QUANDO IL DIAMANTE DIVENTA UN PEZZO DI VETRO
21/11/2018 08:45
L’azionario mondiale ha subito nelle prime due giornate della settimana un terribile uno-due che ha mandato in coma il vecchio toro. Dopo le perdite di lunedì Wall Street, con un’apertura in gap ribassista e dominio delle vendite per tutta la seduta, ha vacillato anche ieri ed è stata azzoppata in una delle sue gambe, quella che per quasi 10 anni ha spinto la sua corsa verso le stelle.
La notizia del giorno, strombazzata dai giornali, è che il Nasdaq è ufficialmente entrato nel mercato orso. Così viene classificata una perdita dai massimi assoluti di oltre il 20%, che è stata completata ieri.
Per me e per tutti coloro che seguono l’analisi grafica il mercato orso è caratterizzato non da un numero magico da oltrepassare, ma dallo sfondamento dell’ultimo minimo ascendente del trend di lungo periodo. Ma il risultato è lo stesso, dato che ieri l’indice tecnologico Nasdaq100 ha sfondato quella che ieri indicai come l’ultima spiaggia per evitare l’inversione ribassista del trend: quota 6.575, ovvero il minimo del 29 ottobre scorso. Con una chiusura di seduta a 6.526 (-1,75%) dovrebbe essere stata messa la parola fine al lungo mercato rialzista che ha infiammato le menti e bruciato l’anima dei fanatici della tecnologia dal 9 marzo 2009 in poi.
L’uso del condizionale è dovuto al fatto che, come ho precisato ieri, il segnale è di quelli di primaria importanza e pertanto le mani sante, che difendono come in guerra le sorti finanziarie di Wall Street, dovrebbero cercare di intervenire in questa seconda parte di settimana a sostegno dell’indice, per impedire che la rottura del trend venga evidenziata anche sul grafico weekly, controllato dagli investitori di medio-lungo periodo.
La battaglia che cercheranno di combattere sarà quella di riportare entro la chiusura di venerdì l’indice dei 100 big della tecnologia USA al di sopra di 6.575, per cercare di ottenere un difficile pareggio nei tempi di recupero. Se falliranno l’impresa è probabile che i titoli tecnologici si candidino a guidare il calo dell’intero mercato azionario USA per un periodo abbastanza significativo e con obiettivi ribassisti in grado di riportare anche gli ottimisti ad oltranza con i piedi per terra.
Anche SP500 (-1,82%, a quota 2.642) non si è sottratto a copiose vendite, ed ha rotto il minimo da cui partì il rimbalzino di giovedì scorso, per dirigersi verso la sua ultima spiaggia, non ancora perduta, di 2.603. Sarà interessante osservare, oggi e nei prossimi giorni, se SP500 seguirà nel baratro ribassista il Nasdaq oppure, viceversa, riuscirà a riprendere per i capelli il cugino tecnologico e riportarlo al di sopra del ciglio del burrone. Però dobbiamo rammentare che il tempo stringe, poiché domani Wall Street sarà chiusa e venerdì farà orario ridotto.
Intanto segnalo che in USA il bagno di sangue ha colpito anche il petrolio WTI, che è scivolato a 53,5 $ al barile, perdendo quasi 4 $ dai prezzi di apertura della seduta, ed il future sul Bitcoin, che è ancora sprofondato fino ad un minimo di poco più di 4.000 $. E pensare che solo 6 sedute fa valeva ancora 6.250 $.
L’Europa non poteva osservare la debacle americana senza battere ciglio. Infatti anche da noi la giornata è stata da dimenticare, con Eurostoxx50, l’indice globale delle blue chip dell’Eurozona sceso a 3.116 (-1,40%) e il Dax tedesco a 11.066 (-1,58%). Tra i peggiori d’Europa abbiamo rivisto il nostro Ftse-Mib (-1,87% a 18.471).
Sul mercato italiano incombe oggi la bocciatura da parte della Commissione UE del bilancio del prossimo anno, varato dal governo del cambiamento. Ma anche, e forse soprattutto, il pessimo andamento delle prime due giornate della procedura di collocamento della nuova emissione di BTP Italia, che il governo sperava attraesse soprattutto i risparmiatori privati italiani e dimostrasse il patriottismo finanziario degli italiani “contro il giogo di Bruxelles”. Invece l’andamento assomiglia molto a quello che si ebbe in un’analoga emissione, in piena crisi dello spread, nel 2012. I risparmiatori italiani, magari hanno votato il governo del cambiamento, ma i soldi non glieli prestano più. I mercati, vista la poca fiducia degli stessi italiani nel loro governo, quando mette i panni del debitore, capiscono e si adeguano. Infatti lo spread ieri è schizzato in area 330 punti e già Giorgetti comincia a proporre di vietare le vendite di titoli, tanto per manipolare un po’ i mercati.
Sono momenti tristi. Ancora non tutto è perduto. Ma molto sì. Speriamo che i leaderini la smettano di giocare con i soldi degli italiani, ora che anche fuori del nostro orticello sta cominciando a spirare aria di bufera.