Gabetti crediti si....crediti no

Mi viene da ridere a vedere i titoli oggi sui giornali dove dicono che il governo vuole approvare una manovra per togliere tutti gli sconti in fattura e cessioni del credito alle agevolazioni edilizie. Mi sembra logico, in Europa non si fa che parlare di case green di sostenibilità e noi leviamo qualsiasi agevolazione......avanti così.
E solo Giorgetti che in perenne campagna elettorale punta sempre il dito contro il superbonus 110%
Eppur era la governo alleato dei 5 stelle e appoggiava Draghi e non ha fatto mai nulla.
Tagli,tagli,tagli,sanno solo fare questo...opss oltre ad essere indagati e aumentarsi i vitalizi.
Ieri un parlamentare del suo schieramento si fregiava del fatto che le Borse premiavano l'operato del governo.
In realta sono una decina i titoli che hanno performance stratosferiche e quasi tutte Banche,che sotengono il governo.
Io penso che in un paese dove anche chi lavora fatica ad arrivare a fine mese è alquanto strano che le Banche raddoppino gli utili e ingrassino.

Anche oggi -2.6% ,con titolo che manco è in ipervenduto,malgrado nessuno se lo fila,che da fermo o sempre negativo è uscito anche dal trend negativo di breve.
Prima o poi passera con volumi 0.8 e tutti venderanno sfiancati da queste manovre.

Page Expired

Batti sulla schiena dell'asino per far capire la padrone.......Entro il 2026 devono trovare forme e soldi per la transizione gree delle case,quindi loro piangono che hanno le casse vuote,taglino..minacciano,come fa Stellantis in Italia......trovano i soldi per il Ponte sullo stretto,ma no nper altro...Cosi facendo mandano il segnale ....MANDATECI SOLDI...NOI SIAMO IMPEGNATI CON IL PATTO DI STABILITA....
E INFINE NEL 2026 ARRIVERANNO SOLDI DALL'UE....OVVIO...
I soldi son osempre arrivati,solo che tornavano indietro perche non sapevano spenderli.
 
Ultima modifica:
In Gabetti i Petri,Busso,Marcegaglia hanno ottenuto quello che volevano, si è portati a pensare questo.
Mancanza di informazioni, di dialogo verso gli azionisti, quotazioni chiaramente manipolate al ribasso.
Speretta a quanto si dice, sfugge al confronto ,assemblea non in presenza a seguito si quotazioni a -70% in due anni.
Marchio storico ,grandi manager che temono il confronto e le domande dei propri piccoli azionisti......
Io se sono convinto del mio operato no ntemo nessuno e sarei pronto a rispondere a qualsiasi domanda.
IL DIALOGO E CRESCITA,DEMOCRAZIA,ETICA.IL MERCATO APPREZZA I COMPORTAMENTI ONESTI,RICONOSCE NELL'ACQUISTO DEI TITOLI UN COMPORTAMENTO ETICO.

.
Andiamo a monte del discorso.... qualcuno lo ha permesso e senza nessun motivo... solo per fare un favore a tutte le varie Società... è sempre questo il vero problema...


La Società ha deciso di avvalersi della facoltà stabilita dall’art. 106 del Decreto Legge n. 18 del 17 marzo 2020 (convertito con modifiche nella Legge n. 27 del 24 aprile 2020) (il “Decreto”) – la cui efficacia è stata da ultimo prorogata alle assemblee tenutesi sino al 30 aprile 2024, dal Decreto Legge del 30 dicembre 2023, n. 215 convertito con modifiche nella Legge 23 febbraio 2024, n.18 – e pertanto di prevedere che l’intervento dei soci in Assemblea avvenga esclusivamente per il tramite del rappresentante designato
 
Andiamo a monte del discorso.... qualcuno lo ha permesso e senza nessun motivo... solo per fare un favore a tutte le varie Società... è sempre questo il vero problema...


La Società ha deciso di avvalersi della facoltà stabilita dall’art. 106 del Decreto Legge n. 18 del 17 marzo 2020 (convertito con modifiche nella Legge n. 27 del 24 aprile 2020) (il “Decreto”) – la cui efficacia è stata da ultimo prorogata alle assemblee tenutesi sino al 30 aprile 2024, dal Decreto Legge del 30 dicembre 2023, n. 215 convertito con modifiche nella Legge 23 febbraio 2024, n.18 – e pertanto di prevedere che l’intervento dei soci in Assemblea avvenga esclusivamente per il tramite del rappresentante designato
Quindi dall anno prossimo torneranno per forza in presenza....
 
