La compagnia assicurativa ha comunicato di aver acquistato 505 milioni di azioni di Ca' de Sass attraverso un prestito titoli. Il numero di azioni è pari al 3,01% del capitale della banca per un investimento complessivo da 1,21 miliardi.
Per la normativa delle partecipazioni incrociate, quindi, verrebbero congelati i diritti di voto di Intesa se la partecipazione in capo alla banca dovesse superare il 3% del capitale del Leone. Sempre che la posizione non sia stata costruita con un derivato sottoscritto in precedenza alla mossa targata Trieste. Si tratta di una mossa difensiva dopo le indiscrezioni di un possibile interesse della banca sulla compagnia assicurativa. In base alla disciplina delle partecipazioni reciproche regolata dall'articolo 121 del Tuf (Testo unico della finanza), infatti, se Intesa salisse oltre il 3% di Generali, avendolo fatto per seconda, si vedrebbe sterilizzati i diritti di voto sulla partecipazione eccedente tale quota, che dovrebbe inoltre essere dismessa entro 12 mesi. Se questa dismissione non dovesse avvenire, inoltre, la sterilizzazione dei diritti di voto verrebbe estesa all'intera partecipazione in Generali. Questa situazione di stallo potrebbe essere sbloccata da Intesa lanciando un'offerta pubblica di acquisto su almeno il 60% del capitale Generali.
La tattica è simile a quanto fatto nel 2006 dall'allora a.d. di Capitalia, Matteo Arpe, che di fronte ad una possibile scalata da parte di Banca Intesa, comprò il 2% della banca guidata da Giovanni Bazoli, bloccando, di fatto, l'operazione. Capitalia venne poi acquisita negli anni seguenti in modo amichevole da Unicredit