozzetti
 

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Buongiorno a tutti! Mi stanno proponendo un multiplo fotografico ai sali d'argento di Francesca woodman postumo (di quelli firmati dal padre e dalla madre) provenienza galleria victoria miro...cosa ne pensate in termini di investimento? È un’artista che ho scoperto da poco e che mi piace molto ma anche i prezzi di questi multipli mi sembrano esagerati (5/6 k come base d’asta ) ...su artprice ho notato risultati d’asta che vanno dall’invenduto ad aggiudicazioni anche superiori ai 10000 euro...secondo voi acquistare un multiplo oggi a questo prezzo potrà avere una sua crescita in futuro considerato la poca produzione dell’artista? Grazie!
 
Si legge che la parola fotografia sia stata coniata nel 1839 da Sir John Herschel e si basa sulla
parola greca ' pho ', che significa ' luce ', e ' graphe ', che significa ' disegno ' - quindi disegno con luce.;)


Francesca Woodman sapeva fare il suo mestiereOK!
 

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Si legge che la parola fotografia sia stata coniata nel 1839 da Sir John Herschel e si basa sulla
parola greca ' pho ', che significa ' luce ', e ' graphe ', che significa ' disegno ' - quindi disegno con luce.;)


Francesca Woodman sapeva fare il suo mestiereOK!

Mi ricorda certe opere fotografiche di Prini...
 
in una selva di invennudi

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Si ma sono le solite ristampe post-mortem. Personalmente dopo averne valutate diverse non ne cerco più. Mi sembra una meschina operazione puramente commerciale peraltro messa in atto proprio dai genitori. Disdicevole!
 
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