Perché dubiti..io parlo di quella del 25...e la prórroga é fino al 30/04/2024...
 
Non è un obbligo.Poche societa adottano questa forma di Assemblea.



Si puo in tutti i casi porre domande.

Sembra proprio che quest societa veda i piccoli azionisti come nemici.Questa resta la mia impressione per questo non ho piu comprato azioni.
Come sono diversi questi Marcegalia dal padre,almeno sentendo le parole di quel famoso filmato che mi aveva entusiasmato.

Ti sembra la stessa cosa!?
 
Schermata 2024-03-27 alle 14.16.43.png
Certo che questi in superkazzologia non li batte nessuno. Il mercato e il titolo si adeguano. Mamma mia che tristezza.
 
Oggi c'è stato un soggetto che non è uno sprovveduto che ha fatto capire e sta facendo capire che lui c'é...e loro hanno continuato a tamponare la situazione e con poco riportato il prezzo fino a dove non comportava dispendio di energie...
Adesso il soggetto è li avranno voglia e interesse ad abbassare ulteriormente...penso di no... aspetteranno qualche giorno x capire il soggetto che intenzioni ha... da parte loro sperando si stanchi e si metta da parte... oppure capire che tipo di forze ha a disposizione....
Fino ad oggi è scesa per loro da copione senza fatica perché mancava una minima opposizione adesso che c'è...
Come da copione anche se sembrano un pò più cauti...
 
Vedo con dispiacere che con Gabetti non ci sono mai sorprese.......
 

Assemblee da remoto fino al 30 aprile 2024



Non è un obbligo.Poche societa adottano questa forma di Assemblea.



Si puo in tutti i casi porre domande.

Sembra proprio che quest societa veda i piccoli azionisti come nemici.Questa resta la mia impressione per questo non ho piu comprato azioni.
Come sono diversi questi Marcegalia dal padre,almeno sentendo le parole di quel famoso filmato che mi aveva entusiasmato.

Personalmente non investo in società che adottano questa politica.
Ciao
 
E', per quanto mi riguarda, una sana abitudine per sfoltire il panorama titoli.
Ciao e buone feste. Non tracannare troppo: ci penso io a bere anche per te.... 🤣
Mi tocca bere per dimenticare purtroppo
 
Case green, per un appartamento di 120mq spesa da 48mila euro, per la villetta ne servono fino a 86mila - Il Sole 24 ORE




Case green, per un appartamento di 120mq spesa da 48mila euro, per la villetta ne servono fino a 86mila​

di Flavia Landolfi
(alex.pin - stock.adobe.com)

(alex.pin - stock.adobe.com)

Ecco tutti gli interventi, spesa per spesa, calcolati nel rapporto sulla riqualificazione energetica degli edifici presentato il 25 marzo a Milano​

26 marzo 2024


5' di lettura
Non sarà a costo zero, anzi. L’adeguamento degli edifici italiani alla direttiva europea sulle case green sarà tutt’altro che indolore. Lo dice a chiare lettere il rapporto “La riqualificazione energetica del patrimonio abitativo italiano” elaborato da Cresme in collaborazione con Symbola e promosso da Assimpredil Ance e European Climate Foundation che è stato presentato il 25 marzo a Milano. Oltre a una stima dei costi per il sistema Paese valutati in 319 miliardi di euro per 3,2 milioni di case (panel superbonus), lo studio elabora una simulazione puntuale dell’impatto delle nuove regole Ue sulle unità immobiliari. E ne prende a esempio due, una villetta monofamiliare e un appartamento in condominio. Vediamoli.




Le stime di calcolo​

Due premesse doverose. Va subito detto che la simulazione ha come riferimento il salto di due classi energetiche così come prospettato nella prima stesura della proposta di direttiva. L’esempio è però ancora valido perché il salto implica un abbattimento delle emissioni del 15% contro il 16% fissato entro il 2030 dall’ultima versione della norma quadro votata a Stasburgo. La seconda puntualizzazione riguarda il sistema di calcolo. I ricercatori di Cresme e Symbola hanno utilizzato due metodi di stima dei costi: il primo metodo di stima dei costi si basa su una indagine Cresme sui prezzi 2023 delle diverse tipologie di intervento e delle diverse tecnologie utilizzabili per gli interventi, puntualizza il rapporto; i risultati di tale metodo sarebbero da utilizzare se gli interventi previsti dalla direttiva Ue venissero incentivati con i bonus edilizi (fondamentalmente il 50% attualmente in vigore per il “Bonus casa”). Il secondo metodo si basa sui costi medi degli interventi risultanti dai report mensili Enea sulle opere realizzate tramite il superbonus 110%; «tali costi sarebbero quelli più adatti ad individuare l'impegno economico della riqualificazione energetica in caso di utilizzo di incentivi potenziati», recita il rapporto. E ora veniamo al dunque.

Villetta monofamiliare​

La prima simulazione è stata condotta su un edificio monofamiliare, isolato, costruito tra il 1961 e il 1975 in muratura portante, di 120 mq equamente distribuiti su due livelli «con tetto a falde in laterizio, orientamento ottimale lungo l'asse est-ovest, aperture prevalenti a sud (3 finestre e 1 portafinestra) e nessuna apertura ad ovest», recita il rapporto. A parte l'esposizione vantaggiosa che permette di guadagnare calore d'inverno (finestre a sud) e di non riceverne in eccesso durante l'estate (nessuna finestra a ovest), all'edificio sono stati attribuiti i peggiori elementi tecnici e impiantistici tra quelli proposti dal Docet, che è l’applicazione Enea utilizzata per la certificazione energetica degli edifici residenziali con superficie fino a 200mq. Il simulatore è intervenuto ipotizzando i peggiori requisiti energetici con un fabbisogno di 731 kWh/mq anno di energia primaria globale non rinnovabile. In questo caso gli interventi e i costi per l’adeguamento - e quindi per l’abbattimento della dispersione energetica - non sono indifferenti e sono calcolati sulla media dei costi per singolo intervento ma senza Iva (si veda il grafico 1).Si va da un minimo di 19mila euro (senza Iva) per la sola sostituzione per l’impianto di climatizzazione invernale a biomasse che diventano 55.420 euro (sempre senza Iva) per l’intervento numero due, quello che prevede l’installazione di una pompa di calore e cappotto termico alle pareti. Qui è stato calcolato anche l’impatto economico della burocrazia e del cantiere che per scia/cilas, progettazione e direzione dei lavori varia da 6.820 euro a 9.620 euro, con una media di 8.220 euro. A pesare di più sul portafoglio è l’intervento 3, quello che prevede il cappotto terminco a pareti e copertura e la sostituzione dei serramenti. In questo caso l’importo schizza a 85.803 euro (calcolando l’Iva al 22% il conto finale è di 104.680 euro). «I tempi di ritorno degli investimenti necessari per realizzare le tre tipologie di intervento proposte, in base a quanto calcolato dal Docet sono 9 anni per l'intervento 1 che prevede la sostituzione dell'impianto di climatizzazione invernale con un impianto a biomasse; 9 anni per l'intervento 2 che prevede la sostituzione dell'impianto di climatizzazione invernale con una pompa di calore e il cappotto termico alle pareti;
13 anni per l'intervento 3 che prevede il cappotto termico alle pareti e copertura e la sostituzione degli infissi», spiega infine il dossier.

Appartamento condominiale​

Va meglio ma è sempre notevole la spesa per un appartamento condominiale (grafico 2). In questo caso la simulazione è stata condotta su un appartamento in un grande condominio di 32 interni distribuiti su 8 piani, costruito sempre tra il 1961 e il 1975 in cemento armato e laterizi. L'appartamento di 120 mq è al 5° piano, confina con il vano scala verso est e con altro appartamento verso ovest, le aperture sono equamente distribuite tra la parete sud (3 finestre e 1 portafinestra che affaccia su un balcone) e nord (3 finestre e 1 portafinestra che affaccia su un balcone), spiegano Cresme e Symbola. Anche in questo caso gli sono stati attributi i peggiori elementi tecnici e impiantistici che hanno determinato un dispendio energetico di 390 kWh/mq/anno. Lo studio suggerisce due tipi di interventi, non necessariamente alternativi e dai costi distinti. L’installazione di una pompa di calore e serramenti nuovi si aggira sui 23.600 euro (senza Iva, con Iva siamo quasi a 29mila euro) mentre l’intervento con cappotto termico alle pareti, sostituzione serramenti e caldaia a condensazione fanno volare i conti a 48.464 euro senza Iva. Con le imposte andiamo oltre i 59mila euro.

La centrale termica centralizzata​

Nel caso dei condomimi lo studio segnala una terza soluzione dal sicuro impatto in termini di abbattimento delle emissioni e più contenuto per i portafogli dei proprietari: la centrale termica centralizzata, «un intervento che comporta un risparmio energetico paragonabile – ed in alcuni casi superiore – ai precedenti (circa il 70%)». Si tratta della sostituzione del generatore di calore con una pompa di calore acqua-acqua alimentata da fonte geotermica a bassa entalpia (a circuito aperto o a circuito chiuso). «La pompa di calore in questo caso, essendo prevalentemente alimentata da fonte rinnovabile (e più precisamente per i 2/3 del suo fabbisogno), non presenterebbe problematiche di aggravio della rete elettrica e anzi, se l'edificio si dotasse di un impianto fotovoltaico e di batteria di accumulo elettrico, potrebbe addirittura produrre benefici in tal senso». In questo caso il costo per appartamento si aggirerebbe intorno ai 19mila euro comprensivi della quota per l’impianto fotovoltaico e per la batteria di accumulo. «Ne deriva che il tempo di ritorno di tale intervento, a parità di risparmio, risulta del 18% migliore rispetto alla prima simulazione e del 60% migliore rispetto alla seconda - spiega l’analisi -.La soluzione, inoltre, permetterebbe all'edificio di raggiungere un elevato grado di indipendenza energetica e di poter massimizzare la convenienza di una eventuale autoconsumo collettivo».

La via (obbligata) degli incentivi​

È per queste ragioni che è difficilmente immaginabile una corsia “green” degli edifici senza misure di accompagnamento che prevedano incentivi per la riconversione verso i consumi 0 del 2050. Di qui la proposta di Cresme e Symbola: «Si potrebbe ipotizzare un Super Ecobonus 80% ma lungo almeno 10 anni, che favorisca le tecnologie e gli interventi con miglior rapporto tra risparmio generato di combustibile fossile e costo di implementazione e che incentivi la scelta di soluzioni di indipendenza energetica, autoconsumo collettivo e capacità di fornire flessibilità alla rete elettrica».
 

Elena Bianco: «Ho comprato una casa a Dubai per affittarla: 70 mq per 200 mila euro, rispetto a Milano conviene investire lì»​

diMatteo Castagnoli
L'investimento della consulente immobiliare brianzola 38enne con Gabetti: piano di pagamento in 6 anni, gli ultimi tre li pagherà con gli affitti da circa 1.700 euro al mese
Elena Bianco, la consulente brianzola che ha comprato casa a Dubai: «La affitterò a meno di 2 mila euro al mese. A parità di risorse, il potere d'acquisto a Milano è più basso»
Da sinistra, Elena Bianco e il cantiere della sua casa a Dubai
Ascolta l'articolo
5 min
i
NEW

«L'ho fatto per un investimento personale». D'altronde incuriosisce come mai una lavoratrice brianzola, con sede a Milano, cerchi una casa a Dubai, la compri e poi la metta in affitto. Tra le due città ci sono 6mila chilometri. Eppure «conviene». «A parità di risorse disponibili quello che ci si può permettere là non ha nulla a che vedere con quanto si comprerebbe a Milano» racconta Elena Bianco, 38 anni, consulente aziendale e immobiliare originaria di Busnago. Nella città degli emiri, il mercato immobiliare è controintuitivamente accessibile.
«Ho comprato un appartamento sulla carta: settanta metri quadrati, un bilocale di fatto, per poco più di 200 mila euro - continua Bianco -. Sarà pronto l'anno prossimo». La 38enne di Busnago per trovare una soluzione che la soddisfacesse s'è rivolta a Gabetti Middle East (giovedì incontro gratuito dal titolo «Why Dubay» all'NH Hotel di via Colleoni a Milano), primo player italiano a Dubai. Dove nel 2023 le transazioni registrate sono state 120 mila. Record. E dopo cinesi, tedeschi, francesi e inglesi sono proprio gli italiani a completare la top five di chi investe maggiormente a Dubai.


Bianco, quanto è costata esattamente la sua casa?
«Intorno ai 220 mila euro. Sono 70 metri quadrati. Un appartamento in un palazzo, ma ormai non è tanto la metratura a stabilire il costo di un immobile».
E cos'è?
«L'insieme dei servizi che ci ruotano attorno. In questo caso, come dicevo, piscine per bambini e sul tetto; sale yoga; cinema all'aperto; barbecue...».
A quanto l'affitterà?
«Le rendite medie annue di questi tipi di investimenti si aggirano sul 7-9% del prezzo di acquisto. Quindi, calcolatrice alla mano, intorno ai 1.700 euro al mese. In ogni caso, meno di Milano».
Anche se comunemente si penserebbe a Dubai come a una città accessibile solo per gli emiri. Com'è che un milanese arriva ad investire fin lì?
«Io sono partita da un budget e, a parità, non c'è paragone tra quello che puoi comprare a Milano e quello che ti puoi permettere là. E se è vero che prima era una zona desertificata, comunque non siamo in aree degradate o abbandonate. È un mercato in espansione: arrivano dal deserto, non hanno problemi di spazio e tanto meno di fondi. C'è comunque da tenere presente che lì le tutele lavorative sono poche, se non nulle».
Ma chi è che cerca casa a Dubai?
«Anzitutto va detto che ho comprato in una zona che permette affitti a lungo termine. Non si tratta di qualche mese. È nella Dubai Silicon Oasis, un quartiere della città. È una delle cinque aree che si urbanizzerà secondo dei progetti che hanno scadenze precise e che saranno rispettate. Parliamo, per la maggior parte, dei cosiddetti "expat". Stranieri, non locali. Chi per lavoro, chi perché s'è innamorato della città. Dubai è così: parti per una vacanza e non riesci più a lasciarla».
Quando ha trovato la soluzione che faceva per lei?
«Mi guardavo in giro da quasi un anno, ma pagamenti con questa dilazione non erano all'ordine del giorno: l'ho comprata nel 2022 con un piano di pagamento spalmato su sei anni. Ma il cantiere finirà nel 2025, quindi gli ultimi tre anni me li pagherò grazie agli affitti. Le pratiche contrattuali sono state fatte tutte in forma digitale».
È mai andata in cantiere?
«Sì, tre volte. Cresce».
Come mai ha scelto gli Emirati Arabi?
«Oltre a quanto ho detto rispetto all'accessibilità, volevo dividere il mio patrimonio investendone una parte all'estero. L'America ha già prezzi inavvicinabili. Mentre gli Emirati Arabi sono un paese con una stabilità governativa e bancaria. Ci sono diverse differenze».
Un esempio di queste differenze con l'Italia?
«In Italia gli affitti 4+4 (anni, ndr) hanno una percentuale di insoluti del 25%. Che è uno dei motivi, per paura, per cui molte persone decidono di non mettere sul mercato le proprie case. Là, invece, con l'affitto a lungo termine, salvo accordi diversi, puoi farti pagare tutto subito, magari suddividendo la quota in un paio di assegni senza il rischio di rimetterci soldi. Certo, la possibilità di postdatarli facilita questo meccanismo».
Come ci si informa su un mercato che sembra così lontano? Lei come ha fatto?
«In realtà è più semplice di quanto si pensi. Ho seguito dei webinar di Gabetti. Poi ho partecipato anche a qualche evento dal vivo. Infine, entrando nel giro della loro newsletter, ero sempre aggiornata sulle nuove proposte e ho scoperto l'offerta che faceva per me».


:wtf:Adesso spingono e pubblicizzano questo... incontri a Napoli Roma e Milano sempre meglio del Marchio Storico:vomito:
 
E' sicuramente uno dei titoli più ignorati della borsa....ci sarà un motivo
 
Indietro